Circa il 71% delle pensioni italiane sotto la soglia dei mille euro – Come fare per averla più alta?


Ho letto di uno studio in cui si dice che in Italia quasi la maggioranza (71%) delle pensioni è sotto la soglia dei mille euro, cifra irrisoria.





Ho letto di uno studio in cui si dice che in Italia quasi la maggioranza (71%) delle pensioni è sotto la soglia dei mille euro, cifra irrisoria.

Mi mancano dieci anni alla pensione e sono molto preoccupato.

Come fare per rimediare ed usufruire di una cifra più alta?

Il report dell’Osservatorio sulle pensioni pubblicato dall’INPS, in merito ai dipendenti privati, ha certificato che in Italia il 71% delle pensioni è sotto la soglia dei mille euro.

Una cifra insufficiente che non permette affatto a molti pensionati di arrivare alla fine del mese, senza dimenticare che in futuro con il totale passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo gli importi delle pensioni potrebbero ulteriormente calare.

Ecco perché è importante capire come fare per aumentare l’importo della pensione futura.

Le strade da intraprendere sono due: versare più contributi possibili e/o sfruttare al meglio quelli già versati.

Di strumenti a disposizione per far sì che l’assegno percepito durante la pensione sia più che dignitoso ce ne sono di diversi.

Ad esempio, la ricongiunzione dei contributi è uno strumento adatto a coloro che hanno delle posizioni assicurative in gestioni previdenziali differenti.

Grazie a questo istituto, infatti, si possono trasferire i contributi versati e riunirli sotto un’unica gestione.

In questo modo si ottiene una sola pensione e, solitamente, di un importo maggiore.

La domanda di ricongiunzione va presentata direttamente dall’interessato e deve riguardare tutti i periodi coperti da contribuzione raccolti in almeno due diverse forme previdenziali: l’importante è che questi periodi contributivi non siano già stati utilizzati per liquidare una pensione.

Altro espediente è quello del cumulo dei contributi.

Grazie a questo istituto, che partirà ufficialmente il 1° aprile, si possono riunire (gratuitamente) sotto un’unica gestione previdenziale i contributi versati in casse differenti, compresa quelle dei liberi professionisti.

Tuttavia a differenza di quanto succede con la ricongiunzione, in questo caso ogni gestione pagherà la propria quota indipendentemente.

Questo significa che difficilmente grazie al cumulo gratuito per i professionisti si percepirà un assegno più alto.

Qual è quindi il vantaggio di questa misura?

Può accadere che in una delle suddette casse i contributi versati siano insufficienti per dar luogo ad una pensione o ad una pensione supplementare.

Senza il cumulo, quindi, questi contributi sarebbero andati persi e l’assegno pensionistico più basso di quello previsto.

Grazie al cumulo dei contributi, invece, i suddetti contributi vengono raccolti sotto un’unica gestione, permettendo così all’interessato di andare prima in pensione e con un assegno pensionistico più alto.

C’è, ancora, il riscatto dei contributi.

Ci sono dei periodi per i quali i contributi non sono stati versati, ma che comunque possono essere riscattati dall’interessato.

In questo modo si possono maturare più contributi, versandoli volontariamente, così da maturare in anticipo i requisiti per la pensione e aumentare l’importo del futuro assegno previdenziale.

Questi sono i periodi per i quali si possono riscattare a pagamento – i contributi:

  • part-time;
  • lavoro all’estero;
  • astensione per maternità;
  • i periodi compresi tra un lavoro stagionale e un altro;
  • servizio civile;
  • formazione professionale, studio e ricerca (riscatto della laurea).

Può accadere inoltre che il datore di lavoro – nonostante un rapporto di lavoro in essere – non abbia versato i contributi previdenziali.

In questo caso potrete intervenire voi direttamente grazie alla costituzione della rendita vitalizia.

Per aumentare l’importo della pensione, inoltre, è sufficiente chiedere, qualora non sia avvenuto d’ufficio, l’accredito dei contributi figurativi.

Ci sono dei periodi, infatti, in cui nonostante il dipendente non sia in servizio ha comunque diritto al versamento dei contributi previdenziali.

Come abbiamo anticipato solitamente l’accredito dei contributi figurativi avviene d’ufficio tuttavia può succedere che ci sia stato un errore e che di conseguenza questi non siano presenti nel vostro storico contributivo.

Ecco perché conviene sempre controllare ed eventualmente fare domanda per l’accredito (la richiesta è gratuita) così da aumentare l’importo della pensione.

Nel dettaglio, i periodi coperti da contribuzione figurativa sono i seguenti:

  • servizio militare;
  • malattia e infortunio;
  • maternità e congedi parentali;
  • persecuzione;
  • licenziamento politico;
  • funzioni pubbliche;
  • tubercolosi;
  • disoccupazione ordinaria;
  • cassa integrazione;
  • contratti di solidarietà;
  • mobilità.

Infine, come opzione, abbiamo la pensione complementare, ossia quell’assegno che viene riconosciuto al lavoratore che durante gli anni di lavoro ha versato dei contributi integrativi ad un fondo privato. Lo stesso vale per chi ha deciso di destinare l’intero importo del TFR ad un fondo di previdenza complementare.

30 Marzo 2018 · Andrea Ricciardi


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