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Vi espongo un caso quanto mai complesso che purtroppo mi riguarda: mia madre, vedova, iniziò una convivenza con un uomo dal 2005 al 2010, anno della sua morte. Durante questi anni, quest’uomo vendette a mia madre un terreno di sua proprietà. Su questo terreno venne costruita una casa con mutuo richiesto a nome di quest’uomo ma intestata a mia madre in toto (essendo mia madre già malata da tempo non poteva richiedere mutuo, ma risultava essere titolare di fideiussione), mutuo che per due anni è stato pagato dal conto corrente cointestato e poi solo da mia madre, avendo questa persona perso il lavoro nel frattempo, per un totale di poco più di 30 mila euro su un totale di 120 mila euro di mutuo da pagare. Alla morte di mia madre io e mia sorella, uniche eredi peraltro di età di 18 e 22 anni, ci siamo ritrovate eredi di un immobile su cui gravava un mutuo cospicuo, entrambe studenti.
Essendo venuti meno i rapporti con quest’uomo (allontanato peraltro dal giudice dalla abitazione dove ancora conviveva con noi per molestie), egli, titolare del mutuo, rifiutava di pagarlo e noi, studenti, dalla banca ci siamo sentite rifiutare l’accollo del mutuo stesso. Qualche rata l’ho pagata in contanti allo sportello, dopodiché ci siamo viste costrette a vendere la casa, saldando relativo mutuo e altri due prestiti lasciati da nostra madre con saldo e stralcio.
Nel timore che la casa potesse essere portata via dalla banca e messa all’asta prima della nostra vendita, dato che costui non provvedeva più al pagamento delle rate di mutuo di cui era intestatario e aveva pendenze con l’ ex moglie, io provvedevo dal mio conto a pagare gli alimenti a suo figlio per un totale di circa 10 mila euro.
Venduta la casa, pagato da me e mia sorella il residuo mutuo, dopo qualche anno quest’uomo ci ha fatto causa, pretendendo in quanto ex convivente il pagamento di circa 130 mila euro (considerando che a me e mia sorella son rimasti a testa circa 100 mila euro dalla vendita della casa ma ci sono ancora due grossi prestiti di nostra madre da saldare).
Da mia sorella questi soldi sono stati usati in parte per mantenersi, essendo laureata ora ma priva di occupazione se non lavoretti saltuari). Nel mio caso son stati messi da parte in attesa di giudizio, che abbiamo appreso arriverà tra oltre due anni.
Volevo chiedervi: al momento né io, né mia sorella abbiamo una casa o un reddito fisso (io lavoro a partita iva in regime forfetario). In attesa di giudizio se usassimo i soldi per l’acquisto di un immobile, se venissimo condannate a pagare delle somme, l’immobile sarebbe aggredibile? Inoltre mi chiedo, se ad oggi parte di questi soldi venisse da noi usata e non possedessimo l’intera somma tra oltre due anni al momento di un eventuale condanna, sarebbe possibile rateizzare il pagamento in qualche modo?
Lei non specifica le motivazioni in base alle quali la controparte in giudizio ha chiesto la restituzione di 130 mila euro agli eredi dell’ex convivente (cioè sua madre): ma, peraltro la questione non è nemmeno di interesse.
In sostanza abbiamo due sorelle ciascuna delle quali potrebbe essere chiamata a restituire 65 mila euro.
Dopo una sentenza provvisoriamente esecutiva di condanna, un immobile acquistato dal debitore condannato potrebbe essere ipotecato ed espropriato. Il conto corrente del debitore condannato potrebbe essere pignorato. Così uno stipendio percepito dal debitore condannato.
Certamente, in mancanza di meglio, il creditore vittorioso potrebbe concedere la rateizzazione di quanto assegnatogli dal giudice.
11 Febbraio 2019 · Chiara Nicolai
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