Ancora minacce dagli addetti al recupero crediti


Violazione della privacy e della dignità del debitore





Stamattina ho ricevuto una chiamata anonima e non ho risposto, poco dopo ho ricevuto un messaggio dove mi veniva chiesto di chiamare ad un numero per metterci d’accordo per venire a casa mia per concordare una visita esattoriale, premetto che noi abbiamo pagato la rata di febbraio anche se in ritardo.

Non riusciamo più a pagare rate così alte e loro non ci ascoltano. Anzi veniamo minacciati di continuo, cosa posso fare oltre che denunciare, ma anche per far capire che siamo in brutte condizioni economiche, devo mandare qualche lettera? Io non so più che fare, la situazione è insopportabile, c’è qualcuno che posso contattare della difesa debitori? E poi, loro possono venire a casa senza una lettera del tribunale? Dopo quanto mettono in atto la chiusura del contratto e il pignoramento? Grazie

Sicuramente non ci siamo spiegati bene nel corso dell’ultimo intervento: che voi non riusciate a pagare le rate, semplicemente perchè non potete pagarle, non frega a nessuno degli addetti con cui entrate in contatto telefonico. Anzi, aggiungo pure che se qualcuno chiudesse la pratica annotando a margine la dichiarata impossibilità di adempiere del debitore, quella stessa pratica verrebbe riassegnata il giorno dopo, dal responsabile del team, ad un altro lavoratore forzato del contact center, più scostumato, arrogante e cattivo del precedente, se possibile.

Ecco perchè nessuno potrà mai ascoltarla. In alcune realtà che utilizzano sistemi automatizzati, addirittura, la chiamata è eseguita a intervalli di tempo regolari (ogni 48 ore, ad esempio) e rigirata ad uno qualsiasi, scelto a caso, fra gli addetti di turno presenti nel contact center (parliamo di centinaia di persone) non occupato al telefono.

Nessun creditore, o sgherro incaricato dal creditore, può presentarsi a casa sua senza preventivo accordo. L’unica interazione diretta, ammessa dalla legge, fra creditore ( o sgherro incaricato dal creditore) e debitore, è quella via posta (raccomandata o meno). Non sono ammesse chiamate telefoniche o serenate sotto il balcone.

Ormai, non si riesce più a tutelare, a costo zero (con le buone maniere), il proprio sacrosanto diritto alla, seppur mediocre, serenità quotidiana. Per porre fine alla soverchieria, bisogna almeno trovare il coraggio di querelare, per molestie e violazione della privacy, la società di recupero crediti che, così prepotentemente, e in spregio alle più elementari norme vigenti, pretende di irrompere nella vita del debitore intimorendolo, vessandolo e turbandone il già provato equilibrio psicologico. Non ci sono alternative, se non, forse, cambiare numeri di telefono fissi e mobile.

Se il timore è che il creditore, dopo una querela, vada in tribunale e proceda al pignoramento, stia tranquilla: se può andarci (spesso il cessionario non possiede la documentazione necessaria per chiedere ed ottenere dal giudice un decreto ingiuntivo) ci andrà comunque, ma dopo averle causato un esaurimento nervoso ed essersi accorto che da lei non potrà cavare un ragno dal buco.

14 Marzo 2019 · Annapaola Ferri


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