Dimostranti occupano la sede dell’ABI chiedendo iniziative per facilitare l’erogazione di mutui a famiglie monoreddito, precari, studenti e immigrati

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Un gruppo di manifestanti ha occupato questa mattina la sede centrale dell'Abi (Associazione banche italiane) a Roma, in piazza del Gesù. Una cinquantina di dimostranti è entrata negli uffici della struttura, al primo piano, calando uno striscione dalle finestre.

Altre centocinquanta persone, rimaste davanti all'ingresso della sede, hanno bloccato il traffico su via del Plebiscito. Dopo un'ora di trattative, spiega Cristiana, una delle manifestanti, l'Abi ha accettato un incontro con una delegazione.

Il blitz pacifico è scattato sotto gli occhi increduli dei funzionari Digos che pensavano a un semplice volantinaggio davanti alla libreria Feltrinelli di largo Argentina. Alcuni volti noti della questura avevano provato a strappare informazioni utili agli attivisti del Comitato romano contro il G14 che si erano dati appuntamento nel cuore del centro storico di Roma.

Alle 12 puntuali, tra turisti accaldati e un traffico già impazzito, un gruppo di circa duecento persone si è mosso velocemente verso piazza del Gesù bloccando il traffico ed esponendo due grandi striscioni: «Mutui distrutti diritti per tutti» e «No al protocollo, libertà di movimento». «Mentre si colpiscono i diritti del lavoro e si tagliano le risorse per la formazione pubblica – si leggeva sul volantino distribuito ai passanti – la rendita continua a saccheggiare le città, negando il diritto alla casa a milioni di persone attraverso affitti impossibili e mutui che valgono uno stipendio». Nel frattempo, un altro gruppo di circa 50 persone, fra studenti, famiglie sfrattate e inquilini di enti in dismissione, è salito negli uffici della sede nazionale dell'Abi, Associazione bancaria italiana.

Obiettivo dell'azione, un incontro con la direzione per discutere di «moratoria dei mutui e reddito sociale». Dopo un lungo tira e molla, con alcuni momenti di tensione provocati dall'arrivo improvviso di decine di agenti di polizia e carabinieri, la direzione dell'Abi e il responsabile alle relazioni esterne hanno deciso di ricevere una delegazione dei manifestanti. Nell’incontro, andato avanti durato quasi un’ora, sono stati affrontati i nodi della crisi economica e le responsabilità delle banche, a partire da alcune storie esemplari. Bruna, 78 anni, ha illustrato la vicenda della sua casa, «cartolarizzata» e messa in vendita dalla banca. Una famiglia sfrattata ha raccontato la difficoltà di accedere a un mutuo per chi ha un lavoro precario, «mentre in tutta la città restano vuoti migliaia di appartamenti che nessuno riesce più ad acquistare». Ma oltre alla questione dei mutui, si è parlato di pignoramenti e dei cosiddetti «fondi dormienti», quei conto corrente [diversi miliardi di euro] abbandonati e inutilizzati, che una legge dello stato intendeva destinare a progetti di utilità sociale o per la stabilizzazione di alcuni settori di lavoro precario. Ancora oggi, però, questa montagna di soldi resta in mano alle banche.

La direzione dell'Abi si è detta disponibile ad avviare un tavolo di confronto cittadino insieme alla prefettura, al Comune e alla Regione Lazio. Il primo incontro è fissato per lunedì 30 marzo alle 17,30, alla sede di piazza del Gesù e sarà coordinato dal responsabile regionale dei «mutui reatil» [i mutui familiari], Antonio Messina. Il confronto partirà dalle proposte presentate dai movimenti: moratoria dei mutui per la casa, blocco dei pignoramenti, utilizzo dei «fondi dormienti», istituzione di un «fondo sociale», in convenzione con la Regione Lazio, come contributo alla legge sul reddito minimo garantito. La legge, infatti, prevede una parte «indiretta», un pacchetto di servizi gratuiti su mobilità, formazione, cultura e casa.

«Il tavolo dovrà trovare soluzioni concrete – ha commentato una esponente del Comitato romano contro il G14 – Non sarebbe male un intervento delle banche per il sostegno dell'affitto o al mutuo per chi ha un reddito precario. Qualcuno questa crisi dovrà pur pagarla». In vista della manifestazione di sabato prossimo, i movimenti hanno lanciato quattro concentramenti che raggiungeranno il corteo promosso dal Patto di base. Alle 13,30, piazzale Aldo Moro, stazione Tiburtina, Porta Pia, via Cesare de Lollis.

Il Comitato annuncia una manifestazione per il prossimo sabato, che partirà alle 15 da piazza della Repubblica.

26 Marzo 2009 · Piero Ciottoli




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Una risposta a “Dimostranti occupano la sede dell’ABI chiedendo iniziative per facilitare l’erogazione di mutui a famiglie monoreddito, precari, studenti e immigrati”

  1. liliana marchesi ha detto:

    Se sei giovane e precario scordati il mutuo

    Mi presento: precaria, 27 anni, un compagno (libero professionista), due bambini piccoli e il desiderio di non buttare soldi nell’affitto.

    L’occhio è caduto su una villetta a schiera da 270mila euro, un reddito familiare di 2500 euro, mi sono detta: ce la potremmo anche fare, perchè no? Primo tentativo.

    Entro alla Banca Centro Padana di via Cadamosto, chiedo di parlare con il consulente mutui. Gentilissimo, arriva subito al dunque: «Noi eroghiamo al massimo l’80% del valore dell’immobile.

    Per una durata di 20 anni. Con il tasso variabile avresti una rata minima di 1300, preferendo il tasso fisso la rata si alza. L’impegno per voi è troppo alto».

    Mi stupisco della velocità con cui mi bocciano la pratica, ma il consulente sembra leggermi nel pensiero. «Dovremmo avere dati più precisi, ma il mio consiglio è di ridurre le pretese o chiedere una “firmetta” ad un genitore».

    Va bene, ringrazio e cerco un’altra banca. Camminando verso il centro, penso a quanto m’hanno appena detto, ovvero ridurre le aspettative. Ma una casa si compra con la prospettiva di rimanerci tutta la vita; quando i figli crescono, lo spazio serve.

    ARRIVO alla Banca Nazionale del Lavoro, in via XX Settembre: «Di solito le consulenti per il mutuo ricevono per appuntamento — mi dicono all’entrata — , ma magari trovano il tempo di ascolarla». È così. «Facciamo qualche simulazione di mutuo, ovviamente per 30 anni e all’80% del valore dell’immobile.

    Sa — spiega la consulente —, il suo reddito da precaria non lo consideriamo neanche e la situazione non è rosea».

    «Per fortuna abbiamo un reddito fisso», penso. Ma le speranze svaniscono in fretta, proviamo con il tasso fisso, con il tasso variabile e un mutuo cosiddetto “misto”, ma il viso dell’impiegata non lascia scampo: «Siamo fuori dal rapporto rata-reddito, la pratica non passerebbe. Ma ovviamente per avere una certezza dovremmo controllare i vostri documenti di reddito». Certo, la speranza è l’ultima a morire.

    DELUSA, incomincio a dubitare sul buon esito della mia impresa. E pensare che credevo di avere buone possibilità, visto un reddito familiare alto. Ma, a quanto pare, non è così alto.

    Me lo spiega chiaramente il consulente di Unicredit Banca, di via IV Novembre: «Il reddito è buono, ma se non aveste figli. Si considera che ogni componente pesa sul bilancio familiare almeno per 400 euro mensili, a cui bisogna aggiungere l’impegno della rata del mutuo».

    «Ma noi abbiamo un reddito stabile, dovremmo rientare nei parametri», replico.

    «Il lavoratore autonomo — controbatte lui — si assume dei rischi che noi dobbiamo considerare. A maggior ragione oggi in questo periodo di crisi non ci sono certezze per i dipendenti a tempo indeterminato, che vemgono lasciati in cassaintegrazione, figuriamoci per i liberi professionisti».

    MEDITO su quest’ultima affermazione e mi lascio scappare qualche commento: «Vorrà dire che aspetteremo la pensione e poi compreremo casa».

    Il consulente sembra realmente dispiaciuto, ma per me non può fare nulla. Terzo tentativo fallito. Sto quasi per mollare, due ore che pedalo per la città e non ho ottenuto granché: due secchi rifiuti e un “forse” di poche speranze.

    Arrivo in piazza della Vittoria e entro alla Banca popolare di Lodi. Incontro la professionista di turno, spiego per l’ennesina volta la mia situazione: «Ah, vediamo cosa si può fare. Proviamo sia con il tasso fisso che con quello variabile, anche se con la sua condizione di precaria non è facile». «Peccato, anche l’ultima chance è andata», penso.

    Poi, l’illuminazione: «Avrei bisogno dei documenti di reddito per una simulazione più precisa, ma dal computer ho ricavato queste due possibilità».

    È FATTA. Guardo i prospetti, ma il preventivo è per 200mila euro: «Più di così, non si può pretendere, siamo al limite», spiega la consulente».

    Per 30 anni, dovrei pagare 277.056,98 euro per averne 200mila, con una rata a tasso variabile di 769,60 euro mensili. Se preferissi il tasso fisso, dovrei pagare 1.141,86 euro al mese, per 30 anni con uno sborso totale di 411.069,63 euro.

    Finisco di leggere i dati, alzo gli occhi verso la mia interlocutrice e la saluto. «Aspetti — mi risponde — i miei recapiti. Ci sentiamo presto». Certo, magari tra qualche anno. «Andiamo in redazione — mi dico —. Ho un articolo da scrivere e un affitto da pagare».

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