Come funzionerà il prossimo condono delle cartelle esattoriali

Il condono delle sanzioni per tasse e contributi non pagati e affidati al concessionario della riscossione entro il 31 dicembre 2016

Diciamo subito, a scanso di equivoci, che nella conversione in legge (avvenuta il 24 novembre 2016) del decreto fiscale 193/16 (che porterà alla chiusura di Equitalia entro luglio 2017) le cartelle esattoriali condonabili sono quelle affidate ad Equitalia (e ad altri concessionari locali per la riscossione coattiva) da gennaio 2000 al 31 dicembre 2016 (non ancora pagate o oggetto di dilazione) e riguardano i debiti iscritti a ruolo derivanti da omesso e insufficiente versamento di imposte e tasse di competenza dell'Agenzia delle entrate, di contributi previdenziali ed assistenziali dovuti all'INPS e ad altre casse autonome di previdenza, di bollo auto, di contributi locali (TARSU, TARI, ICI) nonché di sanzioni amministrative per violazione al Codice della strada.

Per le cartelle di pagamento originate da omesso o insufficiente pagamento di sanzioni amministrative (multe) comminate per violazioni al Codice della Strada è prevista la riduzione degli interessi di mora (saranno addebitati solo gli interessi legali allo 0.2%, per il 2016) e l'abbattimento delle sanzioni aggiuntive semestrali del 10%.

Cosa si pagherà per sanare le vecchie pendenze tributarie e contributive con Agenzia delle entrate, Comuni ed INPS

In pratica si dovrà versare solo l'importo preteso con l'avviso di accertamento emesso a suo tempo dall'Agenzia delle entrate o dal Comune, oppure con l'avviso di addebito notificato dall'Istituto di previdenza, con esclusione delle sanzioni applicate. Naturalmente, saranno dovuti gli interessi legali che decorreranno sull'accertato (quindi senza applicazione di sanzioni) dal 31.mo giorno successivo data di notifica dell'atto di accertamento fino al momento in cui il debito verrà estinto in un'unica soluzione o verrà presentata istanza di rateazione. Gli interessi legali per il 2016 sono fissati nella misura dello 0.2%.

Verranno posti a carico del debitore che aderisce al condono, anche l'aggio (6% del dovuto) che avrebbe comunque dovuto essere corrisposto ad Equitalia per l'esazione della cartella esattoriale non condonata, e le spese per le notifiche già effettuate.

Per quanto riguarda l'aggio (ovvero gli oneri di riscossione che costituiscono la remunerazione di Equitalia per la sua attività) la misura è cambiata nel corso degli anni, secondo lo schema seguente:

  1. nelle cartelle riferite ai ruoli consegnati a Equitalia fino al 31 dicembre 2012 gli oneri di riscossione sono pari al 9%. Se il pagamento della cartella viene effettuato entro 60 giorni dalla notifica, la parte a carico del debitore è del 4,65% mentre la restante parte è a carico dell’ente creditore. Oltre i 60 giorni, gli oneri sono interamente a carico del debitore;
  2. per le cartelle riferite a ruoli consegnati a Equitalia a partire dal 1° gennaio 2013 gli oneri di riscossione sono pari all’8%. Se il pagamento della cartella viene effettuato entro 60 giorni dalla notifica, la parte a carico del debitore è del 4,65% mentre la restante parte è a carico dell’ente creditore. Oltre i 60 giorni, invece, gli oneri sono interamente a carico del debitore;
  3. a partire dalle cartelle riferite ai ruoli consegnati dal 1° gennaio 2016 gli oneri sono fissati al 6%. Per i pagamenti effettuati entro i 60 giorni dalla notifica, gli oneri sono ripartiti nella stessa misura del 3% tra contribuente ed ente creditore. Dopo i 60 giorni, questi sono interamente a carico del contribuente.

Un esempio pratico del considerevole risparmio che si conseguirà con il condono

In pratica, consideriamo una cartella esattoriale notificata il 16 ottobre 2013 (avrebbe dovuto essere pagata entro il 16 dicembre 2013) riferita ad un avviso di accertamento per maggiore imposta di registro pari a 3 mila euro, sanzione applicata del 100%, ed interessi maturati di 300 euro circa (dovuti dal 31.mo giorno successivo alla notifica dell'avviso di accertamento fino alla data di esecutività del ruolo). Abbiamo un totale, al 17 dicembre 2013 di 6.300 euro da pagare con la cartella esattoriale. A questi andrebbe poi aggiunto l'aggio da corrispondere ad Equitalia (il 6% cioè 378 euro) e gli interessi di mora (4,13%) che decorrono dal 17 dicembre 2013 fino al 16 giugno 2017 (1294 giorni), data in cui di decide di chiudere la posizione con Equitalia e che danno luogo ad un onere ulteriore di 191 euro. In definitiva, la somma totale da versare al 16 giugno 2017, senza l'opportunità concessa dal condono, sarebbe di 6000 + 300 + 378 + 191, cioè di 6869 euro.

Grazie al condono, invece, il 16 giugno 2017 si andrebbero a pagare la maggiore imposta accertata di 3000 euro, i 300 euro di interessi calcolati dall'Agenzia delle entrate fino all'affidamento ad Equitalia delle attività di riscossione coattiva del credito, gli interessi legali dal 17 dicembre 2016 al 16 giugno 2017 (calcolati esclusivamente sulla maggiore imposta accertata) e pari a 90 euro circa. In tutto, dunque, 3390 euro. Al più, includendo le spese forfetarie (del 3% sui 6.300 e quindi quantificate in 189 euro) arriveremmo a 3579 euro. Un bel risparmio, non c'è alcun dubbio!

Il condono vale anche per chi sta già pagando a rate?

La rottamazione riguarderà, anche i debiti iscritti a ruolo per cui è stata richiesta una rateizzazione, ancora in corso o decaduta. Per i pagamenti che risulteranno eventualmente già effettuati alla data di entrata in vigore del provvedimento, la sanatoria potrà intendersi riferita al solo debito residuo.

Non sarà ammessa, almeno a quanto risulta dalle indiscrezioni circolate sul contenuto del decreto presentato in Consiglio dei ministri nella giornata di sabato scorso, la compensazione delle sanzioni eventualmente già pagate per la cartella esattoriale oggetto di condono (ricordiamo che nel piano di rateazione Equitalia le prime rate vanno appunto a coprire, in massima parte, sanzioni ed interessi associati al debito).

Per chi il suo debito lo sta già saldando a rate, sarà necessario essere in regola con i versamenti nel periodo che va dal primo ottobre 2016 fino al 31 dicembre 2016. Una clausola inserita in corsa per arginare lo stop dei versamenti cominciato al primo annuncio fatto dal governo sulla rottamazione. Sarà possibile pagare in cinque rate, tre nel corso del 2017 e le ultime due nel 2018. Saltarne una significa rinunciare a tutti i vantaggi e tornare alla vecchia cartella esattoriale.

In pratica, per chi ha già rateizzato, quanto si è finora versato per interessi di mora e sanzioni non si recupera più, ma quel che resta da pagare a partire dal giorno di entrata in vigore del provvedimento, per sanzioni ed interessi di mora verrà detratto dalla rate a venire che saranno, così, un po’ più leggere.

Come abbiamo scritto, chi aderirà a questa rottamazione delle cartelle, entro 90 giorni dal 24 ottobre 2016, potrà pagare in un’unica soluzione o in cinque rate (il 70 per cento delle somme complessivamente dovute deve essere versato nel 2017 e il restante 30 per cento nel 2018).

In caso di dilazione in corso di ammortamento, saranno sospesi, per i carichi oggetto della domanda di definizione agevolata delle cartelle esattoriali, gli obblighi di pagamento derivanti da precedenti dilazioni in essere relativamente alle rate in scadenza in data successiva al 31 dicembre 2016.

18 Ottobre 2016 · Ludmilla Karadzic


Commenti e domande

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5 risposte a “Come funzionerà il prossimo condono delle cartelle esattoriali”

  1. La soppressione? Slogan per dirottare l’attenzione dai reali problemi del fisco

    A corroborare l’impressione che la cancellazione di Equitalia sia un’operazione di facciata sono anche le sigle sindacali del settore riscossione tributi, secondo cui la soppressione “è uno slogan per dirottare l’attenzione dei cittadini dai reali problemi del fisco nel nostro Paese” e “parlare di modifica della filosofia che ha ispirato Equitalia serve a dare dignità ad un’operazione di rottamazione delle cartelle che altro non è che un condono“. A proposito di condoni, non è ancora chiaro se nell’atteso decreto fiscale finiranno anche – uscendo dunque dal ddl di Bilancio, anch’esso in fase di stesura – le regole della discussa voluntary disclosure 2 mirata a far emergere i contanti nascosti nelle cassette di sicurezza. Stando a indiscrezioni, dopo le polemiche dei giorni scorsi il governo ha deciso di fare marcia indietro sulla tassazione forfettaria del 35% ed è orientato a far rientrare i valori autodenunciati nella dichiarazione dei redditi dei contribuenti, tassandoli con le normali aliquote Irpef.

  2. Sergio Gualtieri ha detto:

    Cambia il nome ma non la sostanza. Unica novità l’sms

    Sul fronte che più interessa contribuenti, cioè modalità e costi della riscossione, secondo il Sole 24 Ore il nuovo ente che sarà operativo dall’1 luglio “erediterà tutte le regole oggi in vigore, a partire dalla riscossione a mezzo ruolo“, cioè l’affidamento a Equitalia da parte dell’Agenzia di elenchi di contribuenti associati alla somma dovuta sulla base delle richieste degli enti creditori, dall’Inps ai Comuni. Se così sarà, la nuova “Drae” continuerà a funzionare come un braccio armato, senza la facoltà di controllare se quei ruoli sono congrui o si tratta di “cartelle pazze”. Il quotidiano di Confindustria ipotizza che in una seconda fase, tutta da costruire, si possa arrivare a una “piena fusione” con l’Agenzia delle Entrate, ma i nodi organizzativi da sciogliere sono numerosi. Nel frattempo, l’unico “grande cambiamento” alle viste sembra essere l’sms (“Se mi scordo”) che il contribuente, come annunciato da Renzi, riceverà se è in ritardo con i pagamenti. A conferma che la rivoluzione è solo sulla carta, peraltro, è in arrivo anche l’ottava proroga dell’obbligo per i Comuni (previsto da una legge del 2011) di accertare e riscuotere in proprio i tributi anziché affidarsi a Equitalia.

  3. Franco Simonetti ha detto:

    In arrivo una nuova partecipata pubblica che sarà battezzata con una sigla burocratica

    “Si sceglie un meccanismo diverso non soltanto nella forma azionaria, societaria, ma anche nel metodo”, ha anticipato il premier ai microfoni di Rtl. Ma in attesa di leggere il decreto, ancora fantasma a sei giorni dal cdm che in teoria l’ha approvato, quello che emerge dalle bozze somiglia molto al “cambio di nome solo propagandistico“, a fini elettorali in vista del referendum costituzionale, evocato qualche giorno fa da Giulio Tremonti. Equitalia sembra infatti destinata a risorgere dalle proprie ceneri sotto forma di una nuova partecipata pubblica, probabilmente al 100% delle Entrate mentre oggi è controllata al 51% dall’Agenzia e al 49% dall’Inps. Solo con un’etichetta diversa, che secondo Repubblica potrebbe essere “una sigla burocratica tipo Drae, dipartimento riscossione dell’Agenzie delle Entrate”, “facile da scordare” e quindi perfetta per assicurare “un dolce oblio“. Con questo maquillage si cancella con un colpo di penna un nome odiato da molti contribuenti ma non si pone il problema dell’inquadramento dei quasi 8mila dipendenti, che hanno un contratto di lavoro di diritto privato equiparato a quello del comparto bancario, con stipendi più alti rispetto a quelli dei funzionari delle Entrate, e sono stati assunti senza concorso, per cui non possono essere fatti entrare automaticamente nei ranghi della pubblica amministrazione.

  4. Rodolfo ha detto:

    Equitalia soppressa? Cambia solo il nome, restano gli oneri di riscossione

    Cambiare tutto perché tutto rimanga com’è. Sarà questo, stando alle bozze del decreto fiscale atteso come collegato alla legge di Bilancio, il punto di caduta dell‘annunciata “abolizione di Equitalia“. Un’operazione di puro maquillage, dunque: al posto dell’odiato braccio della riscossione dell’Agenzia delle Entrate arriverà un nuovo ente pubblico dal nome più burocratico – si parla di “Dipartimento Riscossione delle Entrate” – che però seguirà le stesse regole oggi in vigore. Paradossalmente, dunque, chi ha cartelle pendenti potrà beneficiare della promessa “rottamazione” per chiudere i conti con il fisco pagando di meno (ma attenzione, per le multe servirà il via libera degli enti locali), poi tutto tornerà come prima. E va ricordato che le norme oggi in vigore, nonostante il premier Matteo Renzi abbia attribuito la colpa del “modello vessatorio” ai due padri dell’ente, gli ex ministri Visco e Tremonti, sono in buona parte farina del sacco dell’attuale governo.

    Il decreto di Renzi che ha fissato gli oneri di riscossione

    Per esempio è stato uno dei decreti attuativi della delega fiscale, quello su “Misure per la semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione” pubblicato in Gazzetta ufficiale il 24 settembre 2015, a fissare al 6% dell’importo dovuto gli oneri di riscossione, cioè la cifra che il contribuente è chiamato a versare a titolo di “contributo per il funzionamento del servizio” e che ha preso il posto dell’aggio dell’8%. E lo stesso decreto ha lasciato al direttore delle Entrate il compito di stabilire annualmente, in base alla “media dei tassi bancari attivi”, gli interessi di mora. Quelli che ora per Renzi sono “superinteressi troppo punitivi“, a fronte dei quali è stata promessa la rottamazione delle cartelle con la cancellazione di sanzioni e more.

  5. Ornella De Bellis ha detto:

    Rottamazione delle multe sì o no?

    La questione sarà sciolta solo nelle prossime ore. Non si tratta, infatti, di un problema di carattere tecnico ma prettamente politico. L’attuale meccanismo della riscossione prevede che Equitalia svolga esclusivamente un ruolo di “tramite” tra l’ente che vanta il credito e i contribuenti che non hanno versato il dovuto in termini di imposte e contributi, oppure che hanno violato il Codice della strada. Equitalia incassa le somme, trattiene le spese e l’aggio, e quindi riversa l’importo di tributi, sanzioni e interessi all’ente di competenza.

    Nel caso delle multe al Codice della strada a vantare i crediti sono i Comuni che scelgono liberamente se utilizzare i servizi di Equitalia o procedere autonomamente alla riscossione. Inserire o meno anche le multe tra le cartelle che possono essere “scontate” è dunque un a questione politica perché se il governo dovesse decidere di intervenire solo su quelle inviate da Equitalia, i comuni che hanno deciso per il fai-da-te non avrebbero nessun obbligo di tagliare sanzioni e interessi, mentre gli altri si vedrebbero ridotte le entrate “d’autorità”.

    Questione ancora aperta come ha dichiarato ieri sera a La7 il ministro Padoan proprio perché “il problema è non invadere l’autonomia impositiva dei Comuni. Non possiamo rottamare di imperio”. In ogni caso ci sarà “un cambiamento dei meccanismi di riscossione che ridurrà l’incentivo a rimanere in arretrato”.

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