Sentenze del Consiglio di Stato


Differenza fra domicilio e residenza – i concetti di residenza anagrafica e di residenza civilistica

29 Settembre 2019 - Ludmilla Karadzic


L'articolo 43 del codice civile definisce che il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi mentre la residenza il luogo in cui la persona ha la dimora abituale. Si tratta, tuttavia, di una formulazione assai generica: secondo interpretazione convergente della giurisprudenza, la residenza coincide con la dimora abituale del soggetto in un dato luogo, ed è connotata da requisiti oggettivi e soggettivi. Può quindi essere diversa dal luogo eletto quale domicilio, poiché sovente capita (ad esempio lavoratori autonomi/professionisti) che come domicilio venga scelto lo studio professionale, mantenendo la residenza presso la casa familiare. Il domicilio, quindi, coincide con il luogo in cui la persona abita o permane, in un dato momento ed in modo non abituale. Ha scarso rilievo giuridico, ed emerge solo allorquando non sia nota la residenza. La Corte di cassazione (sentenza 25726/2011), infatti, ha [ ... leggi tutto » ]


Permesso di soggiorno – può essere rilasciato e rinnovato solo se lo straniero possiede un reddito minimo

15 Novembre 2017 - Marzia Ciunfrini


Ai fini del rilascio e del rinnovo del permesso di soggiorno, costituisce condizione soggettiva non eludibile il possesso di un reddito minimo, in quanto attiene alla sostenibilità dell'ingresso dello straniero nella comunità nazionale, essendo finalizzato ad evitare l'inserimento di soggetti che non siano in grado di offrire un'adeguata contropartita in termini di lavoro e di partecipazione fiscale alla spesa pubblica e che, d'altra parte, la dimostrazione di un reddito di lavoro o di altra fonte lecita di sostentamento è garanzia che il cittadino extracomunitario non si dedichi ad attività illecite o criminose. Questo il chiarissimo principio di diritto, spesso disapplicato per motivi di opportunità politica contingente, enunciato dai giudici amministrativi del Consiglio di Stato, nella sentenza 5082/2017. [ ... leggi tutto » ]


L’indennità di accompagnamento corrisposta agli invalidi non può rientrare nel calcolo del reddito ai fini isee

2 Marzo 2016 - Tullio Solinas


Com'è noto, il DPCM 159/13 ha rivisto le modalità per la determinazione ed i campi d'applicazione dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). In particolare, le nuove misure hanno incluso, nella definizione di reddito disponibile pure l'indennità di accompagnamento e i trattamenti risarcitori percepiti dai disabili a causa della loro accertata invalidità e volti ad attenuare tal oggettiva situazione di svantaggio. Inoltre, la nuova normativa opera una differenziazione tra disabili maggiorenni e minorenni, consentendo un incremento di franchigia solo per quest'ultimi, senza considerare l'effettiva situazione familiare del disabile maggiorenne. Per i giudici del Consiglio di Stato (sentenza 842/16), tuttavia, ricomprendere tra i redditi per il calcolo dell'ISEE l'indennità di accompagnamento percepita dal disabile, significa considerare la disabilità alla stregua di una fonte di reddito, come se fosse un lavoro o un patrimonio, ed i trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni, non un sostegno al disabile, ma una remunerazione del suo stato di [ ... leggi tutto » ]


Accesso agli atti – anche se sono trascorsi più di cinque anni dalla data di notifica, il debitore deve poter prendere visione delle cartelle esattoriali non ancora prescritte

2 Dicembre 2015 - Paolo Rastelli


Come previsto dalla normative vigente, il concessionario della riscossione deve conservare per cinque anni la matrice o la copia della cartella con la relazione dell'avvenuta notifica o l'avviso di ricevimento ed ha l'obbligo di farne esibizione su richiesta del contribuente o dell'amministrazione. Infatti, il debitore vanta un interesse concreto ed attuale all'ostensione di tutti gli atti relativi alle fasi di accertamento, riscossione e versamento, dalla cui conoscenza possano emergere vizi sostanziali procedimentali tali da palesare l'illegittimità totale o parziale della pretesa impositiva e come l'accesso ai documenti non può essere soddisfatto dall'esibizione di un documento che l'amministrazione e non il privato ricorrente giudica equipollente. E' , quindi, diritto del debitore ottenere la visione delle cartelle per le quali ancora non fosse trascorso il periodo quinquennale di conservazione, non potendo essere considerate equipollenti gli eventuali estratti delle iscrizioni a ruolo messi a disposizione da Equitalia e dalle quali non può in alcun [ ... leggi tutto » ]


Pubblico impiego – presupposti per il riconoscimento dell’esercizio di mansioni superiori ai fini retributivi

27 Novembre 2015 - Tullio Solinas


Nell'ambito del rapporto di pubblico impiego, rilevano, ai fini della configurabilità dell'esercizio di mansioni superiori e della loro rilevanza ai fini retributivi, quali presupposti imprescindibili, lo svolgimento di fatto, in modo continuativo e prevalente di funzioni rientranti nella qualifica superiore, il conferimento mediante atto formale delle mansioni stesse, l'esistenza di un posto che risulti vacante nel relativo organico. Così hanno deciso i giudici del Consiglio di Stato nella sentenza 5303/13. [ ... leggi tutto » ]