Carta igienica? No Grazie. Ecco come Nardò combatte spreco e consumismo

NARDO'/MONDO OCCIDENTALE - Non so se avete parlato mai di queste cose con chi era un ragazzo negli anni '60 e forse anche '70. Quelli più anziani no, loro usavano la "foglia di fica", così si diceva. Ottima perché resistente e con tanti pelucchi che avevano un buon effetto "aggrappante". Noi ne abbiamo trovato uno di quella generazione, e lo abbiamo intervistato. Anche perché ci ha garantito che la pratica di cui parliamo era comune a tutti, ricchi e poveri, belli e brutti, regolari e stitici.

ECCO L'INTERVISTA

I giornali, i giornali dell'epoca erano il massimo.

Con "Il Tempo", ad esempio, andavi avanti per settimane. Una famiglia lo comprava la domenica per leggerlo ma ogni foglio, enorme come un lenzuolo, era riciclato in maniera egregia. Al sabato era già finito ma aveva svolto pienamente la sua funzione.

Non so se ricordate la tecnica: tagliarlo a striscioline larghe un po' di più del palmo della mano e infilarle nell'estremità di un chiodo conficcato alla parete. Ogni striscia poteva essere letta, nel frattempo, e poi utilizzata. Il massimo del riciclaggio, anche del tempo. Ovviamente c'era un'accortezza, perché non fosse scivoloso a causa dell'inchiostro: la striscia veniva più volte appallottolata nelle mani, poi riaperta e poi ancora appallottolata. Lacarta, già porosa di suo, diventava ancora più morbita e le mille piegoline che si formavano sulla sua superficie la rendevano ancora più "aggrappante". Lo stesso utilizzo veniva fatto con la carta da pane. Non quella oleosa, beninteso, ma quella "color pane". Avana, beige, marroncina. Morbida e domestica, sempre dopo l'appallottolamento. Sistemi che, soprattutto se vivevi in campagna, erano regole per sopravvivere.

Altri tempi. Non c'era un ipermercato ad ogni angolo. Non c'era la deregulation degli orari di apertura e chiusura. Ela domenica, ah la domenica!, era sacra per tutti. Nn parliamo poi dei giorni di festa o di parafesta. Se volevi un pallone per giocare in campagna, magari a Pasquetta, te lo sognavi: dovevi comprarlo il giorno prima e non c'erano santi: nemmeno a mare trovavi un bazar aperto a meno che non provavi ad andare in un'oasi come Porto Cesareo o Gallipoli dove sperare di trovare aperto un "mille articoli". Altri tempi. L'acqua minerale? Era un lusso, la trovavi solo al ristorante. In casa te la facevi con la "frizzina" che dava un sapore nucleare all'acqua di rubinetto. Se non esplodeva prima la bottiglia. La colla? Vi ricordate che impresa per comprarla? Dovevi andare dal calzolaio per vedere se aveva la "collapreme" o dal biciclettaio per un po' di mastice. Altrimenti chiedere ad un impiegato un po' di coccoina che ti inebriava come un tossico. Soluzione casalinga era la colla fatta con il bianco d'uovo ed un po' di farina.

Poi è arrivato il progresso: tutto a tutti. Tutto subito. E' migliorata anche la qualità del cibo e la sua quantità. Un giornale non sarebbe bastato nemmeno per un paio di giorni. Poi si è ridotto drasticamente il formato di tutti i giornali con il maledetto tabloid. Il Tempo, poi, è addirittura scomparso.

Ma la tragedia più grande stava ancora per sopraggiungere: la stampa a colori patinata. Lcida, luminosa, impenetrabile dai liquidi. Inespugnabile. Irriciclabile. Impallottolabile. Odiosa.

Resiste a tutto, anche al fuoco del camino (provate!) e non la puoi neppure macerare: se la metti a bagno per renderla morbida e, quindi, riutilizzabile, diventa piuttosto un impasto gommoso e colante inchiostri. Un blob inquietante. Il depliant o volantino della modernità è fatto apposta per non essere riciclato: è un simbolo, catarifrange i prodotti che pubblicizza. Quelli sono inutili e te li devi mangiare a più non posso. Devi consumarli con gli occhi e con le fauci.

Il volantino non deve essere riciclato: verrebbe meno la sua funzione primaria di comunicazione. Sarebbe un pessimo addetto stampa per i suoi padroni, i sacri custodi del consumismo più sfrenato: quelli che, per vendere computer, hanno una caserma grande quanto Seclì. E li vendono come fossero alimentari.

Morale: oggi il sindaco di Nardò, Antonio Vaglio, ha messo al bando depliant e volantini. Era ora! Pensate quanto costa alla collettività uno spreco così immondo di materiale patinato e non riciclabile.

La nostra speranza, però, non è quella di vedere sparire questa forma di pubblicità. Non è giusto. Speriamo solo che i custodi del consumismo tengano fede alla pubblicità: e ci regalino un po' di ottimismo utilizzando una sana, riciclabile, morbida e porosa carta "uso mano". E, finalmente, tornerà in voga l'amata abitudine irriverente, praticata con i giornali un tempo ed oggi con il simbolo del consumismo veicolante, di pulirsi il culo con il catalogo delle cose inutili che ci vogliono far comprare a tutti i costi.

Questa volta non scherziamo e a nome di tutta la pazza clinica di portadiMare diciamo sinceramente: bravo sindaco Vaglio, hai fatto una delibera che ci è davvero piaciuta!
Quasi quasi che è anche un po' ambientalista...

15 Novembre 2007 · Antonio Scognamiglio


Commenti e domande

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2 risposte a “Carta igienica? No Grazie. Ecco come Nardò combatte spreco e consumismo”

  1. devilmanga ha detto:

    Ciao!
    Il tuo blog è davvero interessante, perché non trasferisci il tuo blog su un server professionale con un tuo dominio .com o .net o .org gratuitamente?

  2. Alfio Gasparri ha detto:

    Sbalorditivo. Semplicemente straordinario e sbalorditivo., Bravo il primario!

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