Aspetti sociali economici e psicologici del microcredito

La filosofia del microcredito

Uno dei punti centrali dela filosofia del microcredito è che si devono aiutare i poveri a provvedere a se stessi.  "Non concedere  l'elemosina quando un mendicante ti tende la mano, perché quello non sarebbe un aiuto, al contrario innescherebbe un circolo vizioso" è solito ripetere Muhammad Yunus.

Circa trent’anni fa, quando  cominciò a concedere  prestiti alle donne povere del Bangladesh, Muhammad Yunus si era  rivolto anche alle banche.

Ma queste risposero, sprezzanti,  che non potevano erogare  prestiti a soggetti evidentemente non solvibili.

Nel 2009  un destino "cinico e baro" per i banchieri (ma equo e solidale  per chi scrive)  ha ribaltato la situazione:  il microcredito, che non si avvale di garanzie, né di avvocati, né di società di recupero crediti,  funziona benissimo in tutto il mondo con  circa 150 milioni di individui che ne fanno ricorso.  La remissione dei debiti  è elevatissima:  quasi al 100%.

I canali di credito tradizionale, invece,  arrancano in una condizione di stallo e di stretta creditizia. Ricevono immensi fondi statali che non sono in grado di reinserire  nel circuito  economico. Sono le grandi banche, quelle che richiedono grandi garanzie, quelle che si avvalgono dei migliori avvocati, che concedono finanziamenti miliardari  ai "paperoni" del globo, sono queste le banche che non riescono a farsi restituire  i crediti erogati.

Ma allora, chi è  veramente solvibile? Le prove sono decisamente a favore dei poveri.

Gran parte del successo del microcredito è probabilmente dovuto al semplice meccanismo pensato per il suo funzionamento.

Meccanismo di funzionamento del microcredito

Cerchiamo di riassumere brevemente i congegni su cui tale meccanismo si basa

  1. per l'accesso al microcredito non sono richieste le tradizionali  garanzie economiche;

  2. i finanziamenti vengono erogati a gruppi composti da poche persone, in modo da creare un gruppo responsabile, il "Solidarity Group" o "gruppo di solidarietà". Fondamentale è il rapporto di fiducia che si stabilisce tra gli erogatori del prestito e i gruppi e fra i debitori ed il gruppo di solidarietà a cui essi appartengono. E' evidente la transizione dalle classiche garanzie economiche ad un modello innovativo basato su quelle che vengono definite "garanzie sociali" per la concessione di un prestito;

  3. se un componente del gruppo di solidarietà non può restituire la somma concessagli potrà fare affidamento sugli altri membri del gruppo. La possibilità di inadempienze si riduce in ragione del forte vincolo personale che lega il debitore principale al gruppo di solidarietà  ed in conseguenza del fatto che  la mancata restituzione delle somme ricevute in prestito inibisce la possibilità di accesso al credito a tutti gli altri membri del gruppo di solidarietà;

  4. la scadenza del prestito è su base annuale, ma con rimborso in piccole quote a cadenza settimanale o quindicinale,  da pagare a cominciare dal periodo immediatamente  successivo all'erogazione del prestito. Si evita il rimborso in un’ unica soluzione perché spesso la cifra accumulata (maggiorata anche degli interessi)  mette  i debitori nella condizione di non riuscire a restituire il  debito a fine anno. I piani di rientro modulati a cadenza settimanale (o quindicinale) diminuiscono il peso del servizio del debito  e responsabilizzano maggiormente  i debitori;

  5. gli interessi sono spesso alti e ciò spiega la auto-sostenibilità dei progetti di microcredito (anche se su questo aspetto non poche critiche, come vedremo,  vengono mosse al sistema). In talune aree si arriva sino al 20%, ma si tratta, comunque, di tassi  inferiori a quelli bancari previsti per le fasce più povere (soggetti non bancabili con poche o nessuna garanzia reale)  o a quelli del “mercato nero dell'usura”;

  6. i prestiti erogati nell'ambito del microcredito sono generalmente finalizzati alla realizzazione di  progetti di micro imprenditorialità piuttosto  che all'assistenza sociale o alla pura beneficenza e  favoriscono la diffusione di una nuova cultura economica (specie nelle zone  arretrate del mondo) più incline al binomio "iniziativa privata - sostegno dell'investimento". Questo approccio dovrebbe portare  i privati cittadini ad essere più intraprendenti e gli istituti di credito ad orientarsi verso obiettivi di servizio sociale (supporto dell'economia reale) più che ad avulsi  target  di crescita finanziaria (spesso avida, incontrollata e foriera di sventure globali come, negli ultimi tempi, molti di noi hanno avuto modo di constatare sulla propria pelle ).

Il microcredito è anche oggetto di critiche

Ecco i tre principali motivi da cui partono le critiche al sistema microcredito:

  1. secondo alcuni viene attribuito al microcredito un peso eccessivo come strumento nella lotta alla povertà, dal momento che   lo strumento finanziario non è in grado, da solo, di risolvere i problemi strutturali legati alla povertà. Il credito, in contesti senza opportunità di investimento, non risolve alcun problema. A sostegno di questa analisi si porta spesso l'esempio delle iniziative di credito di carattere mutualistico e cooperativo, come quelle storicamente sperimentate in diverse realtà europee tra la fine dell'ottocento e l’inizio del novecento. Tali  iniziative hanno avuto successo perché inserite in un contesto di sviluppo generale, a livello continentale, e di trasformazione industriale dell'economia. Il fatto che il microcredito, sommariamente, attecchisca più in Asia che in Africa dimostra che il contesto culturale non è indifferente;
  2. le iniziative di microcredito, nate come finanza a sostegno dell'economia debole e informale, hanno finito per perseguire  la ricerca del profitto e sono diventate componenti a tutti gli effetti dell'economia creditizia formale. Le Casse Rurali che avevano investito in Lehman Brothers o in Bond argentini sono un esempio tra i molti;
  3. ultima delle più frequenti  critiche è, come abbiamo già avuto modo di accennare, la questione relativa agli interessi, ritenuti troppo alti, a volte prossimi all'usura. A riguardo le polemiche  non risparmiano nemmeno la Grameen Bank di Yunus, mentre i sostenitori del microcredito continuano a  ricordare  che gli interessi, spesso elevati, sono conseguenza diretta della necessità di auto finanziamento per i progetti di microcredito, laddove i tradizionali canali di credito (a tassi di interesse più basso) costringono all'"esclusione finanziaria" i soggetti non bancabili (privi, cioè, delle tradizionali  garanzie economiche ed in grado solo di fornire le "garanzie sociali").

Il dibattito ferve e si alimenta con interventi a favore o contro le iniziative di microcredito

Per quanto ci riguarda siamo, in tale contrapposizione, fieramente schierati. Riteniamo che le critiche siano più che altro interessate e che non si possa in alcun modo  negare al microcredito la valenza di uno strumento idoneo a  stimolare l’attività produttiva e a valorizzare dignità della persona, a cui viene concessa  una possibilità di crescita basata su un prestito e sulla fiducia nella capacità del debitore di servire il debito.

D'altra parte laddove la difficoltà di accedere al prestito bancario (a causa dell'inadeguatezza o assenza di garanzie reali e delle dimensioni delle microattività, ritenute troppo ridotte dalle banche tradizionali)  non consente alle microimprese di svilupparsi o di liberarsi dai forti vincoli dell'usura, i programmi di microcredito propongono soluzioni  alternative e sostenibili  pianificando l’erogazione di piccoli prestiti a gruppi di micro imprenditori che hanno forte necessità di risorse finanziarie, per avviare o sviluppare progetti di auto-impiego. L’incremento di reddito che ne deriva porta a migliorare le condizioni di vita dei loro nuclei famigliari, determinando contemporaneamente un impatto significativo a livello economico.

Dunque ricadute positive del microcredito sotto l'aspetto economico, sociale e psicologico. Nel primo caso si registrano incrementi di reddito e di consumo e quindi aumento del benessere. Dal punto di vista sociale emergono i valori della solidarietà e della mutualità e psicologicamente vengono liberate le potenzialità individuali ponendo l'accento sulla fiducia, sulla capacità di restituzione del debito,  sull'imprenditorialità.

L'impatto del microcredito presenta una portata rivoluzionaria anche nei paesi industrializzati: riduce le patologie sociali (che si tratti di passività o esclusione) migliora la coesione sociale riducendo le disuguaglianze e garantisce una migliore integrazione delle comunità. Facilita l'ingresso di nuovi attori in un'economia fondata sui servizi e sulle piccole unità di produzione; aumenta il potenziale di crescita, valorizzando una forza lavoro inutilizzata. Inoltre, sviluppando la creazione di ricchezza a livello locale, riduce lo squilibrio tra economia reale e economia virtuale; da sottolineare, infine, il fatto che il credito riduce la spesa pubblica, in quanto è una delle rare forme di intervento che, una volta lanciate, si mantengono da sole, contemplando anche le evoluzioni demografiche.

Il circolo virtuoso del microcredito

Questo circolo virtuoso è ben sintetizzato nello schema seguente.

microcredito
(realizzazione grafica del Centro Universitario per la Cooperazione Internazionale dell'Università di Parma)

20 Agosto 2013 · Chiara Nicolai


Commenti e domande

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Una risposta a “Aspetti sociali economici e psicologici del microcredito”

  1. rosarina ha detto:

    A VITERBO NASCE LO SPORTELLO PER IL MICROCREDITO SOCIALE PER LE DONNE

    Debutta a Viterbo giovedì 21 maggio lo Sportello Microcredito sociale della Fondazione Risorsa Donna, grazie all’accordo siglato con il Comitato per la Promozione dell’Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Viterbo.

    Ogni primo e terzo giovedì del mese lo Sportello, nella sede dell’Ente camerale in via Fratelli Rosselli n. 4, le donne aspiranti o neo imprenditrici interessate a realizzare un progetto di lavoro autonomo e a qualificarsi professionalmente potranno ricevere informazioni per l’accesso al microcredito sociale.

    L’iniziativa prevede la divulgazione e l’implementazione del microcredito sociale come strumento innovativo di educazione alla gestione del risparmio ed opportunità di formazione e di crescita anche personale per soggetti in difficoltà nell’accesso al credito che intendono, singolarmente o in associazione tra loro, sviluppare attività economiche o progetti finalizzati all’occupabilità.

    “In una fase delicata come questa – dichiara Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio di Viterbo – l’imprenditoria femminile si rivela ancora più debole e la possibilità di ricorrere a uno strumento concreto e diretto come il microcredito per avviare nuove attività può rivelarsi una valida alternativa per favorire l’accesso al credito”.

    “Del resto – aggiunge Paola Barbieri, presidente della Fondazione Risorsa Donna – il microcredito ha dimostrato essere uno strumento molto efficace nella lotta all’esclusione sociale, in particolare delle donne, fornendo loro una concreta opportunità di auto impiego”.

    Gli importi finanziabili partono da un minimo di 2mila euro ad un massimo di € 35mila per i progetti di microimpresa e da un minimo di 500 euro per i progetti di occupabilità consistenti in percorsi formativi che garantiscano uno sbocco occupazionale.

    La partecipazione economica della richiedente è compresa tra il 5-10% del valore del progetto e la restituzione dell’importo finanziato può avvenire fino a 5 anni ad un tasso di interesse EuroIRS (attualmente pari a 4.50% circa) + 0.50%. La concessione del prestito è condizionata alla frequenza obbligatoria di un breve corso di formazione gratuito.

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