Anatocismo: reintrodotto con un decreto legge » Vile sostegno alle banche

Ancora una volta, la legge dimostra da quale parte preferisce stare: con un decreto legge, voluto dal governo Renzi, ritorna l'anatocismo bancario. Gli istituti di credito avranno la possibilità di calcolare gli interessi sugli interessi già prodotti.

Era stata una delle battaglie più lunghe e appassionate delle associazioni di consumatori. Alla fine, dopo una ventina d’anni di reclami, cause e ricorsi, sembrava che la guerra contro l’anatocismo fosse stata vinta: una sentenza delle sezioni unite della Cassazione e poi addirittura della Corte Costituzionale avrebbero dovuto essere la pietra tombale per questa pratica delle banche, che consiste nel calcolare gli interessi sugli interessi a debito dei clienti.

In altre parole, se si chiede un prestito, gli interessi sulla somma ottenuta venivano a loro volta sommati ogni tre mesi per calcolare i nuovi interessi che sarebbero decorsi da quel momento.

In questo modo il tasso effettivo (e dunque i soldi da restituire) aumentava in modo esponenziale.

Una rivoluzione, però, durata troppo poco: non sono trascorsi neanche sei mesi da quando la legge di Stabilità 2014 aveva abolito l’anatocismo bancario.

La Legge di Stabilità 2014, infatti, aveva visto l’approvazione di una norma considerata rivoluzionaria, poiché aveva di fatto cancellato per sempre la possibilità per le banche di capitalizzare gli interessi, il cosiddetto anatocismo.

Questa norma aveva poi lasciato al CICR (Comitato interministeriale per il Credito e il risparmio) il compito di adottare una delibera che attuasse detto divieto: delibera che, ovviamente, non era ancora giunta.

Sembrava dunque che in materia non ci fosse più nulla da dire e che quella lunghissima battaglia fosse stata vinta.

Invece no, si ricomincia. Perché l’attuale governo, con un blitz di cui pochi si sono accorti, ha reintrodotto l’anatocismo con un decreto pubblicato il 25 giugno 2014.

Al danno si aggiunge la beffa, visto che il decreto è stato chiamato Disposizioni urgenti per il rilancio e lo sviluppo delle imprese.

Rispetto al passato cambia solo il fatto che il calcolo degli interessi sugli interessi non potrà più avvenire ogni tre mesi, ma solo ogni anno.

Ci sono altri dettagli tecnici, che però non cambiano nulla della sostanza del provvedimento, ovvero:

Numerose associazioni dei consumatori hanno già annunciato un nuovo ricorso, che molto probabilmente avrà successo, visti i numerosi precedenti.

Resta da capire perché il governo si sia imbarcato in questa avventura, reintroducendo un meccanismo odioso più volte giudicato illegale.

Se è la contropartita per aver chiesto più tasse alle banche, si poteva scegliere un modo meno impopolare e soprattutto più furbo, data la quasi certezza di una prossima ennesima cancellazione.

Un’ultima precisazione: i contratti in corso e quelli conclusi nei due mesi successivi alla data di entrata in vigore della nuova norma dovranno essere adeguati entro il termine di sei mesi dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale.

30 Giugno 2014 · Gennaro Andele




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