Paolo Rastelli

Per le generazioni nate prima della Seconda Guerra Mondiale la parola parsimonia era sinonimo di ‘virtù’, mentre il termine debiti rappresentava quasi un marchio d’infamia che era associato ad immagini di disperazione familiare, di pignoramenti, e a volte anche di prigione. Pagare in contanti era se non proprio la prova di un benessere – allora assai poco diffuso -, quantomeno il segno di un’accorta amministrazione familiare. Si poteva fare qualche eccezione, per esempio facendo la spesa a credito presso il proprio negoziante grazie alla reciproca fiducia per poi saldare il conto il giorno di pagamento del salario. Il piccolo debito contratto era il frutto di temporanea necessità e serviva spesso per soddisfare bisogni primari.

Del resto fin dall’età moderna era possibile comprare a credito presso le botteghe, ma con l’avvento dell’economia moderna questa pratica sembrò inizialmente avviata verso la scomparsa. Il grande magazzino ottocentesco – primo alfiere del moderno consumo – richiedeva ai propri clienti il pagamento in contanti. Non poteva essere diversamente per un’impresa con molti dipendenti senza più contatto personale con il cliente che girava tra i banconi, sceglieva la merce, parlava con commessi che non conosceva, e poi pagava le merci ad un anonimo cassiere. Uscito dalla porta, nel grande magazzino, il credito al consumo rientrò però ben presto dalla finestra. Già nella prima metà del Novecento alcune imprese allestirono reparti destinati ad incamerare versamenti in denaro dei clienti a cui veniva corrisposto un interesse. Questi ultimi potevano scalare il valore delle merci che acquistavano dai loro depositi. In tal modo il grande magazzino si finanziava e nello stesso tempo fidelizzava i clienti. Negli anni Venti molti grandi magazzini cominciarono a far credito ai clienti in possesso di una tessera che ne garantiva la solvibilità. Su scala minore e in forma diversa questo sistema era in un certo senso il precursore delle moderne carte di credito di cui noi tutti oggi ci serviamo per espandere la nostra capacità di spesa.

Per incrementare il giro d’affari, le imprese commerciali ricorsero ben presto ad altre forme di credito come la vendita rateale, una forma di prestito legato alla fruizione di un singolo bene. Nel corso del tempo, il consumatore ha cominciato a contrarre prestiti direttamente dalle banche, anche al fine di ampliare le proprie possibilità di acquisto. Se in passato il prestito in denaro era un’attività per certi aspetti “impura”, nel corso dei secoli non solo il credito è stato riabilitato, ma è progressivamente diventato accessibile a quote sempre più ampie della popolazione che se ne serve per acquistare ogni genere di beni: l’automobile, i mobili, la casa.

Oggi, leggendo i post inseriti dalla gente nel forum di di indebitati.it, e le cronache riportate dai mass media, sembra che sia in atto una involuzione. I debiti tornano ad essere sinonimo non più del benessere a portata di tutti, ma di vere e proprie tragedie personali e drammi familiari legati a pignoramenti ed espropriazioni di beni che costituiscono bisogni primari, come lo stipendio o la casa.

Gli articoli scritti per indebitati.it – Leggi