Zopa e le reti sociali dei prestiti

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Accolto con grande clamore in Inghilterra, è arrivato anche in Italia il social network che prova a disintermediare la gestione degli scambi finanziari. Ne parliamo con il marketing manager Carlo Vitali e il community manager Mauro Forconi.

Potete raccontarci cos'è il social lending e in che cosa consiste l'attività di Zopa?

Carlo Vitali:Il social lending è un nuovo modello di scambio finanziario in cui le persone prestano i propri soldi o richiedono prestiti per le proprie esigenze personali direttamente tra loro, senza intermediazioni e quindi con interessi migliori per tutte le parti coinvolte.

Forme simili al social lending sono esistite in passato - ad esempio le società di mutuo soccorso del XIX secolo - ma solo grazie a Internet sta divenendo possibile una diffusione del fenomeno al di fuori di comunità fisiche, geograficamente localizzate. Zopa svolge fondamentalmente il ruolo di facilitatore: crea e regolamenta il mercato, favorisce l’incontro e la conoscenza tra i membri della comunità, tutela la sicurezza di chi presta i propri denari, prepara il contratto di prestito tra il richiedente e i prestatori senza però determinare i tassi correnti, che dipendono unicamente dall'incontro diretto tra domanda e offerta. Da qui il nome: Zopa sta per ZOna di Possibile Accordo.

Facciamo un esempio pratico: supponiamo che io abbia bisogno di 50.000 euro per una nuova iniziativa. Come può Zopa aiutarmi nel raccogliere il denaro?

Mauro Forconi: Innanzitutto bisogna dire che 50.000 euro è fuori dal range iniziale. Stiamo fissando il massimo importo finanziabile a 15.000 euro (almeno all'inizio). La cifra erogata costituisce un prestito personale, ovvero non vincolato alla realizzazione di un’iniziativa, ma piuttosto alla persona che ha fatto richiesta.

CV: Per quanto riguarda il processo, il richiedente va sul sito e specifica l'ammontare richiesto e la durata del prestito (da 12 a 60 mesi). Sulla base di un controllo online sulla sua situazione creditizia Zopa gli assegna una classe di merito (A+, A, B, C) e gli indica il tasso di interesse corrente, determinato sulla base degli ultimi contratti di prestito conclusi aventi caratteristiche simili. Se la richiesta trova dei finanziatori sul mercato, vengono fatti ulteriori controlli ad personam dal nostro team di risk management e, nel caso anche questi diano esito positivo, il prestito viene concesso. Il richiedente ripaga la somma ottenuta mensilmente, con rate comprensive degli interessi pattuiti. La procedura per il prestatore è ancora più semplice: egli ha la possibilità di visualizzare l’andamento dei mercati Zopa e decidere in quale classe, per quale durata e a che tasso prestare una somma di denaro. L’offerta di prestito diventa effettiva rendendo disponibile, tramite bonifico bancario, la somma stabilita sul proprio conto prestatore Zopa. Per ridurre al massimo il rischio per il prestatore, la somma viene mediamente frazionata su 50 diversi richiedenti. Esiste inoltre una formula semplificata, il prestito veloce, in cui il prestatore dice solamente l'ammontare, la durata e il tasso che desidera e il sistema pensa a posizionare la sua offerta sui vari mercati Zopa. Questa sarà probabilmente la formula usata dalla maggior parte degli utenti, mentre l’utilizzo delle possibilità più avanzate sarà tipico di chi ha vocazioni da e-trader.

Qual è il vostro background e perchè avete deciso lanciarvi in quest'avventura?

MF: Io sono del '75 e faccio parte di quella categoria di trentenni fulminati dalla nuova frontiera del web. Sono passato dall'università a fondare la mia prima start-up nel '99. Si chiamava Payland e si occupava di marketing 1to1 fino al 2002. Ho partecipato a molti progetti sempre sul web tra Milano e le Marche, prima da consulente e poi da Community & Marketplace Manager. Da Marzo sono in Zopa. Mi piace dire che da grande farò lo Startupper!

CV: Io sono di una generazione precedente. Ho trascorso più di 20 anni in Olivetti occupandomi di marketing e comunicazione. Quando la storia di Olivetti si è virtualmente conclusa, nel 2003 ho partecipato allo start up di una web agency, specializzata tra l'altro negli studi di usabilità con sistemi di eye tracking. L'opportunità di Zopa è stata una grande attrazione. L'idea alla base è veramente disruptive. In Zopa sono marketing manager, anch'io da marzo. Zopa è un tipo di azienda in cui bisogna coniugare spirito 2.0 con competenze e esperienze di lungo corso in ambito finanziario. Il nostro Ceo, Maurizio Pietro Sella, ha 20 anni di esperienza bancaria maturata in Citibank e Julius Baer (private bank svizzera), come hanno lunga esperienza finanziaria altri componenti del team, ad esempio il risk manager. Dall'altra parte il webmaster è un'irlandese trapiantata a Milano e anche altri componenti del team sono molto giovani. Insomma la squadra di Zopa mette insieme serietà, affidabilità, competenze e grande passione per le nuove tecnologie.

Che differenza c'è tra Zopa e una banca da un punto di vista del modello di business, delle condizioni economiche ma anche dell'esperienza che rendete possibile per i vostri utenti?

CV: Internet permette di ribaltare il rigido sistema gerarchico del mondo della finanza - io, banca, decido le regole e tu, individuo, puoi solo accettarle - per un sistema orizzontale in cui gli utenti interagiscono e trovano un accordo direttamente tra di loro. Le banche poi, duole dirlo, sono principalmente interessate a far profitto sulle insolvenze dei crediti. In Zopa la comunità ha tutto l'interesse che non ci siano insolvenze, siamo in un ambito di reciprocità. Noi costituiamo un marketplace, guadagnamo sulle transazioni, semplicemente per il servizio che offriamo e non sugli interessi passivi. Per questa ragione, al contrario di quanto avviene con le banche, Zopa consente di rientrare dal debito in qualsiasi momento, senza pagare alcuna penalità.

MF: Zopa ha una potenzialità enorme anche dal punto di vista della trasformazione di un'esperienza. Prendere i soldi in prestito o investirli è sempre stata un'azione grigia, incolore e piuttosto noiosa. Con Zopa tutto ciò viene trasformato in maniera radicale. Sapere che i propri soldi hanno permesso a 50-100 katy73 di finanziarsi la propria cucina (facendo a meno delle banche) è emozionante, direi quasi appagante.

Per semplificare, potremmo dire che Zopa sia un pò l'unione di servizi quali Match.com,PayPal ed eBay, ovvero un sistema per incontrarsi online, mettere a disposizione somme di denaro ed ottenere dei ritorni nel modo più conveniente possibile?

MF: In un certo senso si. Il modello è CtoC ed assomiglia ad eBay. La vera differenza è nel sistema di feedback: in eBay il feedback viene scambiato tra utenti e questo ti permette di capire se un venditore è affidabile o no. In Zopa, in cui si scambia il "denaro", è Zopa stessa che deve assegnare una classe di affidabilità al Richiedente (A+, A,B, C) o non accettarlo. Trattandosi di denaro (quindi di storia creditizia delle persone) e non di oggetti, è l'unico modo affidabile. Altre differenze sono individuabili anche sul numero di relazioni per "transazione". In Zopa per una singola transazione (prestito) si creano mediamente 50 relazioni. Ciò ha un forte impatto sul tasso d'insolvenza che nel Regno Unito per le banche è in media del 3,5%, per Zopa, dopo 2 anni di attività, solamente dello 0,05%. Frazionare la somma prestata e impiegare tutti gli accertamenti svolti dal team di risk management, ci permette di tenere bassissimo il tasso d'insolvenza e aumentare la fiducia in Zopa. La presenza di una community rende ancora più evidente chi non ha restituito il denaro ricevuto, incentivando un comportamento corretto.

Qual è il numero di utenti che hanno già adottato Zopa nel Regno Unito e quale credete siano le motivazioni più profonde per cui gli utenti si lasciano coinvolgere?

MF: Nel Regno Unito hanno superato i 150.000 utenti.

CV: Le componenti più importanti che spingono i consumatori a partecipare possono essere così riassunte: la voglia di affrancarsi dal sistema delle banche; il desiderio di controllare in autonomia il proprio denaro; per chi presta c'è anche una componente di divertimento, si gioca ai piccoli "banchieri"; a livello emozionale c'è la sensazione di prestare il denaro o pagare interessi a una persona al tuo pari, fatta come te. La motivazione primaria rimane comunque la convenienza economica.

Raggiunta una sufficiente massa critica e stabilità, sarà possibile mettere a disposizione somme più ingenti o fare prestiti con un tasso di rischio piuttosto elevato, per esempio per finanziare una start-up?

CV: Probabilmente potranno alzarsi le soglie per i prestiti personali. Non è però al momento pensabile un futuro come finanziamento alle imprese - start-up comprese - è più pensabile un’evoluzione sempre nel C2C, ad esempio in campo assicurativo.

Attualmente il mercato del social lending è stimato intorno ai 20 milioni di dollari, un granello rispetto al tradizionale business delle banche. Qualora questa idea continui a acquisire consensi e interesse, vi aspettate una reazione da parte del mondo della finanza? Di che tipo?

CV: Sicuramente le banche stanno tenendo d'occhio questo nuovo modello di business. Il social lending rimarrà probabilmente una nicchia, di crescente importanza, ma di dimensioni non sufficienti a impensierire le istituzioni finanziarie. Al contrario è il ruolo delle banche a essere messo esplicitamente in discussione. Esistono comunque anche banchieri illuminati. Nel Regno Unito, Zopa è stata addirittura premiata dai banchieri come idea innovativa.

Potrebbe essere una spinta in più per stimolare maggiore concorrenza e tassi più bassi sul mercato. Proprio per quanto riguarda il mercato, quali sono le differenze che prevedete tra l'esperienza inglese e quella italiana, al nastro di partenza dopo l’estate?

CV: Il tema centrale è proprio quello dei tassi. Nel Regno Unito sono mediamente più bassi, mentre l'Italia è uno dei paesi con i tassi più alti in Europa (da un nostro studio preliminare risultava che ci seguiva solo la Turchia). In effetti questa è la ragione per cui il primo paese europeo in cui arriva Zopa è l'Italia. Per non parlare poi delle recenti inchieste sugli strozzini emerse tramite il quotidiano La Repubblica.

Strumenti come Zopa introducono però un rischio importante nella gestione dei propri risparmi e richiedonono una certa fiducia verso il prossimo che in Italia sembra piuttosto rara. Come pensate di affrontare eventuali diffidenze iniziali e stimolare l’adozione del vostro servizio?

CV:Il problema della fiducia è un punto chiave. Per questo faremo in modo che il sistema sia prima di tutto trasparente ed efficiente. Prevediamo che all'inizio le persone vorranno testare il servizio e quindi sarà data la possibilità di investire piccole somme (a partire da 20 euro). Vedendo che il sistema funziona e l’arrivo puntuale delle rate di ripagamento, gli utenti verranno rassicurati e invogliati ad investire di più. Ancora prima di partire stiamo già registrando aree di consenso diverse tra loro: i webbisti spinti (piccolo indicatore: circa l’80% degli iscritti alla nostra newsletter utilizzano un account Gmail), aree di consumo critico, Beppe Grillo che parla di noi, gli appassionati di finanza personale e così via.

MF: È importante sottolineare come Zopa rappresenterà l'unica possibiltà (legale) di prestito da intermediari non bancari in Italia.

Infine, guardando un po’ al futuro, quando sarà disponibile la piattaforma in Italia, quali sono i risultati che vi proponete di raggiungere per il primo anno di attività e quale l'effetto a lungo termine prodotto da servizi come Zopa sul mondo finanziario?

CV: Prevediamo la fase a invito a metà Settembre (è già possibile registrarsi alla newsletter) e di aprire a tutti a inizio novembre. Nel primo anno di attività vogliamo far crescere la comunità a decine di migliaia di utenti, con un’attenzione particolare allo sviluppo di un rapporto di fiducia tra i partecipanti. Nel lungo termine un servizio come Zopa renderà sempre più autonomi e in controllo i consumatori, divenendo una componente significativa di un processo che va a toccare un aspetto mai toccato prima, lo scambio finanziario. Non siamo direttamente interessati agli effetti sulle banche, anche se crediamo che saremo un utile stimolo. La vera rivoluzione è creare un rapporto fra tra le persone, dal basso e senza nessuna costrizione, anche su un argomento così delicato, importante e privato come il proprio denaro.

di Emanuele Quintarelli da Apogeoonline

Emanuele Quintarelliè consulente IT, esperto di user experience e architetto dell'informazione in Reed Business Information. Dopo la laurea in Informatica ha completato un master in Multichannel User Experience e diretto progetti relativi a sistemi di content management, document management, portali e vortali con un focus specifico sull'utilizzo di processi e metodologie centrate sull'utente. Dal 2005 studia l'evoluzione delle piattaforme di tagging collaborativo ed i principi del web 2.0 attraverso il suo blog, articoli e presentazioni in alcune della maggiori conferenze italiane e mondiali. Nel 2006 ha organizzato il primo IA Summit italiano.

17 Novembre 2007 · Antonio Scognamiglio


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2 risposte a “Zopa e le reti sociali dei prestiti”

  1. redazione Guida Mutui ha detto:

    Sempre più italiani si danno al social lending. Anche nel nostro Paese ormai l’ultima frontiera dei prestiti personali è rappresentata dagli scambi tra privati, tra persone che raggiungono un accordo diretto sulle somme concesse e sul tasso d’interesse saltando completamente l’intermediazione bancaria.

    Il quadro italiano

    Secondo uno studio condotto dall’Assofin, l’Associazione italiana del credito al consumo e immobiliare, nel 2007 le erogazioni di prestiti hanno raggiunto il valore record per l’Italia di 59,9 miliardi di euro, con un incremento del 9,5% rispetto al 2006. Tra il 2004 e il 2007 il credito al consumo ha registrato un balzo del 32%, e sono sempre di più i singoli e le famiglie che ricorrono all’indebitamento, per scelta oppure per necessità. Analisti e osservatori sono divisi in due fazioni: da una parte c’è chi considera il fenomeno come un semplice allineamento al modello consumistico dei Paesi più sviluppati, dove le famiglie ricorrono ai prestiti con maggior frequenza e facilità rispetto agli italiani; dall’altra ci sono quelli che lanciano l’allarme per il progressivo impoverimento dei consumatori e la riduzione del potere d’acquisto dei salari.

    A fronte di questa situazione, anche in Italia ha cominciato a svilupparsi il fenomeno dei “prestiti fai da te”, dove le somme di denaro sono scambiate direttamente tra le persone, senza l’intervento di istituti di credito o intermediari finanziari. La realtà più consolidata è quella di Zopa, una piattaforma di scambi online dove si incontrano la domanda e l’offerta di prestiti di migliaia di utenti.

    Come funziona

    Zopa è un acronimo inglese che sta per “zona di possibile accordo”. Il sistema nasce in Inghilterra, dove oggi è una realtà consolidata che coinvolge 175.000 membri.

    Si tratta in pratica di una “borsa” dove si incontrano due tipologie di persone: chi vuole prestare denaro e chi ha bisogno di un prestito. Il prestatore può concedere da 100 a 50.000 euro, e il rimborso può durare da 12 a 36 mesi. È lui stesso ad indicare il tasso che desidera ottenere: in questo momento il tasso di rendimento al lordo delle tasse si aggira intorno al 7%.

    Il richiedente può invece chiedere un prestito che va da 1.500 a 15.000 euro. In questo caso il tasso e l’importo della rata variano a seconda della classe in cui si viene collocati. “Abbiamo quattro classi, che vanno da A+ a C, dalla più alla meno affidabile – spiega Carlo Vitali, marketing manager di Zopa.it -. Quando viene presentata una richiesta di prestito, il richiedente viene collocato in uno di questi quattro gruppi, in base a quanto dichiara relativamente al suo stato patrimoniale, al suo lavoro, al suo reddito. Ovviamente per offrire maggiori garanzie ai clienti non ci basiamo esclusivamente sulle loro dichiarazioni, ma interroghiamo anche una banca dati esterna, in modo da conoscere la loro storia creditizia. In questo modo è possibile scoprire se, ad esempio, in passato hanno avuto problemi di insolvenza, o se viceversa sono stati sempre a posto con tutti i loro prestiti e i loro pagamenti”.

    La risposta alla domanda di prestito è immediata: il tempo di registrarsi, di inoltrare la richiesta e subito si può verificare sullo schermo se c’è disponibilità e in quale classe si viene collocati. Sul sito è inoltre possibile ottenere immediatamente una simulazione virtuale delle rate e dei costi connessi.

    “A questo punto la persona è libera di accettare o meno la proposta. Se accetta, riceve via e-mail un contratto che la impegna a ripagare il prestito ottenuto – prosegue Vitali -. L’accordo intercorre tra Zopa e l’utente e non tra prestatore e richiedente. Sempre per offrire maggiori garanzie, è necessario produrre una documentazione: fotocopia della carta d’identità e del codice fiscale, ultime buste paga in caso di lavoratore dipendente, i più recenti movimenti bancari, domiciliazione delle bollette e altro. Questi documenti possono essere inviati per posta, via fax o anche in formato elettronico, tramite una scansione. Infine chiediamo di effettuare un bonifico di riconoscimento di un centesimo per un ulteriore controllo”. Terminate le verifiche, nel giro di 48 ore si ottiene una risposta definitiva. Se positiva, si riceve un’ultima e-mail con un codice pin che consente di accedere al sito per ricevere il bonifico. Il prestito sarà poi ripagato con rate mensili, composte da una quota di interessi e una di capitale. È possibile estinguerlo in ogni momento, senza pagare alcuna penale.

    Costi e benefici

    Zopa ottiene una commissione su ogni prestito erogato: si parte dallo 0,5% per la classe A+ e si aumenta di mezzo punto per ogni categoria successiva, fino ad arrivare al 2% per la C. Inoltre c’è una spesa fissa di 10 euro l’anno per la gestione del prestito. “In questo momento abbiamo un Taeg che ruota intorno all’8% – sottolinea Vitali -. I prestiti hanno una durata media di 30 mesi con un valore di 6.000 euro”.

    Per i prestatori invece c’è un costo pari all’1% delle somme concesse.

    Ma cosa succede se non si riesce a ripagare un prestito contratto in questo modo? “Il nostro sistema offre innanzitutto una garanzia implicita, applicando un tasso di insolvenza standard alle diverse categorie di richiedenti: si va dallo 0,6% per i più sicuri al 3,1% per i meno certi. Se un prestatore dichiara di voler concedere una somma al tasso del 6%, al richiedente l’offerta arriva già maggiorata del tasso di insolvenza standard, quindi con un tasso effettivo che va dal 6,6 al 9,1%. A fronte di questa garanzia, i casi di insolvenza vengono trattati con le tradizionali tecniche di recupero credito, che sono ovviamente a carico della nostra società. C’è da dire che fino ad oggi non abbiamo avuto nessun caso, ma è anche vero che siamo attivi da troppo poco tempo per avere un quadro oggettivo. In Inghilterra, dove il sistema funziona già da tre anni, la percentuale di insolvenza è dello 0,2%”.

    E se Zopa fallisse?“La nostra società non ha alcuna titolarità sui soldi dei prestatori – rassicura Vitali -. Sono semplicemente depositati su un conto da noi amministrato. Se fallissimo tutti i soldi presenti sul conto verrebbero automaticamente restituiti al legittimo proprietario. Inoltre, come ulteriore garanzia, il prestito non avviene mai tra due soggetti, ma sempre tra 50 prestatori e un richiedente, in modo da mitigare al massimo il rischio di insolvenza”.

  2. enrico ratto ha detto:

    La Zona di Possibile Accordo è un concetto molto antico in economia. Si tratta del punto in cui due negoziatori raggiungono un equilibrio e, quindi, possono procedere ad un accordo.

    Il social lending è una pratica altrettanto antica. Si tratta del prestito tra due privati, senza intermediazione: le due parti stabiliscono il tasso di interesse, il prezzo del denaro, e prestatore e richiedente stipulano un accordo. Il Web 2.0, al contrario, è un concetto molto recente, ma evoca un’esigenza antichissima per la società umana: fare comunità.

    Zopa.it è una community moderna, un’esperimento finanziario, un’impresa, una SpA con 600 mila euro di capitale che si concretizza nella sintesi di questi tre concetti: prestatore e richiedente si incontrano su uno spazio web, l’uno con l’esigenza di investire denaro, l’altro di richiederlo in prestito. Le due parti trovano un punto di incontro sul tasso di interesse e sulla durata del prestito, e l’accordo è fatto. Zopa.it, in cambio di una commissione, vigila sul livello di rischio dei richiedenti, distribuisce tra più soggetti il prestito in modo da minimizzare il rischio e riduce l’intervento di intermediazione. Un modello che segna l’evoluzione della “Finanza 1.0”: le banche online fondate su tempismo, efficienza, assenza di intemediari, abbattimento dei costi. Questa volta, con un pizzico di community in più.

    Eccellere ha intervistato Maurizio Sella, vent’anni di esperienza nella finanza internazionale tra Citigroup e Julius Baer Group, nessun legame con il gruppo bancario biellese, fondatore e Amministratore Delegato di Zopa.it.

    Dottor Sella, da quale esigenza di mercato nasce il social lending?

    L’esigenza primaria è di ridurre o eliminare l’intermediazione sul mercato. Questo è avvenuto, nel tempo, in molti settori: nel commercio, nel turismo, nel sistema bancario. La seconda esigenza è legata al mondo finanziario: ogni persona desidera controllare direttamente i propri investimenti. Per quanto riguarda l’Italia, nel mercato del prestito al consumo la domanda è molto elevata, negli ultimi anni hanno avuto notevole successo strumenti come le carte di credito revolving, la “cessione del quinto”. C’era quindi ampio spazio per lanciare anche qui il social lending.

    Che tipo di struttura è Zopa in Italia?

    Siamo dodici persone, e si tratta di un’azienda molto complessa. Abbiamo iniziato a lavorare circa un anno fa, nel novembre 2006. Un anno per acquisire l’utilizzo del brand inglese Zopa, per ottenere i permessi legati al sistema del credito italiano, per costruire una squadra con alta esperienza nel settore della finanza, in grado di dare garanzie quando si parla di minimizzare il rischio dell’investimento.

    In numeri, che cosa è Zopa.it?

    Siamo nati come una srl, oggi siamo una SpA con un capitale di 600 mila euro. Abbiamo un gruppo di azionisti variegato, tra cui un fondo e alcuni imprenditori che hanno partecipato all’investimento nel progetto.

    Che rapporto c’è tra Zopa.it e Zopa UK?

    Zopa è nata in Inghilterra nel marzo 2005. Noi abbiamo stabilito un rapporto di franchising agreement. Abbiamo acquisito marchio e tecnologia, cioè la gestione della clientela attraverso il sistema informatico. Per tutto il resto, siamo totalmente indipendenti, a partire dalla gestione della comunicazione e del marchio stesso.

    Zopa è presente in Inghilterra, in Italia e…

    E al momento solo negli Stati Uniti. L’Italia è stato il secondo paese ad accogliere Zopa. Zopa UK ha ricevuto moltissime richieste dagli ambienti finanziari di diversi paesi, ma pochi sono stati selezionati. Vengono richieste molte garanzie per quanto riguarda i finanziatori del progetto e il team che andrà ad operare nel Paese, il management.

    Come pensate di lanciare su larga scala Zopa.it?

    Siamo partiti con una strategia di comunicazione molto innovativa. Abbiamo sfruttato intensamente due termini molto in uso oggi: virale e web 2.0. La comunicazione è stata scelta da una community a cui hanno aderito 500 creativi, ognuno con progetti molto interessanti e di alto valore. Inoltre, stiamo lavorando molto con i blog. Zopa è un business complesso, e il suo sviluppo necessita di molto tempo. Ovviamente, faremo anche comunicazione fuori dal web.

    Che cosa differenzia Zopa.it dal mondo bancario tradizionale? Quale è il vostro valore aggiunto?

    Oltre, come dicevamo, ad aver eliminato l’intermediazione, noi siamo persone fisiche e mettiamo in relazione persone fisiche. Il prestatore conosce i nomi, sotto forma di nickname, di chi richiede il prestito. Inoltre, c’è un senso di comunità molto sentito. E lavoriamo per essere totalmente trasparenti. Quando si lavora con una community di persone molto preparate, perché chi ci scrive ci ha dimostrato di essere molto attento ai meccanismi finanziari, dobbiamo mantenere un atteggiamento sempre trasparente.

    Otterrete più interesse verso l’investimento – i prestatori – o verso la richiesta del prestito?

    In questa fase di lancio siamo più conosciuti nel mondo dei prestatori. Durante i primi quindici giorni del lancio abbiamo raccolto circa 500 mila euro, ogni prestatore ha messo a disposizione in media 1500 euro. Sono tutte persone con un background finanziario avanzato. Andando avanti nel tempo, pensiamo che anche l’efficienza del prestito avrà successo. Crediamo che prestatori e richiedenti a breve si bilanceranno. Da parte nostra, dobbiamo continuare a lavorare con severità nella concessione del prestito, anche se non ci poniamo come responsabili diretti dell’insolvenza del debitore. Oggi concediamo 3 prestiti ogni 10 richieste. Solo questo ci consente di ottenere fiducia nella community.

    Credete che il libero incontro tra domanda e offerta manterrà più bassi i tassi di interesse?

    Diciamo che i numeri dicono questo, in Inghilterra i tassi di interesse di Zopa sono più bassi della media del sistema bancario. Ma non è la nostra priorità: avere un prodotto, il denaro, che costa poco non è un fattore determinante. Lo invece sono l’esperienza, la capacità di gestire al meglio il rischio, l’efficienza.

    Quali sono i piani di sviluppo di Zopa.it?

    Il break–even finanziario lo raggiungeremo entro tre o quattro anni. Ma quello che ci interessa di più è la crescita della comunità attiva. Contiamo di avere 200 mila iscritti nei prossimi 3 anni, e 40 mila persone che si siano scambiate denaro.

    Lei sa che nasceranno dei competitors, state aprendo un mercato…

    E’ naturale che sorgeranno dei competitors, e porteranno business. Significherà che le persone avranno maturato un buon livello di fiducia nello strumento. Mi auguro solo che i concorrenti siano slegati dai grandi gruppi finanziari, che siano dei concorrenti alla pari. Come dicevo, però, la community è molto attenta e informata, per questo bisogna essere sempre coerenti con i principi fondanti del nostro marchio e del social lending.

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