Io Guenda, agente di recupero crediti, vorrei essere la migliore amica dei miei debitori

Il recupero crediti stragiudiziale e la comunicazione persuasiva

Mi chiamo Guenda, ho una laurea in giurisprudenza e da qualche anno il mio impegno è incentrato soprattutto nell'attività di recupero stragiudiziale dei crediti. E’, questo, un mondo interessante e stimolante.

Il recupero crediti  stragiudiziale si basa fortemente sulla comunicazione persuasiva. E' fondamentale, come insegnava Karalis dalle righe di questo stesso blog, all'incirca due anni fa, accertarsi che il debitore abbia consapevolezza del problema e lo riconosca come suo.

Bisogna evidenziare i danni che gli possono derivare dal sottovalutare la questione e dal non provvedere a definire almeno un piano di rientro dai debiti assunti e non onorati.

Si tratta dunque, essenzialmente, di un'attività di negoziazione finalizzata a proporre soluzioni per eliminare immediatamente il contenzioso, chiarendo eventuali dubbi del debitore e conducendolo ad adottare le decisioni conseguenti.

In questa mia esperienza lavorativa ho avuto modo di verificare che la cortesia e la simpatia fanno cambiare idea alle persone più facilmente di quanto possa fare un atteggiamento intransigente, minaccioso, offensivo.

Un  approccio soft al recupero crediti stragiudiziale

Nei miei rapporti con i debitori mi astengo da qualsiasi tipo di giudizio etico morale e cerco di accreditarmi a loro come un'amica che li contatta solo per aiutarli a risolvere i loro problemi.

Anche se ho una laurea in giurisprudenza, non mi presento mai al debitore come avvocato o procuratore di uno studio legale o di una società di recupero crediti. L’intervento di un avvocato è infatti necessario solo in un secondo momento, quando il debitore si rifiuta categoricamente di raggiungere qualsiasi accordo con l'agente di recupero crediti.

Prima di stabilire il contatto telefonico con il debitore, leggo attentamente tutta la pratica (all'interno di essa si possono trovare tante informazioni, spesso utili anche a tracciare un profilo psicologico del mio interlocutore). Lo studio del contratto di finanziamento, nonché la conoscenza di precedenti piani di rientro non rispettati, aiuta a controbattere eventuali contestazioni formulate dal debitore, facendomi apparire convincente e credibile.

Il mio atteggiamento non è mai quello di chi ha un proprio interesse economico nell’esito positivo della transazione. Il debitore deve percepire un solo messaggio: io sto lavorando per tirarlo fuori definitivamente da una situazione complicata e foriera di conseguenze che sarebbe meglio, per tutti, evitare.

Ma i più non sono d'accordo con questo tipo di approccio, per così dire "morbido". Alcuni colleghi riescono a vedere nel debitore solo lo stereotipo del furbetto che può e non vuole far fronte ai propri obblighi.

Per costoro non c’è la crisi, non esiste la cassa integrazione guadagni. Sono convinti, così come lo è il loro leader carismatico, che nessun debitore sia realmente rimasto indietro, nessuno abbia perso il posto di lavoro.

Per questi agenti di recupero crediti il finanziamento non pagato dal debitore è servito a comperare il mega televisore piatto lcd con annesso impianto hifi 5+2. Oppure è stato impiegato per pagare la fattura del chirurgo plastico a cui è stata affidata l'ardua impresa di rassodare, con il silicone, seno o natiche di moglie e/o amante, giusto per avere qualcosa di più duro (e meno flaccido) da palpare ...

Perchè, secondo questi funzionari del recupero crediti - super abbronzati, con l'immancabile Rolex al polso e camicie rigorosamente confezionate su misura con le iniziali cucite sul petto - al sovraindebitamento si arriva solo grazie alla irresistibile tentazione di voler scimmiottare, a qualunque costo, quelli che possono permettersi cose che ai più sono negate.

La molla che porta il debitore a chiedere un prestito è, nelle convinzioni di questi trogloditi della professione, un ragionamento di questo tipo: "... ma perchè la moglie del mio datore di lavoro può permettersi le borse di Vuitton e la mia, invece, solo quelle sotto gli occhi?"

E, invece, basterebbe visitare uno di quei siti che affrontano i problemi dei debitori per rendersi conto della triste realtà di chi dovrebbe, e non può, pagare le rate dei prestiti. Si leggerebbero, ad esempio, testimonianze come quella di Furio, che scrive:
Sposato, moglie cameriera 1200 euro al mese a tempo determinato, io disoccupato da 2 mesi percepisco 800 euro circa, viviamo in affitto 600 al mese, fiat 600 del 2003 ed un figlio di 8 anni che con difficoltà riusciamo a malapena a vestire.  Da due mesi, nonostante tutti gli sforzi, non sono più  riuscito a far fronte ai pagamenti e da allora la vita in casa è cambiata, "da così a così".

Mi tartassano di telefonate, anche minacciose. L'addetta al recupero crediti mi ha contattato più volte, intimandomi di pagare subito le rate arretrate. Io le ho sempre risposto che al momento non sono in grado di rispettare gli impegni assunti e che avrei saldato tutto il debito appena possibile. Le ho anche spiegato la situazione attuale.

Ieri però al telefono ha risposto mia moglie, che è coobbligata nel finanziamento. Credetemi sono rientrato a casa e l'ho trovata piangente. Le avevano comunicato che, al massimo giovedì, avremmo dovuto effettuare tutti i versamenti e che altrimenti ci avrebbero mandato a casa l'ufficiale giudiziario.

Giuro che mi sento male a vedere mia moglie cosi, mi sento inutile. Se viene l'ufficiale giudiziario sono veramente rovinato come ha affermato l'operatrice della società di recupero? Ho tanta paura, aiutatemi vi prego.
Oppure, si avrebbe modo di assistere a sfoghi e provocazioni disperate, come quelle proposte da Birillo:
E' mai possibile che uno debba suicidarsi per i debiti? Che non possa esistere una soluzione per uscirne fuori? Sono disperato perchè non riesco a trovare questi maledetti soldi, per il lavoro che in questo momento non c'è, per un incidente con la macchina che ha peggiorato la situazione.... Nessuno è disposto a darti una mano, come fare non lo so!!!! Io vorrei pagare, ma dove prendo i soldi che servono a saldare i debiti? Forse morire alla fine è la soluzione di tutto....

Recupero crediti stragiudiziale - Un debito, è un fatto, un numero, una conseguenza di circostanze

Per dirla con Antonio Iuri Donati "un debito è un debito, è un fatto, un numero, una conseguenza di circostanze. Un debito non è ne' bello ne' brutto, è misurabile, è circoscrivibile, è aggirabile, talvolta un debito aiuta, talvolta è un nemico, ma si può sempre affrontare. Sconfiggerlo, o venirci a patti.

Un debito non è alla fine così terribile se si conoscono le regole del gioco, un po' come il diavolo, che è meno brutto se si ha la forza e il coraggio di guardarlo negli occhi.

Terribile invece è vedere una società fondata sui consumi, che marginalizza chi non riesce a stare al passo. Terribile è vedere tanta gente che di fronte all'indebitamento ed ai problemi contingenti, si perde d'animo e non riesce più a pensare al domani".

Sia come sia, la strada del recupero stragiudiziale dei crediti è oggi l'unica perseguibile. Vale la pena, d’altra parte, avviare un procedimento giudiziario per pochi spiccioli? Solo per presentarsi dal Giudice di Pace o in Tribunale per ottenere un decreto ingiuntivo, bisogna prima passare dal notaio a farsi rilasciare un estratto autentico delle scritture contabili da cui risulti la registrazione, altrimenti neppure lo prendono in considerazione.

Sia che si tratti di un debito da 100 o da 100.000 euro, la tariffa notarile prevede un obolo fisso di 72 euro + bollo da 14,62. Così, giusto come benvenuto nella via crucis. Lo Stato però non si accontenta dell'estratto notarile e pretende, per qualsiasi cifra, un bel ricorso, con tutti i crismi di legge, documentazione, fascicolo di parte e cartacce varie. Volendo, per cifre irrisorie, il creditore potrebbe far da sé, ma in pratica, vista la complicazione delle procedure, di solito viene interpellato un avvocato.

Ora, noi saremo anche una categoria di avidi disgraziati, ma, con tutta la buona volontà, un avvocato può anche chiedere il minimo indispensabile, però il più delle volte le difficoltà e il tempo che si perde per un procedimento non dipendono certo dal valore, mentre la tariffa sì.

Le procedure di recupero crediti giudiziale sono costose e spesso inefficaci

Ecco perché, spesso accade che il legale sia il primo a dissuadere il creditore dal proseguire, spingendolo magari ad accettare una cifra inferiore a titolo transattivo. Non è cattiveria, il creditore ci rimette (?) e il debitore risparmia, ma, tra costi e tempi, in Italia impera la logica del “pochi, maledetti e subito”, che alla fine è spesso la soluzione migliore e più economica per lo stesso creditore, che rischia altrimenti di rimetterci sul serio. Se, infatti, il debitore neppure si degna di rispondere (succede ormai sempre più spesso) oppure il creditore si impunta, parte la trafila nelle aule giudiziarie.

Dopo circa un paio di mesi dal ricorso, infatti, se fortunato, il creditore ha ottenuto un decreto non esecutivo ovvero un pezzo di carta che andrà notificato al debitore, a mezzo dell'immarcescibile ufficiale giudiziario. Da quel momento occorre aspettare poi altri 40 giorni per l’eventuale opposizione che si spera il debitore non faccia, altrimenti parte un procedimento ordinario e i tempi sono quelli tristemente noti.

Talvolta il debitore ha le spalle coperte e fa opposizione, anche solo per guadagnare tempo, ma è raro per cifre minime dal momento che dovrebbe pagare un avvocato e se non ha argomenti validi, alla prima udienza il creditore può ottenere comunque la provvisoria esecutività.

Se, pertanto, il debitore resta inerte (perché affannarsi?) passati i 40 giorni, il creditore può chiedere che il decreto diventi esecutivo. Mica in automatico, ci mancherebbe. L’avvocato va in Tribunale e chiede che sia dichiarato esecutivo, poi, il decreto passa dal giudice che lo ricontrolla, che non si sa mai, mette la sua firma, quindi ritorna in cancelleria, per l’apposizione medievale della formula esecutiva (“Comandiamo a tutti gli Ufficiali Giudiziari…”, una comica!). Circa due settimane, se sono efficienti e il giudice non si è dimenticato.

È stata dura, ma alla fine il creditore ha il suo agognato decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo.

Che ci fa? Un quadretto? Spesso, purtroppo, solo quello, perché da quel momento, se il debitore continua a non pagare spontaneamente, deve cominciare la procedura di esecuzione forzata. Ma questa è un'altra storia senza contare poi il fatto che, il più delle volte, da pignorare c'è solo mobilia vecchia ...

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19 Agosto 2013 · Paolo Rastelli


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