impresa familiare


Impresa familiare e trattamento fiscale – come funziona

2 Settembre 2015 - Giorgio Martini


Nel regolare i rapporti tra titolare dell'impresa familiare e suoi collaboratori, parenti e affini, quando tra questi non sia stato configurato un diverso rapporto (quale prestazione di lavoro subordinato, società, associazione in partecipazione o comunione di azienda), Il Codice civile (articolo 230 bis) prevede che ai collaboratori che prestino la loro attività lavorativa in modo continuativo nella famiglia o nell'impresa familiare sia riconosciuto il diritto a partecipare agli utili dell'impresa familiare, ai beni acquistati con essa e agli incrementi dell'azienda, anche in ordine all'avviamento. Ciononostante, l'impresa familiare ha natura individuale e non collettiva (associativa) e, quindi, è imprenditore unicamente il titolare dell'impresa, il quale la esercita assumendo in proprio diritti ed obbligazioni, oltre la piena responsabilità verso i terzi. Ciò è comprovato dalla circostanza che il fallimento dell'imprenditore non coinvolge i familiari. In virtù della natura di impresa individuale, le eventuali perdite conseguite sono imputate esclusivamente al titolare dell'impresa familiare. [ ... leggi tutto » ]


Irap – l’impiego di un collaboratore nell’impresa familiare può determinare l’assoggettamento all’imposta

12 Novembre 2014 - Giorgio Valli


In riferimento all'obbligo di corrispondere l'IRAP, il requisito dell'autonoma organizzazione ricorre quando il contribuente risulta, sotto qualsiasi forma, il responsabile dell'organizzazione e non sia, quindi, inserito in strutture organizzative riferibili ad altrui responsabilità ed interesse. Oppure quando, pur in assenza di organizzazione, il contribuente titolare impiega beni strumentali eccedenti il minimo indispensabile per l'esercizio dell'attività. Per giurisprudenza consolidata, costituisce onere del contribuente, che chieda il rimborso dell'imposta ritenuta non dovuta, dare la prova dell'assenza delle condizioni appena indicate. In tale contesto, va precisato che l'attività prestata da un collaboratore in un'impresa familiare può determinare l'ampliamento delle capacità personali del contribuente, e dunque contribuire alla sussistenza del requisito dell'autonoma organizzazione, dal momento che la collaborazione dei partecipanti all'impresa familiare può produrre una ricchezza ulteriore (o valore aggiunto) rispetto a quella conseguibile con il solo apporto lavorativo personale del titolare. Tanto più se dalle dichiarazioni dei redditi prodotte dal contribuente emerge un [ ... leggi tutto » ]


Il patto di famiglia » cedere l’impresa ai propri consanguinei

12 Marzo 2014 - Marzia Ciunfrini


Il patto di famiglia » Cedere l'impresa ai propri consanguinei Con l'introduzione della legge 55/2006, è stato introdotto nel nostro ordinamento normativa l'istituto del patto di famiglia. Si tratta della possibilità di un accordo tra un imprenditore e uno dei propri discendenti che, nel rispetto di determinate condizioni e senza che vi possano essere contestazioni in sede di eredità, ha come oggetto il trasferimento dell'azienda o delle quote di partecipazione al capitale della “società di famiglia. Vediamolo dettagliatamente nel prosieguo dell'articolo Il patto di famiglia Come accennato, il patto di famiglia è un contratto che consente il passaggio generazionale in azienda. Il patto di famiglia non è un testamento bensì un vero e proprio contratto finalizzato a garantire la continuità dell'impresa: esso anticipa gli effetti della successione. In pratica, infatti, i discendenti dell'imprenditore entrano a far parte dell'azienda prima di diventare eredi. Con il patto di famiglia l'imprenditore può trasferire, [ ... leggi tutto » ]


Contributi inps per collaboratori di impresa familiare – dovuti solo per chi presta attività regolare e costante

3 Giugno 2013 - Ornella De Bellis


La consolidata giurisprudenza indica che, per quanto riguarda il valore ai fini probatori della natura del rapporto come autonomo o subordinato, il termine giuridico utilizzato per definire il rapporto dalle parti (ovvero la qualificazione data nell'atto notarile al rapporto instaurato tra i componenti della famiglia ed attraverso la dichiarazione dei redditi del titolare dell'impresa) può ben costituire un utile elemento di giudizio. Tuttavia assume rilievo anche il concreto svolgimento del rapporto stesso. Infatti, si è precisato che ai fini del riconoscimento dell'istituto residuale dell'impresa familiare è necessario che concorrano due condizioni: sia fornita la prova sia dello svolgimento da parte del partecipante di un'attività lavorativa continua, nel senso di attività non saltuaria ma regolare e costante, anche se non necessariamente a tempo pieno; sia fornita la prova dell'accrescimento della produttività dell'impresa provocato dal lavoro del partecipante, necessaria per determinare la quota di partecipazione agli utili e agli incrementi. Infine, anche [ ... leggi tutto » ]