Signor Prodi, lei non è "depresso", l’Italia sì

È ora di smetterla di far credere al popolo italiano che tutto funziona, perché non è così. Venerdì, seguendo il Tg3 serale, mi sono sentito umiliato e offeso nell’ascoltare le affermazioni del presidente del Consiglio Romano Prodi.

Come me, credo che si siano sentiti milioni di italiani quando nel servizio, commentando l’articolo del New York Times, il quale ha definito l’Italia “depressa”, Prodi ha risposto: “Io non mi sento così”. Parole che hanno destato in me tante rabbia, che neanche la notte è riuscita ad assorbire.

Parole da interpretare solo come un’offesa agli italiani. Del resto, il signor presidente non potrà mai essere depresso visto che prende circa 24mila euro al mese, equivalenti a dieci stipendi di un operaio. Così come nessun politico potrà mai sentirsi “depresso” con stipendi da favola.

Vorrei essere un fantasma per stare dietro ad ognuno di loro e vedere dove vanno in vacanza questo Natale. In qualità di cittadino, posso assicurare a Prodi e a tutti i politici che l’Italia sta vergognosamente male e questo natale gli italiani lo passeranno a correre dietro ai pagamenti. Noi lo diciamo da tempo, per fortuna, a ruota, iniziano a dirlo tutti, quotidiani italiani e stranieri, e le tv, in quei timidi servizi a fine telegiornale. Questi signori vogliono dirci come stiamo e come non stiamo, ma l’Italia lo sa come sta. Sta malissimo grazie alla vostra scelleratezza di non sapere gestire il paese, grazie ai vostri esorbitanti sprechi economici che girano intorno alla politica e ai partiti, grazie al clientelismo che vi obbliga a creare apparati che mangiano i soldi dei contribuenti per accontentare amici e anche nemici. Grazie a voi questo paese sta sprofondando verso la crisi economica più triste della sua storia. Non sorridete più in tv perché create malumore nell’animo delle persone, perché vedendovi sorridere si arrabbiano, e molte piangono. Concludo perché la rabbia è tanta: le banche, le assicurazioni, le finanziarie, grandi gruppi finanziari ed immobiliari, gruppi industriali, sistemi dove la politica ci gira intorno, sono coloro che hanno beneficiato dell'euro. Solo questo anno le banche hanno deliberato milioni e milioni, se non miliardi di euro in tutta Italia, di piccoli finanziamenti per consentire alle famiglie di proseguire il percorso affannoso che gli ha regalato l’euro.

L’Italia era un paese con un popolo di risparmiatori, i risparmi nelle banche non ci sono più, quei pochi che ci sono derivano da finanziamenti che le persone hanno contratto per avere qualcosa da parte per sentirsi sicuri, accettando di pagare delle rate pur di continuare ad essere dei risparmiatori. Purtroppo, come si sono consumati i risparmi accumulati in anni di sacrifici facendo le formiche, così si consumano i prestiti, perché è diventato impossibile stare dietro alle tasse di governo, regioni, province, comuni, oltre a tutto ciò che occorre alla vita quotidiana di ognuno di noi, che ormai sfiora il 60% di quello che guadagna un cittadino. A questo punto come si fa ad essere così ingiusti nel dire che l’Italia sta bene? Il cittadino deve ricorrere a prestiti per poter continuare a vivere, poiché i suoi guadagni sono stati resi talmente esigui dal cambio e dagli aumenti, si deve indebitare fino al collo, entrando in una depressione indescrivibile. Al nostro presidente del Consiglio questo problema non appartiene, lui non si sente depresso. Il popolo sì!

di Francesco Torellini

16 Dicembre 2007 · Patrizio Oliva


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