Servizi a pagamento non richiesti sul proprio cellulare » Dalle sanzioni alle società alle tutele per il consumatore: facciamo chiarezza

Servizi a pagamento non richiesti sul proprio cellulare » Dalle sanzioni alle società alle tutele per il consumatore: facciamo chiarezza

Nel febbraio 2015 l'Antitrust ha inflitto a quattro società telefoniche (Tim, Vodafone, Wind, Tre) una multa di oltre 5 milioni di euro per servizi a pagamento non richiesti sul cellulare.

Dopo la notizia delle sanzioni, in molti utenti si sono attivati per vedersi rimborsare il denaro ingiustamente sottratto: ultimamente, anche una nota associazione di consumatori ha inviato una diffida ai quattro potenti gestori di telefonia.

Ma quali sono i modi più efficaci per ottenere un risarcimento?

E ancora, come deve fare il consumatore per prevenire queste pseudo-truffe?

Queste informazioni, ed altre ancora, all'interno dell'articolo.

La multa dell'Antitrust alle compagnie telefoniche per servizi a pagamento non richiesti sul cellulare

Navigando su internet col proprio smartphone, o cellulare, in molti si sono trovati abbonati, senza volerlo, all'oroscopo, al meteo o a qualche altro servizio a pagamento che non avevano mai richiesto.

In questo caso, si tratta di pratiche commerciali scorrette e aggressive utilizzate da tutti e quattro maggiori operatori di telefonia mobile italiani per vendere i cosiddetti servizi “premium” a pagamento.

Pratiche che il Garante, qualche settimana addietro, ha sanzionato con 1.750.000 euro di multa a Tim e Tre e 800.000 euro a Vodafone e Wind.

Ciò, proprio per aver adottato, appunto, pratiche commerciali scorrette nell'ambito della commercializzazione dei servizi premium utilizzati via Internet da terminale mobile. Nei confronti di H3G, in ragione dei rilevanti effetti delle condotte attuate, è stata disposta anche la pubblicazione di un estratto del provvedimento.

Eppure, nonostante le sanzioni, molti consumatori continuano a vedersi attivati servizi a pagamento senza alcuna autorizzazione esplicita.

Una nota associazione di consumatori, Altroconsumo, intanto, ha avviato una richiesta collettiva di rimborso e Konsumer Italia chiederà al Garante di regolamentare i “Servizi Premium” forniti dai gestori di telefonia mobile con il blocco automatico preventivo: se non verrà inviato un SMS di risposta con scritto “SI desidero attivare il servizio a pagamento”, non dovrà più essere attivato in automatico alcun servizio a pagamento.

Nel frattempo, però, vi raccontiamo quali sono i più comuni servizi a pagamento non richiesti e vi spieghiamo come difendervi da soli da queste pratiche scorrette del vostro operatore telefonico.

Quali sono i servizi a pagamento non richiesti sul cellulari più comuni in cui incappano i consumatori italiani

Quali sono i servizi a pagamento non richiesti sul cellulari più comuni in cui incappano i consumatori italiani.

L'inganno, di per sé, può avvenire in molti modi. Noi ne abbiamo individuati quattro.

Il primo è banale: la pubblicità o la pagina di attivazione (a cui si accedere con un clic - volontario o no - sulla pubblicità) contiene informazioni ingannevoli. Non dice con chiarezza che c'è un costo o che cliccando l'utente viene abbonato.

Dal secondo al quarto si entra invece nel regno di trucchi che hanno molto a che fare con la pirateria informatica. È possibile ingannare l'utente attraverso banner invisibili, nascosti in una pagina di un sito qualunque o su una app. Noi clicchiamo sullo schermo, normalmente, per lo scrolling della pagina e non sappiamo di aver cliccato sulla pubblicità, che fa poi aprire un'altra pagina dove si attiva all'abbonamento.

Qui servirebbe un secondo clic dell'utente, per conferma, ma può entrare in gioco la casualità (con i touchscreen sono facili i clic involontari) oppure altri trucchi. Agcom ha scoperto che alcune pubblicità o alcune pagine dei servizi riescono a trovare da soli i codici informatici corrispondenti al clic.

Noi non facciamo niente ma la pagina invia lo stesso l'informazione "l'utente ha fatto un clic", simulandolo nel linguaggio informatico.

Il quarto metodo richiede invece un malware, che si è installato sul nostro sul cellulare, in modo da obbligarlo a fare questo famigerato clic. Alcuni, sofisticati, fanno apparire la pagina del servizio ogni volta che l'utente riceve una telefonata. Noi portiamo all'orecchio il telefono, senza sapere che si è aperta da sola la pagina con il tasto "abbonami" e involontariamente ci clicchiamo con la guancia o l'orecchio.

Dopo questo clic, il fornitore del servizio contatta l'operatore mobile, che gli fornisce il numero di telefono dell'utente, su cui può avvenire l'addebito. Tutto in automatico. È su questo passaggio di informazioni che si sono concentrate le nuove decisioni dell'Antitrust e di Agcom.

Per la prima volta hanno messo in discussione la liceità di questa prassi degli operatori, che mai hanno chiesto all'utente l'autorizzazione per fornire a terzi il numero (sebbene questa informazione viaggi in forma anonima).

Insomma, l'Antitrust accusa gli operatori non solo di non aver tutelato abbastanza gli utenti; ma - ed è la novità dell'ultima decisione - di aver messo in piedi un sistema che di per sé è lesivo dei nostri diritti.

Agcom va nella stessa direzione: chiede, nella delibera, che gli operatori permettano l'addebito del servizio solo se l'utente scrive il proprio numero di telefono sulla pagina relativa.

Mai più clic, mai più passaggi di numeri, quindi.

Come prevenire i servizi a pagamento non richiesti sul proprio telefono cellulare

Servizi a pagamento non richiesti sul proprio cellulare: ecco come difendersi dalle angherie del proprio operatore telefonico.

Innanzitutto, se il servizio a pagamento è attivabile tramite sms, è possibile risolvere il problema attraverso il cosiddetto “barring sms”, cioè un servizio che blocca proprio quegli sms premium che attivano funzioni come oroscopo, chat, ecc.

La procedura di questo utile servizio è differente a seconda dell’operatore.

Con Tim è possibile farlo attraverso il sito, o chiamando il 119 e richiedendo all'operatore di mettere il numero in black list.

Con Vodafone, invece, è possibile visitare la sezione apposita del sito oppure chiamare il 190 e chiedere all'operatore l’attivazione del barring sms.

Con Wind è possibile farlo attraverso il sito o contattando il 155 e richiedendo il blocco dei servizi a sovrapprezzo.

Con H3g (3), invero, è sufficiente andare nella sezione dedicata del sito o chiamare il 133 e richiedere l’attivazione del servizio barring sms.

Con Postemobile, infine, devi inviare il modulo che trovi sul sito, via fax o via posta tradizionale, richiedendo il blocco dei servizi a sovrapprezzo. Il barring sms è molto utile ma devi tenere presente che ha una controindicazione: attivandolo blocchi, infatti, anche gli sms di servizi a pagamento attivati volontariamente.

Per tutti gli altri servizi, una buona abitudine, durante la navigazione col tuo smartphone, è quella di evitare accuratamente di cliccare sui banner pubblicitari. Occhio: si attivano anche semplicemente sfiorandoli.

Altra raccomandazione è quella di controllare sempre il proprio credito e, qualora si notasse qualche anomalia, chiamare il proprio operatore richiedendo esplicitamente la disattivazione immediata del servizio.

Buona norma è far seguire alla telefonata anche un reclamo scritto, indirizzato alla propria compagnia telefonica, in cui si ribadisca la volontà di disattivare il servizio non richiesto e chiedere la restituzione di quanto indebitamente sottratto.

Se l’operatore non risponde entro 40 giorni o se rispondesse negativamente, è doveroso contattare il comitato regionale per le comunicazioni (Co.Re.Com.).

Effettuare un reclamo alla compagnia telefonica per i servizi telefonici a pagamento non richiesti sul proprio cellulare

Fare un reclamo con la richiesta di rimborso è una cosa molto molto importante da fare ed è fondamentale essere molto precisi e chiari nel farla.

Come primo passo, anche se può sembrare banale, è bene impostare correttamente la richiesta di rimborso al proprio gestore telefonico che si ha al momento.

Tutte le carte dei servizi dei gestori telefonici danno informazioni sulla possibilità di inviare reclami e sui tempi medi di risposta.

Di solito viene data possibilità di inviare reclami per email o fax, ma il nostro consiglio resta sempre quello di inviare una raccomandata a/r, cosi' da mettersi fin da subito nella condizione di poter dimostrare l'invio e la ricezione, dando fin da subito valore legale alle proprie considerazioni.

Nella raccomandata a/r, oltre a contestare disservizi e violazioni di legge, si possono fare richieste e dare un termine per il loro accoglimento, con minaccia di adire, in caso contrario, le vie legali.

Questo tipo di lettera di chiama messa in mora.

Come accennato, la messa in mora è una procedura per intimare ufficialmente alla controparte (che non rispetta il contratto) un determinato adempimento.

E’ importante ricordare che la controparte e’ il soggetto col quale si e’ concluso il contratto, quindi occorre non farsi rimandare ad altri soggetti. Come prevede l’articolo 1219 del Codice civile, la messa in mora necessita di forma scritta e deve essere inviata per raccomandata con avviso di ricevimento o PEC.

La lettera deve essere incisiva e sintetica e deve contenere:

  1. Descrizione dei fatti che danno il diritto a una certa prestazione. E’ utile evidenziare le discrepanze tra gli obblighi contrattuali e quello che in realtà e’ accaduto.
  2. Richieste puntuali: consegna del bene, risoluzione del problema, e quantificazione del risarcimento danni richiesto.
  3. Fissazione di un termine: ad esempio 15 giorni dal momento in cui la controparte riceve la raccomandata o PEC, ma per casi urgenti il tempo concesso può essere anche di 24/48 ore.
  4. Minaccia di adire le vie legali con beneplacito di spese e danni nel caso la controparte non provvedesse a soddisfare le richieste.

Come effettuare un segnalazione all'Agcom per servizi a pagamento non richiesti sul proprio cellulare

Vi spieghiamo come effettuare un segnalazione all'Agcom per servizi a pagamento non richiesti sul proprio cellulare.

Parallelamente all'invio della contestazione al gestore e' possibile segnalare il caso, i disservizi e la violazione di norme e disposizioni dell'AGCOM, all'AGCOM stessa.

Lo si può fare per iscritto, compilando il modello D messo a disposizione dall'Autorità, oppure telefonando al numero verde 800.185.060.(dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 14.00) o al numero 081.750750 se si chiama da cellulare.

A questo numero e' possibile anche fruire di assistenza sulle problematiche con i gestori.

A seguito della segnalazione potrebbe essere aperta un'istruttoria (a discrezione dell'Autorità) con eventuale emanazione di provvedimenti sanzionatori. I provvedimenti sanzionatori sono pubblicati sul sito dell'Autorita'.

Da notare bene che la segnalazione effettuata con il modello D non porta all'apertura di una pratica di conciliazione e quindi alla trattazione "amichevole" della controversia. Serve semplicemente per mettere al corrente l'Antitrust delle attivita' (irregolari) di un determinato gestore.

Se il reclamo, comunque sia stato inviato, non ottiene l'effetto desiderato, e possibile tentare di risolvere la controversia con una conciliazione, ovvero tentando di trovare un accordo "amichevole" con la controparte ritrovandosi, con essa, davanti ad una apposita commissione.

Effettuare la conciliazione al Co.Re.Com per servizi a pagamento non richiesti sul proprio cellulare

Come effettuare la conciliazione al CoReCom per servizi a pagamento non richiesti sul proprio cellulare.

Dal 2007 in ambito di telefonia il tentativo conciliativo e' OBBLIGATORIO prima di poter intentare l'eventuale causa.

Ci si può rivolgere ai "comitati regionali per le comunicazioni" (CO.RE.COM), che sono organi della stessa Autorita' garante (AGCOM) oppure, in alternativa, alle camere di commercio.

I CORECOM sono presenti in (quasi) tutti i capoluoghi di regione e operano, almeno nelle prime fasi della pratica, a distanza attraverso i propri siti internet.

Oltre alla richiesta di attivazione della procedura ordinaria (formulario UG) si può far presente al CO.RE.COM la necessita' di interventi di urgenza (per esempio se siamo rimasti senza linea telefonica) presentando il formulario GU5.

Il Comitato procederà ad informare l'utente della data fissata per il tentativo di conciliazione a cui prenderanno parte, oltre all'utente (che può farsi rappresentare anche da altro soggetto, non e' necessario un legale), un rappresentante del gestore e un conciliatore del Co.re.com.

Il conciliatore ha il compito di favorire l'accordo, ma non ha potere di decidere su torti e ragioni dell'una o dell'altra parte. Se un accordo viene raggiunto, si stila un verbale che diventa vincolante per le parti. Si tratta infatti di un atto esecutivo, al pari di una sentenza definitiva.

Il tentativo di conciliazione deve avvenire entro 30 giorni dalla presentazione dell'istanza.

Se entro tale termine l'udienza non si tiene, l'utente può rivolgersi alla giustizia ordinaria (giudice di pace o tribunale) anche se la conciliazione non è avvenuta. Se invece si intende procedere con la definizione al Corecom/Agcom, piuttosto che con una causa, è necessario attendere lo svolgimento dell'udienza di conciliazione.

La diffida di Altroconsumo ai gestori telefonici per servizi a pagamento non richiesti sul cellulare

Come è nata l'idea della diffida Altroconsumo ai gestori telefonici per servizi a pagamento non richiesti sul cellulare.

Dopo la sanzione dell'Antitrust, la società di consumatori Altroconsumo ha deciso di raccogliere tutte le segnalazioni dei consumatori per una richiesta collettiva di rimborso.

Alla nota compagnia di difesa dei consumatori, sono arrivate tante segnalazioni e loro hanno girato alle compagnie tutti i casi degli utenti: ora ci si aspetta che gli operatori diano una risposta concreta a ogni utente: si vigilerà affinché tali reclami non restino inascoltati.

Anche di fronte al Garante, gli operatori si sono impegnati a vigilare affinché queste pratiche cessino definitivamente.

28 Aprile 2015 · Gennaro Andele


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