Separazione tra coniugi » Informazione e prevenzione

Tutto ciò che bisogna sapere prima di giungere alla separazione personale tra due coniugi

Quando un matrimonio arriva al capolinea, oltre al trauma della separazione, si devono affrontare degli ostacoli e delle problematiche che a volte possono diventare insormontabili.

Chi decide di optare per la separazione personale, comunque, lo fa dopo aver ponderato sulle conseguenze per sé, per i figli e per la famiglia intera e molto spesso si pone anche diverse domande.

E' meglio la separazione consensuale o quella giudiziale? E' preferibile pagare un avvocato o posso occuparmi da solo della vicenda?

O ancora: chi pagherà il mutuo una volta concluso il matrimonio?

A questi ed altri quesiti cercheremo di rispondere nel prosieguo dell'articolo.

Il ruolo dell'avvocato nella separazione

Nell'ambito di una separazione, il rapporto di fiducia con il proprio legale è fondamentale.

E' di assoluta importanza, però, prima ancora di rivolgersi ad un legale, che si comunichi al coniuge di aver maturato l'intenzione di portare il matrimonio al termine e, di voler decidere insieme a lui le modalità attraverso cui separarsi, in special modo se ci sono figli.

A parte gravi fattispecie, infatti, come violenze fisiche o psicologiche nei confronti propri e/o dei figli, apprendere dell'intenzione di separarsi attraverso la lettera inviata da un avvocato non è, in generale, cosa opportuna in quanto renderebbe di certo l’altro meno disponibile a raggiungere un accordo.

Alcuni Tribunali, comunque, consentono la separazione anche senza la presenza di un legale e, pertanto, qualora si voglia agire in quest'ottica, è bene informarsi presso le cancellerie di quello di competenza.

In questi casi è comunque sempre bene richiedere una preventiva consulenza legale in quanto non tutte le decisioni possono essere accettate dal giudice.

Esistono, infatti, dei diritti cui le parti non possono rinunciare e una convenzione in questo senso sarebbe nulla.

Ad esempio, sarebbe nulla la clausola con cui le parti rinuncino alla possibilità di chiedere una successiva modifica degli accordi raggiunti nel caso in cui si verifichi un mutamento delle situazioni esistenti al momento della separazione.

Pertanto, il consiglio rimane quello di farsi assistere.

L'accordo di separazione consensuale

Dunque, una volta scelto il proprio avvocato, lo stesso, prima di convocare il ricorso per separazione in Tribunale, sarà tenuto innanzitutto ad invitare o presso il suo studio l'altro coniuge, con lo scopo di elaborare insieme una domanda congiunta da presentare al giudice: si tratta della cosiddetta separazione consensuale.

La separazione consensuale consente di ottenere la sentenza di separazione in pochi mesi, a fronte dei diversi anni occorrenti nel caso che l’altro non accetti la separazione.

Inoltre, si basa su condizioni (economiche e personali) frutto di accordi dei coniugi e non imposte dal giudice e implicando tempi ridotti di attesa (pochi mesi) e la volontà concorde dei coniugi, comporta un indiscutibile vantaggio sul piano della serenità personale delle parti e, di riflesso, sugli eventuali figli.

Da non dimenticare, proseguendo, che implica dei costi giudiziari assai più contenuti rispetto ad un procedimento contenzioso, di cui non si conosce né l’esito né la durata.

I modi per raggiungere un accordo di separazione consensuale possono essere diversi.

La prassi più comune è quella di rivolgersi, insieme, ad un unico avvocato che formalizzerà in un unico atto le volontà espresse dai coniugi, fornendo i propri consigli nell'interesse di entrambi e valutando in via prioritaria la legittimità degli accordi delle parti.

Altra via è quella di rivolgersi ognuno ad un proprio avvocato.

In questo caso, il più delle volte, la comunicazione tra i coniugi non avviene e i rapporti sono demandati al contatto tra i due difensori che si faranno ciascuno portavoce delle volontà del proprio cliente.

Sussiste anche la possibilità di seguire, prima ancora di adire le vie legali, un percorso di mediazione familiare, che potrà anche essere suggerito dallo stesso giudice quando tenterà la conciliazione tra i coniugi.

Separazione giudiziale - quando uno dei coniugi non ha intenzione di aderire ad un accordo di separazione consensuale

Qualora, invece, l'altro coniuge non si mostri intenzionato ad aderire alla richiesta seguendo un procedimento congiunto, dovrà instaurarsi una vera e propria causa, cosiddetta separazione giudiziale.

La separazione giudiziale ha tempi lunghi: solo in primo grado, la durata è di diversi anni e, in caso proseguisse negli ulteriori gradi di giudizio Appello e Cassazione, potrebbe risultare un vero e proprio calvario.

Ciò comunque non precluderà il diritto ad ottenere la separazione richiesta se ve ne siano tutti i presupposti di legge.

Durante la prima udienza, il Presidente del Tribunale dovrà dare i cosiddetti provvedimenti temporanei e urgenti, modificabili nel corso e/o all'esito del giudizio, ritenuti opportuni nell'interesse della prole e dei coniugi, su tutte quelle questioni sulle quali i coniugi non abbiano trovato un accordo.

In particolare il giudice deve decidere:

  • sull'assegnazione della casa coniugale
  • sulle modalità di affidamento dei figli
  • sul contributo al mantenimento dovuto alla prole da parte del genitore non convivente
  • sull'assegno di mantenimento eventualmente spettante al coniuge

Questi provvedimenti potranno essere oggetto di riforma da parte della Corte d’Appello con l’emissione di una nuova sentenza.

A sua volta può essere presentato ricorso in Cassazione contro questa nuova sentenza.

Le problematiche frequenti dopo una sentenza di separazione: dal mutuo ai creditori

Occupiamoci subito di stabilire cosa succede se, dopo la separazione personale, bisogna far fronte al rimborso del capitale residuo del mutuo relativo a quella che fu la residenza coniugale.

Mutuo
Ebbene, la sentenza 4210/2014 della Corte di Cassazione stabilisce che l’intesa raggiunta con la sottoscrizione della separazione consensuale regola tutti i rapporti pendenti, inclusi eventuali crediti di una controparte

E’ il caso di una donna che aveva ottenuto dall'ex il pagamento delle rate del mutuo non versate.

L’ex marito, che aveva firmato l’accordo per la divisione dei soldi ricavati dalla vendita dell'immobile, aveva fatto ricorso fino al terzo grado di giudizio, perché pretendeva il rimborso dei dei soldi impiegati per l'acquisto di casa.

La Cassazione ha respinto il ricorso: l’accordo esclude controversie successive.

Assegno divorzile

In tema di assegno divorzile, invece, l'ultima parola spetta al giudice.

La sentenza 2948/2014 della Cassazione stabilisce, infatti, che per l’eventuale assegno divorzile solo il magistrato può decidere.

Nella fattispecie, gli Ermellini avevano respinto il ricorso di un marito contro il riconoscimento di un’assegno alla ex moglie nonostante in prima battuta, avesse firmato un accordo in cui rinunciava allo stesso.

Per la Suprema Corte ciò non conta, perché solo il magistrato può verificare le reali condizioni economiche delle controparti.

Eventuali patti coniugali precedenti, pertanto, non esimono il giudice dal poter decidere diversamente.

Prestiti

Un prestito elargito durante il matrimonio va restituito.

Una scrittura privata che prevede, in caso di separazione, la restituzione dei soldi prestati è valida.

Lo dice sempre piazza Cavour, la quale, con la pronuncia 19304/2013, ha ribadito le sentenze emesse dai giudici negli altri gradi di giudizio.

Il caso riguardava un marito che era stato condannato definitivamente a corrispondere alla ex moglie i venti milioni per l'acquisto della casa.

Figli e patrimonio

E' possibile, di comune accordo durante la separazione, trasferire beni ai figli.

Non è ammessa, quindi, esclusivamente la pratica della donazione.

La sentenza 21736/2013 della Corte di Cassazione, infatti, omologa la convenzione dei coniugi che includeva il conferimento di beni ai figli a titolo gratuito senza l’obbligo del mantenimento dei figli stessi.

Cessione della casa: occhio ai creditori

Un creditore può far bloccare la cessione dell'immobile.

Su questo tema è intervenuto il Tribunale di Reggio Emilia con la sentenza 1672/2013.

Con la pronuncia, infatti, è stato stabilito che un creditore può bloccare tramite azione revocatoria il trasferimento della proprietà della casa al coniuge.

In questa fattispecie, il Tribunale ha dato ragione a una banca creditrice della società di cui il coniuge era fideiussore.

Pertanto, l’accordo tra i coniugi nella separazione consensuale non vale di fronte alle richieste del creditore: in questi casi, la revocatoria blocca il trasferimento e la banca si prende la casa.

23 Luglio 2014 · Gennaro Andele


Commenti e domande

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2 risposte a “Separazione tra coniugi » Informazione e prevenzione”

  1. giorgio_2 ha detto:

    Cosa succede dopo la separazione consensuale con le rette obbligatorie che i coniugi pagavano assieme, tipo una retta per una casa di riposo per anziani del genitore di uno dei coniugi? Esempio se il padre di lui è in casa di riposo perché non autosufficiente e finché la coppia è assieme pagano il contributo senza problemi. Ma una volta separati sia per l’assegno da dare al coniuge che convive con i figli che per altre problematiche il marito per esempio non c’è la fa a pagare la retta del padre? Può comunque chiedere alla ex moglie di continuare a contribuire a pagare la retta? Se l’ex moglie comunque non vive nella stessa casa fa comunque ancora parte del nucleo famigliare?

    • Annapaola Ferri ha detto:

      Sono tenuti, per legge (articolo 433 del codice civile) all’obbligo di assistenza materiale alla persona che si trova in stato di bisogno economico, nell’ordine, il coniuge della persona bisognosa, i figli e, in loro mancanza, i nipoti, i generi e le nuore.

      Questo vuol dire che la nuora potrebbe essere obbligata a pagare la retta della suocera per la degenza in casa di riposo se, e solo se, quest’ultima non avesse un figlio che percepisse uno stipendio.

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