Separazione fittizia per pagare meno tasse » La crisi e i suoi rimedi

Separazione fittizia ai tempi della crisi per pagare meno tasse » Come funziona

Più che il cuore, conta il poter tirare avanti e il fenomeno, ormai dilagante, delle coppie che optano per la separazione (solo sulla carta) per pagare meno tasse è più diffuso di quello che si possa pensare.
Così come la scelta di non sposarsi per non perdere vantaggi fiscali o di ricevere dal Comune l'erogazione di un servizio sociale.

Anche dopo 25 anni di matrimonio, si può prendere la decisione di effettuare una separazione fittizia.

Di solito viene consigliata dal commercialista, ed è eseguita esclusivamente per motivi economici.

Questo il profilo: famiglia composta da tre persone, un unico lavoratore, 1400 euro al mese. Consorte e figli a suo carico. Un solo coniuge, pertanto, a sopperire ad esigenze economiche di tutta la famiglia.

Anche con agevolazioni e sgravi fiscali (uno sconto esiguo, 600 euro l'anno), non si tira avanti.

Con la separazione, invece, il coniuge senza reddito può usufruire di una pensione sociale che si aggira intorno agli 800 euro (mensili) circa.

Dopo la separazione, quindi, sicuramente ci sono parecchi vantaggi in più. Infatti, mentre prima bisognava fare attenzione alle spese o bastava un imprevisto per far si che fosse impossibile mettere da parte qualcosa, ora non è più così. Non si tratta di furbizia, ma solo di fare una vita dignitosa.

I costi separazione? Una parcella 700 euro in media, da pagare all'avvocato, una cifra abbordabilissima.

Controlli fiscali? Non avvengono, anche se se vive insieme. Le coppie possono anche essere separate in casa. Nessuno, se ne accorgerebbe.

Separazione fittizia - I dati

L'Istat conferma la crescita dell'instabilità coniugale, ma è difficile capire quante sono i veri divorzi, oggi, in Italia.

Nel caso della separazioni fittizie, anche se gli esperti parlano di tendenza in aumento, non esistono studi statistici pronti a dare una stima del fenomeno.

A illustrare, invece, come stia crescendo in generale il numero delle separazioni, è l'ultimo rapporto Istat "Separazioni e divorzi in Italia": nel 1995 per ogni 1.000 matrimoni si contavano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2011 si arriva a 311 separazioni e 182 divorzi.

L'Istituto sottolinea poi che la tipologia di procedimento più scelta dai coniugi è proprio quella consensuale: nel 2012 si sono chiuse con questa modalità l'84,8% delle separazioni e il 69,4% dei divorzi.

Il dato non fa un differenziazione tra le separazioni reali e quelle artefatte, ma alcuni campanelli d'allarme si possono leggere tra le righe del report.

Il 72% delle separazioni e il 62% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio e la crisi coniugale sempre più spesso è arrivata a colpire i quarantenni e non ha risparmiato gli ultrasessantenni.

L'Istituto di statistica ha spiegato questo innalzamento dell'età della separazione come il risultato della sempre maggiore propensione allo scioglimento delle unioni di lunga durata e come frutto di un processo d'invecchiamento complessivo della popolazione dei coniugati, dovuto alla posticipazione del matrimonio.

Alcuni commercialisti, invece, hanno visto in questi numeri lo specchio di un'Italia che cerca di eludere, quando può, il fisco, per far fronte alle spese di tutti i giorni.

Separazione fittizia - Eludere L'IMU

La legge impone per i coniugi il diritto di coabitazione. Esistono però delle eccezioni previste dalla normativa in materia: oltre al caso di separazione di diritto o divorzio, i coniugi possono avere residenze diverse per motivi contingenti che li costringono a vivere in due luoghi distinti. Si parla a tal proposito di separazione di fatto: una delle cause esimienti è il lavoro.

Per legge quindi non è del tutto esclusa la possibilità di due coniugi che sono proprietari di due immobili distinti, nei quali hanno anche la residenza.

Questo comporta le agevolazioni per la prima casa: l’esenzione dell'Ici fino ad ora e il pagamento dell'IMU agevolata.

Sul punto in realtà la Corte di Cassazione si è espressa in modo diverso: l’esenzione spetta solo per l’immobile che viene considerato nucleo familiare principale. In caso di figli esso coincide con l’abitazione dove questi risiedono, altrimenti si procede per presunzioni o si affida la scelta alle parti interessate.

Questa è la situazione di diritto ma di fatto i Comuni hanno spesso interpretato in maniera più elastica il dettame normativo conferendo l’esenzione ad entrambi gli immobili. La recente sentenza della Cassazione, complici anche le ristrettezze economiche che impongono un risanamento delle casse comunali, ha segnato una svolta interpretativa.

Due coniugi, non separati legalmente, possono avere un solo immobile adibito a prima casa, anche se per ragioni di lavoro o altro hanno residenze separate. Il chiarimento ha valenza retroattiva: gli Uffici dei Tributi del Comune possono richiedere gli arretrati non versati negli ultimi cinque anni.

La situazione si complica se, come spesso accade, i due immobili siano accatastati in comuni diversi (il che è del resto intuitivamente più logico nel caso di trasferimenti di lavoro): è chiaro infatti che ognuno dei comuni coinvolti farà valere le proprie ragioni per ottenere il gettito fiscale.

Per contrastare il fenomeno della separazione fittizia, creata ad hoc per eludere gli obblighi fiscali, sono stati avviati accertamenti volti a quantificare caso per caso le proprietà tassabili e le rispettive quote.

Separazione fittizia - i vantaggi dall'Irpef

Il vantaggio più immediato viene dall'Irpef, ovvero il contributo che il cittadino versa all'erario pubblico, conteggiato sulla base dei redditi di cui ha disposto durante l’anno solare.

Per calcolare l’Irpef alla somma di tutti i redditi dobbiamo dedurre alcune tipologie di spesa, individuate dalla normativa fiscale. Tra queste anche l'assegno di mantenimento al coniuge separato o divorziato, cifra stabilita dalla sentenza del giudice (non sono deducibili, invece, gli alimenti versati ai figli).

Facciamo, dunque, l’esempio di un contribuente, unico percettore di un reddito pari a euro 31.309,00 annuo, e che ha a suo carico la moglie, un figlio maggiorenne, un figlio minorenne e possiede la casa dove abita.

L’Irpef da lui versata all'erario nel 2010 è stata pari a euro 5.571, cui occorrono sommare 282 euro di addizionale regionale e 250 euro per l’addizionale comunale, per un totale di euro 6.103,00.

Ipotizziamo che il nostro contribuente si separi dalla moglie e versi a quest’ultima un assegno di mantenimento pari a 2.400 euro l’anno.

Rimanendo invariate le detrazioni a lui spettanti, può portare ulteriormente in deduzione gli alimenti (solo quelli per il coniuge); quindi il risultato sarà: Irpef 4.659 euro, addizionale regionale 240 euro e addizionale comunale 231 euro, per un totale di 5.130 euro. Il risparmio è di 441 euro.

Separazione fittizia - Refezioni scolastiche e asili nidi, tasse universitarie, bonus energia

Per calcolare le tariffe dovute ai comuni per usufruire dei servizi mensa delle scuole o degli asili nido, per ottenere contributi sociali (aiuto per l'affitto o bonus energia), per stabilire l'ammontare delle tasse universitarie, dal 1999 è stato istituito l'ISEE, un sistema di calcolo della situazione economica che tiene conto oltre che del reddito ai fini IRPEF del nucleo familiare, anche del patrimonio mobiliare e immobiliare.

La base principale del calcolo dell'ISEE è la famiglia, ovvero tutti coloro che compongono lo stato di famiglia anagrafico.

Nell'ISEE devono confluire tutti i redditi e i patrimoni dei membri, senza nessuna esclusione, anche se tra di essi non vi è alcun rapporto di parentela o di affinità.

A questa regola fa eccezione il caso in cui uno dei coniugi abbia residenza altrove e quindi faccia parte di un altro stato di famiglia anagrafico: quest'ultimo dovrà necessariamente essere inserito nell'ISEE del coniuge pur avendo diversa residenza. Di questa eccezione non si tiene conto se il coniuge è separato o divorziato (sempreché la sua residenza sia altrove).

Prendiamo il caso di una famiglia monoreddito composta da padre, madre, 1 figlio maggiorenne e 1 minorenne.

I due coniugi hanno una casa di abitazione di proprietà.

Il reddito del padre è di euro 24.500 euro, egli ha aperto anche conto corrente bancario dove tiene 4.000 euro; la madre ha un libretto di risparmio alla posta con 2.000 euro.

Dovendo pagare l'asilo nido e le tasse universitarie e volendo richiedere il bonus energia per il gas e l'energia elettrica, la famiglia compilerà l'ISEE, che sarà pari a euro 11.651.

Nel caso in cui i coniugi si separino e i figli rimangano con la madre l'ISEE sarà pari a euro 42 euro.

La differenza del risultato ISEE comporterà un notevole risparmio nelle tariffe e nelle tasse universitarie: da euro 254,30 al mese nel caso in cui la coppia sia unita a zero nel caso in cui la coppia sia separata; da euro 3,45 a zero per i buoni pasto delle mense scolastiche. Nessuna differenza, per la frequentazione dell'università: in entrambe i casi i genitori non dovranno sborsare niente.

Inoltre, se la famiglia resta unita, non ha diritto al bonus energia (perché il limite ISEE per usufruirne è di euro 7.500), se invece risulta separata, potrà ricevere annualmente 103 euro di sconto sulla bolletta del gas e 124 euro sulla bolletta dell'energia elettrica.

Prendiamo il caso di una famiglia con un figlio minore e uno maggiorenne, dove entrambi i coniugi hanno un reddito (di 25.000 euro a testa), la casa di abitazione di proprietà intestata a lui e lei e 4.000 euro a testa sul conto corrente. L'ISEE sarà pari a euro 28.392. Nel caso di separazione personale o divorzio e l'allontanamento di uno dei due coniugi dal nucleo familiare, l'ISEE sarà pari a 14.586 euro.

Di conseguenza, le tariffe e tasse oscilleranno in questo modo: da 374,30 euro a 286,80 euro per l'asilo nido, da 4,10 euro a 5,40 per i buoni pasto. La spesa per la frequenza del ragazzo all'Università non cambierà perché i genitori, uniti o separati, rientrerebbero, in entrambi i casi, nella fascia di ISEE che va da euro 17.000 a 40.000, così come non avranno in nessun caso diritto al bonus energetico.

Separazione fittizia - I costi

Ma quanto costa una separazione consensuale?

L'onere per la pratica di separazione davanti al giudice è di circa 1500/2000 euro totali, una cifra che non scoraggia chi intende investire in una separazione fittizia per risparmiare di fronte al fisco.

Del resto l'avvocato, se la separazione è consensuale, non è obbligatorio. Infatti, è sufficiente scaricare la richiesta e depositarla in tribunale.

Separazione fittizia - Conclusioni sui vantaggi

Da questi dati– si evince un effettivo risparmio sostituendo alla famiglia tradizionale una situazione di separazione o di divorzio.

Tuttavia la convenienza reale del risparmio deve tener conto anche di altri aspetti quali le spese legali per lo scioglimento del matrimonio, le spese per una seconda residenza (obbligatoria solo nel caso dell'ISEE), la situazione reddituale personale dei due coniugi, ecc.

Potrà capitare, quindi, che in presenza di redditi maggiori sia maggiore anche la convenienza alla separazione tra i coniugi, ma purtroppo, sono pochi i casi.

26 Giugno 2013 · Marzia Ciunfrini


Commenti e domande

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2 risposte a “Separazione fittizia per pagare meno tasse » La crisi e i suoi rimedi”

  1. Anonimo ha detto:

    salve vorrei sapere i costi effettivi di una separazione fittizia e ee posso farla senza la presenza di un legale

    • Dipende dalle tariffe dell’avvocato di fiducia della coppia e dalla tipologia di accordi patrimoniali da inserire nel dispositivo di separazione consensuale da omologare.

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