Pensioni: dalla Monti-Fornero alla legge di stabilità di 2015 » E’ il momento di una riforma?

Pensioni: dalla Monti-Fornero alla legge di stabilità di 2015 » E' il momento di una riforma?

L'esecutivo vuole modificare il sistema pensionistico, riformando l'assetto delle condizioni per l’accesso richieste dalla Riforma Monti-Fornero del 2012.

Per quanto riguarda il tema delle pensioni, come sappiamo, la riforma Fornero ha introdotto criteri più rigorosi del passato, adeguandosi tra l’altro alla direttiva Ue che impone che uomini e donne vadano in pensione alla stessa età.

Comunque, di riforma delle pensioni si parla ormai da tempo e, al momento, sono diverse le proposte al vaglio del governo.

Facciamo, dunque, il punto della situazione.

Breve riassunto della legge sulle pensioni Monti-Fornero

La riforma delle pensioni Monti-Fornero, costituisce il più recente intervento di grande portata in materia di pensioni, in Italia.

Dal 1° gennaio 2012 è entrata in vigore la riforma delle pensioni, che ha determinato pensioni di vecchiaia con requisiti più elevati, assegni con il contributivo anche per coloro che avevano conservato il più vantaggioso metodo retributivo, sostanziale cancellazione per le pensioni di anzianità.

La riforma ha cancellato la possibilità di andare in pensione col sistema delle quote, e introdotto la pensione anticipata, che consente di andare in pensione prima dell'età di vecchiaia solo se si superano i 41 anni e un mese di contributi (per le donne) e i 42 anni e 1 mese (per gli uomini).

Inoltre, sono previste penalizzazioni sulla pensione per chi sceglie il pensionamento anticipato prima dei 62 anni.

La riforma Fornero, dunque, ha introdotto criteri più rigorosi del passato, adeguandosi tra l’altro alla direttiva Ue che impone che uomini e donne vadano in pensione alla stessa età.

Anche se in realtà esistono ancora molte differenze di genere, in quanto le donne restano a casa dal lavoro per la maternità e spesso anche per curare i parenti anziani e malati, e quindi finiscono per maturare meno contributi.

I limiti posti dalla Legge di Stabilità per le pensioni italiane

Vi presentiamo, prima di venire al tema principale della riforma, una breve panoramica di tutte le novità sulle pensioni previste dalla Legge di Stabilità 2015.

In particolare, con la legge di stabilità del 2015 è stato stabilito un tetto alle pensioni d’oro di chi resta al lavoro più a lungo, niente decurtazione delle pensioni anticipate fino al 2017 per chi ha maturato il requisito contributivo pieno, erogazione assegno il 10 del mese per titolari di più prestazioni a carico dell’INPS, aumento tassazione sulla previdenza privata, novità per pensionati vittime del terrorismo o esposti all'amianto.

Per chi resta al lavoro oltre i 70 o 75 anni, e di conseguenza (come previsto dalla riforma Fornero) calcola gli anni dal 2012 con il metodo contributivo, l’assegno non può superare l’importo che risulterebbe dal calcolo interamente retributivo. Si tratta di una norma che di fatto corregge una falla della riforma previdenziale di fine 2011: ci sono trattamenti, ad esempio di alti dirigenti e funzionari pubblici, che con il calcolo contributivo degli ultimi anni alla fine ricevevano una pensione più alta.

Dal 2015 al 2017, coloro che scelgono la pensione anticipata avendo 42 anni e sei mesi di contributi (per gli uomini), o 41 anni e 6 mesi (per le donne), hanno l’assegno pieno, senza la decurtazione dell1 o 2%, prevista dalla Riforma Fornero, per tutti gli anni prima dei 62 o dei 60′ anni di età.

Coloro che percepiscono il doppio assegno INPS-INPDAP, riceveranno la pensione il 10 del mese. Secondo le stime, la norma riguarda circa 800mila pensionati che hanno lavorato sia nel pubblico sia nel privato. Per tutti gli altri pensionati, il pagamento resta immutato al primo giorno del mese.

Per le pensioni private, restano gli aumenti fiscali a carico dei fondi pensione (dall'11,5 al 20%) e delle casse di previdenza private (dal 20 al 26%), ma in entrambi i casi è prevista la possibilità di un credito d’imposta, al 6% per le casse dei professionisti e al 9% per i fondi. Per ottenere questa agevolazioni, casse e fondi di previdenza complementare dovranno però effettuare investimenti, per una somma pari al risparmio fiscale, in infrastrutture.

I benefici già esistenti per le vittime del terrorismo (aumento figurativo di dieci anni di versamenti contributivi) vengono estesi a coniuge e figli della persona rimasta invalida. L’agevolazione è riconosciuta anche se il matrimonio è stato contratto dopo l’atto terroristico, o se i figli sono nati successivamente.

Coloro che sono stati esposti all'amianto per oltre dieci anni e in quantità superiori ai limiti di legge potranno chiedere la maggiorazione contributiva della pensione e raggiungere prima il requisito per ritirarsi. La maggiorazione è prevista dall'articolo 13, comma 2, della legge 257/1992. Salvaguardia riservata ai lavoratori esposti all'amianto dell'Isochimica di Avellino (potranno andare in pensione nel 2015) e tutela specifica per i lavoratori del polo siderurgico di Genova.

Come cambieranno le pensioni nei prossimi anni se non verrà attuata alcuna riforma

Una circolare dell'Inps relativa a un decreto del Tesoro ha chiarito che dal 2016 serviranno quattro mesi in più per accedere al beneficio della pensione.

L’aggiornamento, previsto dalla legge, serve ad adeguare i requisiti previdenziali all'aspettativa media di vita. Ad oggi queste revisioni hanno cadenza triennale, ma dal 2019 in poi diventeranno biennali.

Tirate le somme, si ricava che dall'anno prossimo i requisiti per andare in pensione cambieranno in questo modo:

Pensione di vecchiaia

Per gli uomini, oltre ad almeno 20 anni di contributi, dal 2016 serviranno 66 anni e sette mesi di età (non più 66 anni e quattro mesi) a tutti i lavoratori maschi, sia autonomi sia dipendenti pubblici e privati.

Gli stessi requisiti varranno anche per le donne impiegate nel settore pubblico, mentre per quelle che lavorano nel privato l'incremento sarà maggiore: dall’anno prossimo avranno diritto alla pensione di vecchiaia a 65 anni e sette mesi e dal 2018 a 66 anni e sette mesi (oggi l’asticella è a quota 63 anni e nove mesi). Per le lavoratrici autonome, invece, dal 2016 si passerà a 66 anni e un mese e dal 2018 a 66 anni e sette mesi (dagli attuali 64 anni e nove mesi).

Pensione anticipata

Per quanto riguarda gli uomini, per lasciare il lavoro in anticipo rispetto alle regole valide per la pensione di vecchiaia, dal 2016 serviranno 42 anni e dieci mesi di contributi (oggi servono 42 anni e sei mesi).

Alle lavoratrici serviranno invece 41 anni e dieci mesi di contributi (contro i 41 anni e sei mesi necessari oggi).

Perchè stanno nascendo numerose proposte di riforma alla legge Monti-Fornero sulle pensioni?

Come accennato, una delle problematiche maggiormente sofferte è senza dubbio quella delle pensioni: a causa della Riforma Monti-Fornero, infatti, l’accesso alla quiescenza si è notevolmente allungato.

Questa situazione, unita alla persistente crisi economica, ha causato il formarsi di un numero ingente di dipendenti espulsi dalle aziende, troppo anziani per competere nel mercato del lavoro, ma troppo giovani per accedere alla pensione.

Solo una parte di questi soggetti è stata tutelata, mediante le cosiddette “salvaguardie”: si tratta di normative che hanno permesso l’accesso alla pensione con i vecchi requisiti ai dipendenti noti come “esodati”, ovvero a chi, uscito dal lavoro precedentemente al 2012 con la prospettiva di un pensionamento a breve termine, era invece rimasto bloccato dai nuovi requisiti della Riforma.

Le sei salvaguardie approvate finora, tuttavia, anche se evolutesi, l’una dopo l’altra, nel senso di un maggiore ampliamento delle categorie protette, non sono riuscite a comprendere gran parte dei lavoratori danneggiati dal “Salva – Italia”: ciò è accaduto sia in quanto il numero dei soggetti ammessi è stato, volta per volta, contingentato, sia perché, ogni anno, aumenta il numero di chi perde il posto, non essendo il fenomeno limitato a chi ha cessato il rapporto di lavoro entro il 2012.

Esiste dunque una notevole urgenza di introdurre elementi di flessibilità sull’età pensionabile, ma riformulare la materia non è semplice, a causa delle notevoli perdite delle gestioni Inps; sono state comunque effettuate diverse proposte in merito ad ogni singola problematica.

Per quanto concerne gli esodati, poiché sinora, come accennato, sono state salvaguardate in tutto 170.000 persone, ma ancora molti lavoratori si trovano fuori tutela, i vari comitati premono per un nuovo decreto che ampli la platea: è attualmente stata presentata, in Commissione Lavoro, la proposta di una Settima Salvaguardia che ricomprende, oltre alle precedenti categorie, i dipendenti in mobilità, anche edile, provenienti da aziende fallite.

Al fine di censire chi ha perso il posto in seguito ad accordi aziendali precedenti alla Riforma, peraltro, è stato predisposto un modulo che sarà presto messo online sul sito del Senato: sarà così possibile una pianificazione migliore del prossimo decreto.

Per quanto concerne la generalità dei lavoratori, ad ogni modo, certamente le sole salvaguardie, anche se ampliate, non costituiscono un rimedio: sono dunque state formulate diverse proposte per una completa riforma pensionistica.

Le proposte per la modifica alla legge sulle pensioni

Riforma pensioni 2015 e iter anti-Fornero: continua a registrare temperature elevatissime il dibattito in tema di riforma pensioni 2015 e Legge Fornero.

Sono molte, a dire il vero, le proposte per modificare la riforma delle pensioni targata Fornero.

La modifica più in voga resta quella dell'introduzione nel sistema di elementi di flessibilità che permettano a chi ha 62 anni di anzianità e 35 di contributi di accedere alla pensione con una leggera penalizzazione.

Così come si ritiene che sia giusto che chi ha 41 anni di servizio alle spalle, indipendentemente dall'età anagrafica, possa lasciare il lavoro.

Altre idee di riforma pensionistica prevedono, tra le altre, una maggiore tutela delle fasce più deboli, finanziata principalmente di un ricalcolo contributivo delle pensioni retributive già in liquidazione.

Questo sistema “autofinanziato”, però, graverebbe sulle spalle di chi si vede rimettere nuovamente le mani in tasca nel godimento di un diritto maturato con il duro lavoro.

Invece di essere a carico della fiscalità generale il ricalcolo contributivo ricorda tanto il contributo di solidarietà delle pensioni d'oro, già dichiarato incostituzionale e sul quale si attende nuovamente il giudizio della Corte.

Altro punto posto in evidenza dalla stessa analisi vede sotto i riflettori gli errati metodi di calcolo degli assegni previdenziali: stando alle proposte, con questo tipo di riforma delle pensioni si verrebbe a ricalcolare e adeguare a ribasso - oltre alle pensioni conteggiate e liquidate col sistema retributivo – anche gli assegni calcolati in contributivo che dovessero risultare sovrastimati.

Bene, verrebbe da dire, ma in realtà ciò manca di una contropartita sul fronte opposto, privando così quegli assegni penalizzati rispetto ai contributi versati di un quanto mai dovuto adeguamento a rialzo.

Le ultime notizie relative alla riforma pensioni 2015 riguardano la nuova proposta avanzata dalla Lega Nord: mille euro al mese di assegno minimo per 14 mesi, al di là del reddito e della carriera.

La proposta di Salvini-Siri si applicherebbe a tutti indistintamente, senza vincoli di età anagrafica ma soltanto in funzione degli anni e degli importi contributivi.

Neanche a dirlo i dubbi sulla concreta fattibilità sono tantissimi per una proposta che può far saltare il sistema e condannare gli anziani alla povertà.

Infine, si invocano modifiche sulla questione uomo-donna.

La domanda, in questo ambito, è la seguente: i 62 anni di età e i 35 anni di contributi di cui si sta discutendo in commissione sono la soluzione migliore per le donne?

No, perché sono poche le donne che arrivano a 35 anni di contributi. Le donne in passato si ritiravano quasi sempre dal lavoro con la pensione di vecchiaia, che fino al 31 dicembre 2011 era di 60 anni.

Poi il ministro Fornero l’ha innalzata di due anni in una notte. Nella realtà poiché nessuna donna compie due anni in una notte, tutte si sono trovate a dover aspettare almeno quattro anni. È stata una riforma giocata interamente contro le donne. Tutta la scorsa legislatura del resto è stata caratterizzata dal fatto di essere contro le donne.

Dunque, il tavolo è caldo, le trattative continuano..chi la spunterà?

27 Marzo 2015 · Andrea Ricciardi


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