Stipendi pubblici e pensioni – Resta l’obbligo di accredito in conto corrente per importi superiori ai mille euro

Al fine di favorire la modernizzazione e l’efficienza degli strumenti di pagamento, riducendo i costi finanziari e amministrativi derivanti dalla gestione del denaro contante da parte della Pubblica Amministrazione, l'articolo 2 del decreto legge 138/2011, al comma 4 ter, lettera c) dispone che lo stipendio, la pensione, i compensi comunque corrisposti dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali e dai loro enti, in via continuativa a prestatori d'opera e ogni altro tipo di emolumento a chiunque destinato, di importo superiore a mille euro, debbono essere erogati con strumenti di pagamento elettronici bancari o postali, ivi comprese le carte di pagamento prepagate.

Tale articolo non è stato toccato dalla legge di stabilità 2016, per cui resta l'obbligo, per la PA di corrispondere stipendi e pensioni, superiori ai mille euro, tramite accredito su conto corrente bancario o postale o carte di pagamento fornite di IBAN.

I lavoratori dipendenti da aziende private potranno invece chiedere al datore di lavoro di ricevere la busta paga in contanti, se inferiore ai 3 mila euro, dal momento che dal 1° gennaio 2016 le norme antiriciclaggio prevedono la possibilità di trasferimento del denaro contante quando il valore oggetto di trasferimento e’ inferiore ai 3 mila euro.

8 Gennaio 2016 · Carla Benvenuto




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2 risposte a “Stipendi pubblici e pensioni – Resta l’obbligo di accredito in conto corrente per importi superiori ai mille euro”

  1. Emmanuele ha detto:

    Mi è arrivato oggi un ricorso per decreto ingiuntivo telematico da parte di Hoist (società di recupero crediti, che ha acquistato un credito di agos) di 14 mila euro circa.Sei mesi fa me ne era arrivato un altro da parte di banca intesa a cui non avevo fatto opposizione. Premesso il fatto che non ho ancora ricevuto pignoramenti cosa mi succederà sono un dipendente privato e ho già una cessione del quinto.

    • Ornella De Bellis ha detto:

      Lei rischia il pignoramento massimo del 20% dello stipendio netto, nel caso in cui una delle due società di recupero crediti, oppure entrambe, dovessero scegliere la via giudiziaria per l’escussione coattiva del debito. Se il creditore procedente sarà uno solo, oppure saranno entrambi, ciò non muterà la misura dell’importo prelevabile dallo stipendio (un quinto) ma solo la durata in cui verrà effettuato il prelievo.

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