Perdite su crediti – deducibilità solo con elementi certi e precisi

Perdite su crediti - deducibilità solo con elementi certi e precisi

L'articolo 101, comma 5, del TUIR (Testo Unico delle Imposte sul Reddito), prevede che le perdite su crediti sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi e in ogni caso, per le perdite su crediti, se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali.

La richiamata norma fiscale subordina, quindi, la deducibilità delle perdite su crediti a rigide prescrizioni, prevedendo che le stesse rilevino fiscalmente solo se risultano da "elementi certi e precisi",  fatta eccezione per i casi di assoggettamento del debitore a procedure concorsuali, all'avvio delle quali le condizioni di deducibilità devono intendersi "automaticamente" riconosciute.

L'Agenzia delle Entrate, con risoluzione 23/01/2009, numero 16/E, precisa che una situazione di temporanea illiquidità - ancorché seguita da un pignoramento infruttuoso - non possa essere ritenuta sufficiente a legittimare la deduzione del credito non incassato in tutto o in parte, richiedendosi, a tal fine, una più complessa e articolata valutazione della situazione giuridica della specifica partita creditoria e del singolo debitore cui quest'ultima è riferita.

Di seguito il testo della citata risoluzione.

Oggetto: Interpello - Deducibilità perdite su crediti - Articolo 101 del TUIR

La società ALFA srl ha formulato un'istanza di interpello ai sensi dell'articolo 11 della legge 27 luglio 2000, numero 212, relativa alla deducibilità delle perdite su crediti.

Quesito  La società ALFA srl (di seguito, in breve, "Società") vanta un credito di circa euro 1.000.000 nei confronti delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) di X (facenti capo alla Regione Y).  Le predette ASL - a causa delle "note difficoltà economiche" in cui versano - non sono in condizioni di "onorare il loro debito e la loro natura di enti pubblici economici le mette al riparo da eventuali richieste di fallimento".

Inoltre, la Regione Y, al fine di salvaguardarne il patrimonio :

  • ha creato "una comunione di beni immobili fra tutte le ASL di X spogliandole della proprietà diretta ed assegnando a ciascuna una quota di partecipazione";
  • ha fatto "confluire tutti i beni immobili in un Fondo comune di investimento di tipo chiuso…rendendo tali beni non ipotecabili ed impignorabili ed escludendo di fatto ai creditori ogni forma di soddisfazione coattiva".

A tal proposito, la Società evidenzia che nei confronti del proprio "debitore più importante" il competente tribunale ha emesso un decreto ingiuntivo cui ha fatto seguito un atto di precetto ed il conseguente pignoramento presso terzi, effettuato presso la banca facente funzioni di tesoriere del predetto debitore: tale pignoramento è, tuttavia, rimasto infruttuoso.

Tanto premesso, la Società chiede di valutare la possibilità di considerare deducibile ai fini della determinazione del reddito d'impresa la perdita del credito vantato nei confronti del menzionato debitore.

Soluzione prospettata dal contribuente  La Società ritiene di poter dedurre la perdita su crediti dal reddito d'impresa alla luce dell'infruttuoso esito del pignoramento presso terzi ed in considerazione della "oggettiva impossibilità di agire sui beni immobili del creditore (debitore, ndr.) in quanto costituiti in un Fondo comune di investimento chiuso e quindi impignorabili ex-lege", tenuto altresì conto della "non fallibilità del creditore (debitore, ndr) in quanto ente pubblico economico".

Perdite su crediti - Il parere dell'Agenzia delle Entrate

L'articolo 101, comma 5, del TUIR prevede che "le perdite su crediti sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi e in ogni caso, per le perdite su crediti, se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali".

La richiamata norma fiscale subordina, a ben vedere, la deducibilità delle perdite su crediti a rigide prescrizioni, prevedendo che le stesse rilevino fiscalmente solo se risultano (comprovate) da "elementi certi e precisi", fatta eccezione per i casi di assoggettamento del debitore a procedure concorsuali,  all'avvio delle quali le condizioni di deducibilità devono intendersi "automaticamente" riconosciute.

Con specifico riferimento alla particolare fattispecie oggetto del presente interpello, si ritiene che una situazione di (temporanea) illiquidità - ancorché seguita da un pignoramento infruttuoso - non possa essere ritenuta sufficiente a legittimare la deduzione del credito non incassato (in tutto o in parte), richiedendosi, a tal fine, una più complessa e articolata valutazione della situazione giuridica della specifica partita creditoria e del singolo debitore cui quest'ultima è riferita.

Come precedentemente rammentato è, infatti, solo l'ipotesi di assoggettamento del debitore a procedure concorsuali che qualifica ex lege il mero stato di insolvenza come condizione sufficiente a considerare definitive (e come tali fiscalmente deducibili) le perdite relative al mancato incasso da parte del creditore. Ciò nel presupposto che l'accertamento giudiziale (o da parte di un'autorità amministrativa) dello stato di insolvenza del debitore costituisca evidenza oggettiva della situazione di illiquidità di quest'ultimo. In presenza di procedure concorsuali, in altri termini, l'accertamento della situazione di sofferenza della partita creditoria è ufficialmente conclamata ad opera di un soggetto terzo indipendente (autorità giurisdizionale o amministrativa) e non è rimessa alla mera valutazione soggettiva del creditore.

Tanto premesso, si ritiene che la situazione descritta nell'istanza - pur sintomatica di peculiari difficoltà di esazione da parte del creditore - non possa ritenersi di per sé rivelatrice dell'esistenza di una definitiva perdita sui crediti in possesso dei requisiti di certezza e precisione imposti - ai fini della relativa deducibilità - dalla norma fiscale, non potendosi escludere l'eventualità che, anche nel breve termine, il debitore riesca, in tutto o in parte, ad assolvere le proprie obbligazioni.

Inoltre, non assume rilevanza ai fini tributari la circostanza che, come si legge nell'istanza, i beni immobili confluiti nel fondo comune siano "non ipotecabili ed impignorabili", considerato che, anche laddove (diversamente da quanto avviene nel caso in esame) fosse possibile procedervi, l'infruttuoso pignoramento non vale ex se a configurare la sussistenza degli "elementi certi e precisi" richiesti dall'articolo 101, comma 5, del TUIR in ordine alla deduzione fiscale delle perdite su crediti.

Parimenti, si ritiene che nessun rilievo possano assumere ai fini della deducibilità del componente negativo in esame le osservazioni evidenziate dal contribuente nell'istanza in merito alla natura di enti pubblici economici delle ASL debitrici che, secondo la medesima Società, porrebbe queste ultime al riparo da eventuali richieste di fallimento. Non sfugge, peraltro, che proprio siffatta natura può fondatamente costituire elemento di positiva valutazione circa la probabilità di recuperare il credito non esatto.

Per quanto sopra la soluzione interpretativa prospettata nell'istanza non può essere condivisa.

Le Direzioni Regionali vigileranno affinché i principi enunciati nella presente risoluzione vengano applicati con uniformità.

Il credito il cui diritto alla riscossione si è prescritto è sempre deducibile fiscalmente dal reddito di impresa

Senza subire franchigie, sbarramenti e inversioni probatorie.

Ci ha pensato il Decreto Legge 83/2012 recentemente convertito dalla legge 07.08.2012 numero 134.

La nuova norma dovrebbe entrare in vigore con effetto dalle perdite di questo tipo che si sono verificate dal 26 Agosto 2012 in poi, quindi nel caso di prescrizioni maturate in futuro, ma potrebbe avere valenza anche per le prescrizioni maturate prima del 26.08.2012, purchè le perdite vengano dedotte nel periodo di imposta in corso alla data stessa.

In effetti la norma non è del tutto innovativa, dato che la prescrizione del credito era già un elemento certo e preciso anche in precedenza, e quindi tale da consentire la deduzione della perdita; la portata della legge pesa maggiormente (a parere mio) sul piano interpretativo. Quindi - se così stanno le cose - non ci sono ragioni per non dedurre anche perdite su crediti generate da prescrizioni maturate ante 26.08.2012.

Tuttavia, se si è avvertita la necessità di intervenire con una precisa disposizione in materia di prescrizione del credito la ragione potrebbe anche essere (ironia della sorte) per negare la deduzione della perdita da credito prescritto in precedenza, nel caso in cui la prescrizione sia intervenuta per comportamento eccessivamente passivo del creditore, come nel caso dei crediti di modesto importo prescritti per essersi dimenticati di richiederne il pagamento in tempo utile.

Non dovrebbe essere questo il caso, ma dubitare è lecito.

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15 Agosto 2013 · Paolo Rastelli


Commenti e domande

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2 risposte a “Perdite su crediti – deducibilità solo con elementi certi e precisi”

  1. efisio longarini ha detto:

    Certezza e precisione governano la deducibilità delle perdite su crediti.

    E` tempo di compilare i primi bilanci d’esercizio per valutare se sia necessario adottare dei correttivi.

    L’azione diventa tanto piu` importante nei periodi di congiuntura economica negativa, quando ci si aspetta un sensibile peggioramento dei rendiconti annuali, per cui puo` essere fondamentale stimare in anticipo il risultato atteso per fine anno e il relativo carico fiscale, in modo da programmare gli investimenti da effettuare o decidere di beneficiare di alcune agevolazioni fiscali.

    In questo contesto, assumono particolare rilevanza, proprio ai fini della determinazione della base imponibile, le regole operative di deducibilita` delle perdite su crediti.

    La norma che regola la deducibilita` delle perdite su crediti e` l’articolo 101, comma 5, del Tuir, che prevede la deducibilita` delle perdite su crediti se risultano da elementi certi e precisi. La certezza e la precisione si riferiscono agli elementi e non all’entita` della perdita, che potra` essere stimata e in alcuni casi anche reversibile.

    La certezza deve derivare dalla corrispondenza tra le parti e dalla procedura di recupero crediti da esse avviata. Unica eccezione ai detti requisiti e` ammessa nel caso di procedure concorsuali e nelle ipotesi di crediti di esiguo valore.

    Al di la` di questi casi, il periodo di competenza della deduzione della perdita su crediti e` quello in cui si acquisisce la certezza dell’irrecuperabilita`, senza discrezione. La perdita da portare in deduzione e` l’importo eccedente il fondo svalutazione crediti fiscale. Fino a concorrenza del fondo accantonato, la perdita va stornata portando in diminuzione il fondo stesso.

    L’agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 16/2009, rilascia altri chiarimenti in materia di deducibilita` delle perdite su crediti, confermando la rigida posizione assunta riguardo l’applicazione dell’articolo 101, comma 5, del Tuir.

    Si chiarisce che una situazione di temporanea illiquidita` – sebbene seguita da un pignoramento infruttuoso – non puo` essere ritenuta sufficiente a legittimare la deduzione del credito non incassato in tutto o in parte, richiedendosi, a tal fine, una piu` complessa e articolata valutazione della situazione giuridica della specifica partita creditoria e del singolo debitore, cui quest’ultima e` riferita.

    Per i crediti commerciali di modesto valore, l’Amministrazione finanziaria ammette che la deduzione della relativa perdita nel periodo in cui essa si verifica puo` prescindere dalla ricerca di rigorose prove formali, nella considerazione che la lieve entita` dei crediti puo` consigliare le aziende a non intraprendere azioni di recupero che comporterebbero il sostenimento di ulteriori oneri.

    Va osservato che un credito e` da considerare di importo modesto in relazione all’entita` del portafoglio dell’impresa.

  2. roberto grementieri ha detto:

    L’articolo 101, comma 5, del TUIR prevede che “le perdite su crediti sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi e in ogni caso se il debitore è assoggettato a procedure concorsuali”.

    La norma subordina quindi la deducibilità delle perdite a rigide prescrizioni, prevedendo che le stesse siano rilevanti a livello fiscale solo se risultanti da elementi certi, fatta eccezione per i casi di assoggettamento a procedure concorsuali.

    A ribadirlo è la risoluzione n. 16/E del 23 gennaio scorso, rispondendo ad una società intenzionata a dedurre la somma non incassata relativamente a una posizione creditoria vantata nei confronti di alcune aziende sanitarie locali.

    La risoluzione introduce rilievi importanti per le Pmi. Come è noto, infatti, la deducibilità delle perdite rappresenta un costo importante per le aziende, le quali, oltre a subire la perdita da insolvenza, devono sostenere spese legali che spesso superano il vantaggio economico della deducibilità.

    Ma analizziamo il caso specifico.
    L’azienda in questione aveva infatti sottolineato come, data la difficile situazione economica dell’ente debitore, la perdita non sarebbe stata recuperata dalla società poiché nei confronti del debitore il tribunale aveva emesso un’ingiunzione di pagamento a cui aveva fatto seguito un atto di precetto e un pignoramento presso terzi rimasto infruttuoso.

    A margine della risoluzione, l’Agenzia ha però precisato che l’applicazione della norma richiede un esame scrupoloso degli elementi per dimostrare l’effettiva perdita subita dal creditore, prima di legittimarne la deducibilità dal reddito: gli argomenti sostenuti dalla società devono essere sufficienti per fornire una risposta nel senso auspicato.

    Secondo l’Agenzia delle Entrate, infatti, la situazione economica delle aziende sanitarie (nel caso i questione) non sembrava escludere la possibilità di regolarizzazione del debito, visto che le stesse non sono sottoposte a procedure concorsuali (fallimento – concordato preventivo – liquidazione coatta – amministrazione straordinaria), eventualità che invece farebbe accedere di diritto al trattamento fiscale disciplinato dall’art. 101.
    Inoltre, l’infruttuoso pignoramento non può essere elemento certo dell’insolvenza ed è irrilevante che i beni immobili siano “non ipotecabili e impignorabili”.

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