Il recupero crediti – dalla fase stragiudiziale al pignoramento

Recupero crediti - Fase stragiudiziale

Il recupero crediti è un’attività che mira ad ottenere il pagamento di un credito (totale o parziale), sia quando il debitore rifiuta di onorarlo, sia quando si trova in una situazione di momentanea difficoltà ad adempiere la propria obbligazione. In ogni caso, prima di intraprendere la via giudiziaria (causa in tribunale con conseguente aggravio di oneri, costi e tempi), nella maggior parte dei casi, si tenta di risolvere il problema in via “bonaria” ottenendo un adempimento anche parziale in tempi ragionevoli.

L’attività di recupero credito si articola in 2 diverse fasi:

La procedura di recupero crediti “stragiudiziale” consente di evitare l’aggravio di costi e tempi delle vie legali, ma presuppone la collaborazione del debitore. La società di recupero crediti o lo Studio Legale tenterà di concordare un piano di rientro con il debitore tramite solleciti epistolari, telefonici e, in alcuni casi, contatti diretti per mezzo di funzionari. In generale, le società di recupero crediti operano secondo uno schema ben preciso:

Sollecito epistolare: si intima al debitore il pagamento della somma dovuta (indicando il capitale gli interessi e i maggiori oneri) e si comunica che la pratica verrà affidata ad un ufficio preposto al recupero crediti.

Sollecito telefonico: l’operatore telefonico incaricato della pratica provvede ad effettuare solleciti telefonici di pagamento (anche via fax e/o e-mail), tentando di risolvere eventuali contestazioni.

Esazione diretta: gli agenti di recupero crediti, attraverso il contatto “fisico” con il debitore, prendono visione della reale situazione (se si tratta di un rifiuto deliberato ad onorare gli impegni o se, pur essendo nell’impossibilità di adempiere, il debitore è disposto a collaborare), verificano la fattibilità del recupero e tentano di concordare un piano di rientro, anche parziale o in forma rateale.

Messa in mora: è il primo passo formale per tentare il recupero del credito: tramite un’ultima lettera raccomandata A/R il debitore viene intimato a pagare la somma dovuta entro un termine determinato, trascorso il quale è possibile avviare l’azione giudiziaria con l’addebito di tutti i maggiori oneri sostenuti. I requisiti minimi della lettera sono:

  1. data della lettera;
  2. causa del credito (es. contratto, fattura ecc.);
  3. data in cui è sorto il credito;
  4. ammontare complessivo del credito;
  5. termine congruo per adempiere (di solito 15 giorni).

Nel caso in cui il recupero in via “bonaria” non porti ad alcun risultato sarà possibile eseguire accertamenti economico/patrimoniali per valutare l’opportunità di avviare l’azione giudiziaria.

Allo stesso modo, se si giunge ad un accordo e il debitore si rende disponibile al pagamento - immediato o rateizzato - lo Studio Legale o la Società di Recupero farà il necessario per cautelare il creditore e garantire il rispetto degli accordi presi (ad es. nel caso in cui venga concesso altro tempo, l’accordo con il debitore potrebbe consistere nella predisposizione di maggiori garanzie quali: titoli di credito, pegni, ipoteche, ecc.); anche in questo caso sarà possibile eseguire accertamenti economico/patrimoniali per verificare le reali condizioni economiche del debitore.

Recupero crediti - Fase giudiziale

Il ricorso al tribunale è l’ultima via da percorrere quando la fase stragiudiziale (che consente di ridurre tempi e costi) non produce alcun risultato; OBBIETTIVO PRINCIPALE: ottenere un titolo esecutivo, ovvero l’atto o il documento in base al quale è possibile avviare l’esecuzione forzata sui beni del debitore (es.: l'automobile, la casa, somme di denaro, i beni della società, ecc.).

Generalmente, l’azione legale viene intrapresa previa verifica del buon esito del recupero coattivo del credito, ovvero solo quando, a seguito degli accertamenti economico/patrimoniali eseguiti nella fase stragiudiziale emerge un capitale sufficiente a coprire il credito insoluto (il possesso di beni pignorabili).

La mancanza di beni pignorabili, di solito, rende “sconveniente” avviare l’azione giudiziaria, anche perché in caso di esito negativo sarà il creditore a sopportare le spese legali. Solo in caso di crediti di importo elevato potrebbe essere utile procedere comunque con l’azione legale, al solo fine di portare in detrazione i crediti insoluti (tale fine è perseguibile anche attraverso la cessione del credito).

A seconda dei casi, il creditore può agire in diversi modi per far valere i suoi diritti:

Fase giudiziale di recupero crediti - Ricorso per ingiunzione

Se il creditore è in possesso di prove documentali che attestino il suo diritto, il nostro ordinamento prevede un procedimento sommario che consente di ottenere, in tempi brevi, un titolo esecutivo. Per avviare tale procedimento è necessario che il credito sia:

  • certo (esistente, ovvero provato da documenti quali: contratto, fatture, bolle accompagnatorie, estratto autentica registro IVA ecc.);
  • liquido (certo nel suo ammontare);
  • esigibile (non sottoposto a termine o condizione).

Nel caso non si verifichino tali condizioni o non si disponga già di un titolo esecutivo (che consente di agire subito con atto di precetto), sarà necessario agire in via ordinaria (con atto di citazione) sempre al fine di ottenere un titolo esecutivo, ma con un notevole prolungamento dei tempi.

Fase giudiziale di recupero crediti - Precetto sulla base di titoli esecutivi

Se il creditore è già in possesso di titoli esecutivi (ad es. cambiali o assegni protestati) potrà agire immediatamente per ottenere l’esecuzione forzata sui beni del debitore; negli altri casi l’esecuzione forzata potrà essere effettuata solo in virtù di titoli esecutivi costituiti mediante sentenza o altri provvedimenti.

Con l’atto di precetto il creditore intima al debitore di adempiere l’obbligo risultante dal titolo esecutivo entro un termine, non inferiore a 10 gg. In caso di mancato pagamento entro il termine stabilito, il creditore ha la facoltà di chiedere all'ufficiale giudiziario il pignoramento di tutti i beni del debitore fino all'integrale soddisfacimento del proprio credito.

Fase giudiziale di recupero crediti - Pignoramento dei beni

Il pignoramento ha la funzione di vincolare i beni da assoggettare all'esecuzione forzata e consiste in una ingiunzione che l’ufficiale giudiziario fa al debitore di astenersi da qualunque atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito i beni oggetto dell’espropriazione e i frutti di essi. Con il pignoramento, quindi, ha inizio il processo esecutivo diretto a sottrarre coattivamente al debitore determinati beni (pignorabili) facenti parte del suo patrimonio ed a convertirli in denaro, al fine di soddisfare integralmente il creditore.

Fase giudiziale di recupero crediti - Sequestro conservativo

Il sequestro conservativo è una misura cautelare diretta a garantire il credito, quando vi sia il pericolo o il fondato timore di perdere la garanzia dello stesso (ad es. quando si presume che il debitore possa “nascondere” i beni oggetto di pignoramento, approfittando delle lungaggini del procedimento ordinario).

Pertanto, ancor prima di iniziare l’azione legale di recupero crediti è possibile vincolare giuridicamente i beni pignorabili del debitore per poi convertire, successivamente (con l’ottenimento della sentenza di condanna esecutiva), il sequestro conservativo in pignoramento. I presupposti per la concessione del sequestro conservativo sono: -la ragionevole apparenza del diritto (ovvero, esistenza del credito); -il pericolo o il fondato timore di perdere la garanzia del credito.

Fase giudiziale di recupero crediti in caso di fallimento del debitore

In generale, nel caso in cui il debitore sia un imprenditore commerciale e si trovi in stato di insolvenza è possibile attivare la procedura concorsuale di fallimento. Tale procedura è finalizzata a realizzare coattivamente ed in modo paritario i diritti dei creditori, attraverso la liquidazione delle attività presenti nel patrimonio del debitore.

Quanto ai due requisiti, la qualità di imprenditore implica che sono esclusi dalla procedura fallimentare: piccoli imprenditori, imprenditori agricoli, enti pubblici (per i quali è prevista la liquidazione coatta amministrativa), e le grandi aziende in crisi (per le quali è prevista l’amministrazione straordibnaria).

Infine, stato di insolvenza significa che il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni, e può essere provato ad es. attraverso una serie reiterata di protesti cambiari, un verbale di pignoramento con esito negativo (ad es. per mancanza di beni pignorabili), ecc.

L’importante è che il debitore non riesca a dimostrare la sua capacità di rimborso anche mediante un piano di rientro. Con la sentenza dichiarativa di fallimento il debitore viene privato dei suoi beni (con alcune eccezioni: assegni a carattere alimentare, beni e diritti strettamente personali, ecc) che vengono sottoposti all'amministrazione del curatore fallimentare, il quale redige l’inventario e provvede alla loro liquidazione.

fonte zonaprestiti.com

4 Luglio 2013 · Paolo Rastelli


Commenti e domande

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9 risposte a “Il recupero crediti – dalla fase stragiudiziale al pignoramento”

  1. alessandro giberti ha detto:

    Paga! Arriva l’uomo in frac

    Elisabet Amettler ha 33 anni e da otto mesi non è più fidanzata con Joan Fornells. Il dettaglio sentimentale è importante perché Joan, 35 anni, era più che un semplice convivente, era anche il suo socio d’affari. «Ancora non posso credere che sia scappato all’improvviso», ricorda Elisabet, l’accenno di un sorriso amaro che incornicia la sigaretta accesa. Anche questa mattina, come tutte le altre, Elisabet si è svegliata e ha preso la metropolitana. È scesa a Liceu, nel Raval, il quartiere bohémien di Barcellona. La destinazione è il suo ristorante, che al momento si riduce a un’insegna di legno senza nome e una saracinesca abbassata davanti al vuoto. Niente tavoli, sedie, né attrezzatura per la cucina. Solo muri spogli. E costosi, per giunta, se è vero che il mutuo contratto per averli, unito alla fuga dell’ex consorte in affari, ha lasciato Elisabet con una montagna di debiti da pagare.

    José Maria Garrido invece è un omaccione di origine andalusa. A 42 anni, con tre figli e un divorzio sulle spalle, la sua non è mai stata una vita semplice. Non avendo titoli di studio, ha dovuto arrangiarsi per anni prima di trovare una buona occupazione. Ora ce l’ha. José Maria mi mostra i suoi strumenti di lavoro: frac, farfallino e bombetta. Non fa la maschera in qualche teatro tradizionale, è un “cobrador del frac”, un esattore privato di debiti. Il suo compito è quello di travestirsi e andare a rintracciare i morosi, le persone che non stanno onorando i pagamenti. Quelli come Elisabet, insomma.

    «Ho sempre pagato ogni singola bolletta nella mia vita — racconta la giovane quasi-ristoratrice—. Con la crisi e la fuga di Joan, al momento non riesco a stare dietro alla rata del mutuo e al pagamento degli interessi che devo alla società che mi ha accordato il prestito iniziale a garanzia del mutuo». È stata proprio questa società ad assumere i “cobrador del frac”, e ora José Maria sta per arrivare a farle visita. «Mi hanno chiamato annunciandomi che sarebbero venuti a casa se non avessi negoziato con loro la risoluzione del debito. Ma non vogliono capire che al momento i soldi non li ho proprio».

    In Spagna, la mappa delle società private di raccolta dei debiti sembra uscita dalla testa di un creativo sotto effetto di acido lisergico. C’è di tutto: riscossori travestiti da zorro, da pantera rosa, da monaco, in abito tradizionale catalano, in kilt scozzese. Quelli in frac sono soltanto stati i primi. «Abbiamo cominciato nel 1988 — dice Juan Lorca Riera, il capo dei “Cobrador del frac” di Barcellona — e gli affari non sono mai andati così bene come in questo periodo. La crisi ha fatto aumentare i casi di morosità del 40 per cento e la nostra percentuale di successo è intorno al 60». L’assunzione di una di queste società avviene attraverso «la cessione del debito attraverso un regolare contratto. A quel punto cominciamo l’istruttoria e, a seconda della quantità di debito ceduta e di quanto riusciamo a realizzare, alla fine liquidiamo il cliente», spiega Riera a IL. Tutto ciò è stato finora possibile grazie al fatto che la Spagna, in materia di riscossione privata dei debiti, soffre di una vacatio legis che non ha paragoni nel mondo. Soltanto il Venezuela è un far west simile.

    Ma come agiscono queste società nei confronti dei morosi? Nei modi più impensabili: «Ci piazziamo davanti al loro negozio se sono commercianti, ci sediamo al tavolo di fianco al ristorante, oppure li aspettiamo sotto casa. Appena li vediamo, ci rivolgiamo loro a voce alta, in modo che tutti possano sentire, chiedendogli

    perché non onorino i debiti», racconta José Romero, il capo del dipartimento di gestione del “Zorro cobrador” di Valencia. «Ci sono inseguimenti che durano anche 24 ore consecutive — aggiunge Juan José de Diego del “Monasterio del cobro”, la società i cui riscossori si aggirano travestiti da monaci — ma alla fine riusciamo sempre a scovarli». L’ottima percentuale di riuscita è dovuta al fatto che «gli spagnoli tengono molto al proprio onore e quando ci vedono arrivare sono terrorizzati dalle ripercussioni sulla loro rispettabilità sociale. Siccome sanno perfettamente che è difficile che lasceremo perdere, di solito si rassegnano, e pagano».
    Ora però le cose potrebbero cambiare: un deputato catalano, Josep Sanchez-Llibre, ha presentato un disegno di legge a Madrid per regolamentare il settore. Oltre alla palese violazione della privacy dei cittadini, seppure morosi, alcune società del settore si sono tristemente fatte notare per minacce, insulti, persino violenze fisiche ai danni dei debitori. «Per noi è soltanto un vantaggio — dice Riera — dato che le imprese che utilizzano pratiche illecite non fanno altro che danneggiarci. La cosa importante è che la norma non prevede di mettere fuorilegge la possibilità di travestire i nostri riscossori. Quindi, bene così».

    Chissà se la pensa allo stesso modo anche Elisabet. Lei sa che, da un momento all’altro, José Maria potrebbe farsi vivo e suonare al campanello di casa, oppure seguirla al supermercato, o chiederle di pagare i suoi debiti davanti a tutti al cinema. «È solo questione di tempo, lo so — sospira respirando il fumo della sua sigaretta — ma ormai ho deciso: farò finta di non sentirlo».

  2. sonia sacco ha detto:

    FREQUENTANTE DEL CORSO ON LINE DI RECUPERO CREDITI

    Stamani abbiamo discusso di diversi argomenti e situazioni differenti.

    Basandoci sull’esperienza di alcuni di noi abbiamo riscontrato quanto sia importante avere un contatto, una “relazione” con il cliente, come per esempio andarlo a trovare per accordarci sulla risoluzione dei pagamenti.

    “Se riusciamo a riabilitare un cliente moroso questo rimarrà sempre ns cliente e magari diverrà anche un buon amico”.

    Pertanto è importante fissare un prospetto giornaliero tipo scadenzario delle visite o telefonate da effettuare ai clienti ogni 20 giorni massimo 40 per ordine di importanza di credito ed essendoci prima documentati sugli ultimi acquisti e su quello che ha acquistato.

    “il cliente deve sentirsi al centro della ns attenzione” (aggiunto da me)

    Fondamentale però è la ns organizzazione in azienda: NO NEVROTICA! Se facciamo casino o siamo nervosi in azienda questo lo trasportiamo anche fuori e ciò non dobbiamo sottovalutarlo perché anche questo causa insoluti.

    A questo punto se riceviamo insoluti e ci rendiamo conto che stiamo facendo da banca ai ns clienti possiamo richiedere alla ns banca uno scoperto più alto del previsto, magari per un periodo di tempo determinato (esempio cliente del prof. Carlini), spiegando la ns motivazione e portando esempi come qualche insoluto avuto e il rispettivo saldo movimentato dopo un breve lasso di tempo, considerandolo solo uno spostamento di scadenza.
    “l’insoluto è un mancato pagamento a scadenza che viene pagato dopo 20 giorni – 80 massimo – di ritardo.”

    N.B. la ditta deve avere comunque un equilibrio interno finanziario anche se ci sono tardati pagamenti.

    Da ricordare che per ogni posticipo di pagamento concesso si dovrebbe avere da quel cliente un ordine da coprire anche la spesa sostenuta per il posticipo (interessi).

    POLITICA COMMERCIALE: tenere una scheda perdita valore cliente.

    Riguardo alle Banche abbiamo affrontato anche il discorso Basilea 2, il codice di comportamento tra la Banca e l’impresa basato su parametri fissati dalla prima.

    I tre pilastri fondamentali sono:

    -MERITO DEL CLIENTE rispondere a questioni come: chi è? Cosa fa? A che livello di rischio opera? Sa trattare con i clienti? Da quanto opera e in che contesto? In che luogo geografico?

    -PATRIMONIALIZZAZIONE Rapporti matematici da rispettare su dilazioni di pagamenti o su mancati pagamenti o meglio: sapere come organizzarsi per non incombere in problematiche.

    -FAR SAPERE ED EDUCARE A carico delle banche il compito di far conoscere i criteri che utilizzano.
    Seguendo altri parametri, sostanzialmente questo è quello che bisogna fare anche in azienda: una selezione del cliente .

    “coloro che operano con noi fanno parte di un certo standard” =PRIVATIZZAZIONE DEL RAPPORTO, come fosse un club!

    Importante anche che il cliente si senti partecipe alla decisione e contrattazione del prezzo, per esempio:

    fare delle opzioni: “se compri a 30 gg il prezzo è 99 mentre se compri a 90 gg il prezzo è 101” e far decidere a lui, così si entrerà nella PRIVATIZZAZIONE DEL RAPPORTO col CLIENTE! (aggiunto da me).

    N.B. in azienda il recupero crediti incide per l’1% pertanto è da dare importanza al restante 99% da curare e controllare!

    Conclusioni:

    l’azienda che si vede arrivare l’insoluto significa che ha sbagliato qualche “mossa” con il cliente in oggetto che potrebbe essere per la maggior parte di tipo relazionale o in parte marginale potrebbe aver scelto un cliente che non rientra nei parametri dei suoi clienti standard e comunque di fondo l’insoluto se lo crea l’azienda stessa che ha fatto un qualche errore e in qualche modo per recuperare il pagamento si dovrebbe provare a lavorare di più proprio con quei clienti morosi!!

    Importante è che a priori ci sia una buona e stabile organizzazione dell’azienda fissata principalmente su un piano di marketing e sul codice etico.

  3. Roberto ha detto:

    Sandokan 28 giugno 2008 at 17:21
    Karali ma che c… dici? Ma quale “presunto” esattore? Mi riferisco a me e ai colleghi che lavorano col vecchio metodo. E il mio scopo sarebbe solo quello di contìnuare a fare in pace il mio lavoro. Nient’altro. Ma da un pò d’anni a questa parte so che ho un sacco di interferenze e rotture di balle da gente come voi!!
    Se parlar male di luzzi vuol dire fargli pubblicità positiva… allora d’ora in poi ne parlo bene… resta il fatto che ha fatto più danni lui alle società di recupero vere, quelle storiche, che la grandine a settembre!
    Mi riferisco, ad esempio, alla storia delle spese debitore. Fino a qualche anno fa nessuno faceva troppe storie a pagarle. Anche se erano superiori alla sorte capitale (capitava spesso con gli small tikets). Per gli stessi clienti era normale ricevere i soldi recuperati alla fine del PdR e comunque dopo che l’agenzia si era trattenuta le sue competenze. Del resto erano giuste tutte e due le cose. Se il debitore subiva un’azione legale ci avrebbe rimesso ancora più soldi di quelli chiesti dall’agenzia. Per cui gli si faceva un favore!
    L’agenzia poi aveva fatto il lavoro, l’agente speso soldi di gasolio e perso tempo, per cui perchè mai dovevano riscuotere il CIP, i diritti d’agenzia, le spese correnti e l’uscita esattiva per ultimo? E magari non riscuoterli proprio se il debitore smetteva di pagare?
    Poi è arrivato quell’individuo, l’associazione, i giornali, i libri, le trasmissioni in TV e da ultimo siti come questo!!!
    La gente è sveglia, legge, ascolta, impara ed è sempre più informata.
    Secondo te si può lavorare in pace con tutte queste interferenze? Ci vuole tanto a capire che siete nemici di gente come me che si suda onestamente un pezzo di pane macinandosi migliaia di km l’anno, mangiando panini, prendendo multe e rovinandosi con i pieni di gasolio?
    Complimeti a voi bestie che non siete altro!

    Caro Sandokan
    Sei un pazzo scatenato!!! Quando ho letto i tuoi commenti non potevo crederci…!!!
    Probabilmente sarai già lontano da questo forum o, magari, da questo continente…! Non sto commentando per rispondere alle tue imprecazioni, per cui non varrebbe neanche la pena perdere tempo prezioso ma solo per ricordare a te e quelli come te che qualche secolo fa, tale Cartesio ha menzionato la frase “COGITO ERGO SUM” in favore di persone come me e tante altre che non accettano passivamente soprusi burocratici e cercano ancora risposte ai loro perchè. Il tuo tempo è passato. Apriti un bel chioschetto di arance e sicuramente spenderai meno soldi per la benzina…! In bocca al lupo!!!

  4. karalis ha detto:

    Sandokan 28 giugno 2008 at 17:21
    Karali ma che c… dici? Ma quale “presunto” esattore? Mi riferisco a me e ai colleghi che lavorano col vecchio metodo. E il mio scopo sarebbe solo quello di contìnuare a fare in pace il mio lavoro. Nient’altro. Ma da un pò d’anni a questa parte so che ho un sacco di interferenze e rotture di balle da gente come voi!!
    Se parlar male di luzzi vuol dire fargli pubblicità positiva… allora d’ora in poi ne parlo bene… resta il fatto che ha fatto più danni lui alle società di recupero vere, quelle storiche, che la grandine a settembre!
    Mi riferisco, ad esempio, alla storia delle spese debitore. Fino a qualche anno fa nessuno faceva troppe storie a pagarle. Anche se erano superiori alla sorte capitale (capitava spesso con gli small tikets). Per gli stessi clienti era normale ricevere i soldi recuperati alla fine del PdR e comunque dopo che l’agenzia si era trattenuta le sue competenze. Del resto erano giuste tutte e due le cose. Se il debitore subiva un’azione legale ci avrebbe rimesso ancora più soldi di quelli chiesti dall’agenzia. Per cui gli si faceva un favore!
    L’agenzia poi aveva fatto il lavoro, l’agente speso soldi di gasolio e perso tempo, per cui perchè mai dovevano riscuotere il CIP, i diritti d’agenzia, le spese correnti e l’uscita esattiva per ultimo? E magari non riscuoterli proprio se il debitore smetteva di pagare?
    Poi è arrivato quell’individuo, l’associazione, i giornali, i libri, le trasmissioni in TV e da ultimo siti come questo!!!
    La gente è sveglia, legge, ascolta, impara ed è sempre più informata.
    Secondo te si può lavorare in pace con tutte queste interferenze? Ci vuole tanto a capire che siete nemici di gente come me che si suda onestamente un pezzo di pane macinandosi migliaia di km l’anno, mangiando panini, prendendo multe e rovinandosi con i pieni di gasolio?
    Complimeti a voi bestie che non siete altro!

    Ecco come non dovrebbe porsi un agente esattoriale o chiunque lavori nel recupero crediti.

    Il debitore va sempre rispettato. Non è solo uno strumento per portare a casa la provvigione.

    Molti fanno debiti per il superfluo. Ma i più per necessità, soprattutto di questi tempi. Basta una spesa imprevista perchè non si sia più in condizioni di pagare la rata di un finanziamento.

    E certamente non può passare il concetto che tu esprimi. Che cioè i debitori “hanno solo un diritto: pagare e non rompere le scatole!”.

  5. Sandokan ha detto:

    Karali ma che c… dici? Ma quale “presunto” esattore? Mi riferisco a me e ai colleghi che lavorano col vecchio metodo. E il mio scopo sarebbe solo quello di contìnuare a fare in pace il mio lavoro. Nient’altro. Ma da un po’ d’anni a questa parte so che ho un sacco di interferenze e rotture di balle da gente come voi!!
    Se parlar male di luzzi vuol dire fargli pubblicità positiva… allora d’ora in poi ne parlo bene… resta il fatto che ha fatto più danni lui alle società di recupero vere, quelle storiche, che la grandine a settembre!
    Mi riferisco, ad esempio, alla storia delle spese debitore. Fino a qualche anno fa nessuno faceva troppe storie a pagarle. Anche se erano superiori alla sorte capitale (capitava spesso con gli small tikets). Per gli stessi clienti era normale ricevere i soldi recuperati alla fine del PdR e comunque dopo che l’agenzia si era trattenuta le sue competenze. Del resto erano giuste tutte e due le cose. Se il debitore subiva un’azione legale ci avrebbe rimesso ancora più soldi di quelli chiesti dall’agenzia. Per cui gli si faceva un favore!
    L’agenzia poi aveva fatto il lavoro, l’agente speso soldi di gasolio e perso tempo, per cui perchè mai dovevano riscuotere il CIP, i diritti d’agenzia, le spese correnti e l’uscita esattiva per ultimo? E magari non riscuoterli proprio se il debitore smetteva di pagare?
    Poi è arrivato quell’individuo, l’associazione, i giornali, i libri, le trasmissioni in TV e da ultimo siti come questo!!!
    La gente è sveglia, legge, ascolta, impara ed è sempre più informata.
    Secondo te si può lavorare in pace con tutte queste interferenze? Ci vuole tanto a capire che siete nemici di gente come me che si suda onestamente un pezzo di pane macinandosi migliaia di km l’anno, mangiando panini, prendendo multe e rovinandosi con i pieni di gasolio?
    Complimeti a voi bestie che non siete altro!

    • tommaso ha detto:

      Sandokan, la bestia sei tu e tutti gli avvoltoi come te che cercano ti portare via quel poco che rimane a persone gia’ in difficolta’. Questo sito e’ molto moderato, io per conto mio ho gia’ buttato giu’ per le scale un tipo come te che lasciava bigliettini e faceva domande in giro. E non e’ successo assolutamente niente. Chissa’ forse un giorno ti trovero’ dietro la porta del QUINTO piano di casa mia.
      Trovati un lavoro vero.

  6. karalis ha detto:

    Caro Sandokan,
    grazie per l’intervento in risposta a Concetta.
    Ci fa sempre piacere quando gente preparata sull’argomento, interviene sui quesiti posti dai lettori.

    Mi sembra che tu non abbia molta simpatia verso l’Unirec e il suo ex presidente Giampaolo Luzzi.

    Dico mi sembra perchè, ad analizzare bene le tue considerazioni, esse costituiscono la migliore pubblicità possibile per Luzzi ed il suo libro.

    Stai scrivendo di un presunto esattore che viene ridotto in stracci da debitori che hanno comprato e letto il libro “Come non pagare i debiti e vivere felici”.

    Non so se questo era il tuo scopo. Può darsi.
    In questo caso i miei più sinceri complimenti.

  7. Sandokan ha detto:

    CONCETTA 14 giugno 2008 at 11:42
    In caso di titolo cambiario (cambiale)insoluto alla scadenza fissata, il debitore può chiedere senza pericolo di rifiuto, la proroga di altri due/tre mesi per il pagamento della somma dovuta; e a quali condizioni?

    Concetta chiede se, una volta firmata una cambiale, alla scadenza si può ottenere una proroga e se il creditore è costretto a darla.

    Ci mancherebbe altro!

    Se alla scadenza la cambiale non viene onorata, il debitore va protestato e sono fatti suoi!
    Una domanda però vorrei fare a chi gestisce questo sito, ai consumatori e a quel rinnegato di Luzzi: ma sapete che fatica si fa a stare per strada e campare solo di provvigioni su quello che si recupera?
    ma come boia vi viene in mente di coccolarvi i debitori? dargli consigli? parlare di loro diritti?
    quelli hanno solo un diritto: pagare e non rompere le scatole!

    Ma quello che più di tutti mi manda di fuori è il rinnegato. Prima fa l’associazioe di categoria a cui fa adottare un codice deontologico bestiale. Non accetta dentro tutti: accetta dentro solo agenzie “DOC”. Ha lasciato fuori gente che faceva recupero crediti quando lui succhiava ancora il latte dalla mamma! E quando andava in televisione a spiegare la differenza tra agenzie professionali (tutte ovviamente iscritte alla sua associazione del piffero) e banditi (che invece ne stanno fuori)?

    Adesso ha superato se stesso il bastardo. ha scritto un libro a favore dei debitori. L’avete letto? Provate a fare un recupero su un debitore che ha letto il libro… e quando mai riesci a prendergli l’uscita esattiva? E quando mai gli fai pagare il CIP e tutto il resto? E poi stanno attenti che il credito non sia prescritto… Che vuol dire prescritto? Io non sapevo nemmeno che un’utenza si prescrive in 5 anni: me l’ha detto un imbecille di debitore che l’aveva letto in quel libro del c….!

  8. karalis ha detto:

    In caso di titolo cambiario (cambiale)insoluto alla scadenza fissata, il debitore può chiedere senza pericolo di rifiuto, la proroga di altri due/tre mesi per il pagamento della somma dovuta; e a quali condozioni?

    Mi dispiace Concetta. Non certo per colpa tua, ma non mi è chiaro la tua domanda.

    “Senza pericolo di rifiuto” è una affermazione o fa parte della domanda?

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