Prestiti peer-to-peer, funzionano davvero?

Funziona davvero il credito on line? Ho letto del nuovo sito che permette ai privati di scambiarsi prestiti e con tassi migliori per tutti, rispetto a quelli fissati dalle banche. Insomma è una specie di eBay dove l’oggetto della compravendita non è una chitarra ma il prestito: ho capito bene? E’ tutto legale? Internet ha davvero anche questo potere?

Risponde Umberto Filotto, docente dell'Area intermediazione finanziaria e assicurazioni alla Sda Bocconi

La questione è delicata; il problema principale, come sempre, non è tanto per chi ottiene un credito ma per chi presta il proprio denaro.

Zopa assicura di operare un’attenta selezione dei mutuatari, di diversificare il rischio frazionando i finanziamenti, di affidare gli eventuali insoluti a società di recupero. Tuttavia, in ultima analisi, il rischio prenditore ricade su chi investe il proprio denaro. Si tratta di stabilire se conviene o se ci sono altri investimenti ugualmente remunerativi e, magari, più sicuri. Infine mi consenta un’ultima precisazione: il confronto con eBay non è esattamente corretto, forse è preferibile paragonare questo sito al concetto del prestito peer-to-peer di Prosper.com.

Per quanto riguarda invece la seconda parte della sua domanda vediamo i dati raccolti dalla redazione di Efiles.

Il sito di Zopa (Zone of possibile agreement) www.zopa.com si presenta come piattaforma nella quale si incontrano i prestatori (Lender) che vogliono guadagnare qualcosa in più rispetto agli interessi maturati in banca e i richiedenti (Borrower) che possono restituire il prestito, erogato fino a un massimo di 50mila euro, con interessi più leggeri rispetto a quelli che si trovano ai normali sportelli.

Da una navigazione sul sito, versione UK, risulta che chi riceve il credito sottoscrive un contratto e il prestatore non dà il suo denaro a una sola persona, ma a 50 diversi utenti, tra i quali, appunto, il prestito viene suddiviso. Quindi, in caso di insolvenza, è possibile intervenire in corso d’opera e ridistribuire l’insolvenza, cioè proponendo al prestatore di vendere quella sua piccola parte di credito richiesto a una società di recupero. Ma non vengono spiegate chiaramente quali siano le protezione nei confronti di quei venture capitalist e fondi di private equity che danno i loro denari.

E’ spiegato chiaramente, invece, che i tassi applicati sono in base al merito creditizio e alla storia bancaria del richiedente, quindi non tutti versano gli stessi interessi, come invece avviene negli istituti bancari. Infine per verificare il potenziale utente che chiede un prestito sono richiesti, per posta, documenti cartacei come la dichiarazione dei redditi, la busta paga, l'autorizzazione dei Rid e altro ancora.

17 Novembre 2007 · Patrizio Oliva





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