Pensioni: tutte le novità dopo l’ultima riforma » Ecco quanto si perderà con l’Ape (anticipo pensionistico)

Pensioni: tutte le novità dopo l'ultima riforma » Ecco quanto si perderà con l’Ape (anticipo pensionistico)

Per quanto riguarda le pensioni, scopriamo quali sono tutte le novità dopo l'ultima riforma, che di fatto ha introdotto l'anticipo pensionistico (Ape).

L'Ape, acronimo che sta per Anticipo pensionistico è il progetto sperimentale che consentirà dal 2017, a chi ha raggiunto almeno i 63 anni di età di andare in anticipo in pensione.

L'operazione coinvolgerà i lavoratori dipendenti (anche del pubblico impiego), autonomi e parasubordinati in possesso di 63 anni di età a partire dal 1° maggio 2017 a non più di tre anni e 7 mesi al perfezionamento della pensione di vecchiaia a condizione di avere almeno 20 anni di contributi e una pensione non inferiore a circa 700 euro al mese (1,4 volte il trattamento minimo inps)

In molti, però, si chiedono come funziona Ape, volontario e nella sua versione Ape social, e quanto si perderà con la restituzione del prestito.

Facciamo chiarezza

Pensioni e Ape: tutte le novità della riforma

Tutto ciò che il contribuente deve conoscere sulla riforma pensioni e l'Ape (anticipo pensionistico).

Il nuovo sistema per l’anticipo pensionistico è uno dei nodi della riforma poiché riguarda molti lavoratori interessati alla pensione anticipata con uno sconto fino a tre anni dal requisito standard di 66 anni. Come funziona e quanto costa ai lavoratori che decidono di usufruirne? Riforma pensioni, novità Ape, vediamo quanto si perderà con questo accesso alla pensione anticipata.

Infatti, se Ape consente da una parte di andare in pensione anticipata, dall’altra ha un costo per la restituzione del prestito che dura per molti anni.

L'Ape volontario consentirà ai lavoratori di chiedere l’anticipo pensionistico da un minimo dell’85% dell’importo totale della pensione, fino al 95% per le uscite anticipate di un solo anno.

Quindi l’Ape avrà un tetto diversificato in base all’anticipo richiesto, e toglierà la tredicesima mensilità a ogni anno di anticipo.

Pensioni anticipate, che oltre all’anticipo pensionistico e alla variante Ape Social, e la Rita, prevedono nella legge di Bilancio 2017 anche altre possibilità come la Quota 41, la Quota 96, il cumulo gratuito e l’ottava salvaguardia insieme ad altri provvedimenti della riforma delle pensioni 2016 indirizzati a chi è già in pensione come l’aumento della Quattordicesima

Mentre l’Ape Social è soltanto per alcune categorie di lavoratori, in particolare a chi ha perso il lavoro e ha cessato i sussidi da almeno tre mesi e non ha costi di restituzione, l’anticipo pensionistico Ape è stato spesso al centro delle polemiche a causa dell’onerosa restituzione del prestito iniziale, erogato da banche e istituti assicurativi.

Nel testo della legge di Bilancio approvata dalla Camera e inviata al Senato, la riforma delle pensioni prevede che l’Ape volontario sia attivo a partire dal 1° maggio 2017 e che i dettagli ancora mancanti dovranno essere chiariti in un decreto atteso per marzo.

Vediamo allora quanto si perderà con l’Ape e la restituzione del prestito.

Quanto si perderà con l'Ape e la restituzione del prestito

Vediamo, nel paragrafo in questione, quanto si perderà con l'Ape e la restituzione del prestito.

Della riforma delle pensioni 2016, l’Ape - anticipo pensionistico - è uno dei punti chiave.

Sarà sperimentale e durerà due anni, sino al 2018 con possibilità di proroga, e sarà rivolto a tutti i lavoratori con almeno 63 anni (i nati fra il 1951 ed il 1954) ai quali non manchino più di 3 anni e 7 mesi per maturare la pensione di vecchiaia non inferiore a un certo limite.

Vediamo nel dettaglio come funziona l’Ape e quanto si perderà con la restituzione del prestito.

I lavoratori idonei potranno accedere all’Ape su base volontaria ma la pensione anticipata avrà un costo.

Infatti l’anticipo pensionistico sarà erogato dall’Inps tramite prestiti di banche ed assicurazioni, in attesa che il lavoratore raggiunga la pensione di vecchiaia. La somma anticipata dovrà essere restituita una volta conseguita la pensione, nell’arco di 20 anni con rate di ammortamento costanti, attraverso dei prelievi sull’assegno di circa il 5% dalla pensione annuale.

L’Ape coinvolgerà i lavoratori dipendenti anche pubblici, i lavoratori autonomi e parasubordinati che avranno 63 anni di età a partire dal 1° gennaio 2017, soltanto se prossimi alla pensione di vecchiaia entro i successivi 3 anni e 7 mesi.

Per accedere all’Ape, il lavoratore dovrà però maturare una pensione non inferiore ad un determinato valore che ancora non è stato fissato e quindi chi maturerà pensioni molto basse sarà probabilmente tagliato fuori dall’anticipo pensionistico.

La nota dolente dell’Ape è il rimborso del prestito che di fatto ridurrà la pensione sensibilmente. L’importo della decurtazione media per chi sceglie l’Ape dovrebbe oscillare intorno al 5,5% sul trattamento lordo per ogni anno di anticipo.

Meno del 7% annunciato da alcuni speculatori, ma comunque più del doppio rispetto al progetto Damiano sui pensionamenti flessibili.

Ape volontario con tetto proporzionale

Riforma pensioni: che cos'è e come funziona l'ape volontario con tetto proporzionale.

La Camera ha reso ufficiale un punto importante del funzionamento dell’anticipo pensionistico Ape: oltre a contenere entro il 5% la penalizzazione annua sulla pensione per restituire il prestito, il Governo ha anche deciso di dare all’Ape un tetto proporzionale in base agli anni di anticipo richiesti.

Si tratterà di importi massimali ma i lavoratori coinvolti potranno anche chiedere meno del massimo, per ridurre ancora di più il peso della restituzione.

Per i lavoratori che vorranno uscire con un solo anno di anticipo, sarà possibile avere al massimo il 95% del futuro assegno della pensione. Per i lavoratori che andranno in pensione con due anni di anticipo, il prestito non potrà andare oltre il 90%, e per quelli che usciranno con tre anni di anticipo, il prestito non potrà andare oltre all’85% dell’assegno.

L’obiettivo del Governo è quello di abbassare il più possibile l’onere della restituzione ventennale, e per fare questo i lavoratori interessati potranno anche unire l’Ape alla Rita, utilizzando il fondo pensione complementare per bilanciare il prestito bancario dell’Ape.

In poche parole, con tre anni di Ape, il lavoratore subirebbe un prelievo di circa il 15% sulla rata finale dell’assegno, e sulla rata di restituzione influirà pesantemente anche l’entità dell’anticipo richiesto dal lavoratore.

Discorso diverso per i lavoratori che usufruiranno dell’Ape Social: si tratta di un sistema per mandare in pensione i lavoratori più deboli tagliando le penalizzazioni all’1%, quindi con un tasso di restituzione del prestito molto più basso.

L’Ape avrà un costo che riguarda la restituzione ventennale del prestito. Il rimborso del prestito, che di fatto ridurrà la pensione sensibilmente, dovrebbe oscillare intorno al 5% sul trattamento lordo per ogni anno di anticipo, con decurtazioni massime fino al 15-20% dell’assegno in corrispondenza del massimo anticipo richiesto dal lavoratore.

Dunque, se un lavoratore con uno stipendio di 1.286 euro mensili va in pensione con tre anni di anticipo grazie all’Ape, potrebbe ricevere un assegno mensile dell’85% dello stipendio, quindi 1.093 euro al mese.

Questo assegno verrebbe erogato per dodici mesi e non per tredici, dato che l’Ape esclude la tredicesima.

Si tratterà di una riscossione pari a più del doppio rispetto al progetto Damiano sui pensionamenti flessibili.

In poche parole, con tre anni di Ape, il lavoratore subirebbe un prelievo di circa il 15% sulla rata finale dell’assegno, e sulla rata di restituzione influirà pesantemente anche l’entità dell’anticipo richiesto dal lavoratore.

2 Dicembre 2016 · Andrea Ricciardi




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