Non solo i CEAUSESCU, fra i Cavalieri della Repubblica italiana ci sono anche Callisto Tanzi e Duilio Poggiolini …

In un servizio proposto ieri sera da "Striscia la notizia",  l'Adusbef comunica di aver individuato i coniugi Ceausescu fra gli insigniti del "Cavalierato di Gran Croce" della Repubblica Italiana.

Non si tratta, per noi,  di una sorpresa. Questo blog aveva già denunciato e segnalato, nell'indifferenza generale, la scandalosa presenza di pregiudicati, come Callisto Tanzi e Duilio Poggiolini, fra i benemeriti della Repubblica Italiana.

Il 21 giugno 2008, avevamo pubblicato l'articolo che di seguito  si riporta integralmente.

Tanzi Callisto e Poggiolini Duilio? Due benemeriti della Repubblica!

Negli archivi della Presidenza della Repubblica, la pagina di accesso è stata rimossa dal Quirinale subito dopo la segnalazione del Blog, ma sono rimaste le immagini dei records) si legge che:

E allora? direte voi!

Beh, insomma.

Sul dott. Antonio Fazio, ex governatore della Banca d'Italia - quello che girava con gli sgherri ai quali ordinava di dare un "strigliatina" a Valerio Staffelli - nulla da dire, per carità. Sorpresa, più che altro, nel constatare che non vi fossero anche Giampiero Fiorani, o i furbetti del quartierino Coppola e Ricucci, fra coloro che hanno acquisito benemerenze verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia e in attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari. Tutto qui.

Eppoi il dott. Antonio Fazio è stato solo rinviato a giudizio per il caso Antonveneta. Ed in un paese come il nostro, la presunzione di innocenza è un dovuto segno di civiltà. Ed io sono civile assai.

Invece una condanna, non per l'Antonveneta, ma per il Banco Ambrosiano di cui era presidente, se la buscò un altro Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, il "banchiere di DIO" Roberto Calvi, poi suicidatosi (si fa per dire) sotto il ponte dei "Fratelli Neri" in quel di Londra.

Non si suicidò, ma finì in carcere, sempre per il crack del Banco Ambrosiano, l'avvocato Umberto Ortolani. Piduista, intimo come Roberto Calvi, di Michele Sindona, Licio Gelli, Paul Marcinkus>. Ed uno degli ultimi, giusto per essere precisi, ad incontrare vivo Roberto Calvi.

C'è anche il Generale Giovanni De Lorenzo, già comandante dell'arma dei carabinieri, messo a riposo dal governo per un tentativo, si dice, di golpe.

Su Callisto (o Calisto) Tanzi, inutile scrivere. Lo conoscete tutti, penso. Per Callisto, però, c'è da fare una osservazione in merito alle domande poste dal sig. Serafino. Il quale, a questo punto, dovrebbe essere contento. Almeno un mungitore di vacche fra i Grandi Ufficiali della Repubblica Italiana lo abbiamo trovato!

Chi resta? Ah, "last, but not least", Duilio Poggiolini. Al quale, addirittura, oltre alla nomina di Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana fu conferita anche la medaglia d'oro al merito della Sanità Pubblica. Insaziabile anche nelle onoreficenze il vampiro Duilio Poggiolini.

CONCLUSIONI

Qui l'unica affermazione sensata da fare è che, talvolta, quelli del Dipartimento del Cerimoniale di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri cui "pervengono le segnalazioni individuali per il conferimento, corredate degli atti istruttori giustificativi per le persone individuate come benemerite", sono sfortunati assai. Del resto, giusto per spezzare una lancia in loro favore, non hanno mica la palla di vetro. E quindi nessuna colpa è loro imputabile se quelli a cui conferiscono il Grande Ufficialato ovvero il Cavalierato semplice o di Gran Croce, poi diventano golpisti; fregano i risparmi di una vita agli italiani; organizzano bancarotte fraudolente e gestiscono, per la mafia, network bancari dediti al riciclaggio di denaro sporco; si fanno suicidare sotto i ponti del Tamigi; nascondono, nei puff del salotto, le tangenti pagate dalle grandi case farmaceutiche per consentire la distribuzione, negli ospedali, di sangue "andato a male".

Ma la domanda è: a seguito di condanne passate in giudicato o, comunque, a fronte di accertati comportamenti palesemente indegni, non è possibile revocare la nomina?

Postilla

Un'ultima nota. Quasi tutti i personaggi (e sono tantissimi) a cui si fa riferimento nelle pagine di Wikipedia linkate in questo articolo, possono fregiarsi dell'onoreficenza di Grande Ufficiale, Cavaliere di Gran Croce o Cavaliere "semplice" della Repubblica Italiana. E, cosa più allarmante, quasi tutti questi "benemeriti" (generali, banchieri, agenti dei servizi, giornalisti, "grand commis" ed imprenditori privati) escono, più o meno schizzati di fango, da indagini giudiziarie o inchieste governative riguardanti tentativi di colpi di stato, appartenenza a logge massoniche segrete come la P2, crack bancari, riciclaggio di denaro di provenienza illecita e servizi segreti deviati (quando non sospettati di essere implicati in episodi di stragismo). Ora è pur vero che le nomine sono intervenute, ovviamente, prima del coinvolgimento nelle scabrose vicende per le quali questi personaggi sono poi assurti alla ribalta delle cronache. Ma, resta comunque il fatto che, troppi di essi, appaiono protagonisti, fiancheggiatori o comprimari nelle pagine più oscure della vita politica, economica e sociale di questo paese.

Dal punto di vista etico, morale e civico non esistono dubbi sulla loro colpevolezza. Tuttavia non sono emerse prove tali da consentire condanne penali e quindi pronunciamenti definitivi, giudiziari o anche politici.

Per tali motivazioni ho preferito non inserire altri nomi e cognomi. Ma invito il lettore interessato a verificare le mie affermazioni, interrogando il data base disponibile nel sito della Presidenza della Repubblica.

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15 Gennaio 2009 · Patrizio Oliva


Commenti e domande

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4 risposte a “Non solo i CEAUSESCU, fra i Cavalieri della Repubblica italiana ci sono anche Callisto Tanzi e Duilio Poggiolini …”

  1. cocco bill ha detto:

    Quirinale: “Tanzi è indegno” – Revocato il titolo di cavaliere

    Il presidente della Repubblica accogliendo la proposta del ministro dello Sviluppo economico ha cancellato l’onorificenza al merito del lavoro conferita all’ex patron della Parmalat nell’84

    ROMA – Calisto Tanzi non è degno del titolo di Cavaliere del Lavoro. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accogliendo la proposta del ministro dello Sviluppo economico, ha firmato venerdì scorso il decreto di revoca “per indegnità” della decorazione di Cavaliere al Merito del Lavoro, che era stata conferita all’ex patron della Parmalat il 2 giugno 1984, con decreto firmato dall’allora Capo dello Stato, Sandro Pertini.

    Dopo le complesse vicende del crac della Parmalat e delle condotte tenute dal fondatore e presidente dell’azienda (per le quali Tanzi è già stato condannato 1 a Milano) il ministero dello Sviluppo economico aveva chiesto di cancellare l’onorificenza ritenendo che sussistessero “le condizioni previste dalla legge per la revoca”. Sarà ora lo stesso ministero di via Veneto, come si afferma nel decreto presidenziale, a curare la trascrizione del provvedimento nell’albo dell’ordine, oltre che a farlo pubblicare nella Gazzetta Ufficiale.

    Nell’agosto scorso il presidente aveva tolto all’imprenditore responsabile del gigantesco fallimento di migliaia di risparmiatori anche il cavalierato della Gran Croce.

  2. roby conte ha detto:

    Tanzi non è più Cavaliere di Gran Croce – Onorificenza revocata da Napolitano – Alla base della decisione i 5 patteggiamenti e una condanna in secondo grado dell’ex patron Parmalat

    Calisto Tanzi non è più Cavaliere di Gran Croce della Repubblica. L’onorificenza più alta che lo Stato italiano riconosca ai suoi cittadini più meritevoli è stata revocata dal presidente Giorgio Napolitano con un decreto firmato a metà giugno e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale la scorsa settimana. A dare la notizia è il quotidiano parmigiano Polis.

    LA DECISIONE – Alla base della decisione i cinque patteggiamenti e una condanna in secondo grado che l’ex patron Parmalat ha accumulato negli ultimi anni in conseguenza del crac del 2003. L’onorificenza fu concessa a Tanzi nel 2000, quando al Quirinale c’era Carlo Azeglio Ciampi. La Gran Croce, titolo regolato da una legge del 1951, è concessa a chi porta particolari benefici alla nazione, ma «salve le disposizioni della legge penale, l’insignito che se ne renda indegno» la perde. È questo il caso di Calisto Tanzi che ha finora «collezionato» alcuni patteggiamenti a Parma per le vicende legate al crac della sua multinazionale e una condanna a 10 anni in secondo grado arrivata al processo milanese per aggiotaggio.

    LE ALTRE ONORIFICENZE – Privato del titolo di maggior prestigio, Calisto Tanzi può comunque vantare ancora altre benemerenze. Resta infatti Cavaliere del Lavoro, detiene ancora la medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte ed è assegnatario del premio Sant’Ilario che la città di Parma conferisce ai suoi cittadini più illustri.

  3. c0cc0bill ha detto:

    Con piacere riportiamo questo articolo di oggi (11 settembre 2009) del Corriere della Sera.

    Finalmente qualcuno se ne è accorto!

    Tanzi dopo il crac è ancora cavaliere del lavoro a 6 anni dallo scandalo Parmalat – Non è il solo: a Poggiolini fu data, e mai revocata, la medaglia d’oro per la sanità

    MILANO — Sono passati quasi sei anni dal crac Parmalat. Un «bu­co » da 15 miliardi, 40 mila rispar­miatori truffati, i bond di Collecchio sinonimo di spazzatura. Insomma una storia che ha fatto il giro del mondo, insieme alla faccia del cava­lier Calisto Tanzi. Lui ha ammesso molte responsabilità. Nove mesi fa è stato condannato in primo grado a Milano a dieci anni per aggiotag­gio e ostacolo alle attività di vigilan­za. A Parma ha patteggiato due anni per la bancarotta Eurolat. Il proces­so principale sulla bancarotta del gruppo è in corso.

    Il cavalier Calisto è il simbolo di questo storico crac. Cavaliere? Sì, per lo Stato italiano Tanzi è tuttora degno del titolo di Cavaliere del Lavoro: l’onorificenza non gli è stata revocata né la prati­ca, a quanto pare, è stata avviata. E il suo nome, insieme a quello di mi­gliaia di italiani benemeriti, compa­re negli elenchi tenuti «in continuo aggiornamento» dalla Presidenza della Repubblica.

    Un Cavaliere del Lavoro è un uo­mo, dice la legge 194 del 1986, che tra l’altro deve «aver tenuto una specchiata condotta civile e sociale» e «non aver svolto né in Italia né al­l’estero attività economiche lesive dell’economia nazionale». Come Tanzi, evidentemente. Dunque mentre Bernard Madoff in otto mesi è passato dalle stelle al­le celle, il nostro «campione» nazio­nale dopo sei anni è ancora Cavalie­re del Lavoro. Non è tutto, Tanzi go­de ancora di un’altra onorificenza uf­ficiale della Repubblica: la medaglia d’oro (ci sono anche argento e bron­zo) ai benemeriti della cultura e del­­l’arte che «premia – è la motivazio­ne formale – quanti hanno illustrato la Nazione», in questi campi. Ma che ha fatto? La qualifica è «mecena­te ». Mecenate? Forse con i soldi de­gli altri, e mai restituiti.

    Scartabellando negli archivi si scopre che l’ex patron di Collecchio dopo il cavalierato del 1984 e la me­daglia d’oro del 1988, ha conquista­to nel 1999, anno di faticosissimo la­voro per truffare mezzo mondo, an­che il titolo di «Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine al Merito della Re­pubblica Italiana».

    Fra gli Ordini na­zionali è il più importante ed è desti­nato a «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione …». In­somma la Nazione ringrazia il cava­liere nonché medaglia d’oro Calisto Tanzi. Grazie. I titoli sono sempre lì, validi, at­tuali, belli in vista mai revocati. Eppure la procedura per indegni­tà è espressamente prevista. «Incor­re nella perdita dell’onorificenza l’in­signito che se ne renda indegno», di­cono le norme. Ogni ordine potreb­be attivare autonomamente l’iter de­cisionale interno solo che, in realtà, tutti aspettano per prassi una con­danna penale definitiva, con i tempi conseguenti (anche se non necessa­riamente l’indegnità è sinonimo di grave reato). Alla fine scatta il decre­to di revoca del Presidente della Re­pubblica.

    Nella giungla delle benemerenze di Stato c’è di tutto. Per esempio un Roberto Calvi (Banco Ambrosiano), Cavaliere del lavoro e «Medaglia d’oro ai benemeriti della scuola del­la cultura e dell’arte». Ma è morto e ai morti i titoli non si revocano. È il caso del Cavaliere di Gran Croce ge­nerale Giovanni De Lorenzo (il «gol­pista » del «Piano Solo») o di alcuni presunti boss mafiosi oppure di Um­berto Ortolani. Il braccio destro di Licio Gelli nella loggia P2 è scompar­so nel 2002 e chissà se è mai stato privato del titolo di «Grande Ufficia­le al merito della Repubblica» o se ha portato la medaglietta verde nel­la tomba. Intanto il Vaticano l’aveva cancellato dalla lista dei «Gentiluo­mini di Sua Santità», il più alto rico­noscimento per un laico. Forse in Italia nessuno come Dui­lio Poggiolini, il boss della malasani­tà, l’uomo dei lingotti d’oro, incarna meglio la figura del «delinquente di Stato».

    Oggi è imputato nel proces­so napoletano sul plasma infetto che avrebbe causato 2.605 morti tra il 1985 e il 2008. Anni fa, nella tan­gentopoli sanitaria, quando gli per­quisirono la casa impiegarono dodi­ci ore a catalogare il tesoro, nasco­sto anche nei materassi e nel pouf. Appeso alla parete aveva il titolo di Grande ufficiale al merito della Re­pubblica, quello «destinato a ricom­pensare benemerenze acquisite ver­so la Nazione». Non risulta che gli sia stato revocato.

    Ma l’apoteosi è quel riconoscimento (1977) di «Be­nemerito della salute pubblica» con il grado più alto: «Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica». A Dui­lio Poggiolini.

  4. Anonimo ha detto:

    Si pensi che non si è accettata la richiesta di Cavaliere della Repubblica un 90tenne Combattente e prigioniero di guerra impegnato per anni in una associazione d’Arma rinnovando e costudendo monuemnti
    oltre partecipare all’organizzazioni di cerimonie commemorative

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