My name is Bond. Tremonti Bond!
Abbiamo affidato loro i nostri risparmi, per giunta pagando carissimi i loro servizi: li hanno manipolati senza controllo. La cupidigia si è poi trasformata in sindrome da dipendenza come capita ai giocatori viziosi e si sono sperperati tutto, depauperando l'intero sistema.
Qualcuno ci ha lasciato le piume, ma in Italia non ci sembra e se è successo non ce l'hanno detto, anzi risulta che gli amministratori al vertice continuino a dirigere il tutto, proseguendo a godere come fantastiliardari paperoni.
Il governo ha deciso che presterà alle banche molti quattrini acciocché queste assumano la veste di mediatori tra la crisi, i bisognosi e i poveri. Vista così è come pensare di guarire un assatanato da slot machines inserendolo nel casinò, anziché in comunità.
Basti pensare a come fu (dis)applicata la legge Bersani che trattava la rinegoziazione dei mutui: gli sportellisti, ovviamente addestrati, la infrangevano alla luce del sole, rinnegandola o lucrando commissioni e interessi illegittimi.
L’intenzione di Tremonti potrebbe rivelarsi buona, ma a patto che i Bond nel Casino Royale siano sorvegliati da agenti supervisori, con lo stesso spirito dell'omonimo James.
Sì, aiutiamole pure le banche. Poi vedremo se gli aiuti statali saranno finalizzati a facilitare l’erogazione dei crediti, come dovrebbe essere, o permetterenno invece ai nostri banchieri di giocare ancora in borsa e di compiere altre spericolate acrobazie di finanza creativa.