Il lusso frena la recessione Usa

NEW YORK - Economisti, investitori, analisti, commercianti e dirigenti di multinazionali hanno passato il lungo week-end con il fiato sospeso, a scrutare la lunghezza delle code fuori dai centri commerciali e dei negozi di tutta America. La domanda che ognuno si è fatto è se gli americani hanno ancora la forza e il coraggio di continuare ad acquistare nonostante la crisi dei mutui, la stretta del credito, la fine del boom immobiliare e la corsa dei prezzi guidata dal petrolio. Se continueranno a spendere e ad indebitarsi o la frenata dei consumi che si è registrata in ottobre colpirà la stagione regina per gli acquisti, le quattro settimane che vanno dal Giorno del Ringraziamento a Natale, il periodo in cui si fa il 40% del fatturato di un anno intero.

Questa settimana l'agenzia di rating Standard&Poors ha previsto un rallentamento nella crescita delle spese per i consumi, che salirebbero del 2,2% nel 2008, quasi un punto meno che nel 2007.

Le prime risposte dal terreno, fornite dagli analisti della Mastercard, non sono negative, parlano di 20 miliardi di dollari di vendite contro i 19,1 dello scorso anno nella sola giornata di venerdì, il giorno dello shopping per eccellenza, il cosiddetto black Friday, che segue Thanksgiving. Ma a falsare il dato ci sono state aperture anticipate nella notte di molti grandi magazzini, nella corsa a strapparsi i primi clienti, e offerte e sconti senza precedenti. Ma questa settimana ha offerto più di tutto un dato fondamentale, mentre calano i consumi di massa, tengono e anzi crescono le vendite di beni di lusso, i cosiddetti consumi di "alta gamma".

Lo si è visto innanzitutto nei risultati grandi magazzini: hanno avuto risultati negativi quelli di massa e con target medio-basso come Gap che ha perso l'8% e Target (-4,5) il numero due dei grandi discount dopo Wal-Mart, mentre crescono con forza quelli che operano nel segmento del lusso e del superlusso, come Saks, che ha triplicato i suoi guadagni nel terzo trimestre dell'anno e che gli analisti indicano come i meglio posizionati per la stagione delle feste, perché i loro clienti continueranno a comprare ai prezzi più alti. Nel suo negozio sulla Quinta Strada le famose scarpe con la suola rossa di Christian Louboutin, usate da Victoria Beckham come da Angelina Jolie, vanno letteralmente a ruba nonostante un paio di sandali parta da 720 dollari.

Ma l'esempio più significativo del boom del mercato del lusso si trova a New York nel quartiere di Soho e in Rodeo Drive a Beverly Hills: sono i nuovi negozi di Ilori, una catena di occhiali da sole inventata dall'italiana Luxottica. I prezzi partono da 200 dollari, quasi dieci volte in più di quanto un americano spende in media per un paio di lenti da sole, e arrivano a 7000 dollari, ma non si fermeranno qui. Vendono collezioni limitate ed esclusive, di alcune esistono meno di 200 pezzi, di altre soltanto cinque. I due punti vendita di Ilori appena aperti potrebbero essere un limitato fenomeno per elite newyorkesi e californiane, e allora il fatto non sarebbe significativo, ma poiché saranno seguiti da altri 148 negozi, allora è chiaro che sono cambiate le dinamiche di consumo della società americana.

Il general manager di Ilori, Michael Hansen, ha studiato per due anni il mercato: "Abbiamo visto che c'è stata una grande crescita della domanda di beni di lusso, soprattutto accessori: borse, scarpe, orologi e che c'era uno spazio di mercato notevole, più alto delle catene che Luxottica aveva già negli Stati Uniti. Allora abbiano pensato di inventare un marchio e una catena e di portare anche gli occhiali in quella fascia di consumi".

Lo studio sui consumatori americani fatto da Luxottica è partito dalla constatazione che ci sono sempre più persone che spendono 140mila dollari per una borsa di Hermes, che comprano orologi da 400mila fino a un milione di dollari, che la Montblanc ha prodotto una penna da 700mila dollari e la vende. Così hanno commissionato un sondaggio in cui si chiedeva: "Spendereste 400 dollari per un paio di occhiali". Risposta: sì. La domanda successiva era "E mille?" La risposta era ancora sì. E i numeri di questo settore si sono rivelati talmente forti da spingerli a lanciare una catena da 150 negozi. Partiti da Soho e Beverly Hills, ora apriranno a San Francisco, Honolulu e Carmel, la super esclusiva enclave californiana sul Pacifico di cui era sindaco Clint Eastwood.

Non si pensa solo ai ricchi turisti asiatici, russi, arabi e sudamericani in gita shopping a Manhattan ma al numero crescente di milionari in dollari degli Stati Uniti, frutto di una polarizzazione sempre più accentuata della società. "Oggi - spiega Hansen - l'America è il più grande mercato emergente del lusso al mondo, oggi l'opportunità è qui". Ma chi è l'acquirente tipo, il motore di questo boom? "Una donna che si sente trentenne, è ricca e malata di mode e tendenze", risponde Hansen.

Anche Stephen Sadove, 56 anni, che guida Saks è della stessa idea, tanto da aver scommesso la sorte dei suoi grandi magazzini tutta su questo target, ma sull'età è un po' più preciso: "Ha tra i 35 e i 55 anni e vuole avere la sensazione di comprare cose esclusive". "Per questo - sottolineano ad Ilori - la chiave sono le collezioni speciali, noi ne abbiamo 39, metà sono di Luxottica, l'altra metà sono esclusive, con colori e stili che non sono mai arrivati in America".

Alcune settimane fa il New York Times ha dedicato la copertina del suo magazine domenicale al tema della ricchezza, tra i vari aspetti dell'impatto dei super ricchi su una città come New York c'erano le storie di persone che si sono inventati nuovi lavori legati al lusso e ai consumi sfrenati. Come Polly Onet, organizzatrice di party per bambini, che aveva appena preparato una festa di compleanno in una ex fabbrica dove aveva costruito un castello di cioccolato e marzapane, tutto da mangiare, in cui il festeggiato e i suoi compagni di scuola potessero giocare. Costo del divertimento: 120mila dollari.

A Detroit, in Michigan, nel cuore della crisi dell'auto, dove Ford e GM hanno tagliato migliaia di posti, il concessionario della Bentley sta facendo affari d'oro: ne aveva vendute 70 nel 2004 e ora è sopra quota cento, tanto che ha aperto anche uno showroom della Lamborghini. E la Ferrari - il cui modello più accessibile, la F430, parte da 192mila dollari - non vede segni di cedimento, anzi continua a crescere del 5% l'anno in Nord America e la lista di attesa per avere uno dei tre modelli della casa di Maranello continua ad allungarsi, ora è arrivata a 24 mesi.

E allora all'angolo tra Spring e Wooster Street, dove Ilori ha aperto il suo negozio, si sono dovuti inventare un servizio che non esiste in nessun negozio di occhiali al mondo: ti offrono il caffè, il cioccolato che arriva da Parigi, hanno un'area dedicata agli acquirenti speciali a cui regalano fiori e fanno pacchetti speciali per oggetti che valgono migliaia di dollari. Come gli occhiali di Badgley Mischka dipinti a mano e con le piume di pavone nelle stanghette o quelli di Fabien Baron, direttore artistico di Vogue France, fatti solo per questo negozio. Ma saranno i bonus di gennaio di Wall Street a dirci se aveva ragione Francis Scott Fitzgerald, che nel 1926 sosteneva nel racconto breve The Rich Boy che i ricchi sono diversi dagli altri. In un economia che rallenta come si comporteranno? E' questa la vera domanda, perché se il quinto più ricco delle famiglie americane che è responsabile del 40% dei consumi, smetterà di spendere, allora il motore si fermerà davvero. E come titolava ieri il New York Times sarà "Recessione".

26 novembre 2007

di Mario Calabresi

26 Novembre 2007 · Patrizio Oliva




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2 risposte a “Il lusso frena la recessione Usa”

  1. curioso ha detto:

    scusa ma che sono gli uccelli diabetici?

  2. gennarino ha detto:

    Lo studio sui consumatori americani fatto da Luxottica è partito dalla constatazione che ci sono sempre più persone che spendono 140mila dollari per una borsa di Hermes, … stikazzi!!!!
    Finchè dura ok. Secondo me però dura minga … non può durare!!!!
    Un giorno qualcuno si accorgerà che sta solo partecipando ad una catena di Sant’Antonio. Ed allora saranno uccelli per diabetici ….

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