Lo “stalking economico” delle banche, delle finanziarie e delle società di recupero crediti

Le società di recupero crediti operano indiscriminatamente mediante l’utilizzo di tecniche che sfiniscono gli indebitati, molto discutibili in quanto fondate sull’accanimento psicologico, sulla tecnica ricattatoria che genera paura e disperazione.

Si mette in moto un vero agito di “stalking”, che somiglia molto allo stalking che subiscono le donne, di cui giustamente si parla costantemente nelle televisioni. Lo abbiamo definito, per tale ragione, “stalking economico”, in quanto, difatti, si configura in termini di persecuzione, talmente efferata da poter indurre al suicidio l’indebitato, data l’immane e dolorosa pressione psicologica alla quale è sottoposto dalle varie società di recupero crediti.

L’Associazione “Progetto di Vita”, in collaborazione con l'Associazione L'Italia in Mutande" desidera impegnarsi affinché tale metodo, adottato per il recupero del credito, sia considerato reato e che le società medesime siano sottoposte a controlli specifici e costanti del loro operato, proprio in quanto possono condurre alla disperazione le persone indebitate.

"Chiederemo - dichiara Biagio Maimone - al Governo ed al Presidente della Repubblica di considerare reato, a tutti gli effetti di legge, lo “stalking economico” e che si adottino misure drastiche nei confronti di chi esercita pressioni psicologiche e violente (società di recupero credito, banche, finanziarie e privati) nei confronti degli indebitati che possono portare al suicidio, come è già successo.

L'indebitato, infatti, per effetto della pressione delle società di recupero credito, corre alla ricerca disperata dei soldi, indebitandosi ulteriormente, accedendo anche al prestito clandestino, anche erogato da parte di usurai ed, infine, sommerso dai debiti e dalla incessanti richieste, puo’ anche suicidarsi.

La storia di Roberta, che si è rivolta alla nostra Associazione, per sottoporci una grave problematica legata alla sua situazione debitoria, ci ha spronati a chiedere al Governo un intervento immediato.

Roberta non è l’unica a vivere tale dramma. Molti imprenditori e padri di famiglia sono distrutti dalle modalità selvagge di operare di tali società di recupero crediti, che esercitano su di loro pressioni al limite del collasso.

Roberta nutre il proposito serio di restituire il prestito. Allo stato attuale, considerate le sue condizioni economiche, divenute sempre più tragiche dopo la separazione dal marito, non riesce a far fronte al pagamento delle singole rate nei termini previsti. Quando riesce ad economizzare piccole somme paga una o due rate. Ma non basta : deve restituire le somme in arretrato.

Ha, più volte, stipulato accordi verbali che sono stati accolti.

Roberta, perciò, riceve continue telefonate che si susseguono insistenti e con tono minaccioso, anche sul luogo di lavoro, alle quali diventa imbarazzante dover rispondere davanti agli altri colleghi.

Si sente perseguitata ed in preda ad un senso di grande smarrimento, di terrore ed angoscia che la rendono fragile ed ancor più impotente.

Desidera chiudere il suo finanziamento, ma chiede che i tempi ed anche i modi siano rivisti.

Chiede, in sostanza, che l’intervento degli esattori non sia così dirompente ed invasivo.

Noi riteniamo che si possa parlare di stalking anche in questi casi, ossia quando le persone cadute in disgrazia economica non riescono a far fronte regolarmente al pagamento di rate relative a finanziamenti e su di esse vengono esercitate pressioni esasperanti da parte degli esattori, che - non vi è alcun dubbio - hanno un effetto sicuramente devastante su chi già vive il dolore della sconfitta economica e della miseria, a cui, per eventi dolorosi intervenuti nella propria vita, ha dovuto soccombere.

L’indebitato è sempre colui che, per varie ragioni, anche non legate espressamente alla propria volontà, è caduto in miseria e vive l’angoscia di chi si trova ai margini dell'esistenza e non sa come fare per restare a galla.

Egli è sicuramente una persona che soffre, reso debole e inerme di fronte alla catastrofe che si è abbattuta sulla propria vita.

Ricevere pressioni costanti per pagare i debiti significa inasprire il suo dolore, significa incrementare la sofferenza di chi già soffre, nonché perseguitare chi non ce la fa a trovare il modo per risalire la china.

Abbiamo ascoltato tante persone indebitate e tutte hanno posto in luce di sentirsi sopraffatti, schiacciati, addirittura perseguitati dalle continue telefonate degli esattori, che non sono certo diplomatici, ma perentori perché tesi ad ottenere l’impossibile, ossia ad ottenere, qui ed ora, somme che gli indebitati non posseggono e che devono ricercare presso parenti, amici o chissà dove.

Possono addirittura essere condotti dalla disperazione nelle trame oscure dell'usura: questo può considerarsi un reato indiretto, perché sfinisce l’indebitato e lo conduce ad una soluzione illegale.

E’ un meccanismo di sfinimento quello che si instaura, in cui si possono rinvenire tutti gli elementi tipici della persecuzione, che sembra essere non violenta, ma che è sostanzialmente violenta, perché esaspera l’animo della persona che deve pagare a tutti i costi, pena la denuncia agli uffici legali, con chissà quali conseguenze. Nasce la paura e l’afflizione !

La nostra Associazione “Progetto di Vita” intende intervenire perché non può rimanere impassibile dopo aver ascoltato il grido di dolore di questa fascia di cittadini ed intende porre in luce un’altra dimensione dello stalking, quello connesso all'operato degli esattori.

Lo abbiamo definito “Stalking Economico” : esso non è meno tragico delle altre forme di stalking, anzi può esserlo ancora di più, se è vero che può condurre alla tragica conseguenza del ricorso all'usura ed, ancor più drammaticamente, al suicidio.

Ci impegneremo per combattere lo “stalking economico” e perché esso venga considerato reato come lo è lo stalking ai danni delle donne. Chiederemo che si faccia ricorso a modalità non afflittive per richiedere la restituzione delle somme che le finanziare giustamente rivendicano. L’indebitato è indubbiamente una persona in difficoltà e, pertanto, ha bisogno di essere tutelato.

Non gli può essere negato il diritto di essere aiutato affinché possa riabilitarsi, senza subire soprusi e violenze inammissibili, da combattere in uno Stato che voglia dirsi civile ed evoluto.

E’ anche questa una battaglia da combattere perché si affermi la civiltà e perché si salvaguardi il valore sacro dell'essere umano, soprattutto quando esso diviene debole e non ha mezzi per risollevarsi"

di Biagio Maimone - Fondatore Associazione Progetto di Vita

24 Marzo 2014 · Ornella De Bellis




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