Il ruolo del microcredito nella lotta alla povertà

Il cambiamento di prospettiva nei programmi di aiuto allo sviluppo: dalla donazione al credito. La metodologia del microcredito rivoluziona il modo di pensare l’aiuto allo sviluppo nei programmi di cooperazione internazionale. Si tratta infatti di uno strumento che stimola l’attività produttiva e la dignità delle persone a cui viene data una possibilità di crescita che non viene regalata, ma “prestata”. Si abbandona in questo senso la logica del puro dono che tanti danni ha spesso recato quanto a conseguenze di forzati programmi assistenziali e di creazione di meccanismi di dipendenza.

Quella che viene riconosciuta è la fiducia nella possibilità della persona: il credito prima ancora che monetario è fiducia al microimprenditore e al suo progetto. Lo sviluppo economico viene sostenuto in questo caso attraverso la responsabilizzazione dei microimprenditori, come protagonisti e fautori della propria crescita. Coloro che ricevono un prestito sono spinti a lavorare duramente per restituirlo: per loro è un occasione che, se fallisce, non si ripeterà facilmente. Il tentativo di ogni progetto di microfinanza/microcredito è quello di creare le condizioni di sostenibilità dei programmi e delle istituzioni che ne prendono parte, ovvero la loro piena indipendenza operativa da interventi finanziari esterni e la creazioni, quindi, delle condizioni per una continua e duratura operatività.

Nei Paesi in via di sviluppo risulta molto importante il contributo che l’economia informale dà allo sviluppo economico nazionale. Le attività sommerse, non riconosciute di piccoli contadini, artigiani, commercianti tentano di sopravvivere all'economia dell'esclusione. Le microimprese si presentano come fulcro della crescita del benessere delle comunità locali oltre che la principale fonte di reddito per milioni di persone. Le attività di queste diverse microimprese con i loro progetti di riscatto economico-sociale possono nel loro insieme arrivare a rappresentare fino al 50% di alcune economie nazionali. Secondo le Agenzie dell'ONU vi sono oggi nel mondo 500 milioni di microimprese, ma solo il 2% di esse ha accesso al credito. Puntando al potenziamento di queste attività si cerca pertanto di rinvigorire i settori economici più vitali, che possono consentire un rilancio dell'occupazione, la circolazione di risorse e opportunità di investimenti.

Il credito si accompagna in molti casi al risparmio. In alcuni programmi il risparmio da parte dei più poveri deve precedere la richiesta di credito. In questo caso una piccola somma del credito ottenuto viene trattenuta e destinata ad un fondo di risparmio obbligatorio che serve, sia come garanzia addizionale, sia per favorire la cultura del risparmio anche tra le fasce più povere della popolazione, al fine di programmare le risorse economiche in funzione delle esigenze della famiglia. Il risparmio significa poi maggiore sicurezza per far fronte a situazioni di crisi e di inaspettate calamità naturali: la prevenzione prende piede nella cultura di queste comunità. A livello di Istituzioni di Microfinanza il risparmio è più comunemente utilizzato come garanzia di prestito (cash collateral) per cui non viene restituito, anche se remunerato, fino a che il prestito non è stato ripagato: solo le istituzioni abilitate alla raccolta del risparmio possono prendere tali misure. Lo strumento del risparmio è di notevole importanza per le istituzioni che mirano al raggiungimento della propria sostenibilità e a quella dei programmi che promuovono, perché possono fare affidamento su questa fonte come entrate da mobilitare.

15 Luglio 2013 · Marzia Ciunfrini




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