Il credito si recupera così

Attenzione » il contenuto dell'articolo è poco significativo oppure è stato oggetto di revisioni normative e/o aggiornamenti giurisprudenziali successivi alla pubblicazione e, pertanto, le informazioni in esso contenute potrebbero risultare non corrette o non attuali.

Nel 1909 è uscito in Inghilterra il volume 'How to collect money by mail'('Come recuperare denaro via posta'): la pietra miliare di questo settore. Da allora, tutto o quasi è cambiato. Oggi, nel cuore di una crisi che spaventa l'Italia, il recupero crediti di tipo stragiudiziale (cioè senza azioni legali) avviene sotto diverse forme: con il martellamento telefonico, ad esempio, oppure con visite a domicilio e invio di lettere. Oppure con tutte e tre gli interventi alternati. Per farsi un'idea, il settore in Italia occupa 25 mila addetti (65 per cento sul fronte telefonico, 35 su quello domiciliare), con un totale di 25 milioni di pratiche annue e una gestione complessiva di 7 miliardi di euro di crediti.

Con questi numeri, determinante è l'esistenza di un'associazione di categoria (l'Unirec, Unione delle imprese di recupero, gestione e informazione del credito), che pur riunendo soltanto 152 società su 609 copre il 75 per cento del mercato (avendo al suo interno alcuni big del settore, da Italian Credit a Maran, da Advancing Trade a Intrum Justitia da Fire a Sting, da Delta Service a Css). Singolare, invece, è che ancora oggi non esista una norma organica di settore. E neppure un albo dei recuperatori, che lavorano a provvigione senza rimborso spese.

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30 Gennaio 2009 · Paolo Rastelli




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