Il parere degli esperti: Piazza Affari salirà del 6% da qui a fine anno e farà meglio dei listini europei – Ma è Wall Street la più sicura!

No, non si tratta di un articolo di oggi: è del 14 aprile  2008 ed allora il MIBTEL quotava intorno ai 27 mila punti. Vedremo a Natale a quanto arriverà. Il "partito del rimbalzo" come titolava l'articolo, potrà sempre farcela ...

Borse, vince il partito del rimbalzo

Le azioni risaliranno entro fine anno: la pensa così - o almeno dichiara di pensarla così - tre quarti del mercato. Piazza Affari recupererà il 6% entro Natale e, addirittura, ha qualche chance di fare meglio delle Borse europee.

Il campanilismo, però, alla fine cede il passo a un sentire decisamente globale: Wall Street, anche con il dollaro alle corde, è un posto più interessante del Vecchio Continente per chi deve investire. Consigli per chi gioca in casa? Al riparo dall'anemia del dollaro è meglio puntare su petroliferi e farmaceutici. Senza disdegnare le banche di casa, che vengono viste da molti a un passo dalla rivincita.

Ma il titolo simbolo per fronteggiare la crisi è un big alimentare: Nestlé. Seguito da Atlantia, Roche ed Enel (vedi altri pezzi). Eccoli qui - in posa per una foto di gruppo con i colori di un prudente ottimismo senza nessun eccesso - i 38 esperti che hanno accettato di rispondere al sondaggio di CorrierEconomia. Un test per capire l'orientamento di chi tutti i giorni segue da vicino i mercati, compilato tra l'8 e il 9 aprile, in una settimana di su e giù senza particolare costrutto per i listini azionari. Ventinove hanno risposto «saliranno» alla prima domanda, quella che chiedeva quale direzione prenderanno le Borse nei prossimi sei mesi. I veri pessimisti? Solo quattro. Altri quattro, salomonici, dicono che il peggio è passato, ma che da qui a sei mesi le azioni non andranno da nessuna parte: quotazioni invariate rispetto agli attuali livelli. «Rimangono forti incognite legate al rallentamento economico globale e un problema di fiducia sulla finanza - spiega Corrado Caironi, ceo italiano di BlackRock Merrill Lynch im -.

Ma le valutazioni sono così ridimensionate che entro fine anno è ragionevoli aspettarsi un rimbalzo» Divisa in due l'anima sul destino relativo di Piazza Affari: poco più della metà (18 su 34 votanti) accredita una miglior riuscita del nostro listino rispetto al resto d' Europa. Altri 9 la vedono comportarsi in modo analogo alle altre Piazze «sorelle» e solo sette dicono che farà peggio. I motivi del pensiero positivo? L' eccessiva penalizzazione patita finora da molti titoli chiave, che ora potrebbero recuperare terreno. Un discorso riferito soprattutto alle nostre banche e assicurazioni, meno esposte di altri gruppi europei verso gli strumenti derivati che hanno scatenato la crisi finanziaria. «Nel corso del 2008 - ricordano i gestori del team di Eurizon capital sgr - le preoccupazioni dei mercati si sposteranno progressivamente dai rischi dei bilanci bancari al peggioramento del quadro macro economico. Per questo motivo il maggior peso delle banche nell'S&P Mib e la minore presenza di società legate al ciclo, che sono quasi tutte piccole capitalizzazioni, potrebbe favorire il mercato azionario italiano rispetto agli altri europei». Non manca però, anche sullo sfondo delle risposte più ottimiste, la preoccupazione per la debolezza economica e politica del sistema Italia. «Il rimbalzo delle banche e il profilo difensivo delle utilities dovrebbero sostenere Piazza Affari - spiega Fabrizio De Notaris, analista di Banque Syz -.

Ma la problematica situazione economica del paese e alcuni particolari nodi contingenti, come quelli di Alitalia e Telecom, faranno da contrappeso negativo». Numeri alla mano il recupero della nostra Borsa potrebbe essere del 6% circa. I più ottimisti (una decina) si spingono addirittura a prevedere rialzi del 10-15%, che comunque non basterebbero a riportare l'indice al livello di inizio anno. La maggioranza, che fa la media, non osa sperare altro che miglioramenti compresi tra il 4 e il 7%, mentre i super pessimisti (tre) vedono a fine anno un ulteriore perdita del 5% rispetto ad oggi. Meglio l'Europa o Wall Street? In ventidue (il 60% circa del panel) hanno votato per i listini americani. In otto per la vecchia Europa. Altri cinque «non vedono significative differenze tra le due opzioni».

La preferenza per gli Stati Uniti, a dispetto del cambio sfavorevole e del rallentamento, si giustifica, come sempre, con le enormi possibilità di scelta presenti sul listino americano. Ma soprattutto con l'idea del gioco d' anticipo: la tempesta è cominciata a Wall Street e, probabilmente, finirà prima lì, mentre in Europa l'onda lunga della frenata deve ancora arrivare. «Gli stimoli fiscali adottati dal governo americano possono supportare l'economia in questa fase difficile. In più il mercato statunitense è comunque più difensivo di quello europeo», argomenta Ad van Tiggelen, senior strategist di Ing Im. Titoli e settori casalinghi rispecchiano voglia di difesa, ma anche di riscatto. Prendono più voti in assoluto (15 in tutto) i titoli petroliferi, ma arrivano secondi i fin qui bistrattati finanziari (13 preferenze tra banche e assicurazioni) che collezionano addirittura più consensi dei tradizionali settori difensivi, comunque in pole position: farmaceutici (11 voti), Utilities e telecom (9 voti), alimentari (7 voti). A ciascuno la scelta. E la futura verifica per capire se erano buone profezie. O solamente speranze.

dal Corriere della Sera del 14 aprile 2008.

8 Ottobre 2008 · Patrizio Oliva


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3 risposte a “Il parere degli esperti: Piazza Affari salirà del 6% da qui a fine anno e farà meglio dei listini europei – Ma è Wall Street la più sicura!”

  1. bamboccioni alla riscossa ha detto:

    E sì. Viviamo proprio nel paese del “Gattopardo”. Ma anche i gattopardi – come tutte le cose di questo mondo – prima o poi finiscono. E’ solo una questione di tempo. Detto ciò: io stesso a volte dubito di vedere queste facce sparire con i miei occhi. Dici che un mezzo secolo basterà?

  2. karalis ha detto:

    Karalis,
    è vero: sbugiardare i sedicenti “maghi della finanza”di giornai e aziende varie è certamente tra i compiti di noi poveri bloggers. E noi – e tu, per fortuna – ce la stiamo mettendo tutta. Ma non basta. Perchè qui le cose devono cambiare per davvero.

    Lo sai meglio di noi: certi consigli o certi messaggi – lanciati attraverso interviste o editoriali – “spostano”. Nel senso che magari qualche risparmiatore – pensando di far bene, di essere più furbo e più informato degli altri – poi li segue. E finisce come finisce. Cioè, al solito: male.

    E quindi piantiamola di parlare in generale. E scendiamo nel particolare della crisi dei mutui subprime. Noi è un anno che la seguiamo con il fiato sospeso. Ma sulle pagine del New York Times e del The Guardian, on line. Perchè sui giornali italiani c’era poco barra niente. E quel poco – basta rileggere Turani – non è che spiccasse per qualità e lungimiranza.

    Ergo: i casi sono due: o certi giornalisti economici sono degli incapaci. O sono in cattiva fede. In entrambi i casi: se ne devono andare a casa. O sbaglio?

    Commento di bamboccioni alla riscossa | Venerdì, 10 Ottobre 2008

    Giustissimo.

    Ma quanti avrebbero dovuto tornarsene a casa, bamboccioni miei. Non solo giornalisti.

    E invece sono tutti qui. In tanti anni solo uno ho visto andar via davvero. Nella casa che aveva in Tunisia, ad Hammamet.

    Gli altri son rimasti defilati per un pò e son tornati tutti, al momento opportuno.

  3. bamboccioni alla riscossa ha detto:

    Karalis,
    è vero: sbugiardare i sedicenti “maghi della finanza”di giornai e aziende varie è certamente tra i compiti di noi poveri bloggers. E noi – e tu, per fortuna – ce la stiamo mettendo tutta. Ma non basta. Perchè qui le cose devono cambiare per davvero.

    Lo sai meglio di noi: certi consigli o certi messaggi – lanciati attraverso interviste o editoriali – “spostano”. Nel senso che magari qualche risparmiatore – pensando di far bene, di essere più furbo e più informato degli altri – poi li segue. E finisce come finisce. Cioè, al solito: male.

    E quindi piantiamola di parlare in generale. E scendiamo nel particolare della crisi dei mutui subprime. Noi è un anno che la seguiamo con il fiato sospeso. Ma sulle pagine del New York Times e del The Guardian, on line. Perchè sui giornali italiani c’era poco barra niente. E quel poco – basta rileggere Turani – non è che spiccasse per qualità e lungimiranza.

    Ergo: i casi sono due: o certi giornalisti economici sono degli incapaci. O sono in cattiva fede. In entrambi i casi: se ne devono andare a casa. O sbaglio?

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