I misteri di Villa Certosa

Nel maggio 2004 la procura di Tempio Pausania chiede di ispezionare Villa Certosa, residenza estiva del premier Silvio Berlusconi

Nel maggio 2004 la procura di Tempio Pausania chiede di ispezionare Villa Certosa, residenza estiva del premier Silvio Berlusconi, per accertare se siano stati commessi abusi edilizi.  Sotto la lente in particolare l'anfiteatro, il laghetto, le piscine e il «tunnel» per l'approdo riservato in una grotta sul mare realizzati dal presidente del Consiglio.

L' ispezione viene però bloccata dal ministero dell'Interno che oppone il segreto di Stato.

Una tutela estesa a tutte le altre residenze del premier, della sua famiglia e dei suoi collaboratori più stretti.

Cerchiamo di svelare i misteri di Villa Certosa ricomponendo il mosaico con le tessere recuperate qua e là dagli stralci di cronaca (rosa, gossippara e giudiziaria).

"C’è la gelateria. Tu vai lì, e ti servono tutto il gelato che vuoi. Gratis. Se ci pensa, è una trovata molto divertente. E sa qual è il gusto più buono? Il gelato del Presidente, squisito!"  racconta Marcello Dell'Utri. "E c'è pure la pizzeria. Ecco, si vaga nei giardini mangiando sorbetti e tranci di pizza, e poi si chiacchiera, si parla, si fa salotto... "

Flavio Briatore ci fa sapere, invece,  che a villa Certosa  "c’è il gioco del vulcano. Si chiacchiera del più e del meno e quando il gruppo si avvicina al laghetto Silvio finge di preoccuparsi, dicendo che la Sardegna è una zona vulcanica. E a quel punto si sente un’esplosione pazzesca, ci sono effetti tipo fiamme..."

Sandro Bondi testimonia "che la villa è a pochi metri dal mare. Una mare, come lei saprà, di una bellezza assoluta". Eppoi "nei giardini della villa ci si può tro­vare a cena, oppure a pranzo, con imprendito­ri di passaggio, e con amici, con parlamentari, con dirigenti politici... ma anche, e questo è uno degli aspetti francamente più simpatici, con tante belle famigliole".

Il settimanale Oggi riferisce  che a Villa Certosa è possibile ammirare il teatro greco romano per le  esibizioni del premier in coppia con il cantante Mariano Apicella

Ed ancora il settimanale Oggi riferisce  che a Villa Certosa è possibile ammirare il teatro greco romano per le  esibizioni del premier in coppia con il cantante Mariano Apicella (i testi delle canzoni sono scritti personalmente da Silvio Berlusconi, questa la ragione per cui Apicella si è guadagnato un'immensa fama come cantastorie),  l'immancabile campo di calcio, la statua della donna-cavallo, l'angolo dei dolmen, la piscina con acqua di mare a forma di palma per la talassoterapia con intorno i cactus (piante mai viste in Sardegna), finti nuraghi, laghetti artificiali con tanto di isolette ...

Dal Corriere della Sera (giovedì 27 gennaio 2005 di Gian Antonio Stella)

«Segretissimo». Come i documenti segreti del Politburo, i codici segreti dei missili atomici americani o il segreto di Fatima. Il decreto di Beppe Pisanu che blocca ogni inchiesta dei giudici sul porticciolo, le piscine e i lavori fatti alla Certosa, la villa sarda di Berlusconi, non può esser visto neppure dal Comitato per i servizi di sicurezza. Il quale, denuncia la sinistra, è stato in questi anni informato di tutto: tutto, meno i segreti di Porto Rotondo.

Segreti che a questo punto rischiano di paralizzare l'organismo parlamentare, quattro contro quattro, per la prima volta nella storia. Prossimo appuntamento, la settimana a venire. Ma il braccio di ferro rischia di farsi ancora più duro. Eppure, a vedere la legge del 7 novembre 1977 sui servizi segreti, tutto pare chiaro. Articolo 16: nel caso decida d' opporre il segreto di Stato, «il Presidente del Consiglio dei Ministri è tenuto a dare comunicazione, indicandone con sintetica motivazione le ragioni essenziali, al Comitato parlamentare». Il quale, se ritiene «a maggioranza assoluta dei suoi componenti infondata la opposizione del segreto, ne riferisce a ciascuna delle Camere per le conseguenti valutazioni politiche».

E così, infatti, era sempre andata. Prima. Al punto che più volte erano stati gli stessi capi di governo, ad esempio Francesco Cossiga, a riferire personalmente al Comitato le ragioni che li avevano spinti a prendere la decisione sotto esame. Una decisione rara. Molto rara. Presa, in tanti anni, soltanto una decina di volte e in casi spinosissimi quali l'affare Eni-Petromin, le intercettazioni telefoniche che riguardavano i terroristi baschi dell'Eta o i contatti nei giorni del sequestro Moro tra il colonnello Stefano Giovannone, l'Olp e le Brigate Rosse.

Tutte vicende molto complesse su cui il governo, dato anche il coinvolgimento quasi sempre di altri stati o leader stranieri, era riuscito comunque a trovare sempre una intesa col Comitato che tenesse innanzitutto conto degli interessi del Paese. Così rara è, storicamente, la scelta di opporre un segreto di Stato, che neppure una volta il governo, in questi quattro anni, s' era posto il problema. Nonostante siano stati anni difficili: l'attacco dell'11 settembre con tracce lasciate da Al Qaeda anche qua e là per la penisola, la guerra in Afghanistan, l'intervento in Iraq, il rapimento prima di Maurizio Quattrocchi e dei suoi compagni, poi di Enzo Baldoni e delle due Simone, la strage di Beslan, le inchieste rognosissime sui legami tra gli integralisti islamici presenti in Italia e il terrorismo internazionale...

Eppure mai, neppure una volta, Berlusconi aveva messo il timbro «top secret». Lo ha fatto sulla sua villa in Sardegna. Nel momento in cui la magistratura, dopo una serie di denunce delle opposizioni, aveva cominciato a mettere il naso sui lavori compiuti in questi anni, a partire dallo sbancamento di un tratto roccioso per costruire un pontile nascosto, ribattezzato dai cronisti «pontile alla 007». Ma non basta.

Il segreto di stato, deciso nella scia del decreto Pisanu del 6 maggio 2004

Il segreto di stato, deciso nella scia del decreto Pisanu del 6 maggio 2004, un decreto che fissava alcuni criteri di massima sulla sicurezza e che era stato varato lo stesso giorno (coincidenza!) in cui La Nuova Sardegna pubblicava le fotografie dei lavori per il pontile e l'anfiteatro, non era neppure «firmato» dal presidente del Consiglio, come dice la legge. Ma, anche qui per la prima volta, dal sottosegretario Gianni Letta. Una questione di «eleganza», hanno detto ieri i quattro membri di destra del Comitato, cioè Fabrizio Cicchitto, Pasquale Giuliano, Pierfrancesco Gamba e Domenico Sudano che in quattro anni aveva fatto sentire la sua voce assai di rado (16 volte su 95 riunioni) ma ieri mattina è stato diligentemente puntuale. Parole d' oro: che il presidente Berlusconi mettesse la firma del titolare del segreto di stato Berlusconi per secretare i lavori voluti dal miliardario Berlusconi in una delle sue ville, elegantissimo non era.

Accusano tuttavia i quattro componenti dell'opposizione, in testa Enzo Bianco che del Comitato è il presidente, che le cose poco «eleganti» sono diverse. Dicono che non è elegante che il decreto sia nascosto all'organo parlamentare delegato per legge a vigilare sugli eventuali abusi del governo e non al deputato forzista Niccolà Ghedini e al capogruppo di An Gianfranco Anedda, che qualche mese fa si presentarono al Pm sardo addetto all'inchiesta, gli comunicarono di essere stati scelti come difensori dal premier e gli mostrarono il decreto che bloccava le indagini dicendo: «Guardare e non toccare: può vederlo ma non farne neanche una fotocopia».

Non è elegante che siano stati secretati non solo i lavori al pontile dove «ogni tanto arrivano Putin o Blair» ma tutta l'area della residenza, compresi i lavori smaccatamente abusivi come le cinque piscine della talassoterapia autorizzate dal comune di Olbia il 17 dicembre 2003 ma descritte da Renato Farina su «Libero» nell'agosto precedente. Così come non fu elegante che i lavori per la costruzione del «piccolo anfiteatro» da 400 posti (come il teatro Olimpico di Vicenza) avessero avuto il parere favorevole dell'Ufficio Tutela del paesaggio della Regione, allora in mano al forzista Mauro Pili, 56 giorni prima (non dopo: prima!) che fosse presentata la domanda. Insomma, che l'opposizione abbia qualche ragione per sospettare che il decreto vada a coprire col «top secret» qualche marachella edilizia, è difficile negarlo.

Diciamolo: mostrare il documento ai membri del Comitato sui servizi, ritenuti da questo stesso governo così affidabili da esser stati informati via via di cose assai delicate (quali le indagini riservatissime sulla preparazione dell'attentato alla nostra ambasciata a Beirut o le operazioni delicatissime predisposte per liberare i nostri ostaggi in Iraq) avrebbe spazzato via un po' delle tossine che avvelenano i rapporti tra destra e sinistra.

Letta ha spiegato invece che in situazioni di rischio Villa Certosa è stata «individuata come sede alternativa del governo» per assicurare «l'incolumità» del premier e la «continuità dell'azione di governo». Quanto bastava perché i membri della Casa delle Libertà dicessero: bene così, allora non è necessario vedere il decreto. Anzi: hanno diffidato Bianco dal tornare a chiederlo. Il bello è che la pianta della tenuta, altimetrie comprese, è pubblicata nel libro dell'architetto Gianni Gamondi.

Curioso modo di proteggere una sede alternativa di governo

Dall'Unione Sarda (domenica 20 marzo 2005): anche i magistrati della Procura di Tempio sanno veramente poco del sopralluogo top-secret avvenuto nei giorni scorsi all'interno della tenuta del presidente del Consiglio. In un settore di quell'area sottoposta a segreto di stato da parte del Ministero dell'Interno, che ha classificato la villa come una delle residenze ufficiali del premier.

L'avvocato Nicolò Ghedini ha accompagnato alcuni funzionari della Soprintendenza archeologica e una pattuglia di carabinieri specializzati nella tutela del patrimonio culturale e artistico, in un punto ben circoscritto del parco dove sarebbero stati ritrovati importanti reperti archeologici. Si parla di un sito di notevole importanza, risalente al terzo secolo a. C., con alcuni resti di vasellame e tracce di una piccola necropoli.

Un pezzo di storia della Sardegna che evidentemente i proprietari dei terreni hanno tutta l'intenzione di tutelare, tanto che ne è stata subito segnalata la collocazione e le caratteristiche alla Soprintendenza archeologica. E il gruppo di funzionari e militari ha potuto, seguendo un rigoroso itinerario con alcune precise prescrizioni da parte del personale addetto alla sicurezza, arrivare al sito ed effettuare tutte le verifiche del caso.

Insomma, non è vero che i sopralluoghi alla Certosa non si possono fare. E gli accertamenti della Soprintendenza arrivano a pochi giorni dall'udienza davanti ai giudici della Corte Costituzionale che dovranno esprimersi sulla ammissibilità del ricorso presentato dalla Procura di Tempio sul mancato sopralluogo del settembre 2004 nel cantiere top-secret aperto in una delle discese a mare della tenuta. I magistrati galluresi hanno sollevato infatti un conflitto di attribuzione ritenendo immotivata l'opposizione del segreto di stato all'attività investigativa su alcuni presunti abusi edilizi attribuiti ai rappresentanti legali della società proprietaria dell'intera area.

I giudici della Corte Costituzionale dovranno dire se esistono gli elementi per ritenere ammissibile il ricorso affidato dal procuratore della Repubblica di Tempio, Valerio Cicalò, a due docenti universitari, specializzati in diritto costituzionale. La Procura gallurese aveva deciso di avviare l'iter, dopo che il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, aveva confermato in Parlamento la volontà di opporre il segreto di Stato all'indagine iniziata nel maggio dello scorso anno.

25 Luglio 2009 · Patrizio Oliva


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