I love shopping – Trasposizione cinematografica della sindrome da shopping compulsivo

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C’è una Robecca Bloomwood nascosta in ogni ragazza media dei paesi occidentali. Basta saperlo e non s’incorrerà in disastri finanziari a più zeri. Perché l’allegra protagonista di libri e film è una spendacciona compulsiva, capace di collezionare le carte di credito nel portafoglio e i vestiti nell’armadio fino a degenerare.

Dodici carte magiche riescono a soddisfare tutti i suoi bisogni perché i “negozi sono meglio degli uomini”. Gli estratti conto si accumulano, abilmente nascosti sotto il letto e gli impiegati del recupero crediti diventano una fobia costante. Serviranno una rivista monotematica sul risparmio e un capo bello e intelligente per riportarla sulla retta via. A John Goodman è affidata al battuta più bella che rivolge alla figlia in riva al lago: “Se gli Stati Uniti possono sopravvivere con il debito che hanno, puoi farlo anche tu”.

Pellicola brillante, lunghetta (dura quasi due ore) senza problemi, che riesce perfino a sfiorare le tematiche attuali della crisi economica. Osservando il tutto attraverso un paio di occhiali da sole con le lenti rosa, ovviamente.

Ma cosa è, in realtà, lo shopping compulsivo?

shopping compulsivo

E' un disturbo caratterizzato dall'impulso irrefrenabile e immediato all'acquisto, da una tensione crescente alleviata solo comprando. Ogni stato emotivo negativo viene invertito nella spinta incontrollabile ed irrefrenabile ad effettuare un acquisto nonostante la compromissione delle sfere finanziaria, relazionale, lavorativa e psicologica.

La Dipendenza dagli Acquisti, detta anche Shopping Compulsivo, viene descritta per la prima volta da Kraepelin nel 1915 come "mania di comprare" o "oniomania". In seguito Bleuler (1924) la elenca tra gli "impulsi reattivi".

Nonostante lo shopping compulsivo sia stato descritto già all'inizio del secolo come un profondo disagio psichico da autori eminenti quali Kraeplin e Bleuler la sua classificazione nei principali manuali diagnostici dei disturbi mentali è tutt'ora controversa.

La diatriba relativa alla classificazione di questo disturbo dipende da diversi fattori. In primo luogo si nota che a differenza delle classiche dipendenze, in questo caso non è prevista l'assunzione di sostanze esterne come nel caso dell'alcolismo o della tossicodipendenza. Questo aspetto è di fondamentale importanza ed evidenzia che la mancanza del rischio oggettivo e concreto di mettere a repentaglio la propria vita, come nei due casi di dipendenza, induce nella società una visione poco critica delle conseguenze che lo shopping compulsivo può generare nella vita dei soggetti dipendenti. In secondo luogo il disturbo presenta diversi aspetti riconducibili ad altre patologie già chiaramente classificate quali la Depressione, il Disturbo Ossessivo Compulsivo e il Disturbo del Controllo degli Impulsi.

DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO

Il Compulsive Buying può rappresentare una variazione del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Prima di spiegare la relazione tra il disturbo ossessivo compulsivo e la dipendenza da shopping è d'obbligo chiarire il concetto di "compulsione".

La compulsione è un comportamento ripetitivo (lavarsi continuamente le mani, riordinare o controllare) o un'azione mentale (ad esempio contare, ripetere mentalmente delle parole), una coercizione psichica, un atto che non si può fare a meno di compiere, il cui obiettivo è la riduzione dell'ansia o il disagio e non quello di fornire una gratificazione. La spinta dalla quale nasce la compulsione non è il desiderio di provare piacere, ma l'intento di proteggersi da una determinata paura con un rito propiziatorio. Ad esempio dietro la mania, quasi sempre femminile, di comprare vestiti ci potrebbe essere il timore di apparire poco desiderabili, attraenti. (Debora Pasca, psicologa. www.harrrdito.it).

I soggetti affetti da questa patologia sostengono di essere assaliti dall'urgenza di comprare, come in preda ad un'ossessione che li costringe a mettere in atto il comportamento. Molti di loro descrivono questo impulso irrefrenabile come intrusivo (Christenson et al., 1994). Inoltre secondo McElroy e coll. (1994), tale disturbo presenta caratteristiche sia di tipo egosintonico, poiché genera sollievo e piacere dopo l'acquisto, sia di tipo egodistonico, in quanto crea stress, conseguenze negative e sentimenti di colpa. Per questo motivo non è da escludersi l'ipotesi che lo shopping compulsivo possa rientrare nella categoria generale dei Disturbi Ossessivi Compulsivi.

DEPRESSIONE

Esistono diversi motivi per poter pensare che il Compulsive Buying possa rappresentare una strategia messa in atto per alleviare uno stato depressivo sottostante. Innanzitutto si è visto che sentimenti negativi come tristezza, solitudine, frustrazione o rabbia incrementano la tendenza a fare acquisti, mentre lo shopping stesso è associato ad emozioni piacevoli quali felicità, senso di potere e competenza (Lejoyeux et al., 1996). Inoltre, secondo la ricerca della McElroy e coll., l'impulso si manifesta soprattutto durante gli episodi depressivi meno gravi, mentre è assente negli episodi severi o maniacali. Il fatto che gli oggetti acquistati siano molto spesso inutili e che il più delle volte vengano messi da parte o regalati (Alonso-Fernandez, 1999), ci fa capire che essi servono solo a riempire un vuoto di sentimenti positivi e di autostima nel soggetto. Proprio l'autostima potrebbe costituire il legame tra depressione e shopping patologico, infatti, da una ricerca di Faber e O'Guinn (1992) risulta che i compulsive buyers hanno punteggi di autostima molto più bassi rispetto ai normali consumatori. Per questi soggetti patologici fare acquisti potrebbe essere un modo per innalzare la propria autostima e combattere frustrazione ed umore depresso.

Infine, è da segnalare che nove soggetti su tredici pazienti trattati con antidepressivi nello studio di McElroy et al. (1994), mostrano una completa o parziale remissione dei sintomi caratteristici del Compulsive Buying.

DIPENDENZA

Molto interessante è però anche l'accostamento con la dipendenza. Come abbiamo visto, lo shopping a livelli patologici si associa spesso ad altri tipi di dipendenza da comportamenti o da sostanze. Similmente ad esse possiede le caratteristiche della tolleranza, che porta i soggetti ad incrementare progressivamente tempo e denaro speso negli acquisti e del craving, l'incapacità di controllare l'impulso di mettere in atto il comportamento. In questo modo il soggetto affetto da tale disturbo cerca immediata gratificazione, agendo nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative a cui andrà incontro. In seguito all'acquisto egli sperimenta un senso di riduzione delle tensione che funziona da rinforzo per il successivo ripetersi del comportamento disfunzionale.

DISTURBO DEL CONTROLLO DEGLI IMPULSI

L'evidente presenza di una componente d'impulsività nella dipendenza dallo shopping e la sua frequente associazione con il Disturbo del Controllo degli Impulsi, rende probabile l'ipotesi dell'origine comune delle due patologie.

Alcune caratteristiche che le accomunano sono: la tensione che precede la messa in atto del comportamento, la ricerca di immediata gratificazione, e l'incapacità di sopportare la frustrazione derivante dall'astenersi dall'agire.

CRITERI DIAGNOSTICI PER LA DIPENDENZA DA SHOPPING

Secondo il dr. Lorrin Koran, direttore della Stanford University, lo shopping si configura come un disturbo del comportamento quando si verificano queste condizioni:

  1. quando il denaro investito per lo shopping è eccessivo rispetto alle proprie possibilità economiche;
  2. quando gli acquisti si ripetono più volte in una settimana;
  3. quando gli acquisti perdono la loro ragione d'essere: non importa che cosa si compri, se abiti, CD, profumi, lampade o prosciutti; ciò che conta è comprare, soddisfare un bisogno inderogabile e imprescindibile che spinge a entrare in un negozio e uscirne carichi di pacchi;
  4. quando lo shopping risponde a un bisogno che non può essere soddisfatto, per cui il mancato acquisto crea pesanti crisi di ansia e frustrazione;
  5. quando la dedizione agli acquisti compare come qualcosa di nuovo rispetto alle abitudini precedenti.

Al primo posto tra gli oggetti della "febbre da acquisto", per quanto riguarda le donne, ci sono i capi d'abbigliamento, seguiti da cosmetici, scarpe e gioielli: tutti elementi riconducibili all'immagine. L'uomo, invece, predilige simboli di potere e prestigio come telefonini, computer portatili e attrezzi sportivi.

Lo shopping compulsivo causa problemi significativi quali stress, interferenze con il funzionamento sociale e lavorativo, disagi familiari e coniugali e gravi problemi finanziari. Inoltre, si riscontrano molto spesso sentimenti di colpa e vergogna in seguito all'acquisto di oggetti che, il più delle volte, vengono nascosti al resto della famiglia oppure messi da parte, regalati o buttati via.

L'identikit dei compulsive buyers (Shopper) fornisce preziose informazioni sulle caratteristiche sociali e culturali di quanti manifestano questo disagio: il 90% dei soggetti è rappresentato da donne che appartengono a una fascia sociale media: molte sono casalinghe, segretarie, impiegate e con un'età media di 40 anni. In merito a quest'ultimo punto va detto che avvisaglie e sintomi di questa difficolta rispetto agli acquisti si avvertono in questi soggetti già nell'adolescenza. Secondo Lane Benson, una terapista-editore che ha pubblicato un libro dal titolo eloquente di "I shop, therefore I am" (Compro, dunque sono), il problema è "l'accondiscendenza della società di fronte al compratore sfrenato".

Inoltre solo una minoranza di loro non presenta altri problemi di interesse psichiatrico: è molto frequente, per esempio, che ci sia o ci sia stato in passato un rapporto difficile con il cibo (anoressia o bulimia), in particolare, il più delle volte si tratta di donne bulimiche; in alcuni casi sono stati associati allo shopping compulsivo i disturbi dell'umore (depressione), disordini legati all'ansia (fobie, panico, disturbo ossessivo compulsivo), abuso di sostanze (in particolare alcol), discontrollo degli impulsi.

La logica conseguenza della presenza di un così alto grado di comorbilità con altre patologie psichiatriche ha portato ad ipotizzare diverse possibili cause nell'eziologia della dipendenza dagli acquisti.

BASE BIOLOGICA

Secondo alcuni psichiatri lo shopping compulsivo non sarebbe altro che una delle possibili manifestazioni di quelle malattie causate da un cattivo funzionamento dell'attività della Serotonina, una sostanza prodotta dal cervello. I disturbi legati a questa alterazione chimica cerebrale determinano tra le altre cose un mancato controllo dell'impulsività, per cui si è spinti a soddisfare immediatamente un bisogno irresistibile. In pratica, l'acquisto sfrenato potrebbe indurre esperienze emotive simili a quelle di chi fa uso di droghe. Si sentono euforici quando comprano o spendono ma, esaurita questa attività crollano. Per recuperare la felicità perduta devono uscire di nuovo e comprare.

Possiamo, volendo, fare un test per valutare il nostro livello di propensione per lo shopping compulsivo.

24 Febbraio 2009 · Patrizio Oliva




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