Fattura e consumo presunto – La grande truffa delle multinazionali

Fattura ENI e consumo presunto - Devo pagare?

Alcuni giorni fa ho ricevuta una fattura dall'ENI. Era relativa alla bolletta di 855 euro per la fornitura del gas del periodo che va dall'11 agosto 2012 al 15 gennaio 2013 .

Oltre alla fattura esosa, c'era una lettera che recitava testualmente : “Gentile cliente, desideriamo informarla che, a causa di un’anomalia informatica, l’emissione della bolletta relativa alla sua fornitura ha subito, nostro malgrado un ritardo.

Rassicurandola che abbiamo ripristinato la regolare periodicità di fatturazione le comunichiamo che, al fine di agevolarla nel pagamento della bolletta allegata, ne abbiamo posticipato la scadenza a 50 giorni dalla data di emissione, rispetto ai normali 20 giorni previsti dall'Autorità per l’energia elettrica ed il gas.

A parte il ritardo, nella fatturazione hanno presunto un consumo di 945 mc a fronte di un consumo effettivo di 499 mc”

E' giusto che io paghi per un consumo "presunto"?

Cosa devo fare?

Potete aiutarmi?

Fattura e consumo presunto - La grande truffa delle società fornitrici

Ormai è consuetudine per le società fornitrici di energia e gas, come ENI ed ENEL, non inviare l’incaricato preposto alla lettura del contatore.

In questo caso le opzioni alternative sono due: aspettarsi sulla bolletta successiva una “lettura calcolata” (che normalmente è molto più alta rispetto a quella effettiva) oppure servirsi del sistema di “autolettura” che ti garantisce la certezza di pagare in bolletta l’esatto importo, se comunicato entro un preciso periodo indicato sulla bolletta stessa.

Ci cerca, dunque, di aumentare i profitti scaricando i costi sulle spalle del consumatore.

Al danno di fatturazioni presunte, si aggiunge poi la beffa.

Per quanto riguarda la fornitura di gas, infatti, si legge sul documento di fatturazione:

“La somministrazione di gas naturale per usi civili, per effetto di quanto disposto dall'articolo 2 del decreto legislativo 2 febbario 2007 n° 26, è soggetta, dal 1° gennaio 2008, all'aliquota IVA del 10% sui primi 480 metri cubi consumati in ogni anno solare e all'aliquota IVA del 20% sui consumi eccedenti tale ammontare, nonché alle aliquote di accisa (e di addizionale regionale) differenziate in relazione a quattro scaglioni di consumo (da 0 a 120 mc; da 121 a 480 mc; da 481 a 1560 mc; oltre 1560 mc), ai quali vengono imputati i consumi di ciascun anno solare.”

Le società fornitrici di gas ed energia hanno escogitato un ottimo sistema per finanziarsi a costo zero a scapito dei consumatori.

Il danno che deriva al consumatore da una lettura presunta sproporzionata dei consumi di gas non è solo limitato all'esborso anticipato ma, in circostanze particolari e non infrequenti, comporta un pagamento non dovuto di IVA al 20% e di accise (imposte erariali) che varia in funzione della fascia di consumo.

E mentre i costi della fornitura vengono recuperati nel tempo, le imposte sul valore aggiunto e quelle regionali, in base a questo sistema perverso, non si recuperano più!.

L’Antitrust ha già inflitto a Enel Enegia Spa 90mila euro di sanzione a causa di bollette emesse e mal calcolate, bollette sbagliate dalle cifre esorbitanti per consumi di gas presunti, ma non verificati, di cui si pretendeva il pagamento anche dopo i reclami degli utenti.

L’Antitrust ha contestato alla società il fatto di non aver eseguito la lettura dei contatori, e di aver emesso alcune “erronee fatturazioni presuntive in ordine a consumi di gas, stimate in base a criteri non precisati”.

E nonostante i consumatori abbiano più volte sollecitato e reclamato la verifica dei gruppi di misura, Enel Energia Spa o non ha provveduto a effettuali o ha dichiarato il loro perfetto funzionamento.

La società ha dunque preteso il pagamento anticipato di somme per consumi non effettuati.

Per i reclami senza risposta e le bollette pazze non rettificate, i cittadini potranno chiedere il rimborso e la novità più importante prevista sono gli indennizzi automatici a favore dei consumatori in caso di violazione delle nuove norme.

In pratica scatterebbe un rimborso di 20 euro se il venditore non risponderà entro 40 giorni dal reclamo del cliente o se l’errore di doppia fatturazione non verrà rettificato entro 20 giorni dalla richiesta, oppure se la rettifica della fatturazione non sarà fatta entro 90 giorni dalla richiesta.

Bisognerà adesso che la stessa sorte tocchi anche all'ENI.

In conclusione le consigliamo:

1) di comunicare ad ENI gas attraverso il numero verde 800.900.700 il consumo effettivo di gas, richiedendo l’emissione di una fattura che tenga conto dei soli consumi effettivi e non di quelli presunti;

2) di non pagare comunque la bolletta in unica soluzione, ma pretendere una rateazione della stessa, poichè l’errore è stato commesso dalla società fornitrice come, peraltro, ammesso nella lettera di accompagno alla fattura;

3) di segnalare il suo caso all'Antitrust, chiamando il numero verde 800.166.661, dedicato alla tutela del consumatore.

Le segnalazioni vanno fatte, sempre.

E' l'unico modo di contrastare le multinazionali dell'energia, tiranni potenti che si approfittano dei consumatori.

In Spagna è successo un particolare e incoraggiante avvenimento.

La storia risale a quattro anni fa, quando il pensionato Antonio Moreno decide di denunciare pubblicamente su un sito web le irregolarità che l’industria dell'energia elettrica effettua tutti i mesi nelle case degli spagnoli.

Irregolarità che gonfiano le bollette della luce, a favore delle imprese.

Nel suo portale, aperto nel giugno 2008, il signor Moreno racconta tutti i dettagli.

E offre agli utenti un’applicazione informatica che permette a qualsiasi cittadino di ottenere i dati necessari per reclamare un abuso. E in due anni ha aiutato i consumatori iberici a risparmiare circa 500 milioni di euro.

Endesa, la più grande società di energia elettrica in Spagna, lo aveva così trascinato in tribunale, reclamando la chiusura della pagina web e 50 mila euro più Iva per danni “all'onore”, dopo che il pensionato aveva messo in rete un articolo intitolato “Endesa, l’impunità pirata” con una vignetta satirica dove compariva l’edificio della multinazionale con una svettante Jolly Roger.

La battaglia del signor Moreno contro le compagnie elettriche non è, in realtà, cosa nuova.

Nel 1994 l’ingegnere viene licenziato dalla filiale spagnola del primo fabbricante mondiale di contatori di luce, la Landis & Gyr, per non aver sottoscritto un accordo sotto banco sul prezzo dei contatori.

Accusato di tradimento, da allora è diventato il Robin Hood dei consumatori spagnoli.

E ogni giorno denuncia le illegalità che le grandi multinazionali escogitano per gonfiare le fatture.

Grazie alle sue continue rivendicazioni, finite spesso sul tavolo dell'Autorità per l’energia e il gas iberica, il governo socialista di José Luis Zapatero aveva ridotto il prezzo dei contatori di un 10 per cento e aveva proibito alle compagnie di riscuotere un extra per la sostituzione dei vecchi contatori meccanici con quelli elettrici.

Nel 2011 però Moreno denunciava la multinazionale Endesa, colpevole di sostituire i vecchi contatori senza preavviso, come previsto dalla legge.

“Le compagnie non avvisano gli utenti per non far sapere loro il vero consumo segnato nel contatore al momento della sostituzione”, accusava il pensionato.

E il tribunale andaluso gli aveva dato ragione.

Per Moreno, però, la madre di tutte le violazioni è quella piccola tassa di locazione che ogni mese tutti gli spagnoli devono pagare sui propri contatori.

La legislazione iberica in materia, che lui ben conosce, afferma che l’unico costo previsto riguarda “il rinnovamento e l’attualizzazione” dei contatori della luce.

Perciò, secondo i calcoli dell'ex ingegnere, i clienti hanno pagato più di 10 miliardi di euro alle multinazionali dal 1985 per un servizio che non è legale.

È tutto scritto lì, nella denuncia di oltre 300 pagine che il pensionato ha postato sul suo portale.

Con tanto di documentazioni, leggi e regolamenti del Boletín oficial dello Stato. Da allora Endesa lo perseguita. “Il motivo reale perché chiedono la chiusura del mio sito è impedire che gli utenti si informino sulle magagne che ho scovato nelle fatture della luce e facciano ricorso grazie alla mia applicazione informatica”.

Senza contare, segnala Moreno, che a ogni reclamo ignorato per più di cinque giorni i clienti hanno diritto a un indennizzo di 30 euro.

Insomma, ci vorrebbe un Moreno anche in Italia.

23 Gennaio 2013 · Andrea Ricciardi


Commenti e domande

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2 risposte a “Fattura e consumo presunto – La grande truffa delle multinazionali”

  1. pensionata 79 ha detto:

    in relazione ai consumi di gas gonfiati :
    1- nel bimestre agosto-settembre consumo gas gonfiato di oltre mc. 1770 = fatturati mc 1875 per€ 1862,32 (comprensivi anche di € 71 per luce)
    2- chiesta rettifica e inviate successive letture fino al 15 dic. raggiungendo un consumo di mc. 374
    3- in data 29 genn. fatturato a mio credito € 1224,44 per la differenza di consumo di mc 1501
    4- emessa fattura per differenza cioè € 1862,32 – 1224,44 = € 637,88 cioè nello stesso calcolo:
    mc a credito 1501 costo € 1224,44 mc a debito 374 costo € 637,88 senza parlare della luce già pagata a parte e qui di nuovo inserita. Inoltre in risposta alle mie nuove proteste di contabilità scorretta mi è stato risposto : cretina!
    Mi sembra che ci sono tutti gli estremi per rivolgersi all’Antitrust ma vorrei anche sapere se posso in qualche modo recuperare quanto mi viene estorto in maniera subdola.

    • E’ stato fatto un conguaglio, gentile signora. Sono state sommate tutte le fatture da lei pagate (per consumi presunti ed effettivi) e dall’importo ottenuto sottratto il valore dei consumi solo presunti e non effettivi (ecco perché compare, di nuovo, anche il consumo di luce già pagata).

      Per quanto riguarda invece la diffusa e scorretta pratica di addebitare agli utenti i consumi presunti (il che equivale, in sostanza, ad estorcere agli utenti finanziamenti a tasso zero) le suggerisco di denunciare la sua situazione ad un’associazione di consumatori presente sul territorio in cui vive, piuttosto che procedere ad una segnalazione singola all’Antitrust.

      Sarebbe anche opportuno leggere le istruzioni (che devono essere riportate sul sito della società che le fornisce energia) per trasmettere, prima della fatturazione, i consumi effettivi: comprendo che si tratta di un onere gravoso, ma, al momento, è l’unico modo per evitare esborsi aggiuntivi.

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