Massacro e genocidio del povero » Il pensiero unico in economia

Il massacro e genocidio del cittadino attraverso l'economia - Premessa

Il pensiero unico in economia, ovvero: non esistono i poveri ed i ricchi. Bensì, esistono i poveri, affinchè esistano i ricchi.

Il pensiero unico in economia è una locuzione che è stata coniata da Ignacio Ramonet, che era, nel 1995, il direttore di Le Monde Diplomatique.

Lui, sostanzialmente, diceva che, aldilà di tutte le critiche che vengono portate dal pensiero liberista, c'è un massimo comun denominatore tra tutti gli economisti occidentali, che si può chiamare, appunto, pensiero unico in economia.

Questo particolare termine viene usato, oggi, in molti quotidiani, anche in stampa atecnica.

Il fattore comune, è quindi il modello liberista, che consiste in un blocco assiomatico, ovvero in un insieme di proposizioni, di fatti e relazioni tra fatti economici. E' quindi una ricostruzione di strumenti del capitalismo, in modo intelligente. Ovvero lo studio di come come funziona il capitalismo, come funzionano le banche, come funzionano gli investimenti, gli import-export, il cambio, la moneta e via dicendo.

Il massacro e genocidio del cittadino attraverso l'economia - Un po' di storia

Io sono giunto alla conclusione che tutto ciò che di economia mi è stato insegnato alla università dagli esperti della materia si è rivelato totalmente falso! (F.D.Roosvelt a sir. Halifax, 10.08.1941)

Tutti oggi scontiamo la diffusione quasi unanime presso scienza, media e politici di ogni orientamento, opposizioni extraparlamentari incluse, di un Pensiero economico funzionale agli esclusivi interessi della Rendita e dei trust finanziarizzati, di cui costituisce in sostanza la “falsa coscienza”, chiamato proprio per la sua universale condivisione il Pensiero Unico in economia .

Un Pensiero che, per quanto possa sembrare incredibile, come invece ebbe confidenzialmente a dire Roosvelt al plenipotenziario inglese (4 mesi prima di Pearl Harbour!) durante la tornata di incontri in cui USA e Inghilterra decisero l’assetto economico, monetario e finanziario da dare al nostro pianeta una volta sconfitto Hitler, è totalmente destituito del minimo fondamento scientifico!

Il compito esclusivo ed assorbente del P.U. consiste infatti nel fornire una lettura della economia che presenti la realtà in modo tale che sembri “tecnicamente” necessario mantenere l’attuale architettura creditizio-finanziaria e l’attuale distribuzione irrazionale del Reddito, a favore della Rendita e degli extraprofitti dei trust finanziarizzati ed a danno dei ceti produttivi capitalistici, ovvero del Salario e del Profitto da impresa.

Ecco perché l’economia sembra a prima vista così difficile e anche gli “esperti” esitano nel fornire diagnosi e ricette, peraltro spesso non concordando tra loro.

Perché un Pensiero che è unanimemente condiviso, pur se è totalmente infondato, impedisce psicologicamente di vedere anche ciò che si ha a soli dieci centimetri dal naso se contrasta con i propri pregiudizi cognitivi.

Esso, se pure è tanto criticato e spesso perfino vituperato, costituisce infatti il massimo comune denominatore di ogni esperto come di ogni critico, con la conseguenza che tutte le critiche, per quanto radicali, tendono a essere risolte sempre all'interno del medesimo blocco assiomatico senza riuscire mai a “farsi sistema”, così come avveniva con l’astronomia tolemaica sino a quando non si affermò quella copernicana.

E così come oggi resta pochissimo del meraviglioso e monumentale costrutto tolemaico, lo stesso avverrà quando sarà chiaro a tutti che il Pensiero Unico è, come disse Roosvelt, … totalmente falso!

In realtà, infatti, il capitalismo funziona solo grazie al sistematico finanziamento “allo scoperto” della Domanda interna operato con la Moneta “virtuale” privata (Moneta creditizia “allo scoperto” e “bolla” cartolare) e/o con il “deficit-spending” finanziato con i bot “collocati elettronicamente”, ovvero, in definitiva, con una “finanza allegra” che è mista di pubblico e privato.

E’ questa la “pietra filosofale” segreta del capitalismo e va strappata al più presto dalle mani della elite “feudale” creditizio-finanziaria che la controlla sottoponendola finalmente al controllo democratico onde finanziare “allo scoperto” con essa tutta la Domanda interna per Consumi pubblici e privati che serve per “chiudere/espandere” il circolo della produzione capitalistica, il così detto “circolo Denaro-Merce-Denaro”, scegliendo altresì democraticamente quali debbano essere i Consumi interni da così finanziare.

Solo man mano che si vedono crollare una dopo l’altra tutte le principali bugie del P.U. si comprende infatti come il P.U. sia solo “falsa coscienza”, svolgendo il compito di nascondere sotto apparenze pseudo-liberiste la pianificazione “feudale” operata dalla elite creditizio-finanziaria che decide al di fuori di ogni controllo democratico se, quanto e dove “chiudere” il “gap”, di cui nessuno parla, esistente tra i Risparmi di fine-ciclo (20% PIL) e gli Investimenti produttivi di inzio-ciclo (4%PIL) finanziando “allo scoperto” la Domanda con la gigantesca Moneta “virtuale” della cui produzione e gestione ha il monopolio!

Solo allora è possibile concepire:

  1. la nazionalizzazione delle banche centrali e dell'intero sistema bancario;
  2. la tassazione moderata dei piccoli Risparmi e dei Redditi da impresa e lavoro, con de-tassazione di quelli bassi, a danno relativo dei Redditi da Capitale non Investito;
  3. la reintroduzione a difesa dell'euro dei controlli valutari anti-speculazione valevoli in Europa fino agli anni ’80 e del divieto del credito alle operazioni di borsa e delle operazioni di pura scommessa;
  4. il varo di un vasto programma keynesiano di sviluppo basato sulla reintegrazione del potere di acquisto perduto dalle retribuzioni e dalle pensioni (ormai dimezzato da più di 10 anni di sottostima ufficiale del tasso effettivo di inflazione al ritmo del 3% composto all'anno), nonchè sul potenziamento del welfare e sulle piccole e grandi opere, sia a livello centrale che periferico, da coprire con bot “collocati elettronicamente” presso il costituendo polo bancario pubblico.

Il tutto in regime di inflazione “controllata” grazie al calmiere all'ingrosso e l’anti-trust, proteggendo con una indicizzazione integrale le retribuzioni, le pensioni e i piccoli Risparmi e infine svalutando periodicamente l’euro verso le altre valute in ragione dell'eventuale differenziale residuo di inflazione, onde mantenere comunque invariata la competitività relativa del made in UE.

Niente è più come prima quando si vedono crollare una dopo l’altra le pazzesche bugie del P.U. e come uno stereogramma in 3D celato sotto i segni pasticciati tracciati in 2D su un poster appare da sola la sintesi “copernicana”!

Il massacro e genocidio del cittadino attraverso l'economia - Come risolvere il problema

Fino ad oggi, però, ogni critica è rimasta circoscritta all'interno dello stesso modello del P.U., il che ha impedito la concezione di una qualsiasi proposta alternativa.

Oggi però è giunto il momento di compiere questo “salto quantico” svelando nel contempo la sua essenza di “falsa coscienza” della sezione apicale del blocco sociale dominante delle odierne società a capitalismo maturo: la elite creditizio-finanziaria che controlla pure la quasi totalità delle multinazionali estrattive, energetiche, agroalimentari, industriali e mercantili del pianeta, il “club” dei trust finanziarizzati.

In estrema sintesi:

  1. non è pensabile un sistema-mondo in cui tutti vogliono Esportare più di quanto Importano, per giunta Esportando necessariamente negli altri paesi insieme ai propri beni e ai propri servizi anche tanta disoccupazione e tanti fallimenti quanti ne induce la mancata produzione nazionale che si pretende di soppiantare con le proprie Esportazioni. L’interscambio non può che essere fondato sul pareggio tendenziale dell'Import-Export.
  2. nessuna competitività “stracciona”, ovvero conseguita sul fronte dei costi di produzione, è del resto spendibile sui mercati internazionali. Gli accordi di cartello obbligano infatti tutte le imprese che partecipano il medesimo trust a praticare le stesse condizioni contrattuali mercato per mercato e rendono dunque i vari Import-Export assai poco sensibili rispetto alle diverse inflazioni interne e alle vicende dei cambi. E’ poi comunque invincibile la concorrenza “sleale” delle multinazionali delocalizzate in paesi del terzo mondo dove producono sottocosto risparmiando al massimo su retribuzioni, welfare, tutele anti-infortuni e ambientaliste per poi riesportare al nord il 95% della produzione così conseguita.
  3. per mantenere inalterata la competitività relativa delle imprese nazionali di aree valutarie a diverso tasso di inflazione interna basta operare come al tempo del “serpente monetario” svalutando il cambio della Moneta dell'area a più alto tasso di inflazione in misura pari al differenziale di inflazione esistente rispetto alle altre aree: se ad esempio negli USA c’è un’inflazione del 5% e nella UE del 2%, basta svalutare il dollaro del 3% sull’euro.
  4. L’inflazione è sempre volontaria: non può esserci inflazione, infatti, se quando aumenta la Domanda anche l’Offerta aumenta nella stessa misura. E’ solo l'asta tra i compratori che fa salire i prezzi. Ed infatti sono i trust che, quando la Domanda sale, strozzano scientificamente l’Offerta per fare salire i prezzi quanto serve loro per lucrare il massimo profitto percentuale, quello stesso extraprofitto che persegue l’ingrosso agroalimentare quando distrugge periodicamente le derrate agricole “in eccesso” (dal suo punto di vista). Se non ce ne accorgiamo è solo a causa della copertura omertosa di scienza, media e politici, laddove distruggere ciò che esiste già è molto più evidente di non produrre ciò che potrebbe essere prodotto e dunque può essere colto solo con l’occhio della mente. Nella stagflation, poi, questa volontarietà è perfino caricaturale, poiché l’aumento dei prezzi viene sempre conseguito strozzando l’Offerta, ma questa volta contraendola più ancora di quanto la Domanda non stia calando di suo. La stagflation, al contrario della inflazione che accompagna le fasi espansive, non persegue obiettivi a breve ma fini strategici, quali piegare le maestranze e le imprese esterne rispetto al “club” dei trust finanziarizzati con una stagione prolungata di “vacche magre”, ridisegnare nel tempo una mappa più sperequata della distribuzione sociale, ricattare i governi riottosi ai voleri di questo “club”, e simili. Ne discende che l’inflazione e la stagflation si possono contrastare solo con il calmiere all'ingrosso e l’antitrust e non con la deflazione che, nelle fasi espansive, comporta la rinuncia alla espansione, e, nelle fasi di stagnazione/recessione, serve solo a sommare inutilmente recessione a recessione!
  5. sottostimando ufficialmente l’inflazione di circa 3 punti percentuali l’anno si sono maggiorati retribuzioni, pensioni e stanziamenti pubblici nei limiti della più bassa inflazione “programmata” (2%), contraendoli in termini “reali” del 3% composto annuo, fino a dimezzarli nel giro di 12 anni e dimezzare insieme ad essi anche il PIL “reale”, nascondendo proditoriamente la recessione in atto e oltretutto lasciando invariato il peso del debito pubblico!
  6. quando sale il prezzo al mq del mattone o l’indice di borsa senza che siano parallelamente cresciuti la qualità degli immobili o la ricchezza “reale” che i titoli dovrebbero rappresentare non si verifica nessuna crescita della ricchezza comune, ma solo una “bolla speculativa” che inflaziona il valore nominale dei cespiti immobiliari e/o mobiliari consentendo ai detentori di questi cespiti inflazionati dalla speculazione di comprare più beni e più lavoro di prima, in realtà senza pagare. Più in generale, bisogna avere ben chiaro che esistono due circuiti economici che viaggiano paralleli e che tuttavia presentano diverse aree di sovraposizione: il circuito capitalistico della economia “reale”, chiamato “circolo Denaro-Merce-Denaro”, e il circuito squisitamente finanziario, il così detto “circolo Denaro-Denaro”. Nel circolo D-M-D il denaro si trasforma in una quantità maggiore di denaro attraverso l’applicazione della intelligenza e della fatica umane alla trasformazione “fisica” della natura diretta alla produzione di “merci” da vendere con Profitto sul “mercato”. Nel circolo D-D, invece, il denaro si trasforma in una quantità maggiore di denaro senza alcuna contemporanea creazione di nuove “merci”, e, dunque, solo speculativamente, risolvendosi in un fenomeno squisitamente monetario, o, se si preferisce, nominale, e, pertanto, di semplice redistribuzione della medesima ricchezza “reale” di prima, per giunta regressiva, perché a vantaggio di fasce sociali ricche o molto ricche, e “feudale”, perché a svantaggio dei ceti produttivi capitalistici (il Profitto e il Salario) e a vantaggio della Rendita, senza che quest’ultima abbia minimamente contribuito, come vedremo, alla produzione capitalistica della ricchezza comune da distribuire.
  7. statisticamente parlando, infatti, mentre i Risparmi medi sono circa il 20% del PIL, gli Investimenti produttivi necessari per produrre l’Offerta che soddisfa la Domanda interna restante al saldo dell'Export-Import (l’80% del PIL) sono di media appena il 3-5% del PIL! Il capitalismo, dunque, non soffre di nessuna “fame endemica” di Capitali per cui valga la pena di fare sacrifici o dispensare privilegi di sorta fiscali e non, essendo già solo i Risparmi di fine-ciclo circa 5 volte maggiori di quanto basta ai fini produttivi. Semmai soffre di un “sottoconsumo endemico” pari per la precisione a circa il 16% del PIL, il quale va compensato con una Domanda “esterna” al sistema di pari ammontare, pena la impansione progressiva del capitalismo stesso. Una Domanda che non deve essere necessariamente “esterna” in senso geografico, ma anche solo logico-funzionale, ovvero “esterna” rispetto al semplice operare dei meccanismi della produzione e distribuzione dell'area capitalistica interessata. Orbene, se l’esistenza di questo “gap” è un incredibile segreto scientifico e mediatico, ancora più segreto e incredibile è il modo in cui si “chiude” abitualmente e in scioltezza il circolo D-M-D, a totale insaputa di una opinione pubblica cui si racconta invece la favoletta edificante del Risparmio quale “motore” del Capitalismo e del “rigore finanziario” quale regola aurea del buon governo. L’opinione pubblica, del resto, non scorgendo il “buco” non sospetta nemmeno che esso venga “tappato”, e, conseguentemente, non indaga “come” ciò avvenga. Vede soltanto, infatti, una alternanza di crisi più o meno cicliche della economia “reale” e/o di quella finanziaria che si innestano su un trend generale blandamente crescente nei decenni, e di cui scienza, media e politici danno ogni volta spiegazioni pseudo-logiche che nessuno indaga davvero, al pari di come nessuno si metterebbe a tastare un muro alla ricerca di una cavità perfettamente riempita e intonacata se qualcuno o qualcosa non lo mettesse sull’avviso. E’ per questo che pochissimi, anche all'interno stesso del ristrettissimo entourage della elite creditizio-finanziaria, si accorge che il circolo D-M-D viene abitualmente “chiuso” con una “finanza allegra” mista di pubblico e privato, ovvero con la gigantesca Moneta circolante, creditizia e cartolare “allo scoperto” che il sistema è capace di creare dal nulla! Una Moneta che è “falsa” nel momento in cui viene immessa nel circolo D-M-D per finanziare “allo scoperto” una certa Domanda “esterna”, ma che diventa paradossalmente “vera” man mano che viene concretamente prodotta l’Offerta che così ha reso profittevole produrre!
  8. si rifletta del resto sulla circostanza che se per riprodurre il sistema di ciclo in ciclo sempre uguale a sé stesso occorre trovare il modo di trasformare in Consumi + Investimenti quell’eccesso endemico di Risparmi pari a ben il 16% circa del PIL, per svilupparlo occorrerebbe che la Domanda che desse vita al ciclo successivo fosse perfino maggiore di quella che aveva dato vita al ciclo precedente, e, dunque, occorrerebbe addirittura andare … ai numeri negativi! E poiché d’altra parte il capitalismo non impande affatto rapidamente, ma prospera da secoli attraversando solo fasi recessive cicliche, si digerisca l’incredibile segreto della riproduzione capitalistica così gelosamente custodito: il circolo D-M-D si chiude/espande sempre e soltanto finanziando “allo scoperto” con la Moneta “virtuale” creditizio-cartolare tanta Domanda “esterna” quanta si vuole ed è la elite “feudale” che detiene il monopolio della sua creazione e gestione che decide al di fuori di ogni controllo democratico sia l’espansione che la recessione come il loro tasso percentuale e la loro stessa allocazione geografica:
    1. operando un maggiore o minore “deficit-spending” ;
    2. spendendo in proprio e tramite i propri beneficiati di più o di meno la infinita Moneta creditizio-cartolare che crea dal nulla a piacimento con il “moltiplicatore dei depositi bancari”
    3. allargando o stringendo di più o di meno, qui o là, i cordoni di questo credito “allo scoperto”;
    4. “pompando” la “bolla” mobiliare e immobiliare con la speculazione e con gli strumenti della finanza “creativa”
    5. finanziando una ulteriore spesa pubblica con i bot “collocati elettronicamente” presso il sistema bancario (oggi, il 90-95% circa del totale) e dunque scambiandoli con Moneta creditizia “virtuale” perché “allo scoperto” anch’essa. In una parola, con la Moneta circolante, creditizia e cartolare “allo scoperto”!

    E’ così, infatti, che funziona la economia “di guerra”. Fu così che Hitler finanziò la spesa bellica con cui tirò fuori la Germania di Weimar dalla crisi profondissima in cui versava dal 1919. Fu così che si finanziarono gli alleati in Italia dal ’43 al ’48 con le AM-lires (banconote emesse dalle autorità militari alleate prive di qualsiasi copertura ed a corso forzoso), così funzionò il piano Marshall (che nessuno in realtà pagò mai) ed è così che vennero reperiti anche i circa $ 200 Mld che finanziarono a guerra contro Saddam. E così ancora funzionò pure parte della ricostruzione in IRAQ, grazie ai 144 bancali con cui gli americani trasportarono in volo subito dopo l‘occupazione le tonnellate di dollari in banconote da $ 100 cadauna da distribuire clientelarmente allo scopo: $ 18 Mld di cui metà venne misteriosamente trafugata ed i cui $ 9 Mld restanti vennero distribuiti non si sa bene a chi, come e perché. Come apprendere queste cosa da media che sono proprietà diretta della elite creditizio-finanziaria o suoi lacchè insieme ai partiti in forza della gigantesca esposizione bancaria di cui soffrono entrambi?

  9. in buona sostanza, non viviamo affatto nel capitalismo, bensì in un modo di produzione misto di capitalismo, feudalesimo e pianificazione dove sono capitalistiche solo le maestranze e le imprese che non sono integrate nel “club” dei trust finanziarizzati. Queste ultime non soffrono nessun rischio di impresa: sommano infatti al Profitto marxiano l’extraprofitto “feudale” da incetta oligopolista e le enormi Rendite feudali derivanti dalla Moneta creditizio-cartolare “allo scoperto” di cui ha il monopolio insieme al controllo del supporto creditizio-finanziario delle transazioni internazionali la ristretta elite feudale sinarchista che le possiede e possiede insieme ad esse le più grosse banche e finanziarie del pianeta loro “sorelle” integrandole nel medesimo “club” con la quasi totalità delle gigantesche multinazionali estrattive, energetiche, industriali, agroalimentari e mercantili del mondo, e che con questa Moneta pianifica la produzione e la distribuzione planetaria al di fuori di qualsiasi controllo democratico, controllando altresì quasi tutti i governi nazionali, scienza, media e forze politiche, opposizioni incluse.E basta leggere l’imbarazzante ammontare della esposizione debitoria ufficiale verso le banche nei bilanci pubblicati dai vari partiti per rendersi conto di quanto poco libera sia la loro critica.
  10. Serve dunque la creazione di un grosso polo bancario pubblico (in Italia, basta revocare la criminale dismissione delle nostre 4 banche pubbliche praticata a un prezzo 100 volte inferiore ai soli bot ivi collocati elettronicamente) presso cui collocare elettronicamente i bot con cui finanziare “allo scoperto” tanta Domanda quanta ne serve per “chiudere” il circolo D-M-D (v. nota 6). Occorre pure ripristinare i controlli valutari vigenti fino agli anni ’80 e consentire in borsa le sole operazioni “a pronti” vietando il credito alla speculazione onde proteggere l’euro e la borsa dalla speculazione valutaria e finanziaria, nonché consentire la svalutazione dell'euro in proporzione all'eventuale differenziale di inflazione che residuasse nonostante l’uso del calmiere all'ingrosso e l’anti-trust praticato dalle imprese pubbliche che vendono a calmiere per “rompere i cartelli”.

Il massacro e genocidio del cittadino attraverso l'economia - Conclusioni

Per poter portare avanti questo progetto politico di un capitalismo riformato democraticamente occorre prima di ogni cosa comprenderlo tecnicamente.

Per poterlo comprendere, però, occorre innanzitutto superare ogni dubbio paranoide e, quindi, la istintiva reticenza ad assumere l’ipotesi che tutto ciò che di economia si insegna nelle università sia … totalmente falso!

Poi occorre sospendere il giudizio lasciando crollare uno dopo l’altro i falsi assiomi del P.U. senza insistere nel tentativo di superare le contraddizioni all'interno del medesimo sistema di pensiero.

Solo quando ne crolla un numero sufficiente che varia da soggetto a soggetto, infatti, come d’incanto crolla da sola la vecchia gestalt e appare l’immagine mentale del vero funzionamento del capitalismo. Un po’ com’è per gli stereogrammi.

A quel punto, si comprende infine la necessità politico-scientifica di fare cultura con pazienza intorno alla assoluta inconsistenza scientifica del Pensiero Unico e alle falsità su cui si sorregge, diffondendo la conoscenza del vero funzionamento del capitalismo e di come esso può e deve essere controllato democraticamente per bloccare la sua attuale degenerazione “feudale” e renderlo finalmente “sostenibile”, chiamando alla unità politica contro la elite creditizio finanziaria che controlla il “club” dei trust finanziarizzati l’intero mondo dei dominati: i lavoratori, le imprese fuori dal “club”, gli utenti dei servizi sociali e i ceti medi. E’ quel che stiamo facendo.

Articolo liberamente tratto da una conversazione fra Elia Menta e l'economista Nando Ioppolo.

18 Luglio 2013 · Andrea Ricciardi


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