Ecco come le banche diventano ricche …

Attenzione » il contenuto dell'articolo è poco significativo oppure è stato oggetto di revisioni normative e/o aggiornamenti giurisprudenziali successivi alla pubblicazione e, pertanto, le informazioni in esso contenute potrebbero risultare non corrette o non attuali.

In “Segreti di denaro, interesse e inflazione” [1] avevo svelato molti segreti delle banche, ma ancora oggi numerosi lettori mi chiedono spiegazioni sul modo in cui queste istituzioni creano denaro. La cosa non deve meravigliare: si tratta di una procedura veramente sorprendente, e molti non riescono a crederci.  Non può essere vera, oppure si?

In quest'articolo ne parleremo in dettaglio. Per evitare malintesi: le banche creano denaro, non banconote, che solo la banca centrale è autorizzata a stampare.

Le banche commerciali usano un sistema più semplice: creano denaro scrivendo numeri nei loro bilanci e poi lo prestano. E quando lo prestano raccolgono interessi.  Ecco come diventano ricche.

Dunque, l'attività bancaria è un simpatico gioco. Ma come tutti i giochi ha le sue regole, imposte dalla banca centrale. Questo non vuol dire che poi tutto fili liscio; la situazione può diventare critica, come c'insegna l'attuale crisi creditizia. Torneremo più tardi su questo punto.

Guardiamo un poco come funziona il meccanismo. L'attività bancaria è soprattutto un problema di contabilità, che trovo insopportabilmente noiosa: vi spiegherò quindi solo i passi che c'interessano. Qui a lato potete dare uno sguardo alla contabilità di una banca, o, per essere più precisi, al suo bilancio. Per semplificare, non ho riportato tutte le voci. Nella colonna di sinistra, credito o risorse o anche Attivo, è indicato quello che la banca possiede. Nella colonna di destra, debito o passività o anche Passivo, è invece indicato quello (ad esempio conti correnti e transazioni) che la banca deve a terzi, compreso ai suoi proprietari (cioè il capitale, che si ottiene semplicemente sottraendo il passivo dall'attivo). (I numeri bancari sono così alti che nei bilanci le ultime tre cifre vengono di solito tralasciate. Le cifre devono quindi essere moltiplicate per mille).

E adesso osserviamo come lavora e come agisce la banca. Non è necessario analizzare continuamente l'intera situazione contabile. In ogni fase ci limiteremo a studiare la parte che cambia. Per non rendere le cose difficili, useremo piccole cifre, ma nella realtà le somme in gioco sono molto più elevate. Spiegheremo anche le regole principali. Cominciamo con un esempio molto semplice.

La banca incassa banconote

John possiede 1.000 euro in banconote e le consegna alla sua banca, che ringrazia e registra la somma nel suo bilancio come Attivo: "Somma in contante +1.000 euro". Ma siccome un giorno o l'altro dovrà pur restituire i soldi a John, verso il quale ha dunque un debito, registra la somma anche come Passivo: "conto corrente di John + 1.000 euro".

È in questo modo che molti depositano il loro denaro in banca, e per esperienza i banchieri sanno che la maggior parte dei clienti lo lascerà in gran parte giacente per lunghi periodi; ogni giorno escono soldi ma altri ne entrano. Le banche hanno quindi più liquidità di quanto sia necessario per le attività quotidiane.

A questo punto la banca investe le liquidità di cui non ha bisogno per le attività correnti, ed è proprio su questo denaro che raccoglie interessi: quanto più denaro presta tanti più interessi raccoglie. Ma deve fare attenzione a conservare in cassa abbastanza da poter rimborsare John, nel caso questi venisse a recuperare i suoi soldi. E se non sarà John, saranno sicuramente altri clienti a farlo. Quanto deve avere sempre a disposizione la banca? Nella maggior parte dei paesi le regole sono state fissate dalla Banca centrale. Prendiamo il caso degli USA [2]: “La banca deve avere una riserva di cassa pari almeno al 10% del totale dei conti correnti.” Cosicché, la banca del nostro esempio può prestare 900 dei 1.000 euro di John (In Europa la riserva di cassa varia, a seconda dei paesi, dal 2 al 25%). [3]

La banca presta denaro

Peter vuole comprare un laptop e chiede un prestito di 850 euro, che la banca gli concede in contanti. Il cliente che deve soldi alla banca è registrato come Debitore (deve denaro alla banca = la banca vanta un credito nei suoi confronti).

Un momento, com'è possibile? All'inizio c'erano solo 1.000 euro, mentre adesso John ha 1.000 euro e Peter ne ha 850! Ebbene si, siamo stati raggirati. Il banchiere ha tirato fuori dal cappello 850 euro: John ha ancora 1.000 euro sul suo conto e Peter ne ha 850, sui quali paga un interesse. Debito, credito, banco!

Ecco quindi il segreto dei banchieri: prestano i vostri soldi e pretendono che ancora li avete!

Non pigliatevela però con le banche. Questa maniera di fare si è sviluppata negli anni, e risale ai tempi degli orefici. All'epoca non esisteva la cartamoneta, ma solo ricevute per i pezzi d'oro che costoro conservavano nei propri scrigni. E l'orefice prestava denaro sotto forma di ricevute; il segreto consisteva nell'emettere ricevute per un valore superiore all'oro in suo possesso.

Gli orefici

Nei giorni in cui la gente ancora usava pezzi d'oro, molti li depositavano, dietro pagamento di un compenso, presso gli orefici, i soli a disporre di casseforti sicure. I clienti ottenevano in cambio una ricevuta, che permetteva loro di recuperare a tempo voluto i propri averi. I clienti cominciarono tuttavia a usare per i propri acquisti direttamente le ricevute, in modo da non dovere andarsene in giro trasportando il metallo prezioso. Chi entrava in possesso del documento poteva poi, se lo desiderava, recarsi dall'orefice per farsi consegnare il controvalore in oro. Conservando le ricchezze degli altri, gli orefici diventarono a loro volta ricch senza nessuna fatica.

Sempre più spesso la gente cominciò a sollecitare prestiti, preferendo però a loro volta farsi consegnare una ricevuta. Sulle somme concesse veniva applicato un interesse. In un primo tempo gli orefici si limitarono a prestare l'oro di cui erano proprietari (in altri termini, emettevano ricevute usando le loro ricchezze come garanzia), ma quando le richieste aumentarono cominciarono a imbrogliare e a emettere ricevute garantite da quello dei depositanti, che avevano già ottenuto un titolo per lo stesso metallo prezioso! In questo modo gli orefici emettevano sempre più ricevute e raccoglievano sempre più interessi; ma fino a quando non c'era troppa gente a chiedere contemporaneamente di scambiare le ricevute con l'oro nessuno se ne rendeva conto.

La cassaforte è vuota

E ancora oggi le cose funzionano in questo modo. Ognuno ha una certa somma sul proprio conto corrente, e finquando non c'è troppa gente a volere contemporaneamente indietro i soldi nessuno si rende conto che la cassaforte è quasi vuota: praticamente tutto il denaro è stato prestato. Molti continuano a pensare che le banche siano ricche e prestino fondi propri. Errore. Le banche non hanno soldi, si limitano a prestare quello degli altri.

E siccome la cassaforte è quasi vuota, c'è sempre il rischio che la banca non disponga di fondi sufficienti per far fronte ai pagamenti necessari. Come si usa dire nei momenti, come l'attuale, di crisi creditizia, l'istituto ha un problema di liquidità. Ne riparleremo più tardi.

Dal cappello vengono fuori sempre più soldi

Grazie al deposito di 1.000 euro di John, la nostra banca Esempio ha potuto creare altri 850 euro, prestati a Peter. E adesso vediamo cosa succede. Peter compra un laptop e il venditore deposita il ricavato nella sua banca, la banca B,  che ringrazia e registra la somma nel suo bilancio, come Attivo: "Somma in contante +850 euro". Ma siccome un giorno o l'altro dovrà pur restituire i soldi al negozio, verso il quale ha dunque un debito, registra la somma anche come Passivo: "conto corrente ComputerStore + 850 euro".

La banca B deve conservare una riserva di cassa pari almeno a 85 euro (il 10% degli 850 euro versati sul conto corrente), e può quindi prestare i restanti 765 euro, che in effetti concede a William per consentirgli di comprare una bicicletta. Il venditore deposita la somma nella sua banca, la banca C.  Quest'ultima può prestare a sua volta 675 euro. E la storia continua; ad ogni giro la somma che può essere reinvestita si riduce leggermente.

Le banconote di John passano dunque successivamente alla banca Esempio, al negozio d'informatica, alla banca B, al venditore di biciclette, alla banca C, e così via. E ogni volta che un banchiere mette le mani sulle banconote può usarle per generare nuovi prestiti . Alla fine i 1.000 euro di John possono aver permesso molti prestiti ed essere passati per molte banche, ognuna delle quali le usate per raccogliere un sacco d'interessi.

L'insieme delle banche

Se tutte le banche prestassero il massimo consentito, allora la banca Esempio avrebbe erogato 900 euro, la successiva 810 euro (il 90% di 900), la successiva 729 euro (il 90% di 810), e via di questo passo: a partire dai 1.000 euro di John, le banche nel loro assieme avrebbero allora erogato 9.000 euro. Per fortuna, sino ad oggi le cose non sono andate proprio così: l'operazione completa richiederebbe molto tempo, e i prestiti hanno una durata media più breve. Quando viene rimborsato, un prestito sparisce dal bilancio. Anche se ci si limita ai primi due o tre passaggi, è possibile comunque raccogliere tre o quattro volte gl'interessi. John, dal suo canto, ha un conto corrente e non ci guadagna nulla. Anzi, deve anche pagare le spese di gestione e per le carte bancarie.

Giochi di prestigio con i pagamenti

Ma se le banche non lasciano i soldi sui conti correnti non possono usarli per pagare, giusto? Allora non è vero denaro, giusto? Giusto. La nostra banca Esempio ha in realtà solo 150 dei 1.000 euro di John, e la banca B solo 100. Se i correntisti chiedessero di trasferire altrove le somme depositate, o se chiedessero di prelevarle in contanti, le banche non sarebbero in grado di rimborsare in un sol colpo il totale richiesto. Potrebbero ovviamente farlo se il denaro esistesse realmente. Ma le banche dispongono solo di un minimo del totale versato sull'insieme dei conti correnti, col quale fanno fronte agli ordini dei pagamenti dei propri clienti: si tratta della somma minima che non sono autorizzate a prestare, la riserva di cassa.

E cosa succede quando la banca Esempio ha utilizzato la piccola riserva di moneta reale per eseguire i pagamenti dei correntisti a favore di altre banche?

Nel frattempo saranno stati accreditati i pagamenti effettuati dai correntisti di altre banche a favore dei correntisti della banca Esempio, che potrà utilizzarli per dar seguito agli ordini di pagamento successivi.

In sintesi, quando John vuole versare 30 euro a favore di qualcuno in un'altra banca, la banca Esempio trasferisce 30 euro prelevati dalla riserva di cassa, che però aumenterà di nuovo grazie ai versamenti effettuati nel frattempo da altre banche. In tal modo le banche possono  continuamente trasferire tra di loro somme relativamente piccole e, se la procedura è sufficientemente rapida, eseguire un gran numero di transazioni .

In effetti si ha l'impressione che le banche dispongano di una gran massa di denaro, ma in realtà si tratta della limitata riserva di cassa che va avanti e indietro tra di loro e che serve per effettuare i pagamenti. Nelle vere banche con migliaia di correntisti anche questa limitata riserva di cassa rappresenta però un ammontare considerevole, e permette in genere di effettuare senza problemi trasferimenti interbancari di grosse somme.

La compensazione monetaria

Fino a questo momento tutti i pagamenti sono stati effettuati con banconote. Ma se c'è uno scambio interbancario costante, il loro uso non è pratico: bisognerebbe passare il tempo a trasportarle da una banca a l'altro con i furgoni blindati. Oggi le cose funzionano in modo più semplice. Le banche possono sostituire la cartamoneta con un sistema di compensazione presso la banca centrale, dove esiste un conto corrente e un bilancio per ogni istituto bancario.  Quando una banca vuole effettuare un pagamento a favore di un'altra banca, la banca centrale trasferisce la somma dal bilancio della prima in quello della seconda.

Oggigiorno la maggior parte dei pagamenti è fatta con questo sistema di compensazione; le banche dispongono di poche denaro liquido e la loro riserva di cassa consiste in massima parte in una linea di bilancio presso la banca centrale. Nel caso della banca Esempio, se la banca ottiene 50 euro da un'altra banca, la somma viene aggiunta alla riserva di cassa (120 + 50 = 170 euro).

E quando chiedete un prestito bancario, in effetti non ricevete banconote da portare a casa; l'ammontare ottenuto viene aggiunto al totale del vostro corrente. Fino a quando non lo sfruttate, la riserva di cassa della banca non diminuisce (ciò avviene solo al momento in cui trasferite il denaro sul conto di un'altra banca, o se ritirate denaro in contanti).

Prestiti

Quando prestano soldi, le banche devono accettare il rischio che non venga (interamente) rimborsato, ed è per questo che di solito chiedono una garanzia. Se ottenete un finanziamento per acquistare un'automobile e non pagate le rate la banca confisca il veicolo, lo vende e col ricavato copre il debito. E se non basta restate in debito verso la banca. Ma se non siete in condizioni di rimborsare il dovuto la banca deve iscrivere la somma residuale tra le perdite. Se la cosa si ripete troppo spesso, non solo la banca ma anche i correntisti che vi avevano depositato i propri averi sono nei guai.

E adesso possiamo enunciare la seconda importante regola: Le banche devono avere un capitale pari almeno all'8% dei prestiti in essere [4]. Per dirla differentemente: per ogni 8 euro di capitale la banca può prestare 100 euro. Ma in alcuni casi, ad esempio i prestiti ipotecari, lo stesso capitale le permette di prestare anche il doppio (e quindi di raccogliere il doppio degl'interessi). Non c'è da stupirsi, quindi, che le banche amino proporre finanziamenti di questo tipo (anche se nel momento in cui scrivo, fine 2008, la cosa è un poco più problematica). La regola dell'8% non si applica nel caso di prestiti allo Stato, che può sempre aumentare le tasse per rimborsare le banche.

Tornando al finanziamento concesso a Peter, la banca Esempio deve dunque soddisfare la regola della solvibilità: se vuole prestargli 850 euro deve avere un capitale pari almeno a 68 euro (l'8% di 850). Nel nostro caso il capitale ammonta a 110 euro ed è quindi sufficiente.

Quando Peter rimborsa la rata mensile di 100 euro, la liquidità di cassa aumenta della stessa somma e il totale del debito si riduce dello stesso importo.

Ma se Peter non rimborsa gli ultimi 50 euro, la banca deve iscrivere questo importo tra le passività: la riserva di cassa non varia ma il totale della colonna Passivo si riduce comunque dello stesso importo: il totale (in questo caso 1.1.30 euro) diminuisce di 50 euro, e quindi nell'altra colonna anche il capitale si riduce della stessa somma. Se ha parecchi crediti in sofferenza, la banca diventa insolvente.

Debito, credito, crisi

È proprio quello che è successo negli USA, quando la parte più povera della popolazione ha ricevuto finanziamenti ipotecari a interessi estremamente bassi, ma non è più stata in grado di rimborsarli quando i tassi sono saliti. Molti banchieri avevano previsto il problema e si erano assicurati contro il rischio di non pagamento. Ma quello che non avevano invece previsto era che ci sarebbero stati tanti impalati da far fallire gli assicuratori, incapaci di onorare una massa enorme di polizze. Le banche hanno quindi dovuto iscrivere i prestiti tra le passività, riducendo così il totale del capitale: la loro solvibilità è diventata problematica. Alcune banche avevano venduto ad altre banche, statunitensi o meno, pacchetti che contenevano anche le ipoteche a rischio. I compratori erano stati ingannati e adesso erano pieni di pacchetti ipotecari contaminati che nessuno avrebbe voluto più comprare. In tal modo molti istituti in tutto il mondo sono finite in acque agitate, e alcuni sono falliti. E poiché nessuna banca sapeva a chi erano stati venduti i pacchetti, e quali quindi avrebbero potuto dichiarare a breve fallimento, si sono fermati anche i prestiti interbancari, un tipo di operazione che di solito si effettua quotidianamente, quando a fine giornata una banca ha liquidità in eccesso e un'altra è leggermente esposta. E se tra le banche viene meno la reciproca fiducia, ognuna deve arrangiarsi da sola, deve, cioè, dotarsi di una riserva di cassa sufficiente e prestare il minimo possibile. E siccome in buona parte dipendono dai prestiti, anche le aziende finiscono in crisi, prima sporadicamente poi in massa. Crisi.

[1] Segreti di denaro, interesse e inflazione: http://www.courtfool.info/it_Segreti_di_denaro_interesse_e_inflazione.htm

[2] Esigenze di liquidità della FED: (dal 1992) http://www.federalreserve.gov/monetarypolicy/0693lead.pdf

[4] Il requisito di solvibilità dell'8% era stato deciso dalle grandi banche internazionali negli accordi Basilea I (1988) ed è stato poi affinato. Dal 2006 sono in vigore gli accordi Basilea II, con ulteriori requisiti per la composizione del capitale, ma anche con più possibilità di scelta da parte dei banchieri nel definire i metodi di calcolo dei rischi.

Accordi di Basilea sul capitale

Proposta europea del 2004 per ridurre la solvibilità: http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=MEMO/04/178&format=HTML&aged=1&language=EN&guiLanguage=en

pubblicato dal sito ComeDonChisciotte

DI RUDO DE RUIJTER
Ricercatore indipendente, Paesi Bassi

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26 Gennaio 2009 · Simonetta Folliero


Commenti e domande

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Una risposta a “Ecco come le banche diventano ricche …”

  1. faberex ha detto:

    Bel lavoro, concordo in pieno

    se posso? ti consiglierei un libro sull’argomento e’ di: Serge latouche l’invenzione dell’economia
    magariì gia lo conosci

    ciao, faberex

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