Duilio Poggiolini e Callisto Tanzi sono ancora Grandi Ufficiali della Repubblica Italiana

PREMESSA

Secondo quanto riportato sul sito del Ministero dell'Interno, nella pagina dedicata alle onoreficenze, l’Ordine CAVALLERESCO "AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA" è il primo degli ordini cavallereschi nazionali.

L'Ordine comprende cinque classi:

• Cavaliere di Gran Croce;
• Grande Ufficiale;
• Commendatore;
• Ufficiale;
• Cavaliere.

Per premiare altissime benemerenze di uomini eminenti, italiani e stranieri, al Cavaliere di Gran Croce può essere conferita eccezionalmente la decorazione di "Gran Cordone".

Il Presidente della Repubblica è il Capo dell'Ordine cavalleresco al Merito della Repubblica Italiana.

Come si fa ad ottenere il "Gran Cordone"?

Possono ottenere le onorificenze dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana tutti i cittadini italiani e stranieri, che abbiano almeno 35 anni di età e che abbiano acquisito benemerenze verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia e del disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari.

Le onorificenze al Merito della Repubblica Italiana possono essere conferite solo a persone viventi

Le segnalazioni individuali per il conferimento devono essere inviate, corredate degli atti istruttori giustificativi, da ciascun Ministero per le persone individuate come benemerite nel campo di attività di rispettiva competenza, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento del Cerimoniale di Stato, entro il mese di febbraio di ogni anno.

INVITO

Prima di procedere oltre, è forse il caso di formulare un invito alle numerose persone viventi

  • che, eroicamente, riescono a superare la terza e, a volte, anche la quarta settimana di ogni mese;
  • che, con un pò di fortuna, riescono a riportare la pellaccia a casa dopo una giornata di duro lavoro, senza chiudere la propria grigia esistenza esalando l'ultimo respiro fra i miasmi di una cisterna venefica o precipitando da un ponteggio;
  • che, stoicamente, riescono a contenere rabbia e disgusto nel vedere diventare deputati, senatori, consiglieri di amministrazione o solo semplci e remunerati consulenti i figli, le figlie, i nipoti, i portaborse, gli amici, le amiche, i clienti e le amanti di signori, signorotti, principi, vassalli e valvassori di questo bellissimo, civile e democratico paese;

Costoro potranno informarsi qui, sul come inoltrare istanza per ottenere le ambite onoreficenze. Mentre qui (link rimosso dal Quirinale dopo la segnalazione del blog) potranno ammirare le spille, gli ammenicoli vari, le chincaglierie di cui potranno fregiarsi. Non si sa mai.

Ai più fortunati, quelli che dovessero essere insigniti del "Gran Cordone", diamo un'anteprima del prezioso oggetto a cui avranno diritto. Rivendendolo potranno sperare di arrivare comodamente alla fine dell'anno. Insomma, meglio che partecipare ad un programma televisivo a quiz.

DOMANDE

E veniamo al dunque. Il simpatico signore protagonista del video proposto a fine paragrafo, si pone e pone alcune domande. Serafino Massoni, questo il nome dell'arzillo vecchietto, vorrebbe sapere se siano mai stati nominati, fra i Gran Co(rd)oni, i Cavalieri e i Grand'Ufficiali della Repubblica Italiana, mungitori, agricoltori, muratori ed operai metalmeccanici. E chiede come mai, e per quali meriti, il presidente Francesco Cossiga abbia conferito, a suo tempo, il cavalierato della Repubblica alla nota giornalista televisiva Federica Sciarelli.

Io dico, si può mai essere così ingenui? Agricoltori, operai metalmeccanici, mungitori e muratori ...

Comunque, per documentarmi sulla interessante questione posta dal sig. Serafino, sono andata a curiosare negli archivi della Presidenza della Repubblica, ovvero qui (link rimosso dal Quirinale dopo la segnalazione del blog), dove si legge che:

"Il sito internet della Presidenza della Repubblica ha realizzato una banca dati di tutte le decorazioni al valore e al merito con le fonti normative e le insegne.

Gli elenchi dei decorati sono in continuo aggiornamento.

I nominativi ad oggi presenti in archivio sono 233.928"

Ebbene, agricoltori, operai metalmeccanici, muratori, pastori, pare non ce ne siano.

In compenso però c'erano, fra gli altri:

a) Tanzi Callisto

b) Calvi Roberto

c) Fazio Antonio

d) Ortolani Umberto

e) De Lorenzo Giovanni

f) Poggiolini Duilio

E allora?

Beh, insomma.

Sul dott. Antonio Fazio, ex governatore della Banca d'Italia - quello che girava con gli sgherri ai quali ordinava di dare un "strigliatina" a Valerio Staffelli - nulla da dire, per carità. Sorpresa, più che altro, nel constatare che non vi fossero anche Giampiero Fiorani, o i furbetti del quartierino Coppola e Ricucci, fra coloro che hanno acquisito benemerenze verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia e in attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari. Tutto qui.

Eppoi il dott. Antonio Fazio è stato solo rinviato a giudizio per il caso Antonveneta. Ed in un paese come il nostro, la presunzione di innocenza è un dovuto segno di civiltà. Ed io sono civile assai.

Invece una condanna, non per l'Antonveneta, ma per il Banco Ambrosiano di cui era presidente, se la buscò un altro Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, il "banchiere di DIO" Roberto Calvi, poi suicidatosi (si fa per dire) sotto il ponte dei "Fratelli Neri" in quel di Londra.

Non si suicidò, ma finì in carcere, sempre per il crack del Banco Ambrosiano, l'avvocato Umberto Ortolani. Piduista, intimo come Roberto Calvi, di Michele Sindona, Licio Gelli, Paul Marcinkus. Ed uno degli ultimi, giusto per essere precisi, ad incontrare vivo Roberto Calvi.

C'è anche il Generale Giovanni De Lorenzo, già comandante dell'arma dei carabinieri, messo a riposo dal governo per un tentativo, si dice, di golpe.

Su Callisto (o Calisto) Tanzi, inutile scrivere. Lo conoscete tutti, penso. Per Callisto, però, c'è da fare una osservazione in merito alle domande poste dal sig. Serafino. Il quale, a questo punto, dovrebbe essere contento. Almeno un mungitore di vacche fra i Grandi Ufficiali della Repubblica Italiana lo abbiamo trovato!

Chi resta? Ah, "last, but not least", Duilio Poggiolini. Al quale, addirittura, oltre alla nomina di Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana fu conferita anche la medaglia d'oro al merito della Sanità Pubblica. Insaziabile anche nelle onoreficenze il vampiro Duilio Poggiolini.

CONCLUSIONI

Qui l'unica affermazione sensata da fare è che, talvolta, quelli del Dipartimento del Cerimoniale di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, cui "pervengono le segnalazioni individuali per il conferimento, corredate degli atti istruttori giustificativi per le persone individuate come benemerite", sono sfortunati assai. Del resto, giusto per spezzare una lancia in loro favore, non hanno mica la palla di vetro. E quindi nessuna colpa è loro imputabile se quelli a cui conferiscono il Grande Ufficialato ovvero il Cavalierato semplice o di Gran Croce, poi diventano golpisti; fregano i risparmi di una vita agli italiani; organizzano bancarotte fraudolente e gestiscono, per la mafia, network bancari dediti al riciclaggio di denaro sporco; si fanno suicidare sotto i ponti del Tamigi; nascondono, nei puff del salotto, le tangenti pagate dalle grandi case farmaceutiche per consentire la distribuzione, negli ospedali, di sangue "andato a male".

Prima di concludere, vorrei ritornare, però, al Sig. Serafino Massoni.

Sig. Serafino, le è tutto chiaro adesso? Il conferimento del cavalierato all'allora giovanissima Federica Sciarelli fu, probabilmente, il capriccio, il vezzo di un anziano monarca. Nel contesto delle "sfortunate" nomine di benemeriti della Repubblica, questo non è nemmeno, come abbiamo avuto modo di vedere, il caso più rilevante.

Solo un piccolo peccato veniale, su cui possiamo anche glissare, quello del Picconatore Francesco Cossiga. Da quella nomina, grandi benefici economici e di carriera non sono venuti alla pur bravissima Federica.

Eppoi, tenga conto sig. Serafino, che almeno le Cavaliere (si potrà dire o si chiamano cavallerizze?) vengono insignite da un Presidente della Repubblica. Oggi, con il sistema elettorale che ci hanno propinato, basta un Segretario di partito, un dignitario (o anche un ex dignitario) per far eleggere addirittura le deputate.

Così è accaduto qualche mese fa, per esempio, con la dott.ssa Marianna Madia, ordinata onorevole dal segretario del PD Walter Veltroni; e così è accaduto con la sig.na Daniela Cardinale, ordinata onorevole da Giuseppe Fioroni e dal papà Salvatore Cardinale.

Lei, sig. Serafino Massoni, che spacca il capello in quattro per il cavalierato alla bravissima Federica Sciarelli, si è mai chiesto per quali, non dico meriti, ma solo esperienze politiche o di impegno civico precedenti, siano state ordinate onorevoli le bellissime e simpaticissime signorine Marianna Madia e Daniela Cardinale?

Riassumendo, per quanto riguarda i mungitori, direi che Serafino Massoni è stato ampiamente accontentato. Insignire un Grande Ufficiale più mungitore di Calisto Tanzi sarà difficile (o forse no) in futuro.

Che si accontenti allora!. Ed ascolti il mio consiglio: gli operai metalmeccanici, i contadini, i pastori ed i muratori meglio lasciarli perdere.

Vista la sfiga degli uomini del Cerimoniale di Stato, finisce che selezionano per le nomine:

  • tre, quattro pastori che allestiranno, prima poi, una banda dedita ai sequestri di persona;
  • un paio di agricoltori che saranno successivamente coinvolti in mega truffe alla CEE;
  • operai metalmeccanici che, dopo essere stati insigniti, magari daranno vita a qualche cellula brigatista;
  • muratori già segretamente iscritti, o che si iscriveranno, a qualche loggia massonica. Tipo la P2 di Licio Gelli;
  • qualche stalliere che poi si scoprirà essere un mafioso, seppur "eroico".

Lasciamo le cose come stanno. Che è meglio per tutti.

Del resto, caro sig. Serafino Massoni, ogni paese ha i Cavalieri che merita. E noi abbiamo i nostri.

Postilla

Un'ultima nota. Quasi tutti i personaggi (e sono tantissimi) a cui si fa riferimento nelle pagine di Wikipedia linkate in questo articolo, possono fregiarsi dell'onoreficenza di Grande Ufficiale, Cavaliere di Gran Croce o Cavaliere "semplice" della Repubblica Italiana. E, cosa più allarmante, quasi tutti questi "benemeriti" (generali, banchieri, agenti dei servizi, giornalisti, "grand commis" ed imprenditori privati) escono, più o meno schizzati di fango, da indagini giudiziarie o inchieste governative riguardanti tentativi di colpi di stato, appartenenza a logge massoniche segrete come la P2, crack bancari, riciclaggio di denaro di provenienza illecita e servizi segreti deviati (quando non sospettati di essere implicati in episodi di stragismo). Ora è pur vero che le nomine sono intervenute, ovviamente, prima del coinvolgimento nelle scabrose vicende per le quali questi personaggi sono poi assurti alla ribalta delle cronache. Ma, resta comunque il fatto che, troppi di essi, appaiono protagonisti, fiancheggiatori o comprimari nelle pagine più oscure della vita politica, economica e sociale di questo paese.

Dal punto di vista etico, morale e civico non esistono dubbi sulla loro colpevolezza. Tuttavia non sono emerse prove tali da consentire condanne penali e quindi pronunciamenti definitivi, giudiziari o anche politici.

Per tali motivazioni ho preferito non inserire altri nomi e cognomi. Ma invito il lettore interessato a verificare le mie affermazioni, interrogando il data base disponibile nel sito della Presidenza della Repubblica.

Il 18 giugno Serafino Massoni risponde al post con questo video:

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16 Giugno 2008 · Patrizio Oliva


Commenti e domande

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7 risposte a “Duilio Poggiolini e Callisto Tanzi sono ancora Grandi Ufficiali della Repubblica Italiana”

  1. roby conte ha detto:

    Tanzi non è più Cavaliere di Gran Croce – Onorificenza revocata da Napolitano – Alla base della decisione i 5 patteggiamenti e una condanna in secondo grado dell’ex patron Parmalat

    Calisto Tanzi non è più Cavaliere di Gran Croce della Repubblica. L’onorificenza più alta che lo Stato italiano riconosca ai suoi cittadini più meritevoli è stata revocata dal presidente Giorgio Napolitano con un decreto firmato a metà giugno e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale la scorsa settimana. A dare la notizia è il quotidiano parmigiano Polis.

    LA DECISIONE – Alla base della decisione i cinque patteggiamenti e una condanna in secondo grado che l’ex patron Parmalat ha accumulato negli ultimi anni in conseguenza del crac del 2003. L’onorificenza fu concessa a Tanzi nel 2000, quando al Quirinale c’era Carlo Azeglio Ciampi. La Gran Croce, titolo regolato da una legge del 1951, è concessa a chi porta particolari benefici alla nazione, ma «salve le disposizioni della legge penale, l’insignito che se ne renda indegno» la perde. È questo il caso di Calisto Tanzi che ha finora «collezionato» alcuni patteggiamenti a Parma per le vicende legate al crac della sua multinazionale e una condanna a 10 anni in secondo grado arrivata al processo milanese per aggiotaggio.

    LE ALTRE ONORIFICENZE – Privato del titolo di maggior prestigio, Calisto Tanzi può comunque vantare ancora altre benemerenze. Resta infatti Cavaliere del Lavoro, detiene ancora la medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte ed è assegnatario del premio Sant’Ilario che la città di Parma conferisce ai suoi cittadini più illustri.

  2. Alessandro ha detto:

    In Italia come nel resto del mondo più le fai grosse più ti premiano…

  3. c0cc0bill ha detto:

    Con piacere riportiamo questo articolo di oggi (11 settembre 2009) del Corriere della Sera.

    Finalmente qualcuno se ne è accorto!

    Tanzi dopo il crac è ancora cavaliere del lavoro a 6 anni dallo scandalo Parmalat – Non è il solo: a Poggiolini fu data, e mai revocata, la medaglia d’oro per la sanità

    MILANO — Sono passati quasi sei anni dal crac Parmalat. Un «bu­co » da 15 miliardi, 40 mila rispar­miatori truffati, i bond di Collecchio sinonimo di spazzatura. Insomma una storia che ha fatto il giro del mondo, insieme alla faccia del cava­lier Calisto Tanzi. Lui ha ammesso molte responsabilità. Nove mesi fa è stato condannato in primo grado a Milano a dieci anni per aggiotag­gio e ostacolo alle attività di vigilan­za. A Parma ha patteggiato due anni per la bancarotta Eurolat. Il proces­so principale sulla bancarotta del gruppo è in corso.

    Il cavalier Calisto è il simbolo di questo storico crac. Cavaliere? Sì, per lo Stato italiano Tanzi è tuttora degno del titolo di Cavaliere del Lavoro: l’onorificenza non gli è stata revocata né la prati­ca, a quanto pare, è stata avviata. E il suo nome, insieme a quello di mi­gliaia di italiani benemeriti, compa­re negli elenchi tenuti «in continuo aggiornamento» dalla Presidenza della Repubblica.

    Un Cavaliere del Lavoro è un uo­mo, dice la legge 194 del 1986, che tra l’altro deve «aver tenuto una specchiata condotta civile e sociale» e «non aver svolto né in Italia né al­l’estero attività economiche lesive dell’economia nazionale». Come Tanzi, evidentemente. Dunque mentre Bernard Madoff in otto mesi è passato dalle stelle al­le celle, il nostro «campione» nazio­nale dopo sei anni è ancora Cavalie­re del Lavoro. Non è tutto, Tanzi go­de ancora di un’altra onorificenza uf­ficiale della Repubblica: la medaglia d’oro (ci sono anche argento e bron­zo) ai benemeriti della cultura e del­­l’arte che «premia – è la motivazio­ne formale – quanti hanno illustrato la Nazione», in questi campi. Ma che ha fatto? La qualifica è «mecena­te ». Mecenate? Forse con i soldi de­gli altri, e mai restituiti.

    Scartabellando negli archivi si scopre che l’ex patron di Collecchio dopo il cavalierato del 1984 e la me­daglia d’oro del 1988, ha conquista­to nel 1999, anno di faticosissimo la­voro per truffare mezzo mondo, an­che il titolo di «Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine al Merito della Re­pubblica Italiana».

    Fra gli Ordini na­zionali è il più importante ed è desti­nato a «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione …». In­somma la Nazione ringrazia il cava­liere nonché medaglia d’oro Calisto Tanzi. Grazie. I titoli sono sempre lì, validi, at­tuali, belli in vista mai revocati. Eppure la procedura per indegni­tà è espressamente prevista. «Incor­re nella perdita dell’onorificenza l’in­signito che se ne renda indegno», di­cono le norme. Ogni ordine potreb­be attivare autonomamente l’iter de­cisionale interno solo che, in realtà, tutti aspettano per prassi una con­danna penale definitiva, con i tempi conseguenti (anche se non necessa­riamente l’indegnità è sinonimo di grave reato). Alla fine scatta il decre­to di revoca del Presidente della Re­pubblica.

    Nella giungla delle benemerenze di Stato c’è di tutto. Per esempio un Roberto Calvi (Banco Ambrosiano), Cavaliere del lavoro e «Medaglia d’oro ai benemeriti della scuola del­la cultura e dell’arte». Ma è morto e ai morti i titoli non si revocano. È il caso del Cavaliere di Gran Croce ge­nerale Giovanni De Lorenzo (il «gol­pista » del «Piano Solo») o di alcuni presunti boss mafiosi oppure di Um­berto Ortolani. Il braccio destro di Licio Gelli nella loggia P2 è scompar­so nel 2002 e chissà se è mai stato privato del titolo di «Grande Ufficia­le al merito della Repubblica» o se ha portato la medaglietta verde nel­la tomba. Intanto il Vaticano l’aveva cancellato dalla lista dei «Gentiluo­mini di Sua Santità», il più alto rico­noscimento per un laico. Forse in Italia nessuno come Dui­lio Poggiolini, il boss della malasani­tà, l’uomo dei lingotti d’oro, incarna meglio la figura del «delinquente di Stato».

    Oggi è imputato nel proces­so napoletano sul plasma infetto che avrebbe causato 2.605 morti tra il 1985 e il 2008. Anni fa, nella tan­gentopoli sanitaria, quando gli per­quisirono la casa impiegarono dodi­ci ore a catalogare il tesoro, nasco­sto anche nei materassi e nel pouf. Appeso alla parete aveva il titolo di Grande ufficiale al merito della Re­pubblica, quello «destinato a ricom­pensare benemerenze acquisite ver­so la Nazione». Non risulta che gli sia stato revocato.

    Ma l’apoteosi è quel riconoscimento (1977) di «Be­nemerito della salute pubblica» con il grado più alto: «Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica». A Dui­lio Poggiolini.

  4. rawlClapory ha detto:

    Articolo molto interessante. Non sapevo che due emeriti gaglioffi come Poggiolini e Tanzi fossero ancora insigniti di tale onoreficenza. Uno scandalo!

    nessuno dei nostri politicanti “impegnati” si è mosso per la revoca?

    magari beneficiano anche di pensione e di agevolazioni …

  5. Serafino Massoni ha detto:

    Caro Karalis, mi scuso per il ritardo e ti ringrazio moltissimo per le intelligenti osservazioni fatte sul mio video ed anche per le preziose notizie che mi fai pervenire. Colloco tra i preferiti il tuo sito e ho stampato l’intero tuo intervento, per averlo sempre sottomano ed utilizzarlo adeguatamente all’occorrenza (il tuo è un intervento troppo bello per passare sotto silenzio). Di nuovo grazie di tutto e tanti cari saluti da Serafino Massoni-

  6. Bamboccioni alla riscossa ha detto:

    In Italia funziona tutto alla rovescia. Più sei bravo e onesto, più fai una vita grigia. Del resto che paese è quello in cui uccidere la moglie (meglio se “con particolare efferatezza”), costerebbe giusto 5 anni di galera (e probabilmente meno degli alimenti e di un buon avvocato divorzista)?

    Alla faccia della meritocrazia.

    Saluti

    I soliti due

  7. c0cc0bill ha detto:

    Capisco la “sfortuna”.
    Ma non esiste una possibilità di revoca dell’onoreficenza?
    Come si fa a sopportare il fatto che un Duilio Poggiolini o un Callisto Tanzi siano ancora Grandi Ufficiali al Merito della Repubblica Italiana?
    E’ assurdo!!!!
    Un gestore di Sistemi Informativi direbbe proprio che nel data base della Presidenza della Repubblica ci sono troppi records sporchi.
    Sarebbe forse il caso di dargli una ripulitina!

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