Eredità » Meglio donazione prima del decesso o semplice successione?

Nell'articolo che segue, ci poniamo una domanda: per un genitore è più conveniente, fiscalmente parlando e prima del decesso, fare una donazione del proprio patrimonio ai figli o lasciare che i figli si dividano l’eredità dopo il decesso?

Il tema, naturalmente, è di quelli di grande attualità: innanzitutto, va detto chiaramente che non v’è certezza del futuro.

Si possono ipotizzare situazioni probabili, ma non esiste con assoluta sicurezza uno scenario con dati precisi.

Da questo punto di vista, infatti, non è un mistero che il Governo abbia allo studio provvedimenti per inasprire in maniera estremamente consistente la fiscalità in materia di successione e donazione.

Occorre al riguardo riferire che, finora, il nostro Paese è al mondo tra i più miti in assoluto quanto alle pretese fiscali in materia.

Attualmente, viene assicurata una franchigia di un milione di euro per il coniuge e per ciascun figlio.

Al di là di tale soglia l’aliquota dell’imposta di successione va dal 4 all'8% per cento, alla quale va aggiunta, per i soli beni immobili, l’imposta di catasto e di trascrizione del 3%.

Nulla a che vedere con quanto accade, ad esempio, in Francia, il cui fisco prevede una franchigia limitata a circa 155.000 euro ed un’imposta progressiva che arriva per patrimoni medi al 20% e per quelli oltre i 900.000 euro al 45%.

Va poi detto che il Fondo monetario internazionale ha invitato i Paesi membri (tra i quali l’Italia) a voler provvedere all'innalzamento della fiscalità proprio in materia successoria.

Premesso questo quadro, è agevole prevedere che, probabilmente in tempi assai prossimi, si assista ad un sostanziale innalzamento del prelievo tributario nell'occasione della morte di chi sia proprietario di beni mobili ed immobili a carico degli eredi.

Basterebbe questa semplice riflessione per comprendere come corrisponda ad un’elementare prudenza, per chi intende assicurare la trasmissione del proprio patrimonio ai propri cari, provvedere mediante una donazione a loro favore.

Tanto più che è possibile, per chi effettua una donazione, riservare l’usufrutto vitalizio per sé, magari con patto di accrescimento in favore del coniuge cointestatario.

Con questa ipotesi, fino a che il donante rimane in vita, rimane nella piena disponibilità dei propri beni, libero di farne utilizzo personalmente ovvero anche locando i beni a terzi ed incamerandone il reddito.

Va detto come, in tal modo, possa essere conseguito un risparmio fiscale talvolta anche cospicuo, dal momento che viene tassato soltanto il valore della nuda proprietà, mentre il valore dell’usufrutto, che non viene trasferito proprio perché il donante se lo tiene, non sarà tassato neppure un domani, quando cioè il donante sarà passato a miglior vita.

11 Agosto 2014 · Andrea Ricciardi


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