Ho paura di quello che mi aspetta


Lei fa bene a preoccuparsi, per tempo, dei mancati versamenti alla gestione separata INPS.





Ho una partita iva dal 2007 i primi sei anni ho lavorato a nero, sono iscritto al registro delle imprese ma non alla camera di commercio, pago enasarco, ritenuta d’acconto, iva, ma non ho mai pagato l’inps, sperando sempre che le cose migliorassero e che guadagnassi di piu’, ma la crisi …

Sono sposato in separazione dei beni ed abbiamo comprato la (prima) casa da un anno. Abbiamo una figlia di tre anni, la societa di mia moglie gestita in un altra citta dal padre e’ andata sempre peggio, non risultano debiti a dire del padre ma non so come controllarla comunque non porta reddito bensi infinite preoccupazioni di cio’ che puo’ succedere. nel frattempo tutto e’ ricaduto sulle mie spalle forti.

Ho un acconto provvigione di 2500 euro mensili che fanno anche da saldo, bonus, rimborso spese ecc.

Pago 1150 euro di mutuo, una rata di 300 euro per un auto di due anni che vale la meta del debito residuo 60 rate, porto una famiglia avanti con le spese che ne derivano visa, condominio, commercialista, telecom, enel, scuola, ecc.

Ho impegnato 2119 euro. Sto campando veramente con poco e con l’aiuto dei miei puntuale, ogni mese, per qualche bolletta o una spesa per la casa.

Posso prevenire in qualche modo l’inps? Se il mercato non migliora una rata alta non diluita nel tempo, mi manderebbe a picco.

Posso, e se si, mi conviene salvare la casa, con una patrimoniale? (con quello che ne consegue, (mi sembra sia poi difficile una vendita eventuale dell’immobile)?

Se ci riuscissi potrebbe essere un buon escamotage per avere 29 anni di mutuo residuo di tempo per pagare le mie insolvenze inps? Altrimenti ricadrebbero sugli eredi?

Lei fa bene a preoccuparsi, per tempo, dei mancati versamenti alla gestione separata INPS. Purtroppo, per esperienza vissuta, non lasciano scampo. E con questi versamenti evasi, prima o poi, lei dovrà fare i conti. Essersi posto il problema prima, costituisce di per sé un grande vantaggio.

Il suo nominativo è già saltato fuori con l’incrocio programmato fra il suo codice fiscale e, ad esempio, i versamenti IVA o quelli Enasarco o le dichiarazioni dei redditi. Ma all’INPS prendono tempo, così il suo debito aumenta e quando cominceranno a tempestarla con gli avvisi di accertamento non avrà più modo di riuscire a porre rimedio, in corsa, ad una situazione di patologia conclamata.

Soluzioni come il fondo patrimoniale o il trust lasciano il tempo che trovano: sia per le spese che bisogna affrontare per implementarle sia perchè non è così certa la loro funzione di scudo a fronte di evasioni fiscali e/o contributive.

Ora non le resta che una possibilità: sbarazzarsi della casa e del suo lavoro, così com’è concepito adesso.

La casa può venderla prima dell’iscrizione di una futura, più che certa ipoteca di secondo grado, rimborsando alla banca il mutuo residuo e trovando una sistemazione alternativa.

Ma la soluzione principe, se si ha il coraggio e l’apertura mentale per accettarla, è un’altra. La separazione legale da sua moglie. Costa anche poco, quasi niente, se è consensuale.

Nell’accordo stabilirà un assegno di mantenimento a sua figlia molto contenuto ed uno alimentare a sua moglie abbastanza consistente. Questo perchè quanto versato alla sua ex moglie potrà detrarlo almeno dall’IRPEF (non le servirà per abbattere la quota da conferire alla gestione separata).

Concorderà di assegnare la casa coniugale a sua moglie ed alla bambina, così anche se aggrediranno la casa, almeno sua figlia e sua moglie potranno abitarla fino al raggiungimento della maggiore età della bambina.

I vantaggi:

  • diritto di abitazione per una quindicina di anni per la sua famiglia e per lei, dal momento che un separato può anche vivere nella casa della ex moglie se ha una situazione economica tale da non consentirgli soluzioni alternative; il tutto al costo del rateo mensile del mutuo (quello bisogna continuare a pagarlo per non perdere la proprietà dell’immobile e dunque il diritto all’assegnazione);
  • poca appetibilità per un immobile che una sentenza di separazione omologata (quindi pubblicamente registrata) assegna ai familiari del debitore per più di un decennio. Il che scoraggerà l’INPS, Equitalia o qualunque creditore ad iscrivere ipoteca secondaria e a procedere alla riscossione coattiva attraverso pignoramento ed espropriazione. Già senza assegnazione della casa si troverebbero con le armi spuntate se il primo creditore (la banca) è soddisfatto ed il pagamento delle rate del mutuo puntuale

Il quadro dovrebbe essere poi completato da una rimodulazione del suo contratto di lavoro. L’inquadramento migliore, per lei, è quello del rapporto di lavoro dipendente, magari a termine, con uno stipendio il più basso possibile ed eventuali rimborsi spese a latere. Insomma non proprio ritornare al nero di sette anni fa, ma adeguarsi ai tempi. E, soprattutto, chiudere la partita IVA, che è ormai diventata un flagello per il contribuente.

A che serve un rapporto di lavoro con provvigioni che sembrano gratificanti, quando poi non si fa altro che aumentare il debito con l’INPS? Che, sembra strano, ma aspetta tutti gli anni a disposizione per la decadenza dei termini, prima di farsi viva con gli avvisi di accertamento. Quando ormai chi è caduto nella trappola non ha più scampo.

E così la gente si illude di pagare il mutuo con le provvigioni guadagnate, di pagare l’assicurazione, di portare avanti la famiglia; ma è come se avesse chiesto e ricevuto un finanziamento con la prima rata (salatissima) da pagare a cinque anni.

Con in più l’aggravante che chi concede il credito è un soggetto a cui “piace vincere”. Le procedure di riscossione coattiva esattoriale (Equitalia ed INPS) sono tutte a favore di una parte sola. Inutile scrivere quale.

Comunque, per non tergiversare, vediamo i vantaggi nel contesto descritto per il rapporto di lavoro ideale:

  • per i debiti ormai accumulati con l’INPS in seguito ai mancati versamenti alla gestione separata si vedrà pignorato il quinto dello stipendio (pignoramento presso terzi) evitando così il pignoramento integrale delle provvigioni;
  • altri creditori potranno pignorarle solo quello che resta dalla differenza fra la metà dei suoi emolumenti stipendiali (al netto dei rimborsi spese) e la somma dei crediti alimentari dovuti a sua moglie con il quinto pignorato da Equitalia. Questo è un punto importante. Se lei dopo la separazione da sua moglie ottenesse, giusto per fare un esempio, un finanziamento cospicuo da banche e/o finanziarie, potrebbe anche decidere di non pagarlo …

In conclusione, queste le prescrizioni nell’ordine:

  1. separazione consensuale;
  2. chiusura partita IVA;
  3. rapporto di lavoro dipendente, anche a termine e con rimborso spese (è vantaggioso anche per il datore di lavoro che sulla parte dei rimborsi non versa all’INPS);
  4. richiesta finanziamento.

In questo modo potrà serenamente attendere tempi migliori. Fra l’altro, senza pensare agli eredi ed all’eredità. Non è il caso di stare a riflettere su quello che sarà domani, quando abbiamo problemi enormi di sopravvivenza nel’immediato.

Le controindicazioni non mancano ed è bene tenere a mente le avvertenze del bugiardino, come per ogni farmaco che si rispetti: la soluzione indicata la consegna completamente nelle mani di sua moglie. Che potrebbe anche buttarla fuori di casa e perseguirla legalmente nel caso di non corresponsione degli alimenti concordati.

Ma, che fare, non si può avere tutto: tocca scegliere fra INPS ed Equitalia da una parte e una moglie dall’altra. Un nemico certo ed uno possibile.

Quanto è amara ed imperscrutabile la vita di noi debitori!

4 Ottobre 2011 · Giorgio Valli


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