Debito con un avvocato per prestazioni mai erogate






Nell’anno 2012 ho ricevuto una cartella di Equitalia riguardante delle imposte Irpef non versate, dato che mi accorsi che in precedenza non mi era mai stato notificato correttamente l’accertamento dell’Agenzia delle entrate mi sono rivolto per delle consulenze in alcuni studi legali con esattezza tre.

Nel primo studio dopo un incontro non approfondimmo più l’argomento (probabilmente non era di loro pertinenza) e dopo la consulenza non mi fu richiesto nessun tipo di pagamento; nel secondo studio dove avemmo circa tre incontri con il professionista, decisi di non continuare (sinceramente non mi ispirava fiducia, ma comunque dopo ogni incontro ho sempre chiesto di pagare dovuto e ho sempre ricevuto segni e gesti che al momento per quello che si era trattato “il solo analizzare la faccenda” non occorreva nulla, per esattezza comunque nei vari incontri gli firmai il mandato professionale ma nessuna procura alle liti); con il terzo legale invece che mi sembro subito ferrato e propulsivo, mi fu subito chiesto ed io acconsenti di firmare il mandato ed la procura alle liti.

Con l’ultimo professionista facemmo la mediazione con l’Agenzie delle entrate ed otteni un parziale discarico della cartella il resto lo saldai, pagai anche l’avvocato per i servizi avuti e tutto finì li.

Adesso viene il bello: ho ricevuto a maggio 2015 per raccomandata A/R dopo circa 2 anni e mezzo, delle richieste di pagamento da parte del secondo avvocato di 550 euro. Io inizialmente mi sono opposto e dopo uno scambio di corrispondenza dove offrivo un compenso minore, alla fine ho deciso di iniziare il pagamento versando euro 100 con due bonifici, dopo qualche mese mi arriva da parte del consiglio provinciale dell’Ordine degli Avvocati l’avviso dell’apertura di un provvedimento amministrativo L.241/90 finalizzato all’asseverazione della parcella del professionista (che già avevo iniziato a pagare, ovviamente all’epoca con il professionista non stabilimmo nulla al riguardo dei compensi, che in verità per la consulenza mi fece intendere non dovuti o non voluti, ovviamente non venne stabilita nessuna modalità di pagamento).

Mi sono recato presso l’ordine ed ho preso visione e estratto copia dei documenti depositati dal professionista, rilevando a mio avviso diverse cose che non vanno e che adesso elencherò:

  1. ho scoperto che il professionista fa presenta all’albo dove è iscritto che nei 2 anni e mezzo che sono passati egli mi mandava delle richieste di pagamento da me insolute che hanno portato un’iniziale richiesta di 440 a 550 euro, ma in realtà ho visto che ha mandato delle semplici E-mail sul mio vecchio indirizzo ormai da tempo in disuso ed ovviamente non ha mai avuto nessun riscontro;
  2. ho visto che sempre all’interno dei documenti depositati all’albo, sostiene di aver redatto un ricorso di due pagine in quanto io alla data del 26/06/2012 avrei “manifestato la volontà di proporre reclamo/ricorso con lui” cosa da me mai neanche ipotizzata e non ho mai dato una procura alle liti; tra l’altro con un’e-mail da lui depositata datata 13/07/2012 e quindi posteriore al 26/06 lui stesso mi chiede se avessi preso una decisione al riguardo in merito proprio alla redazione del reclamo ricorso atteso una sua imminente partenza per le ferie e che pertanto si doveva organizzare. Quindi se non avevo deciso alla data del 13 luglio (qualche giorno dopo gli dissi che non avrei continuato con lui) come è possibile che “manifestassi la volontà il 26 giugno?” (tra l’altro alla data del 26 giugno mancavano ancora dei documenti richiesti all’agenzia delle entrate).

Comunque nonostante l’aver presentato delle mie memorie molto dettagliate sull’argomento, l’ordine provinciale dopo qualche mese asseverava la richiesta del professionista, con delle motivazioni che nulla richiamano quanto da me desunto (in pratica delle mie eccezioni sollevate non entrano per nulla nel merito) a mio avviso il provvedimento emesso e nei mie confronti carente di motivazioni mi scrivono che io in pratica confermo che la prestazione ci sia stata non entrando per nulla nel merito del fatto che le semplici e-mail tra l’altro rimaste senza riscontro non hanno nessun valore legale e che la mancanza di un avviso compiuto giuridicamente valido abbia portato nel tempo un’iniziale credito di ero 440 a euro 550…. e che il reclamo/ricorso redatto dal professionista non è stato da me richiesto e ne tantomeno con me concordato, tra le altre cose poteva essere redatto in qualsiasi momento atteso una palese mancanza della data di quanto sia stato redatto ed ovviamente non reca nessuna sottoscrizione, in pratica è un semplice pezzo di carta redatto in assenza di una procura alle liti che si sostiene che io con una “manifestazione di volontà risalente all’anno 2012” avrei richiesto (questo mi ha fatto molto arrabbiare).

Comunque concludo che in questi mesi ho continuato i pagamenti arrivando a versare 250 euro. Il 10/02/2016 con una raccomandata A/R mi viene richiesta una proposta di negoziazione assistita ed ovviamente adesso mi vengono richiesti più di 800 euro!.

Ora io ho letto la Legge 162/2014 sinceramente vorrei rispondere con un rifiuto e contestualmente continuare il pagamento fino ai 550 euro che tra l’altro stavo già pagando ancor prima che che il professionista si rivolgesse al proprio albo, in quanto in primis ritengo comunque di avere dei validi motivi e che quindi non è detto che il giudice mi condanni alla spese di un’eventuale giudizio ed inoltre pare che comunque secondo quanto stabilito dal comma 7 dell’art. 3 della L.162/2014 tale negoziazione non è obbligatoria quando la parte può stare in giudizio personalmente? cosa ne pensate al riguardo?

Vi chiedo se ritenete che abbia dei validi motivi per rifiutare (anche se poi continuerei con il saldo dei 550 Euro) e sopratutto se sono legittimato a farlo in base al comma 7 art. 3 su menzionato?

Può rispondere all’avvocato Pinco Pallino con una raccomandata AR chiarendo che il contenzioso tributario relativo alla specifica cartella esattoriale si è ormai concluso, che c’è stata una procedura di mediazione avviata con l’Agenzie delle entrate che ha portato ad uno sgravio parziale della pretesa e che l’assistenza tecnica è stata prestata dal professionista Tal dei Tali.

Che lei, pertanto, non ha mai richiesto ulteriori servizi se non la generica consulenza nel lontano 2012 (che è stata ampiamente onorata) e che qualsiasi rapporto professionale intercorrente non poteva logicamente sussistere in epoca coeva e successiva alla definizione del contenzioso tributario con l’Agenzia delle Entrate.

Alleghi pure l’accordo di mediazione con la concessione dello sgravio. Ma conservi gli attestati di pagamento effettuati sia a Pinco Pallino che a Tal dei Tali.

19 Febbraio 2016 · Stefano Iambrenghi


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