Con la separazione dei coniugi gli ex suoceri possono dire addio ai soldi che avevano dato alla figlia per contribuire all’acquisto della casa

La Cassazione ha stabilito, senza mezzi termini, che gli aiuti in denaro da parte dei genitori in occasione del matrimonio dei figli rientrano "in un contesto di solidarietà familiare che si presume gratuito". Dunque, se poi quell'investimento sul futuro della coppia si rivela "fallimentare", non ne possono pretendere la restituzione.

Così i giudici della terza sezione civile della Suprema Corte, con la sentenza 8386, hanno confermato una decisione della Corte d'appello di Milano che aveva respinto la richiesta dei genitori di lei, dopo la separazione dal marito, di riavere indietro 18 milioni che negli anni '90 avevano rappresentato un contributo all'acquisto della casa coniugale.

Più "salomonico" era stato, nel 2002, il tribunale lombardo che aveva invece accolto in parte la richiesta degli ex suoceri condannando l'ex marito a restituire almeno 7.000 euro.

Dopo la sconfitta in secondo grado i suoceri "generosi" si sono rivolti alla Cassazione ma la Corte ha precisato che "è costume diffuso, nell'attuale società, che i genitori aiutino anche finanziariamente i figli al momento del loro matrimonio, in un contesto di solidarietà familiare che si presume gratuito".

La sentenza della Cassazione tuttavia indica una "via d'uscita", a beneficio di futuri suoceri che volessero evitare il rischio di perdere in un sol colpo denaro e genero: la restituzione sarebbe obbligatoria se ci fosse un documento dal quale risulta che si trattava di un prestito, con tanto di indicazione su tempi e modalità di restituzione.

Insomma, è vero che la solidarietà familiare è importante, ma qualche clausola di salvaguardia non sarebbe vietata.

9 Aprile 2009 · Patrizio Oliva




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