Come passare dal PIL al BIL

Quanto è dolorosa l’azione di dePILazione? Cosa è necessario sapere e praticare per passare dal PIL al BIL?
Si apre con questo interrogativo il libro DePILiamoci-Liberarsi del PIL superfluo e vivere felici di Roberto Lorusso e Nello De Padova, Editori Riuniti 2007. Un libro che si propone come esperimento di condivisione open-source di idee, conoscenze e proposte per superare il circolo vizioso del PIL superfluo, cioè dei consumi ad ogni costo, e per innescare il circolo virtuoso del BIL, cioè di un consumo consapevole delle risorse naturali, umane e del tempo.

“Siamo certi che se tutti persevereremo nel praticare gesti virtuosi (piccolissimi, semplici modifiche al nostro attuale modo di fare in ogni attività ordinaria) potremo innescare quel processo di cambiamento culturale necessario alla abolizione del PIL superfluo ed all'ottenimento del vero benessere”, dicono i due autori. I quali partono dall'osservazione di modelli di comportamento e valori a cui gli individui uniformano il loro agire e propongono una nuova chiave di lettura (e di azione), che trova le sue radici nella riscoperta di gesti semplici: gesti da cittadino, da genitore, da imprenditore, da figlio, da educatore, da politico. Gesti di vita ordinaria per i quali non occorrono grandi sforzi, nessuna rinuncia, nessun sacrificio. Occorre solo buona volontà e voglia di impegnarsi anche per garantire alle generazioni future il soddisfacimento dei propri bisogni.

DePILiamoci indica la strada verso l’affermazione della cultura della decrescita del PIL, rivelando il grande equivoco che ha unificato nella definizione di crescita economica due concetti diversi e spesso alternativi tra loro: quello di merce e quello di bene. “Poiché il PIL misura i valori aggiunti, ovvero il valore monetario degli oggetti e dei servizi scambiati con denaro, solo se le merci si identificano con i beni, la loro crescita comporta un aumento del benessere – spiega Maurizio Pallante fondatore del Movimento della Decrescita Felice nella prefazione del libro -. In realtà non tutte le merci sono beni e non tutti i beni sono merci. Pertanto, per essere un valore, la decrescita si può realizzare come una diminuzione delle merci che non sono beni e un aumento dei beni che non sono merci”.

Costruire un’economia veramente sostenibile e adottare stili di vita improntati alla temperanza e alla sobrietà, secondo i principi e i valori dettati dalla Dottrina sociale della Chiesa e dalla Carta dei diritti della famiglia, non è impossibile.

“La sfida culturale, che oggi il consumismo ci impone, deve essere affrontata da ciascuno di noi con maggiore incisività e determinazione, soprattutto se si considerano le generazioni future - dicono Lorusso e De Padova -, le quali rischiano di dover vivere in un ambiente naturale depredato a causa delle nostre attuali scelte di vita, tutte tese ad un consumo eccessivo e disordinato. Sì, trattasi proprio di una sfida culturale, e non altro, da vincere a tutti i livelli perché non ci si può più fidare neanche della scuola e dell'università, in quanto anche queste sono tutte impegnate ad insegnare ai nostri figli le regole del mercato, i criteri di efficienza, a discapito della formazione umana. Sembra proprio che il disequilibrio tra il desiderio di (fornire ed acquisire) capacità tecniche e lo sviluppo morale rappresenti la questione cruciale della crisi della nostra epoca”.

E il punto di partenza del cambiamento devono essere le famiglie. “Mediante l'opera educativa dei genitori, la famiglia forma l'uomo alla pienezza della sua dignità secondo tutte le sue dimensioni, compresa quella sociale – si legge nel libro-. Perché la famiglia costituisce una comunità di amore e di solidarietà che è in modo unico adatta ad insegnare e a trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società (Carta dei diritti della famiglia, Preambolo). I figli sono aiutati in famiglia a crescere nell’amore, nella libertà e nella responsabilità, premesse indispensabili per l'assunzione di qualsiasi compito nel mondo del lavoro e nella società. La qualità dei lavoratori del futuro (quelli dell'era virtuale) è assicurata purché, in età scolare - con le parole e la testimonianza dei genitori - siano stati educati al dialogo, all'incontro, alla socialità, alla legalità, al sacrificio, allo studio, a svolgere i servizi di casa, alla solidarietà.

Tutto questo fa crescere il BIL”.
Purtroppo, però, in una società come la nostra orientata prevalentemente da criteri di efficienza e produttività e con il PIL come indicatore di benessere, lo stesso Stato e gli Enti Locali, nelle loro relazioni con la famiglia, si comportano come si comporterebbe una impresa, ignorando il principio di sussidiarietà e sottraendo alla famiglia quei compiti che essa può svolgere bene, da sola o insieme ad altre famiglie. Perché? E’ semplice: questi compiti realizzati da terzi fanno aumentare il PIL.

Sul sito www.depiliamoci.it è possibile prendere visione dell'intero progetto e della mappa del BIL, mappa dei buoni comportamenti capace di innescare un percorso verso il Bene Comune e la decrescita del PIL superfluo.

8 Dicembre 2007 · Antonio Scognamiglio





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