Chi è Massimo Calearo

Massimo Calearo, candidato nel Nord-Est per il Partito Democratico. E' noto come il "Falco di Confindustria". Le solite esagerazioni? A guardarlo sembra un tipo così tranquillo .... Anche se è vero che Massimo è un convinto fan di Clemente Mastella, cui riconosce il merito di aver abbattuto il governo Prodi.

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Pare anche che Massimo Calearo abbia chiarito con Arturo Parisi, che minacciava le dimissioni nel caso in cui le affermazioni di Calearo (su San Clemente e la propizia caduta del governo Prodi) fossero state confermate .

.. Ma chiarito cosa?

Se il "chiarimento" (acrobazie politiche o patologie uditive, altrimenti non si spiega cosa ci sia da chiarire) su una affermazione sconcertante e "chiarissima" (qui non si può dire che i giornalisti hanno frainteso) sta bene ad Arturo Parisi, a Walter Veltroni, a Dario Franceschini e company, allora sta bene a tutti. Figuriamoci. Ciò che potrebbe non star bene ai lavoratori, invece, è la circostanza che Massimo Calearo, nelle sue esternazioni, dichiara apertamente di volersi battere per cancellare l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Obiettivo senz'altro legittimo per gli industriali dell'opulento Nord Est (pronipoti fortunati, magari di quelli che morirono a Marcinelle). Un modo come un altro per rendere precari anche i pochi, ormai, superstiti titolari di un contatto a tempo indeterminato.

L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori stabilisce che “(…) il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento (…) o annulla il licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo (…) ordina al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare4 il lavoratore nel posto di lavoro. (…)”. Il lavoratore, dunque, che ritenga di essere stato licenziato senza una giusta causa o un giustificato motivo, può ricorrere al giudice. Se in sede giudiziaria viene accertata l’assenza di questi due requisiti, il giudice emette una sentenza con la quale può obbligare il datore di lavoro a riassumere il lavoratore licenziato. Questa norma è valida per tutti coloro che lavorano in aziende con più di quindici dipendenti.

Nulla cambia quindi, in caso di abrograzione dell'articolo 18 dallo Statuto, per coloro che lavorano in aziende con meno di 15 dipendenti. Votate pure PD e, quindi, Massimo Calearo, se credete. Per gli altri, occhio. Ricordate che votando PD, in qualsiasi circoscrizione, darete un voto al fighetto Massimo Calearo. Sarebbe un pò come tagliarsi le pa... . Uomo avvisato, come si dice, è mezzo salvato.... E poi non dite che non lo sapevate.

Nel frattempo, godetevi qualche pillola del CALEARO pensiero tanto per capire quali siano le intenzioni di questo simpaticissimo signore:

Interessante l'affermazione conclusiva ".. difficile che io possa dire qualcosa di centro-sinistra. Io spero di convincere quelli di sinistra a diventare sempre più di centro!".

Insomma elettori ed elettrici del Partito Democratico, Massimo Caleano si è messo in testa di farvi morire "democristiani".

Io non ci vedo nulla di male in questo, anzi. Ma allora, mi chiedo, perchè, visto che ci siamo, il caro Uolter non propone una annessione all''UDC o la fusione con l'UDEUR di San Clemente Mastella?

Lasciamo spazio alla Provvidenza: magari ci starà pensando. Forse sarà la prossima mossa. Ma che marpione sto Veltroni ....

Che ci siano incompatibilità (seppur marginali, sic) fra interessi dei lavoratori e quelli di Massimo Calearo pare, purtroppo, che in Veneto qualcuno se ne sia già accorto. Che importa: per qualche operaio che va via, c'è sempre un buon numero (tanti) di "cummenda" che entrano nel PD. Quelli che propendono per lo sciopero fiscale sanno di avere in Massimo Calearo un grande caporione e nel Partito Democratico una nuova casa.

Allora, eccolo il nostro Walter Veltroni, che dichiara di essere contro i condoni e contro l'evasione fiscale MA ANCHE a favore dello sciopero fiscale, se è vero, come è vero, che fra tanti ha deciso scientemente di candidare proprio il "falco" di Federmeccanica.

10 Marzo 2008 · Patrizio Oliva


Commenti e domande

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19 risposte a “Chi è Massimo Calearo”

  1. Piero Ciottoli ha detto:

    Calearo lo aveva annunciato: “Mi dimetto”. Dopo la trasmissione di Radio 24 La Zanzara, in cui aveva dichiarato di non voler più sedere in Parlamento pur senza lasciare il suo seggio perché “i 12mila euro mensili mi servono per pagare il mutuo”, e dopo tante polemiche, l’ex Pd, ex Api, oggi “Responsabile”, aveva annunciato le sue dimissioni. Passata la bufera ci ha ripensato.

    Ecco chi gli ha fatto cambiare idea. Da vero “responsabile” non poteva mettere a rischio il proprio gruppo parlamentare. “Caro Massimo, non puoi dare le dimissioni. Il gruppo parlamentare Popolo e Territorio senza di te deve sciogliersi”, gli ha spiegato Silvano Moffa, capogruppo dei responsabili e ex An. E lui non se l’è fatto ripetere due volte. Tanto c’erano gli scandali della Lega a calamitare l’attenzione altrove.

    Passata la tempesta, eccolo in Parlamento. Così, l’imprenditore vicentino ha cambiato idea. Sparito per un paio di settimane (c’erano le vacanze di Pasqua in mezzo), si è rifatto vivo a Montecitorio. I ben informati sostengono che sia la quarta volta dall’inizio dell’anno che torna a sedere sugli scranni dell’Aula. Troppo lavoro, per carità. D’altronde deve anche occuparsi della sua azienda.

    Senza Calearo, responsabili a rischio. “Calearo è una persona molto seria e sa da solo come comportarsi”, ha spiegato Moffa ai giornalisti. “Ci siamo sentiti per telefono e gli ho solo detto di riflettere, invitandolo a continuare a svolgere la sua funzione di parlamentare. Niente di particolare”. Ma, al di là della serietà dell’imprenditore vicentino, l’intervento di Moffa è servito a salvare il gruppo parlamentare di “Popolo e Territorio” – i cosiddetti responsabili – che sarebbe sceso a quota 22 deputati, a rischio di scioglimento.

    Troppo lavoro. Così, al di là delle promesse non mantenute, Calearo potrà godere almeno per un altro anno dello stipendio da parlamentare, 12mila euro necessari per poter pagare il mutuo. Intanto però il lavoro aumenta: secondo l’Espresso, il suo Gruppo avrebbe acquisito l’80% della tedesca Telefunken. Tante cose da fare. Quando avrà tempo di andare in Parlamento?

  2. Rappresentanti della classe operaia « Precariopoli ha detto:

    […] Rappresentanti della classe operaia Chi è Massimo Calearo il falco di confindustria […]

  3. Un credente ha detto:

    Signora, ne accenderò 1000 di candele perchè suo figlio esca dalla politica!!
    Magari andiamo insieme in pellegrinaggio a Lourdes,se otteniamo la grazia.

  4. lucia ciman calearo ha detto:

    Ho acceso anche qualche candela perché non si buttasse in politica!!!

  5. un lavoratore ha detto:

    Signora, sapesse che choc è stato per noi.
    Manco lo immagina …….

  6. lucia ciman calearo ha detto:

    Mio figlio nel Pd? È stato uno choc!!!!!!

  7. walter veltroni ha detto:

    Basta con la lotta di classe. Basta alle ideologie di un tempo passato, ora c’è bisogno di un’alleanza tra produttori, un patto tra imprenditori e operai, perché sono sulla stessa barca

  8. fausto bertinotti ha detto:

    Sul terreno strategico il Pd nega il conflitto di lavoro e con la candidatura di Calearo non indica un esponente dell’imprenditoria, ma della Confindustria, di più della Federmeccanica, cioè dei falchi della Confindustria

  9. franco giordano ha detto:

    A questo punto Epifani dovrebbe riflettere, credo che sia importante che Epifani e il sindacato riflettano sul contenuto programmatico che queste candidature esprimono. Colaninno è quello che ha dato 7 a Berlusconi e che non vuole la stabilizzazione dei precari dopo 36 mesi, Ichino vuole mettere in discussione addirittura l’articolo 18, Calearo è l’uomo di Confindustria che ha osteggiato in tutti i modi la firma del contratto nazionale, e che ha fatto fare 50 ore di sciopero ai metalmeccanici prima di concedere 127 euro lorde di aumento.

  10. rosy bindi ha detto:

    Capisco gli interrogativi di Parisi e non voglio e non posso pensare ad una sua rinuncia alla candidatura.
    Mi auguro che Calearo voglia precisare meglio il suo giudizio sul governo, anche perche’ il programma che come candidato del Pd dovra’ promuovere in campagna elettorale presuppone non la negazione o la rimozione del lavoro fatto ma la sua valorizzazione.

  11. gianfranco fini ha detto:

    Calearo in tv ha detto che bisogna ringraziare ‘San Clemente’ Mastella, perché ha fatto cadere il governo più impopolare e ostile al mondo del lavoro degli ultimi anni. Calearo lo ha detto come candidato del Pd. Quindi capisco che Veltroni abbia i suoi guai, Parisi ha detto che non sa nemmeno se si candida, perché non è ammissibile che chi si candida con il Pd spari contro Prodi.

  12. massimo cacciari ha detto:

    La candidatura di Calearo non sposterà un solo voto verso di noi perché la somma algebrica di qualcosa recuperato a destra e di qualche voto perso a sinistra sarà zero

  13. arturo parisi ha detto:

    Leggo che Massimo Calearo capolista del Pd in Veneto avrebbe santificato Clemente Mastella che ‘ha fatto bene al Paese perché ha fermato il Governo e adesso c’è un partito come il Pd che ha un programma moderno’. Non riesco a crederci!”.

    Poichè sono stato anch’io come Calearo proposto come capolista per lo stesso Partito democratico ancorchè in un’altra regione e per di più ricoprendo ancora la carica di Ministro nel Governo della cui caduta Calearo mostra riconoscenza a Mastella, non posso far finta di non aver sentito o, meglio, letto. Non credo infatti che la lealtà al voto degli elettori, la valutazione dell’azione di governo, e la concezione del Pd implicita nelle dichiarazioni di Calearo possano essere temi marginali nella proposta politica che assieme a Calearo mi appresterei a presentare davanti agli elettori.

  14. marco castelnuovo ha detto:

    Cos’è rimasto di sinistra nel Pd?
    Il centrosinistra italiano, non la sinistra massimalista ma il centrosinistra tutto insieme, ha compiuto in passato battaglie di vita e di morte su alcune questioni dirimenti.
    Ci ricordiamo, per esempio, la posizione contro la guerra. Una posizione netta, assoluta, con tanto di bandiere alla finestra.
    E come dimenticare la battaglia sull”articolo 18 che il governo Berlusconi voleva modificare?
    Erano posizioni condivise in toto da tutto l”Ulivo che oggi è confluito nel Pd.
    Veltroni ha candidato il comandante dell”esercito Mauro Del Vecchio, già capo delle missioni all”estero in Kosovo e Afghanistan.
    Ha accettato la candidatura nel Partito democratico anche Pietro Ichino, professore di Diritto del Lavoro amico e sodale di Marco Biagi e che per questo gira con la scorta. Ichino da anni si batte dalle colonne del Corriere della Sera e dai suoi libri contro l’arretratezza culturale del sindacato italiano. In ultimo, ieri, la decisione di Massimo Calearo, classico imprenditore del Nord est, presidente di Federmeccanica, uno dei più ostici trattativisti al tavolo del rinnovo dei contratti. Lo stesso Calera che ad agosto si diceva d’accordo con Bossi per lo sciopero fiscale.
    Nulla di dire sui profili, la storia, le capacità dei candidati. Per me sono ottime candidature, soprattutto quella di Ichino che ho avuto modo di avere come professore quando studiavo a Milano.
    Ma che questi nomi in lista, tra gli altri, rappresentino un’ulteriore discontinuità rispetto al passato è indubbio. Mi chiedo, vi chiedo. E delle battaglie degli anni scorsi cosa rimane?
    Mi si potrà obiettare che non sono necessariamente in contraddizione con il passato. Ed è vero. Ma è possibile che questa discontinuità sia avvenuta senza un’autocritica? Senza un momento di riflessione? Senza pubblica ammissione di un mutamento culturale che sembra ormai essere nei fatti.
    Secondo me è un’ulteriore dimostrazione che destra e sinistra in quanto tali sono superate. Gli steccati del Novecento non si possono replicare nel ventunesimo secolo. Come nei moderni partiti europei le fratture che separano conservatori da progressisti sono altre.
    Però le cose vanno spiegate onde non confondere un elettorato che sta già perdendo, via via, i punti di riferimento culturali. “Non basta dire no”, dicevano i riformisti di sinistra contro i massimalisti conservatori. Ma qualcosa, secondo me, bisogna pur dire.

    La domanda che vi rivolgo oggi è questa. Se non si vota più secondo il cleavage (in scienza della politica rappresenta la frattura) destra/sinistra, secondo quale frattura si vota? (più Stato/Più mercato? Paternalismo/comunitarismo?, Identità/globalizzazione? Diritti individuali/diritti di tutti? o cos’altro?)

  15. cesare salvi ha detto:

    C’e’ una domanda precisa che va rivolta a Veltroni: quale dicastero, nell’ipotizzato governo del Pd, e’ stato promesso al dottor Calearo? Non vorremo che fosse quello delle Finanze. Dopo aver l’anno scorso dichiarato di condividere lo sciopero fiscale promosso dalla Lega, oggi il dottor Calearo dileggia Vincenzo Visco che ha avuto il merito, nel governo Prodi, di condurre la lotta contro l’evasione fiscale e che come ricompensa non e’ stato nemmeno ricandidato. Si dica allora con chiarezza se tra le aperture al mondo industriale, che Veltroni vanta, c’e’ anche quella di condividere con Berlusconi, accanto a numerosi altri punti del programma, la tolleranza verso gli evasori

  16. roberto maroni ha detto:

    Calearo? Mi ricordo qualche mese fa quando aderi’ allo sciopero fiscale. Faceva il leghista e ora si e’ candidato con quelli di cui diceva peste e corna…

  17. isabella bertolini ha detto:

    Calearo e’ l’ennesimo candidato spot scelto da Veltroni per recuperare il distacco abissale che il Popolo della Liberta’ mantiene sul Partito Democratico. Un candidato che appoggia lo sciopero fiscale della Lega e che dichiara di non aver mai votato centrosinistra. Opportunismo politico-elettorale di bassissimo profilo. Sono soltanto operazioni di lifting elettorale per acchiappare voti

  18. gian antonio stella ha detto:

    Dice il ministro rifondarolo Paolo Ferrero che l’idea di Veltroni della comunità del lavoro «è una classica idea di destra organicista, la traduzione del “siamo tutti sulla stessa barca” con i lavoratori che remano e Agnelli al timone». «Una stupidaggine», sentenzia: «La società è divisa tra chi sfrutta e chi è sfruttato». Quindi, come ha sancito Fausto Bertinotti, tra l’operaio scampato all’incendio della Thyssen e l’ormai ex presidente di Federmeccanica Massimo Calearo candidati insieme nel Pd, o è di troppo l’uno o è di troppo l’altro.

    Per carità: potrebbero esserlo tutti e due. Nella prospettiva di un partito attento ai processi più nuovi della società, Antonio Boccuzzi ha oggi un altissimo valore simbolico dopo la catena di omicidi bianchi ma porterà in Parlamento la prospettiva di un lavoratore di un settore esausto e assai poco innovativo. Ed è fuori discussione che l’ex rappresentante degli industriali vicentini, che sono tra i pacchetti di mischia combattivi del Paese, è del tutto estraneo alla storia del centrosinistra. Non bastasse, ha sottolineato subito questa sua estraneità confidando di non aver «mai» votato da quella parte e infilando una serie di battute, a partire da «San Clemente» che hanno incendiato il dibattito come una torcia in un pagliaio.
    Veltroni poteva trovare di meglio per aprire a quel Nord Est da decenni avaro di soddisfazioni per la sinistra? Può darsi. I mal di pancia dell’elettorato che si riconosce nel Pd sono forti. E nel rivangare un’infelice battuta del neo-capolista democratico sullo sciopero fiscale («a mali estremi…») crescono i sospiri di dissenso di quanti avrebbero preferito che Walter puntasse (ammesso e non concesso che accettassero) su altri cavalli, forse meno ruspanti e meno in sintonia con gli umori dei piccoli e medi imprenditori veneti, ma mai vissuti come «avversari», e tanto meno come «falchi»: Pietro Marzotto, Mario Carraro, Luciano Benetton.

    Ma Veltroni voleva lo strappo. Netto. Carta vincente o carta perdente? Si vedrà. Al di là dei turbamenti democratici e dei veleni della destra che urla al «tradimento», le polemiche su Calearo dimostrano però ancora una volta tutti i limiti d’una certa sinistra nel capire il Nord Est. Basti leggere Liberazione.
    Dove i settentrionali sono «prigionieri del benessere blindati nelle villette-bunker» contrapposti a «meridionali costretti a una nuova ondata migratoria verso i paesi di quelle villette». Uno stereotipo che fa il paio col modo in cui Alfonso Pecoraro Scanio sbertucciò le paure dei veneti dopo il massacro di Gorgo al Monticano: «Il tono del dibattito sulla sicurezza è ormai da barzelletta». E con l’idea di una società spaccata come una mela di Ferrero.

    Sia chiaro: il mondo è pieno di sfruttati e sfruttatori. E gli uni e gli altri vanno chiamati col loro nome: sfruttati e sfruttatori. Ma questa sinistra è convinta di conoscerli davvero, i «suoi» operai del Nord Est? Dicono le tabelle delle ultime politiche che i risultati ottenuti da Rifondazione in alcuni paesi ad altissima densità operaia della provincia iper-industrializzata di Vicenza sono i seguenti: 2,7% ad Arzignano, 2,7 a Carrè, 2,0 a Rosà, 1,8 a Rossano Veneto, 1,6 a Zermeghedo… Come mai? Forse le cose sono un po’ più complesse…

  19. atalmi ha detto:

    Esprimiamo tutta la nostra soddisfazione per la decisione di Massimo Calearo di guidare il Partito Democratico in Veneto perché ciò rappresenta un elemento di definitiva chiarezza:votando il Pd e Veltroni si scelgono i padroni, quelli veri.

    Così si potrà essere sicuri che un Pd guidato da Calearo assicurerà precarietà, salari bassi per i lavoratori, profitti ed aiuti pubblici per gli imprenditori come nella migliore tradizione della razza padrona padana.

    I Comunisti Italiani per questo hanno deciso che nelle liste della Sinistra Arcobaleno metteranno operaie ed operai in modo da rendere ancora più evidente la differenza di scelta.

    A Padova Rossano Palazzin, operaio di 46 anni della Cooperativa Team Service , a Vicenza Marco Sulas operaio e studente di 26 anni, a Treviso Carola Laurenzi 33 anni operaia e delegata sindacale della Rica del gruppo Zoppas, a Belluno Diego Pauletti, 48 anni operaio tessile della Piave Maitex, a Venezia Maurizio Bucca 38 anni operaio presso le Officine Aeronavali e a Rovigo Pierluigi Bedendo 36 anni operaio della Bassano Grimeca.

    Saremo antiquati, qualcuno dirà che siamo ancora innamorati della lotta di classe.

    In realtà nel nostro Paese la lotta di classe la fanno sempre e solo i padroni che, sia quando governa il centrodestra, che quando governa il centrosinistra, chiedono comunque meno tasse meno regole, più precarietà.

    Chissà perché, noi abbiamo come il sospetto che per difendere i lavoratori, i loro diritti e i loro salari, siano meglio i nostri sei operai del capo degli industriali.

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