Il caso Ablyazov e la deportazione della Shalabayeva e di sua figlia » Considerazioni

Il caso Ablyazov e la deportazione della Shalabayeva e sua figlia » Introduzione

La responsabilità politica è un criterio istituzionale e anche morale. L'espulsione della moglie del dissidente kazako e della sua bambina degradano il governo italiano.

La storia di Alua, una bambina di sei anni che con la madre Alma Shalabayeva è stata letteralmente sequestrata, come da noi sono usi fare i criminali della ‘ndrangheta, per poi caricarla su un aereo pagato dallo stato del Kazakistan, ha scosso fortemente una quantità immensa di uomini e donne del nostro paese.

Il caso Ablyazov e la deportazione della Shalabayeva e sua figlia » Le responsabilità

Ognuno, a cominciare dai personaggi di potere e responsabilità politica, ha pronunciato parole di indignazione profonda e si è detto spesso sgomento sia per la brutalità con cui l’ambasciatore di una nazione straniera è arrivato ad indurre la nostra polizia a compiere un blitz da cattura di boss mafiosi sia per le menzogne e i non sapevo”, non mi immaginavo, nessuno mi ha avvertito con cui il responsabile del Ministero degli Interni e i suoi collaboratori si sono tratti d’impaccio, così dimostrando, se ce ne fosse stato bisogno, una sfacciataggine davvero poco onorevole.

Un ministro degli Interni “inconsapevole” che fa la figura del fesso col botto mentre al Viminale, nella stanza accanto, i suoi funzionari prendono ordini dai kazaki.

Un ministro degli Esteri tenuta rigorosamente all'oscuro di tutto, perfino delle notizie Ansa.

Ma che improvvisamente ritrova la parola onde farci sapere che Alma Shalabayeva, consegnata dalle autorità italiane con la figlia di sei anni direttamente nelle grinfie del peggior nemico sta bene e ringrazia l’Italia.

Un presidente del Consiglio aggrappato tremebondo alla giacchetta di Napolitano, costretto a esibirsi nello sperticato elogio del fesso col botto per salvare la poltrona.

E lui, Napolitano, che vuole proteggere lo Stato. E invece lo danneggia.

Applica la ragion di stato per rafforzare il governo, tanto gli sta a cuore, ma lo indebolisce ancora di più.

Indebolisce persino la sua autorevolezza, il suo nome così onorato.

Non è vero che la Shalabayeva è stata sequestrata, deportata e consegnata nelle mani del suo carnefice dalla burocrazia e dalla polizia, contro e neppure all'insaputa dell'autorità politica.

Il ministro Alfano ne era a conoscenza, e ogni giorno che passa, i dettagli provano, appunto, che Alfano sapeva.

E anche se non avesse saputo, esiste la responsabilità politica, non oggettiva, come l'ha chiamata bizzarramente il Presidente Napolitano, ma politica.

La responsabilità oggettiva, infatti, è un criterio giuridico, mentre la responsabilità politica è un criterio istituzionale e anche morale.

L'espulsione illegale della moglie del dissidente Kazako e la sua bambina, degradano il governo italiano e spiace che a Napolitano basti la disperata e irresponsabile difesa di Alfano, che ha mentito anche in parlamento, lo vogliamo dire, e al quale nessun italiano, IN BUONA FEDE , può credere, e al quale il Presidente della Repubblica, invece, sembra credere.

Sostituire Alfano è la sola strada possibile per rafforzare questo governo e per rafforzare anche l'immagine internazionale dell'italia e del governo, che tanto sta a cuore a Napolitano.

E bisogna sostituirlo anche per far capire agli italiani, che non c'è più l'impunita per i politici che non si può scaricare la responsabilità sui sottoposti e suoi poliziotti.

Questo fatto indebolisce ancora di più la polizia e non il Ministro, ma il Ministero degli Interni che sta lì, non lo dimentichiamo, a combattere la Mafia e la criminalità organizzata e non ad offrire il petto alle colpe dei Ministri.

Anche Scajola, al cui Alfano si ricama con la formula A mia insaputa , alla fine dovette dimettersi e proprio perchè stava agli Interni.

Darla, ancora una volta, vinta a Berlusconi, che è l'ombra nefasta, anche nello scandalo Shalabayeva, è un danno forse irreparabile.

Il caso Ablyazov e la deportazione della Shalabayeva e sua figlia » L'ombra del Caimano

Ammettiamolo, per troppo tempo l’uomo di Arcore è stato il comodo alibi dietro il quale la cosiddetta classe dirigente nascondeva le proprie magagne.

Lui era la pietra dello scandalo, anzi lo Scandalo eliminato il quale, si disse, il Paese avrebbe riacquistato rispetto per se stesso e nuovo slancio.

Non è andata così.

Oggi, con gli ultimi colpi di coda, il Caimano tenta di sfuggire alla giustizia che lo bracca da Milano a Napoli, passando per Roma dove la Cassazione potrebbe tra pochi giorni mettere la parola fine al suo ventennio politico.

Eppure, vecchio, stanco, malandato è ancora lui che fa ballare gli altri piegando due ministeri e un’intera catena di comando ai desideri del suo amico Nazarbayev, colui che nella dacia era pronto a offrirgli dodici ragazze dodici.

Il caso Ablyazov e la deportazione della Shalabayeva e sua figlia » L'Italia perbene

Tornando a questa ignobile storia, a questo punto ogni persona civile che incontri nella giornata chiede attonita: Come è possibile che una nazione di poco conto, storicamente parlando, possa agire con tale smaccata protervia su un paese che invece una memoria ineguagliabile, specie nel suo passato, la possiede e come?

E allora ecco che appaiono i sapienti che fin nel profondo conoscono le ragioni della spudorata imposizione.

Quando ci dicono: Fai questo, Abbassa la testa, Mettiti a nostro servizio, Datti da fare subito e in fretta, dietro c’è sempre un grande ricatto che, guarda caso, è immancabilmente o quasi sempre lo stesso: petrolio, gas solido o liquido a volontà, materie prime.

Ed ecco che subito l’Italia dei grandi musicisti, dei pittori celeberrimi, dei grandi scrittori e poeti, degli ingegneri e degli architetti più famosi nel mondo, per non parlare della gente di spettacolo, finisce dentro la discarica dell'oblio e dell'inutilità dell'arte e della cultura.

È il giro d’affari che conta, è il pericolo di un contraccolpo economico che ci butterebbe indietro di un secolo.

Quindi silenzio, abbassa la testa, coglione, e ubbidisci, se no niente commesse, niente forniture, niente giro d’affari, niente mazzette e faccendieri che volano alto dove osano soltanto le aquile, pardon, le banche quotate.

22 Luglio 2013 · Patrizio Oliva




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