Caccia grossa a Milano: sotto tiro gli inquilini morosi delle case comunali

Un inquilino su dieci non paga l´affitto delle case popolari. E ogni anno, nelle casse del Comune, mancano all´appello circa 7 milioni di euro, il 20 per cento dell´incasso totale. È così che negli ultimi anni l´amministrazione ha accumulato un credito di 22 milioni. Soldi che la giunta Moratti ha messo nel bilancio del 2008 ma che non riuscirà a incassare entro dicembre.

La macchina per riscuotere gli arretrati è già stata avviata e dal mese prossimo dovrebbero partire 15-16 mila cartelle esattoriali, ma considerando le difficoltà economiche degli affittuari e i tempi strettissimi non è detto che tutti i 22 milioni verranno recuperati entro l´anno.

Ad ammetterlo è lo stesso assessore alla Casa, Giovanni Verga, che parla di «procedure lunghe e complicate». Il ritardo quindi è annunciato e potrebbe costringere il sindaco a scelte radicali, come il taglio ai fondi per le grandi mostre in programma per l´autunno anche se dalla direzione generale di Palazzo Marino ieri è arrivata una rassicurazione: «Non c´è alcun buco nei conti del Comune, ma anzi una puntuale verifica contabile che arriva a monitorare entrate, uscite e impegni di spesa fino agli ultimi centesimi».

Il problema dei canoni non riscossi però resta. Ogni anno, su oltre 30mila appartamenti di edilizia popolare, il 10 per cento degli inquilini non rispetta i termini del contratto. Così, a dicembre, circa il 20 per cento dei 35 milioni di euro previsti solo dall´incasso dei canoni (andrebbero aggiunte anche le spese di gestione degli appartamenti che però sono variabili e decisamente meno consistenti) non arriva: una somma che si aggira intorno ai 7 milioni di euro l´anno. Di questi, quasi 3 entrano nei primi mesi dell´anno successivo mentre gli altri quattro si vanno ad accumulare al debito storico, arrivato appunto a quota 22 milioni di euro.

Cifra consistente cui andrebbe aggiunta l´incalcolabile quota, caduta ormai in prescrizione, di quelli che non hanno pagato per anni senza ricevere alcun sollecito da parte del Comune. Il termine, fissato precedentemente a cinque anni, ora è stato abbreviato a due: se entro 24 mesi l´inquilino non riceve alcuna comunicazione il debito è da considerarsi estinto. «Se ogni anno il Comune perde 7 milioni di euro è impossibile che ne manchino all´appello solo 22 - commenta Carmela Rozza, consigliere comunale del Pd - I debiti dell´amministrazione sono storici così come la sua incapacità di gestione.

Negli ultimi anni non è stato fatto nulla per risanare la situazione, tutto va a rilento e il recupero delle morosità è inesistente». Neanche la nuova gestione, passata nel 2003 nelle mani di società private (Gefi, Romeo e Pirelli Real Estate), sembra aver migliorato un problema cronico che si trascina da una giunta all´altra. Ma che, secondo il centrosinistra, di certo non si risolve con l´invio di cartelle esattoriali. «Ci sono famiglie in difficoltà economica - continua Rozza - che non sono in grado di sostenere sia il canone d´affitto sia l´arretrato.

Per uscire da questa situazione il Comune dovrebbe fare un accordo con i sindacati per il recupero dei crediti che non è stato in grado di incassare, magari rinunciando a parte degli interessi e studiando un piano di sopportabilità dei costi da parte degli inquilini sulla base del loro reddito annuo. Altrimenti ogni sforzo sarà inutile». Anche il consiglio comunale chiede chiarimenti: Barbara Ciabò, presidente della commissione Casa e Demanio del Gruppo misto, annuncia la convocazione dell´assessore al più presto. «Chiederò a Verga di venire in commissione per fare luce sulla situazione contabile del Comune - spiega - Il problema è che questi soldi sono stati messi nel bilancio: vorrei sapere come pensano di incassarli».

di Teresa Monestiroli

4 Settembre 2008 · Patrizio Oliva




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