Aste giudiziarie: vendita della “roba”, dei ricordi e dei sogni infranti

«Signora, fate trasloco?», «No, cambio l’arredamento»: non è venuta in mente bugia meno pietosa alla domanda indiscreta di un vicino ad Angela, 48 anni, due figli alle elementari («venite quando sono a scuola, per carità»), vedova da poco, quando l’ufficiale giudiziario si è presentato a casa sua per il pignoramento. Tremila e cinquecento euro di debiti «saldati» con la tv del salotto, lo scooter del marito deceduto e il pc regalato a Natale e mai finito di pagare.

Sono le otto e mezza di una mattina qualunque di una grande città, e il lavoro per gli uffici di fallimenti e pignoramenti è appena iniziato.

Fosse una ditta, andrebbe a gonfie vele. La crisi svuota le case e riempie il capannone delle vendite giudiziarie. La fa da padrone negli uffici del giudice di pace, alla sezione fallimenti o in quello delle esecuzioni immobiliari. Qui si vende di tutto. Dai grandi ai piccoli fallimenti, da quelli societari a quelli privati.

«Il numero delle aste giudiziarie è aumentato del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno», racconta il  presidente della società che si occupa delle aste giudiziarie. Aumentato e cambiato. «Ormai per un debito di 500 o mille euro, i creditori lasciano perdere - spiega -. Un po’ perché quello che si recupera è inferiore a ciò che si spende in avvocati e quant’altro, un po’ perché la gente ha debiti di ben altra mole».

Sul banco del battitore passano tappeti, quadri, arredi, televisori, ma anche caschi per capelli professionali e ieri c’erano anche quattro quintali di caffè. E per la verità le vendite giudiziarie di questa crisi non conoscono neppure l’ombra. La gente che ha acquistato all'incanto, negli ultimi 12 mesi, è letteralmente raddoppiata. E non si tratta solo di professionisti del settore o speculatori.

«C’è anche tanta gente normale che in questo modo riesce ad acquistare beni pagandoli il 20-30 per cento in meno». È l’altra medaglia della crisi. Perché per uno che non paga c’è qualcun altro che non ha preso i soldi in un effetto domino.

Basta spulciare nella mole dei ricorsi per decreti ingiuntivi smistati tra i vari giudici di pace per toccare con mano piccoli-grandi sogni infranti magari alla scadenza della decima rata.

«In questa mole ci sono le rate inevase per il Folletto, quelle per la seconda auto o per la vacanza - racconta il presidente dell'ufficio dei giudici di pace -. La gente ha acquistato troppo a rate e in molti casi non è riuscita a tener fede alle scadenze.

I creditori sono assicurazioni, finanziarie o banche che agiscono in automatico. Per questo io do un consiglio: se c’è la certezza di non poter evadere una rata mandate una raccomandata al creditore chiedendo di esonerarvi dal pagamento per qualche mese oppure di riformularvi le modalità di rientro. L’importante è avvertire subito e chiedere di tener conto delle difficoltà attuali. Nella maggior parte dei casi un comportamento di questo genere evita il ricorso per decreto ingiuntivo».

Più difficile quando a non essere pagate sono le rate del mutuo. Gli sfratti nel  2008 sono aumentati e sempre più numerose risultano le persone  che, ogni giorno, perdono la propria abitazione.

Lo scorso anno, secondo i dati dell'ufficio giudiziario, c’è stato un notevole incremento ddi abitazioni messe all'asta «un segnale di sofferenza delle famiglie nei mutui bancari - si legge nella relazione del Tribunale - ma anche del sempre maggior ricorso dell'ingiunzione degli amministratori di condominio per oneri non soddisfatti».

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12 Febbraio 2009 · Patrizio Oliva


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2 risposte a “Aste giudiziarie: vendita della “roba”, dei ricordi e dei sogni infranti”

  1. patrizia ha detto:

    chi mi risponde?

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