Interessi legali » La banca non può richiederli se non ha valutato prima la solvibilità del proprio cliente

Interessi legali » La banca non può richiederli se non ha valutato prima la solvibilità del proprio cliente

Qualora un istituto di credito non valuti la solvibilità del cliente/debitore, decade anche il suo diritto a percepire gli interessi legali.

La sanzione non può essere considerata realmente dissuasiva se gli importi che possono essere riscossi dal creditore in seguito all'applicazione della stessa non sono notevolmente inferiori a quelli di cui potrebbe beneficiare in caso di osservanza del suo obbligo.

Qualora la sanzione della decadenza dagli interessi legali fosse mitigata ovvero puramente e
semplicemente azzerata, la sanzione non presenterebbe un carattere realmente dissuasivo, in
violazione delle disposizioni della direttiva 2008/48.

Questo, in sintesi, l'orientamento espresso dalla Corte di Giustizia Europea con la sentenza del 27 Marzo 2014.

Cerchiamo di capire meglio cosa significa. Partiamo, innanzitutto, dalla definizione degli interessi legali.

Cosa sono gli interessi legali?

Per interessi legali sono da intendersi tutti gli interessi dovuti, in base alla legge, come obbligo accessorio al pagamento di una somma di denaro.

Sono, in altre parole, una percentuale di denaro su un'imposta il cui pagamento è dovuto secondo termini di legge.

Il tasso di interesse legale è fissato ogni anno dal Ministero dell'economia attraverso un decreto che viene pubblicato ogni anno sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

Il mancato pagamento degli interessi legali è sanzionabile per legge.

La banca non può richiedere gli interessi legali se non ha prima valutato la solvibilità del proprio cliente

Quando un istituto di credito eroga un finanziamento a un cliente che non può, chiaramente, restituire il prestito è giusto ritenere che la banca non abbia più diritto a ricevere gli interessi legali.

Ciò è quanto si evince dalla sentenza sopra riportata, la quale è interessantissima gli effetti che può produrre in Italia.

Nella fattispecie, il caso ha riguardato, in modo diretto, la Francia. Ma, essendo intervenuta la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, è stato sancito un importante ed attuale diritto dei consumatori in materia creditizia anche nel nostro paese.

Ma cerchiamo di fare luce sulla questione. Molto spesso, in ambito bancario, viene ignorata l’esistenza di una direttiva Ue che impone, per gli Stati Membri, l’obbligo di prevedere sanzioni nei confronti di quegli intermediari finanziari, come banche, poste, finanziarie, le quali eroghino prestiti ai debitori senza prima valutare le loro obiettive risorse e, in altre parole, le effettive possibilità di restituzione della somma prestata.

Per cercare di tutelare i consumatori dalla concessione irresponsabile di finanziamenti che eccedono le loro capacità finanziarie e potrebbero spingerli a una situazione di insolvenza e di fallimento, la norma dell'Unione Europea impone di applicare, nei confronti delle banche, un regime di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive.

Così, la Corte di Giustizia Europea ha ricordato che la valutazione sulla solvibilità del cliente deve essere effettuata con tutti gli strumenti a disposizione dell'istituto di credito, eventualmente consultando le banche dati e i registri previsti dalla legislazione nazionale,

La pronuncia consente di comprendere quale arma la Comunità Europea abbia messo a disposizione dei consumatori e, tuttavia, a molti sia ancora ignota.

11 Aprile 2014 · Giorgio Martini


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